lunedì 11 febbraio 2013

PER CONQUISTARE MEMORIA E IMMORTALITA’

Per conquistare memoria e immortalità, per sconfiggere la morte, per dimostrare chi siamo, per fargliela vedere. Abbiamo e avremo sempre tutto sotto controllo. La tecnologia ci salverà, il progresso ci salverà. La nostra intelligenza ci salverà. Nei millenni abbiamo affrontato profonde crisi ma siamo ancora qui. E saremo sempre qui. Quello che è, quello che accade è esattamente quello che deve essere, quello che deve accadere. Parte integrante della nostra evoluzione. Se facciamo una cosa è perché la possiamo fare. Perché possiamo gestirla. Tutto ciò che avviene nella nostra esistenza di specie è inevitabile. Proclamiamo a gran voce. Per motivare anche le peggio nefandezze. Stolti e arroganti. E con un basso concetto di noi stessi. Refrattari al pensiero che possa essere vero che la nostra intelligenza ci salverà e che, pertanto, potremmo percorrere strade diverse. Usiamo argomentazioni di tipo economico come la base più solida da cui partire per gestire la vita su questo pianeta. La visione meno lungimirante nella storia della civiltà. Perché con tutte le nostre conoscenze ci siamo giocati ogni alibi possibile. 
Occhi a terra senza accampare scuse. Almeno questo, per decenza. Accettare la sentenza che verrà. Inevitabile. Un prezzo ridicolo, a fronte di un benessere galoppante e un portafoglio sempre più gonfio, il risultare ai posteri più ignoranti e miopi dei nostri predecessori di epoche definite oscure. Noi sappiamo cose e abbiamo prove della nostra follia. Eppure perseveriamo e scherniamo o, addirittura, perseguiamo coloro che vedono l’assurdità di un sistema che mette al primo posto l’economia. Le sorti magnifiche e progressive del capitalismo finanziario. L’accumulo esponenziale di denaro. Senza un tetto, senza un massimo. Senza pudore. Noi che cerchiamo negli spazi più reconditi dell’universo altre forme di vita non abbiamo la forza morale di opporci a chi annienta forme di vita su questo pianeta. Il paradosso estremo. Così assurdamente agire, come se il resto del mondo non esistesse. Come se non fosse tutto inesorabilmente collegato. Tutto è sempre collegato. Non c’è evento che non determini. Ma la velocità con cui gli effetti ora si propagano è talmente elevata, in questo spazio che abbiano reso tanto stretto con la comunicazione così rapida e il consumo del territorio, che non ci stiamo più dietro. Non ce la possiamo fare. Ma ci persuadiamo l’un l’altro che sia tutto nella norma. Nulla di particolarmente eccezionale. Nulla di che insomma. I cocci sotto al tappeto. E il cervello in stand by. 
La perdita del senso di nesso di causalità. 
La perdita del senso di responsabilità. 
Sapientoni affatto intelligenti. Esperti a compartimenti stagno. 

 agosto 2006 

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