martedì 26 febbraio 2013

LA NUVOLA

Tutto il bello di stare a casa, cita una recente pubblicità di Sky. E, in effetti, in quest’epoca di austerity mondiale, ridurre spostamenti e godere del mondo, conoscendo persone e scoprendo luoghi e realtà, restandosene in casa, pare una grande conquista. Ridurre l’impronta ecologica personale un ottimo obiettivo da raggiungere. E non solo intrattenimento, ma anche socialità e lavoro. Piattaforme sociali e piattaforme aziendali. 
Puoi lavorare dove vuoi, pensare solo al tuo businnes, trasferire server e dati nella nuvola e alleggerire la tua azienda dal peso dell’IT (Information Technology). Clicca per partecipare. Tutto può stare nella nuvola. 

In Italia la Telecom ci propone la Nuvola Italiana, una piattaforma evoluta che consente alle aziende di trasferire server e dati godendo di tutta una serie di servizi. 
Ma dove stanno le nuvole? Stanno nei Data Center. 

Nel mondo ce ne sono circa tre milioni, che lavorano 24 ore su 24 al massimo della potenza. La maggior parte dell’elettricità consumata (quasi il 90%) serve per scongiurare il rischio di crash e per mantenere i server in stand by in attesa di essere utilizzati. Ettari di terreno ricoperti da capannoni refrigerati e circondati da generatori a gasolio, per essere proprio sicuri di non restare senza corrente. 
La realtà, insomma, è ben lontana da quella suggerita dalla nuvola. L’immagine di efficienza e rispetto dell’ambiente che viene proiettata non corrisponde al vero. Per quanto i processori siano sempre più efficienti e i supporti sempre più piccoli, la produzione di informazioni è in crescita esponenziale. 
Il problema siamo noi. Crediamo che i dati siano, come dire, eterei e non occupino spazio o, comunque, inezie. Così tanta roba può stare in una chiavetta. E allora conserviamo, immettiamo in rete e trasmettiamo di tutto. Non cancelliamo mai. Perché nella rete ci siamo noi, ormai gli abbiamo affidato la nostra memoria, le nostre emozioni, i nostri legami sociali. E poi vogliamo risposte immediate quando cerchiamo qualcosa e dall’altra parte le aziende hanno una bella premura di risponderci. E siamo miliardi. E tutto questo giro di dati, ogni clic, ogni download, ogni filmato delle vacanze condiviso divora energia e inquina. 
Peccato.

 novembre 2011


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