“Ci
considerano così inferiori che non si scomodano nemmeno a tenerci
nascosti i loro piani… Non occorre certo nascondere l’insetticida
alla vista delle bestioline, no? Un brindisi agli insetti!”
Mi
è venuto in mente questo passaggio tratto dal primo volume della
trilogia di Cixin Liu¹ ieri durante la conferenza “Gli invisibili”
dedicata a quanti hanno subito effetti avversi per lo più non
reversibili a seguito della cosiddetta profilassi vaccinale anti
Covid. Non intendo entrare qui nel merito della questione si vax
versus no vax per due motivi. Troppo lungo, complesso e fuori tema
rispetto a quanto vorrei qui esprimere. Secondo si tratta di
un’impostazione manichea della questione e gran parte del problema
sta proprio in tale impostazione. Mi limito a dire che la mia
formazione filosofica nonché quella minima dose di buon senso che
guida, o dovrebbe, ognuno di noi, m’impongono di rifiutare
qualsiasi atteggiamento dogmatico e autoritario in ambito
scientifico. Credo irrevocabilmente nell’umiltà e nell’esercizio
metodico del dubbio.
Detto
questo torniamo agli insetti che peraltro adoro. Vivi. La maggior
parte delle persone nei loro confronti prova invece un senso di
repulsione, repulsione che ha radici nella paura atavica del
totalmente diverso e lontano da sé e della malattia che l’insetto
può diffondere (come d’altronde ogni altro essere vivente). Nel
linguaggio comune sono utilizzati per esprimere sentimenti di
disprezzo e superiorità. Schiacciare qualcuno come un insetto.
Valere meno di un insetto. Fare schifo come un insetto. Insomma, gli
insetti rappresentano ciò che non è degno di considerazione. Per
traslato nella mente di chi ambisce al dominio la massa di Canetti
diviene sciame, moltitudine immensa di esseri minuscoli da facilmente
sovrastare e annientare. Esseri cui si può appunto impunemente
mostrare la bomboletta d’insetticida senza che abbiano contezza di
ciò che li attende. Proprio questa della bomboletta in bella vista
l’immagine richiamata alla mia mente da un intervento del mediatore
della conferenza il quale, riguardo all’errata interpretazione da
parte di molti, e soprattutto di molti addetti ai lavori, della
sentenza della Consulta in merito alla liceità dell’obbligo
vaccinale per i sanitari, ha commentato “e pensare che sono
laureati”. Purtroppo è così. La libertà è nello studio ma una
laurea non garantisce la capacità di comprendere quanto si studia,
processo prerogativa dell’intelligenza. Intelligenza che è saper
leggere in mezzo ai dati a disposizione, saper quindi distinguere,
cogliere e scegliere ciò che ha valore all’interno di un contesto
dato, sempre umilmente consapevoli di quanto la soggettività
dell’osservazione/analisi personale infici l’oggettività della
conclusione. La realtà però è che si sta corrompendo fino a
livelli inquietanti la capacità di comprendere un testo anche in
coloro che riescono a leggerlo per intero e non si limitano alle
prime righe. Nella nostra società accelerata, lasciando perdere la
saggistica, chi ancora si avvicina alla carta stampata per
informarsi, scorre occhielli, titoli, sommari, catenacci, legge a
zeta, e, se è scrupoloso, dà una scorsa grossolana a qualche
paragrafo di premesse nel testi fonte di riferimento. Se grosso modo
tutto combacia allora è sufficiente a confermare quanto gridato da
media e leader marionetta. A maggior ragione poi ci si ritiene al
cospetto di una prova provata se la maggioranza conviene su un
significato o una conclusione. Quindi ci si accoda sollevati con
buona pace dello spirito critico. Basta vedere la leggerezza con cui
si condividono articoli e studi a sostegno di una tesi senza
accorgersi che gli articoli e gli studi in questione sostengono
esattamente la tesi opposta a quella che si vuole perorare. Il solito
vecchio discorso. Impoverisci il lessico e impoverisci il pensiero.
Impoverito il pensiero ottieni il consenso. Soprattutto se condisci
il tutto con una baraonda di rumore e immagini che spacci per accesso
diffuso all’informazione. Come si dice, hanno fatto un buon
lavoro. Infatti la maggioranza delle persone non è quasi più in
grado di leggere un testo per intero, deficit di attenzione si
chiama, e, ancora più grave, non è interessata a leggerlo un testo
se non ha a che fare con un immediato utilizzo legato alla propria
quotidianità. Di nuovo Cixin Liu, all’inizio del secondo volume: “
...Zhang Yuanchao, invece, conosceva il nome dell’attuale
presidente ma non aveva idea di chi fosse il premier. Questo, in
realtà, era motivo d’orgoglio per lui. Viveva l’esistenza
equilibrata di un cittadino comune, sosteneva, e non voleva darsi
peso per tali sciocchezze. Non lo riguardavano, e
ignorarle gli permetteva di risparmiarsi parecchie emicranie. Yang
Jinwen invece si interessava di affari di Stato e si
imponeva di guardare i notiziari tutte le sere; diventava paonazzo a
furia di bisticciare con altri utenti online, discutendo di politica
economica nazionale, o della tendenza globale all’aumento di
risorse nucleari, e a che scopo? Il governo non gli aveva aumentato
la pensione neanche di un centesimo. Ma quello ribatteva: «Sei
ridicolo. Credi che non sia importante? Che non abbia nulla a che
fare con te? Ascoltami, Lao Zahng. Ogni questione nazionale e
internazionale, ogni politica di rilievo e ogni decisione dell’ONU
influenzano la tua vita, sia in modo diretto che indiretto. Credi che
l’invasione americana del Venezuela non ti riguardi? Io dico
che avrà non poche ripercussioni a lungo termine sulla tua
pensione.» Quella volta Zhang derise lo strampalato sfogo
di Lao Yang ma ora sapeva che il vicino di casa aveva ragione”. E
ancora più avanti: “ ...«Perché io?» «Questo dovrà
scoprirlo da solo.» rispose Say «Sono solo un uomo normale.» «Di
fronte alla crisi lo siamo tutti. Ma ognuno ha le proprie
responsabilità» «Nessuno mi ha interpellato, prima. Ero all’oscuro
di tutto.» Say rise di nuovo”
Per
questo ormai radicato e diffuso modo di essere, questo ostinato non
voler sapere ed essere appagati da quanto offrono le cosiddette armi
di distrazione di massa, alcuni individui non si fanno scrupolo di
considerarci e trattarci come insetti mettendoci sotto il naso
qualsiasi nefandezza certi della nostra condiscendenza inerte e
cieca. I pochi che ancora vedono e intendono non sono altro che una
minoranza di insetti solo un po’ più tenaci ma non ci sarà da
preoccuparsi né da sporcarsi le mani. Ci penserà lo sciame più
grande, ad avere la meglio soffocandola questa fastidiosa minoranza.
Ci riuscirà, come riporta correttamente Francesca Capelli in
Wargasms², perché la maggioranza sarà ormai definitivamente
persuasa e vinta dall’uso massivo di tecniche che semplificano
arbitrariamente i problemi, identificano un nemico unico/capro
espiatorio di volta in volta funzionale alla bisogna, utilizzano
l’unanimità come deterrente, ripetono sistematicamente un concetto
finché non viene percepito quasi come valore assoluto, persuadono
gradualmente trasformando un’idea da impensabile e ignobile, a
radicale, poi accettabile, fino a farla diventare addirittura
ragionevole, se non addirittura etica, travolgono di informazioni a
tal punto da rendere impossibile selezione e conoscenza, potendo
quindi arrivare ad affermare tutto e il contrario di tutto senza che
si batta ciglio. La sospensione dell’incredulità come modus
vivendi ottimale del suddito. E poi screditare, denigrare, accusare,
silenziare.
Ma
non dimentichiamo che proprio gli organismi più piccoli e semplici,
batteri, virus, in questo caso gli insetti, insegnano che chi
sopravvive ai veleni trasmette caratteri di resistenza.
¹
Come, in modo eccellente, accadde con il Ciclo delle Fondazioni di
Asimov, la trilogia di Cixin Liu (Il problema dei tre corpi, La
materia del cosmo, La quarta dimensione) dimostra che la fantascienza
può e continua a rappresentare un’eccellente strategia
comunicativa. Descrive in modo puntale e critico il presente che
osserva e analizza proiettandone il racconto in un futuro immaginato
senza incorrere nel rischio di censura.
²
“Wargasms - Orgasmi di guerra. Come la comunicazione pandemica ci
ha insegnato ad amare l’emergenza ” il breve saggio della
giornalista Francesca Capelli, edito da Transeuropa edizioni, è un
testo equilibrato e di facile approccio. Il racconto
incontrovertibile di quanto accaduto nei primi due anni di pandemia,
un valido sguardo d’insieme ricco di spunti su cui riflettere con
onestà.