Secondo i sempre cauti giudizi
dell’Ipcc (gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico), i livelli di
emissione di CO₂ dovrebbero essere nel 2100 uguali a zero o, meglio ancora,
inferiori ad esso. Ça va sans rien dire, bisognerà assorbire non solo evitare
di produrre. E, sorpresa delle sorprese, il Fondo Monetario Internazionale,
sostiene che la riduzione delle emissioni di anidride carbonica non avrebbe
alcuna ripercussione sulla crescita economica!
Pare che salvare il pianeta
sarebbe non solo gratis, ma darebbe grande impulso all’economia. E i
sostenitori della TRI (Terza rivoluzione industriale) insegnano.
Forse alla buon’ora uno spiraglio
si apre?
Non sono fantasie o derive
demagogiche, se lo credete non avete il senso della realtà. L’assioma secondo
cui in assenza di fonti, metodi e concetti definiti con precisione è possibile
dire tutto e il contrario di tutto conferma la sterilità della maggior parte
delle parole che vengono fatte. Ogni fronte ideologico si fa forza
dell’approssimazione intellettuale di quelli avversi per limitarsi a contraddirli
e tacciarli d’incompetenza. Nessuno che, con determinazione, costanza, e onestà
intellettuale, metta mano e cervello alla risoluzione dei problemi,
smascherando le false certezze e rimettendo tutto in discussione. E chi lo fa
non ha potere. Ma se continuiamo a
ignorare le scrupolose analisi fatte da persone serie, competenti, e
lungimiranti, potremo solo sostenere che limitare le emissioni fermerebbe la
crescita. Un mero pregiudizio. Eppure, manichei a oltranza, passiamo dalla
filosofia della crescita esponenziale e senza criterio a quella della crescita
zero, ma, come molto spesso accade, la giusta via sta a metà. Eliminare
produzioni superflue e obsolete è auspicabile, così come fermare lo
sfruttamento incontrollato e criminale di popoli e terre, altrettanto vero però
è che potremmo fermare la recessione globale, mantenere uno standard di vita
elevato ed estenderlo a un numero sempre crescente di persone, senza bloccare o
frenare la crescita, anzi incentivandola.
Non facciamoci fuorviare dal Pil
crescente di BRICS – Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica, dove comunque i
segni dell’illusorietà di certi parametri e le falle del sistema sono alla luce
del sole, dove le condizioni della stragrande maggioranza della gente
continuano a peggiorare alla faccia dei ragguardevoli tassi di crescita
registrati -, né dalla teoria dura a morire del Trickle down o da quella della
U dell’intellettualmente onesto Kuznets, perché alla fine della fiera, il tutto
si traduce in produzione di denaro con denaro. Il demone da sconfiggere è
l’avidità e, come dice l’amico Marco Paolini, vabbè accumula, accumula, ma a un
certo punto metticelo un cazzo di tetto, un limite, se no sei malato.
Siamo detentori di conoscenze
straordinarie e dobbiamo trovare il coraggio e la forza di rovesciarle nel
mondo e pretendere che vengano utilizzate, per nostro beneficio e per rendere
grazie a questo pianeta che stiamo distruggendo a una velocità sorprendente.
agosto 2014
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