domenica 27 dicembre 2015

AZIONISTI E INVESTITORI SI ALLONTANANO DAI COMBUSTIBILI FOSSILI

Leggevo un articolo sul fenomeno dell'allontanamento crescente, a livello mondiale, dai combustibili fossili da parte degli investitori che iniziano a fare il giro largo dalle aziende che li utilizzano quasi esclusivamente o li estraggono. Quasi in chiusura ho trovato una frase che mi ha colpito perché è la risposta sintetica e chiara a una domanda che mi sono posta più volte. Una risposta cui ero già giunta ma il vederla stampata così, senza pudore, come considerazione ovvia, è stato una conferma di cui avrei fatto volentieri a meno.

È un’illusione che il denaro tolto al nostro obsoleto sistema energetico venga rivolto all'innovazione e all'alternativa pulita nel medesimo settore. Il denaro in questione andrebbe ad altri settori azionari da migliaia di miliardi, come l’informatica e l’immobiliare (non nel senso della TRI - terza rivoluzione industriale-, purtroppo), in quanto le “infrastrutture di investimento” dell’industria delle rinnovabili non sono ancora abbastanza robuste per accogliere ampi flussi di capitale, soprattutto provenienti da grandi investitori istituzionali, e il mercato dei green bond è ancora nella sua fase infantile.

E io che cercavo di capire come mai non si spostassero tali risorse da qui a là, visto che in termini economici, di posti di lavoro, e crescita, ci sarebbe solo da guadagnare.


È semplicemente troppo presto per una tale operazione, prendiamocela comoda, aspettiamo che l’eccitazione aumenti!

LA CORONCINA DELLA DIVINA MISERICODIA

Dedicata a Santa Faustina Kowalska, con un messaggio speciale di Papa Francesco, la coroncina della Divina Misericordia, è un rosario elettronico in vendita a euro 59,90, batterie incluse, spedizione veloce, diritto di recesso.

Ho visto il lunghissimo spot alcuni giorni fa per la prima volta e sono rimasta allibita.

Certo, siamo nell'era delle tecnologie, dell’e-commerce, e dei devices, ma ho trovato la cosa inquietante.

Radio3 Suite

Il 24 dicembre poco dopo le nove di sera, da poco terminato di lavorare, ho guidato nella notte verso casa di mia madre. Non c’era nessuno per le strade. La radio, sempre su 99.90, con la splendida programmazione di Radio3 Suite, mi ha accompagnato. Grazie per questo e per tutti gli altri momenti in cui i programmi del vostro palinsesto non solo hanno attenuato la sensazione di essere sola ma l’hanno trasformata in occasione creativa e di riflessione.

p.s. Sì, nonostante quanto scrivo, ho un auto. L’ho rimessa in strada, dopo sei anni di parcheggio in campagna, in funzione di un lavoro che si è rivelato poi una fregatura. Ormai ho pagato l’assicurazione per un anno: la userò ma con parsimonia. Giusto per evitare la pioggia scrosciante in moto o se dovrò trasportare qualcosa.


Il verbo scrosciare mi fa venire in mente uno verso molto bello di Paolo Conte: … la musica scroscia come un grande applauso… E visto che la pioggia scarseggia da un po’, mi viene in mente una frase di un vecchio articolo di Ceronetti: … si tocca con la lingua la siccità che avanza

IL CORAGGIO E LA VERGOGNA

Sto pensando a quanti restano nella propria intransigenza nei confronti dei musulmani. 
Perché se è vero, dicono, che i terroristi sono una minoranza esigua e, a quanto pare, cresciuta nel mondo occidentale, perché i musulmani buoni con coraggio non li denunciano? Non si dissociano e li isolano?

Il riconoscimento, la denuncia, la vergogna.
Questi tre punti.
Che, umanamente, riguardano ognuno di noi.

Quanto è difficile riconoscere il “peccatore” (intendendo colui che procura male)?
Quasi sempre egli simula così bene da non suscitare sospetto. E quando anche qualche segno ci metta in allarme, quanto è arduo ammettere che nostro padre, nostro figlio, nostra sorella possano essere dei mostri? Le violenze domestiche, la pedofilia, e altre analoghe nefandezze, insegnano.
E quando capiamo, quando scopriamo, quante volte tratteniamo in noi e taciamo? Prima non vogliamo credere, poi dubitiamo di aver esagerato e preferiamo convincere noi stessi che forse non è così grave come sembra. Se, invece, non possiamo negare l’evidenza, abbiamo paura che si venga a sapere, temiamo il giudizio, ci vergogniamo, ci chiediamo ossessivamente quali potrebbero essere le ripercussioni sociali e quasi sempre optiamo per il silenzio. Talvolta lo imponiamo anche a chi ci è vicino costringendolo a una complicità involontaria. E non stiamo bene. proprio per niente.

Chi, onestamente, può affermare di non aver vissuto qualcosa di simile, o di non conoscere nessuno che l’abbia vissuto? Un’omertà non necessariamente mafiosa, generata dal timore e dalla sensazione di isolamento e impotenza.
La gravità resta ma cerchiamo di comprendere le difficoltà umane e reagiamo con l’aiuto e non con la condanna.
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Nel 2015  c’è stata una media di due attentati all'ora, di cui più dell’80% nel Sud del mondo. E la gran parte contro etnie musulmane.

sabato 26 dicembre 2015

GIULIO PISCITELLI - FOTO DEI MIGRANTI

Le foto di Giulio Piscitelli sui migranti e sulle nuove città. Da vedere. La rappresentazione precisa di ciò che visualizzavo ogni volta che ne ho scritto.

http://giuliopiscitelli.viewbook.com/from-there-to-here

Dedicate per favore un'ora del vostro tempo a guardarle. A vedere.

lunedì 14 dicembre 2015

#COP21 seconda parte

L’hanno partorito. Dopo un travaglio di vent’anni, ce l’hanno fatta. L’hanno partorito e ha un gran bel faccino che commuove ma è corrotto da una qualche tara mortifera. Si vede.

Me lo sono letto il documento finale della #COP21.
Certo, sarebbe potuta andare molto peggio visti i precedenti quindi è andata bene. Una lunga sfilza di ammissioni riguardo la gravità del problema e la promessa di un sincero impegno da parte di tutti, senza esclusione, a risolverlo. Il tutto condito con l’impegno a dare una mano economica ai Paesi in via di sviluppo, peraltro i più esposti (per ora) ai danni procurati dal cambiamento climatico in atto. Bene, un gran bel punto di partenza ma, ragazzi, guardate che questo doveva essere un punto d’arrivo. Vi dovevate incontrare per mettere dei paletti e anche ben piantati.

Perciò, in soldoni, solo di promesse si tratta: nessuna Carbon tax, non esiste una data per l’azzeramento delle emissioni, i controlli consisteranno in un’autocertificazione degli Stati su quanto succede a casa loro.
Praticamente, ogni cinque anni, ci si incontrerà e ci si racconterà cosa si è fatto, promettendo di fare meglio per il quinquennio seguente. Stop. Non c’è altro.
E ciò che si sarà fatto sarà stato su base volontaria, in quanto non esiste alcuna regolamentazione vincolante o sanzione in assenza di ottemperanza.

Per finire, l'accordo entrerà in vigore nel 2020 a seguito di ratificazione di almeno 55 Stati che rappresentino il 55% delle emissioni globali. C’è l’invito a provvedere alla sottoscrizione, chi vuole, durante la cerimonia di apertura alla firma convocata per il 22 aprile 2016 a New York, a disposizione fino al 21 aprile 2017.

#COP21

Scrivevo quanto segue circa una settimana fa.

L’obiettivo della #COP21 preannunciano sarà universale e vincolante. Molto bene. Però a partire eventualmente dal 2020. Perché? Dal momento che si concorda sulla necessità di raggiungere la neutralità carbonica entro la fine del secolo sennò fine del film, perché non da domani?
Le grandi aziende iniziano a dichiarare pubblicamente ciò che sanno da un pezzo: il cambiamento climatico in atto potrebbe compromettere i loro affari (il fenomeno del Land grabbing insegna). E le assicurazioni chiedono che i 100 miliardi all’anno, da dedicare a progetti finalizzati alla trasformazione dei metodi di approvvigionamento energetico, vadano in buona parte a finanziare l’istallazione di stazioni meteo, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, in modo da permettere di creare modelli precisi di previsione e poter così determinare al meglio polizze e premi, in particolare laddove c’è ancora terreno vergine. Rischi calcolati significano guadagni. Si temono inoltre disinvestimenti azionari nei confronti di aziende che sfruttano o producano combustibili fossili.  Insomma l’incognita del cambiamento climatico deve smettere di essere tale perché una volta sotto controllo, nel senso di prevedibile a prescindere dagli scenari, può far guadagnare! Quindi almeno sul fatto che il problema esista, forse, finalmente non si deve più discutere.
Inoltre sappiamo che i migranti e gli sfollati per cause ambientali sono stati ben più di 150 milioni negli ultimi sei anni. Quelli generati dalle guerre, sono tre volte di meno. Peccato che le stesse (deliri di onnipotenza a parte) siano tristi conseguenze di conflitti legati agli stravolgimenti ambientali, alla corsa all’accaparramento delle risorse da parte di chi può farlo, e alla diaspora di disperati. Quindi la cifra sale e le cause sono le stesse. Pensiamo alla siccità che ha colpito la Siria nei quattro anni fino al 2010 rendendola deserta al 60%: un po’ di peso la cosa l’avrà avuto. Ai contenziosi legati ai fiumi e all’erezione di dighe (Nilo, Eufrate, Mekong, …). Al conflitto israelo-palestinese. Insomma una marea di Paesi crollerà in ginocchio e altri ne approfitteranno. Per quanto a lungo dipenderà dalla latitudine.
Eppure a questi profughi la Convenzione di Ginevra non riconosce lo stato di rifugiati. O scappano da una guerra o sono persone che migrano volontariamente per fini economici. Non sono contemplate altre opzioni. Si nega l’evidenza, anzi l’esistenza stessa di un’intera categoria umana. In pratica, un genocidio. Solo perpetrato non da un dittatore folle ma da un élite finanziaria e politica, anzi da una congrega, sostenuta da una moltitudine di accoliti, per lo più tanto avidi quanto ignoranti.
In un contagio progressivo che arriva fino a ognuno di noi.

Eppure c'è ancora chi taccia di frivolezza coloro che si preoccupano dei problemi ambientali, come se fosse o una moda da intellettuali o una fissazione di persone rese paranoiche da una cattiva informazione, insomma una preoccupazione marginale rispetto ai problemi veri.

9 dicembre 2015


domenica 13 dicembre 2015

#GENTRIFICAZIONE



È curioso come un termine possa travolgerti da un giorno all'altro comparendo compulsivamente in articoli, inchieste, dibattiti, e programmi culturali, dalla cucina all'architettura. È come se a un certo punto si svegliassero tutti insieme e contemporaneamente vedessero la stessa cosa. Nello specifico l’esito di un processo. Ma i processi, per definizione, comportano un tempo. Possibile che nel mentre si svolgono nessuno se ne accorga? Che nessuno, notando un cambiamento in atto, senta l’impulso di analizzare, di capire, di parlarne? A quanto pare, a parte singoli individui e qualche inascoltato comitato di quartiere, no. Quale manifestazione immanente, di punto in bianco, ora abbiamo la gentrificazione. E i media iniziano a parlarne. I vecchi e scalcinati centri storici delle grandi città nel mondo, abitati sino a ieri per lo più da una classe lavoratrice operaia, ora rimessi a nuovo o in fase di ristrutturazione e rinnovamento, in alcuni casi, non nego, gradevole, sono ora meta residenziale della nuova middle class impiegata principalmente in attività imprenditoriali affaristiche e finanziarie, e amante di quel cocktail di svago, cultura, eleganza, zone verdi e vetrine chic, che ne rispecchia al meglio l’anima ottimista. Le conseguenze sociali di tale processo, dovute alle impennate dei prezzi immobiliari e commerciali, fanno parte degli effetti collaterali inevitabili di un sedicente e illusorio progresso che in realtà evidenzia quello che sarà il futuro: nuclei protetti e funzionali e tutto il resto fuori.

lunedì 7 dicembre 2015

TORNA #PAGINA99

Vorrei segnalare con grande gioia la ricomparsa in edicola di #Pagina99 .
In particolare rimando alla lettura dell’editoriale che dalla prima pagina prosegue a pagina 12 del numero del 21-27 novembre: una dichiarazione d’intenti che mi ha intimamente commosso perché è ciò che ho nel cuore sin da quando ero bambina. Ne riporto la parte conclusiva perché ritengo sia il manifesto programmatico ideale per chiunque voglia dedicarsi alla vera informazione assumendosi una responsabilità personale nei confronti del mondo che è e che sarà.

“…
Il compito per noi giornalisti è resistere alla pressione di raccontare una realtà tagliata con l’accetta in ghetti comunitari e ideologici. La nostra è una società complessa, meticcia, scossa da continue contaminazioni. Ed è questa complessità che sarà oggetto dell’indagine di Pagina99, senza le autocensure di chi per quieto vivere (o per una malintesa accezione del rispetto per l’altro) finisce col mozzare pensieri e parole.
La nostra bussola indica una rotta precisa: non ci rassegniamo al declino culturale, economico e sociale del Paese, non accettiamo le vecchie ricette sbagliate, non tolleriamo il peso crescente delle nuove disuguaglianze. Andremo quindi in ricerca dei vecchi e nuovi nodi da sciogliere e dei segnali di innovazione da coltivare, dentro e oltre le nostre frontiere. Siamo internazionalisti per necessità, oltre che per vocazione. I tragici fatti di questi giorni [attentati di Parigi ndr] confermano che l’indagine giornalistica deve superare l’anacronistica distinzione tra interni ed esteri per capire i fenomeni. Non vogliamo né possiamo interpretare l’Italia [o qualsiasi altro Paese ndr] come un universo autarchico.
Racconteremo la realtà usando il filtro dell’economia. E cercheremo nelle pulsioni culturali il possibile acceleratore dei processi di cambiamento. Non ci occuperemo di politica come ininterrotto chiacchiericcio attorno al potere, ma di politiche. Spingeremo la nostra curiosità nella zona grigia tra potere economico e potere politico, per monitorare le dinamiche reali che la governano: per questo ci è parso necessario mettere subito sotto la lente, tanto più dopo l’attacco a Parigi, l’opaca galassia di quei sovrani d’Oriente che scorrazzano nei mercati. Indagheremo su lobby e privilegi, e in generale su tutti quei fattori che premiano l’economia della rendita, bloccano la mobilità sociale, e fanno dell’Italia [e del mondo ndr ] un Paese sempre più asfittico.
Ma un giornale, com’è noto, non si racconta: si fa. Cominciamo da questo numero, provando nel nostro piccolo a contribuire al domani. Con l’ambizione di fare il giornale che ci vuole.”
Luigi Spinola – Roberta Carlini

Non avrei saputo dirlo meglio. Ho sottolineato le affermazioni che mi appartengono in quanto in esse da sempre mi riconosco.

Grazie a tutti coloro che danno vita a Pagina99.

1 dicembre 2015

I FIGLI DEGLI ALTRI

Non riesco più a starci dietro.  Alle coalizioni anti Isis. E, forse, non vale la pena continuare a sprecare energia in tal senso. Solo mi chiedo: la Francia da una parte bombarda per rappresaglia la Siria contro i sunniti dell'Isis e dall'altra diventa interlocutore corteggiato dall'Arabia saudita, ora che gli Usa “fraternizzano” con l’Iran? Arabia saudita le cui posizione e responsabilità riguardo all'Isis sono quanto meno nebulose. Forniture di petrolio a parte, l’ideologia dell'ISIS infatti ricalca l’ideologia wahabita della monarchia saudita in quasi ogni aspetto anche se il mancato riconoscimento della suddetta monarchia come guida legittima del mondo islamico rende l'ISIS una minaccia per l’Arabia saudita, non fosse altro per l’immagine che ne deriva al cospetto delle potenze occidentali. Noi stessi italiani, attraverso molti dei nostri illustri imprenditori stiamo facendo ingenti accordi economici con gli emiri perché gli affari sono affari, in barba alla lunga lista di fatawa antidemocratiche e al non rispetto dei diritti umani degni appunto del peggior integralismo. Insomma da che parte stiamo?
Senza contare il fatto che al Califfato non sembra vero questo bombardamento che sospende il lavoro di partizione della Siria, cui si cercava di mettere mano da parte dei principali poteri internazionali attraverso un estenuante lavoro di negoziati. Si tratta di una questione di potere, si tratta della volontà di restaurare finalmente un immenso Stato sunnita, utilizzando ogni mezzo, plagiando e indottrinando giovani che diventano kamikaze inconsapevoli del pragmatismo che permea le decisioni dei vertici dell'IS. Letteralmente carne da macello.

Ma qui mi fermo, perché ciò che voglio dire è semplicemente che la vera informazione è un lusso che presuppone, oltre a interesse e curiosità, tanto tanto tempo.  Alle nuove generazioni questo viene ingolfato e pertanto viene precluso il diritto a sapere, vengono negati gli strumenti per orientarsi e sviluppare un senso critico. Le si ottunde con il proliferare dei devices (ammennicoli tecnologici) persuadendole di avere a portata di mano tutto quanto serve, privandole  invece criminalmente della possibilità di sviluppare una visione d’insieme, dall'alto.
Io non ho figli ma mi stanno a cuore i figli degli altri. La mia amica Katia mi dice di essere ottimista: “Non la generazione di mio figlio, che ha 18 anni e subisce ancora l’influenza della nostra, ma quella successiva vivrà in integrazione, perché è un processo inevitabile e funzionale alla sopravvivenza. Per mio nipote, quando sarà adulto, sarà normale relazionarsi al prossimo in base ai meriti e alle qualità di questi anziché secondo l’etnia.” Mi viene in mente una vignetta che ho visto poco tempo fa. Un adulto chiede a una bambina: ”Ci sono extracomunitari nella tua scuola?” e lei risponde un po’ stupita della domanda: ”Veramente nella mia scuola ci sono solo bambini”.

E il discorso non riguarda solo il problema dell’integrazione ma tutti gli aspetti della vita su questo mondo pianeta. La mia visione in linea di principio è analoga a quella della mia amica, soltanto temo che questa futura umanità vivrà in uno spazio molto più stretto e esponenzialmente meno ospitale, in cui le risorse saranno sempre più concentrate nelle mani di pochi a discapito di una moltitudine che dovrà arrangiarsi e rifuggire la bestialità della lotta tra disperati solo grazie a una fede assoluta in quei valori che trasformano nella difficoltà un nemico in compagno.
I compagni di merenda delle conferenze sul clima e gli accordi economici transnazionali insegnano.


Siamo nel terzo millennio e di fronte a un bivio epocale della nostra storia di esseri umani. E ho la netta impressione che si stia imboccando la direzione sbagliata. Sulla spinta di coloro cui ciò torna comodo, nella loro sete malata di potere, e di una folla  sterminata che procede acriticamente perché vittima di un’indotta incapacità di vedere.

novembre 2015


(tutti i diritti riservati)

lunedì 23 novembre 2015

UNA RIFLESSIONE DI STEFAN ZWEIG

"(...)
Come sono insensati, ci ripetevamo l'un l'altro, questi confini, ora che un velivolo li può sorvolare tanto facilmente! Come sembrano artificiose queste dogane e queste guardie di frontiera, quanto sono in contraddizione con lo spirito dei tempi che anzi aspira inewuivocabilmente all'unione e alla fraternità universale!
(...)
Può anche essere che allora, con l'ingratitudine tipica del genere umano, noi non realizzammo quanto questa grande ondata ci sorreggesse con forza e sicurezza, ma soltanto chi ha vissuto in quest'epoca della fiducia universale sa che tutto ciò che è venuto in seguito è stato solo decadenza e oscuramento."

Stefan Zweig - Il mondo di ieri. Ricordi di un europeo -1941

LA MATTANZA DELLE FAR OER

Finalmente un bel servizio su una tragedia quotidiana tenuta sotto silenzio e che da anni stringe il mio cuore.

http://www.iene.mediaset.it/puntate/2015/11/16/casciari-l%E2%80%99europa-che-uccide-delfini-e-balene_9783.shtml

LETTERA A LILIANE

Ho deciso di rendere pubblica una lettera privata che ho scritto un paio di giorni fa a un'amica in Francia. Una meravigliosa donna di settant'anni che vive con il marito in campagna.
Ho deciso perché questo momento storico mi ricorda che esiste un dovere etico di manifestazione del pensiero quando esso è rivolto a un fine di comprensione reciproca e di contrasto ai conflitti in qualsiasi forma si manifestino. Una sola parola, una frase minima sono, saranno testimonianza anch'esse di chi dice sì alla comune appartenenza umana opponendosi a quanti e a quanto intendono e provano a schiacciarla.
La rabbia l'ho voluta, per coerenza, tacere.


Chère Liliane,

ta lettre du 11 Novembre m'a fait grand plaisir: elle était lumineuse.  Je les imagine sans difficulté mes deux «garçons» au galop avec les crinieres et les queues dans le vent, je sent l'odeur de la maison et du jardin, et j’ai à l'esprit la lumière qui accueille dans l'après-midi lorsque on revient à la maison. Sensations si vives que, en souriant,  je me deplace. Je pense à votre maison comme à une des mes maison (même si en réalité j'en n'ai aucune), car elle est une maison pour mon esprit. Et je pense que tout le monde puisse et doive en avoir beaucoup de cettes maisons. En effet chaque endroit devrait l'être pour nous, tous les êtres vivants, qui partageons cette boule de terre merveilleuse lancée dans l'espace.
Dans ces jours- là, j’etais très occupée et je renvoyé la réponse. Ici aussi, ils étaient beaux et chauds jours, si bien que je fait plusieurs  baignades (on dit pareil?).
 Après la tragedie de Paris est arrivé. Une grande tristesse m’a enveloppé, je passé quelques jours dans un silence absolu, tournée à l'intérieur de moi-même. Pendant toute ma vie j’ai eu dans mon cœur le sort du monde et voir, toujours et encore,  l'incapacité de l'homme de trouver une solution et, plus grave, la volonté de nombreaux de ne pas le faire, a confirmé mes préoccupations pour ce qui se passera sur la planète dans les décennies à venir. L'histoire de mon amie musulmane qui a été attaqué à Turin va me dire une seule chose: que l'ignorance dans laquelle on veut nous garder nous mènera à une douleur immense, tous ensemble sans discrimination.
La seule chance sera donné par la capacité et la force individuelles que nous aurons de maintenir intacte notre humanité.
Je t’embrasse et j’embrasse Marc.
Essayons de vivre avec sérénité.
Dis bonjour aux «garçons» de ma part.
20 novembre 2015

DUE FUTURI POSSIBILI

A fine estate avevo scritto la seguente riflessione. La feci leggere a un paio di amici che mi dissero che ero paranoica, che oggi nessuno avrebbe permesso di scivolare in una catastrofe e che la diplomazia avrebbe in un modo o nell'altro sempre fornito una soluzione. 

Considerata la situazione geopolitica mondiale, considerati gli interessi economici internazionali, considerato il fenomeno dei flussi migratori, in tutte le diverse espressioni e modalità in cui si manifesta, consideratene le cause e le implicazioni, ritengo che si prospettino due scenari possibili.
Il primo: un’illuminazione collettiva che porti a un’assunzione di responsabilità sia individuale sia degli stati sovrani verso un’intelligente, umana, equa e lungimirante risoluzione del problema (tutto ciò che ci preoccupa, ci indigna, ci spaventa rappresenta aspetti diversi di un unico problema).
Il secondo: lasciare campo libero agli estremismi e permettere a essi di portare sempre più vicino paura e terrore, in modo che tutti vorranno una soluzione qualunque essa sia pur di sentirsi protetti e al sicuro. Con buona pace di giustizia, intelligenza, onestà.
Quando le persone sono frustrate, arrabbiate, impaurite, vogliono soluzioni rapide e, visto che chi ci governa* quando non è in malafede o controllato, è inetto ( terze opzioni non sono date), meglio di così cosa ci potrebbe essere? Se il terrorismo arriverà a casa nostra sarà una manna. Sarà sufficiente abolire Schengen, innalzare barriere dove ancora non ci sono, alimentare i nazionalismi.
Donald Trump insegna.

*Quando mi riferisco a chi governa intendo sempre a livello internazionale. Diversamente lo specifico.



2 settembre 2015

sabato 21 novembre 2015

MESSINA SENZA ACQUA

Sono bastati 6 giorni senz'acqua a Messina, a causa di una frana, per far affiorare sui volti dei messinesi sdegno, rabbia e una buona dose di incredulità.
Se gli uomini, per lo più in preda all'ira, hanno tirato in ballo ora questo ora quel colpevole, le donne, oltre al resto, responsabili di figli, casa, bucato, pasti, quindi della gestione quotidiana e concreta della famiglia, hanno denunciato a gran voce, esterrefatte e indignate, come non sia possibile nell'anno del Signore 2015 non avere l’acqua.
A queste donne io chiedo, a tutte le donne lo chiedo, di pensare a quelle centinaia di milioni di persone nel mondo che non hanno da sempre accesso ad essa o lo stanno perdendo per giochi di potere, per guerre, per la siccità che avanza, e chiedo loro di sostenerle. Di immedesimarsi e comprendere che le porte vanno aperte e che la rabbia forte e giustissima va diretta contro chi nel mondo determina o permette un siffatto stato di cose.


27 ottobre 2015


VODAFONE E BAMBINI

L’ultima pubblicità della Vodafone, quella con i bambini, è raccapricciante.

Si commenta da sola.
Se non riuscite a vedere vuol dire che gli occhi non sono più collegati al cervello.

GLI ATTENTATI DEL TERRORISMO ISLAMICO

http://www.la7.it/otto-e-mezzo/video/il-terrorismo-global-17-11-2015-167791

Finché il dramma non tocca noi lo ignoriamo.
Ringrazio Paolo Pagliaro per questo breve ma chiaro video.

venerdì 13 novembre 2015

#TTIP e #OMC


Ci dicono che il TTIP serve. Che serve un accordo sovranazionale per la gestione degli scambi commerciali. Per equiparare le regole ed eliminare le disparità economiche tra gli stati. Pienamente d’accordo. Ma questa cosa non è il TTIP. Il TTIP non esaudisce questi propositi. L’unica evidente funzione è tutelare gli investitori*.
Inoltre esiste già un’istituzione preposta a tal fine, l’OMC. Si tratta di migliorarla, e molto, ma c’è. Perché dunque creare un’altra organizzazione simile? Un doppione? Forse perché appunto d’altro si tratta.
Leggevo le dichiarazioni di un esportatore tedesco di macchinari industriali: esportare in Asia, spiegava, non è un problema perché in molti settori gli asiatici si adeguano agli standard tedeschi ma con gli Stati Uniti è più complicato, perché loro misurano in pollici e non in centimetri e ciò comporta maggior lavoro per gli ingegneri e quindi maggiori spese.
Stiamo scherzando? Ci serve il TTIP per risolvere la faccenda dei pollici/centimetri? Attaccarsi a certe motivazioni è un’offesa per l’intelligenza.
Poi, aggiunge, in molti stati i macchinari vengono sottoposti a costosi test per verificare sicurezza e conformità ai requisiti di legge. E dunque? Non va bene?
Certo, ci vorrebbero standard di sicurezza e regole uguali in tutto il pianeta, ma non al ribasso. Perché è al ribasso che qui si sta puntando. L’affermazione qui sopra del nostro esportatore è un’ammissione bell’e buona del fatto che il TTIP serve a eliminare gli ostacoli che comportano spese o diminuzione di guadagno per l’investitore azienda. Come si augurano i sostenitori del trattato, se il TTIP passerà, questi inconvenienti saranno eliminati. Dove per inconvenienti bisogna leggere, normative, leggi nazionali, sicurezza, diritti.
Almeno il buon gusto di non farci passare per scemi continuando a proclamare la necessità di un qualcosa adducendo finalità che potrebbero essere perseguite benissimo da organismi già esistenti.

*nel momento in cui un governo che avesse sottoscritto il TTIP dovesse adottare una legge o una normativa per la tutela di lavoratori, consumatori, ambiente, o quello che è, si esporrebbe alla molto probabile denuncia da parte dell’investitore privato che, ritenendosi danneggiato nei propri interessi,  porterebbe la vertenza davanti all’Icsid (International center for settlement of investiment disputes), un tribunale arbitrale che avrebbe il potere, attraverso un’élite di avvocati, di controllare, oltre a tutte le altre, le legislazioni statunitense ed europea. Il numero di cause nel mondo in cui stati sovrani devono rispondere dei mancati guadagni di multinazionali è in aumento costante, laddove esistono trattati analoghi a quello che s’intende concludere entro fine 2016, al termine di una decina di round negoziali.

Si prevede l’istituzione di un consiglio formato da rappresentanti dei governi americano ed europei (e conosciamo il potere delle lobbies) e si parla di “cooperazione nella regolamentazione” come di un amichevole e bonario discutere insieme tra le parti. In realtà, prima di essere messo ai voti dei parlamenti nazionali qualsiasi provvedimento legislativo interno a uno stato dovrà essere sottoposto al nulla osta del suddetto consiglio che ne valuterà preventivamente la conformità al TTIP.

LA TURCHIA E LE NUOVE CITTÀ


La Turchia dichiara di voler costruire nuove città per i rifugiati. Dotate di scuole, ospedali, e fabbriche. Verrebbero introdotte delle forme di autogoverno in un progetto a lungo termine. Se anche la guerra finisse domani occorreranno anni prima che i siriani possano tornare in Siria, si preoccupano i turchi,  e a oggi i profughi sono più di 2 milioni, un numero destinato a crescere. Al momento vivono in accampamenti sparsi lungo il confine turco-siriano e molti si disperdono nelle grandi città. Questo non va bene, non è gestibile.
Il governo turco dice che la Turchia non diventerà un immenso campo di concentramento a cielo aperto, né tollererà  una diffusione capillare e incontrollabile sul proprio territorio, quindi riserve. Di quello si tratta. Rivisitati bantustan di sudafricana memoria che non porteranno a niente di buono. Perché è scontato che non sarà rispettata la libertà di movimento ed è assai probabile che tutti i migranti  saranno invitati con sollecitudine ad andare e rimanere in queste nuove città fino a nuovo ordine.

Con un capo di stato, recentemente rieletto, che con una mano prenderà dall'Europa una barcata di denaro, 3 miliardi di euro, per gestire l’emergenza profughi e con l’altra fa fuori i curdi, definiti a qualunque fazione appartengano, terroristi al pari dei militanti Isis, che la maggior parte dei curdi invece contrastano e combattono.

Novembre 2015


The Lie We Live

giovedì 12 novembre 2015

LE NUOVE CITTÀ


Stanno sorgendo ovunque, sono solo le prime ma diventeranno tantissime.
Prima le chiamavamo bidonvilles se erano lontane, periferie degradate se erano nostrane, e in entrambi i casi le relegavamo alla sfera del purtroppo ci sono anche i reietti, purtroppo c’è anche una parte di esseri umani che soffre povertà e malattia ma pian piano rimedieremo.  Ora invece si tratta di nuovi agglomerati che sorgono nei Paesi sviluppati, accampamenti, zone nate di transito, dove il flusso crescente di persone fa sì che molte di esse diventino stanziali. Perché necessariamente all’interno di tali comunità deve aumentare l’organizzazione sociale e pratica, e qualcuno che la gestisca deve esserci. Tanti troveranno un ruolo e uno spazio e lo faranno proprio.
Quante realtà disperate e inizialmente provvisorie ci sono ormai in ogni parte del mondo? E con caratteristiche tanto lontane dal nostro immaginario quotidiano quanto vicine a certa cinematografia apocalittica. Basta pensare ai bambini tubo di Ulan Bator.

La “Giungla” di Calais è l’embrione di una di queste nuove città. Come a Ceuta e a Melilla. Città che cresceranno. Non più nelle periferie urbane, attorno a nuclei custodi di cibo e opportunità, ma a ridosso di confini, di reti, di muri, di fossi, di mari. Di qualsivoglia barriera che separi da una condizione di vita considerata migliore.

mercoledì 11 novembre 2015

WILL HUTTON E IL TERZO ATTO DELLA CRISI DEL DEBITO

“La crisi dei profughi sembra la dimostrazione che l’ordine politico mondiale sta crollando. Ma per quanto sia meno evidente, il crollo dell’ordine economico è ancora più preoccupante: centinaia di miliardi di dollari stanno abbandonando le economie emergenti, dal Brasile alla Cina. La fuga di capitali e l’esposizione delle banche sono i segni di squilibri dell’economia globale che minacciano le nostre società democratiche almeno quanto alcune reazioni all'immigrazione. Il Fondo monetario internazionale è molto preoccupato. All'incontro annuale del 7 ottobre si è parlato di tremila miliardi di dollari di credito in eccesso a livello globale e della flessione della crescita economica mondiale. Il Fondo sa che serve una risposta internazionale coordinata, ma è probabile che non ci sarà niente di simile. L’influenza che il pensiero liberista e antistatale ha ancora negli Stati Uniti e nel Regno Unito rende un simile intervento altrettanto improbabile della pace in Medio Oriente. Il sistema finanziario globale è ormai fuori controllo. Oggi le grandi banche realizzano gran parte dei profitti facendo affari tra loro, e il risultato è che la loro capacità di creare denaro dal nulla ha raggiunto livelli mai visti. Il fatto che le banche creino liquidità con i prestiti non è una novità, ma con l’emergere di un sistema bancario globale, le banche centrali hanno molte più difficoltà a controllare la situazione. E dato che ormai ci sono pochi limiti alla circolazione dei capitali, questo denaro può essere dato in prestito in paesi dove le prospettive economiche sono apparentemente buone. Le bolle speculative che ne conseguono sembrano giustificare i prestiti. Il prezzo degli immobili sale. Le aziende e le famiglie diventano eccessivamente ottimiste e si indebitano sempre di più. I tassi di crescita aumentano vertiginosamente e tutto sembra andare bene finché qualcosa, come un crollo dei prezzi degli immobili o delle materie prime, manda tutto a rotoli e il denaro se ne va con la stessa facilità con cui era arrivato. Secondo Andy Haldane, economista capo della Banca d’Inghilterra, quella che stiamo vivendo è una crisi in tre atti. Il primo ha avuto luogo negli Stati Uniti e nel Regno Unito tra il 2007 e il 2008. Dopo l’entusiasmo del decennio precedente, in cui un esagerato afflusso di credito aveva generato boom illusori, i due paesi si sono accorti all'improvviso che le loro banche avevano concesso troppi prestiti. Le garanzie a fronte dei nuovi prodotti derivati non avevano alcun valore. Il denaro ha cominciato a scorrere via, il sistema bancario britannico si è trovato in bancarotta e per salvarlo ci sono voluti più di mille miliardi di sterline di denaro pubblico. Il secondo atto si è svolto in Europa tra il 2011 e il 2012, quando ci si è resi conto che le banche avevano prestato soldi basandosi sull'errata supposizione che tutti i paesi dell'eurozona fossero uguali. Ancora una volta il credito si è spostato altrove e l’Europa è stata salvata solo grazie all'emissione straordinaria di denaro da parte della Banca centrale europea (guidata da Mario Draghi) e all'austerità nei paesi più indebitati come il Portogallo, la Grecia e l’Irlanda. Il terzo atto sta cominciando ora, e stavolta il fenomeno interessa paesi che non hanno gli strumenti per fermare il contagio finanziario e le cui banche sono meno solide. Dopo gli Stati Uniti e l’Europa la finanza globale ha inondato di denaro le cosiddette economie emergenti, come Turchia, Brasile, Malesia e Cina: tutti paesi che approfittavano dell’impennata dei prezzi delle materie prime dovuta al boom cinese, a sua volta sostenuto da prestiti incontrollati. La Cina ha prodotto più cemento tra il 2010 e il 2013 che gli Stati Uniti in tutto il novecento. Non poteva durare, e oggi ne abbiamo la prova. Le banche cinesi sono di fatto insolventi: solo una piccola parte degli enormi prestiti che hanno erogato potrà mai essere rimborsata. Per questo non possono prestare denaro al tasso che sarebbe necessario per sostenere la crescita del paese. Oggi il tasso di crescita reale della Cina è inferiore a quello degli anni di Mao, e i prezzi delle materie prime sono già crollati. Il denaro scorre via dalle economie emergenti, lasciandosi alle spalle aziende e famiglie indebitate e banche al collasso. Questi paesi non hanno istituzioni come la Federal Reserve o la Banca centrale europea che possano intervenire con misure di salvataggio, ma rappresentano ormai più di metà del pil globale. Non stupisce che il Fondo monetario internazionale sia preoccupato. Il mondo ha bisogno di risposte creative, di un Fmi allargato che rifletta i nuovi equilibri mondiali e aiuti le economie emergenti, e di un adeguato controllo della finanza globale. Ha bisogno che i governi occidentali lancino importanti piani di rilancio economico, basati su investimenti infrastrutturali. Ha bisogno di politiche monetarie intelligenti che permettano tassi d’interesse negativi. Niente di tutto ciò è all'orizzonte: la destra si oppone a queste misure e la sinistra non le sostiene abbastanza. Se la volontà politica di trovare un accordo collettivo sulla crisi dei profughi è insufficiente, quella di riordinare l’economia globale lo è ancora di più”



(Will Hutton, da Il terzo atto della crisi del debito, Internazionale n. 1124 del 16 ott. 2015).

#NUTELLA


Sull'etichetta della Nutella il buongiorno in tutti i dialetti.

Proprio noi, nella quotidianità così intolleranti.

SEI SICURO DI NON VOLERLO COMPRARE?

I banner a lato dell’account di posta o dei social che utilizziamo: Ibs, Homelidays, Lighinthebox, o qualunque altro collegamento a siti commerciali da noi recentemente visitati o su cui siamo finiti per errore. Caso mai ci fossimo dimenticati di comprare qualcosa e soprattutto nel caso in cui, dopo lunga e appagante navigazione a riempire carrelli che poi resteranno pieni e dimenticati, volessimo ripensarci.
Quei riquadri pulsanti ci dicono: ma dai… proprio sicura che non vuoi comprare quel bel vestitino? O i 26 dvd che hai messo nel carrello in preda a una frenesia da cinefila incallita? Sarà mica il week end romantico per due in una spa ricavata in un’antica fortezza a picco sul mare, alla tariffa scontatissima offerta da Groupon, a mandarti in rovina?
E io a parlare con il computer: ne ho una marea di vestitini, il lettore dvd non funziona dall'anno scorso, e non ho nessuno con cui andare alla fottutissima spa. Ma non è questo il punto. Mi sento assediata. Mi sento soffocare. Tutto ritorna e lo spazio si fa sempre più stretto. Ogni cosa che incontro durante le mie navigazioni, mi torna indietro per analogia, richiamo, affinità. Come in una bolla.


Settembre 2015


ADOZIONI DI CANI E BAMBINI

Un’amica ha salvato un #Galgo, uno di quei levrieri  che in Spagna, quando smettono di correre o non sono buoni per farlo, nel senso che non portano a casa il risultato, muoiono di morte lenta. Molto lenta. Andate su Google a prendervene una vista, se siete di stomaco robusto.
La decisione della mia amica ha fatto nascere una piccola polemica sul fatto che canili e gattili qui in Italia rigurgitino esseri altrettanto bisognosi di cure ma, alla fine, ciò che conta è salvare una vita. Ogni vita conta.
Analogamente, ho notato recentemente che alle note immagini di bambini africani da adottare a distanza, si affiancano quelle di bambini bianchi e si diffonde il concetto di “adozioni in vicinanza” (Mission bambini” aiutare davvero ogni giorno, questo lo slogan, con 15 euro al mese), per aiutare il milione di bambini che versano in Italia in condizioni di indigenza. Più che legittimo. Si vuole salvare il mondo e poi ci si dimentica del dirimpettaio...
Però in quest’epoca di migrazioni e barriere suona demagogico l’improvviso interesse per i poveri di qui. Ci sono sempre state organizzazioni attente al problema ma il fatto che oggi ad esse venga fornito uno spazio mediatico che fino a ieri non avevano, mi lascia un po’ interdetta.
Lo stesso stato d’animo che provo quando una pubblicità mi dice che con 9 euro al mese posso aiutare a risolvere il problema della cecità nei Paesi in via di sviluppo. Ben venga, ma sapere che si fa leva per lo più sul senso di colpa mi indispone. Perché in conclusione deve essere l’uomo comune, con tutto il senso di impotenza che ha già in collo, a dover rimediare alle carenze delle istituzioni? Dovrebbe esserci una sinergia da entrambe le parti, un impegno dal basso e dall'alto, però la verità resta che nel mondo si spendono 3 milioni di dollari al minuto in spese militari e poi si vengono a chiedere a me 9 euro. Volendo anche credere che vadano a buon fine, resta valida anche se non pronunciata la considerazione scurrile e spontanea che andrebbe rivolta tout court ai governanti (politici e non!) del pianeta.


Settembre 2015

CARAMELLE E MENDICANTI

Stamane sono andata a pagare le bollette in tabaccheria. Ho comprato anche due pacchetti di cartine per il tabacco.  Mentre aspettavo che il terminale prendesse il pagamento ho curiosato sul bancone. Premesso che non mangio caramelle, mi sono trovata davanti a una serie di confezioni di una nota marca di caramelle gommose agli agrumi: sacchetti confezionati in modo invitante. Al momento del conto, ne ho afferrata una al prezzo di euro 1,50. Totale: 141,50. Alle banconote ho aggiunto gli spiccioli.
Uscendo ne ho subito infilata una in bocca mentre sistemavo le ricevute in borsa. Rivoltante. Perché cavolo le ho comprate? mi sono chiesta. Almeno mi piacessero le caramelle…
Perché le ho comprate? Per sentirmi una merda dopo una decina di minuti quando a un questuante ho dovuto rispondere non ho spiccioli.


Quanti soldi sprechiamo?

ottobre 2015


martedì 27 ottobre 2015

PROSTITUTE 2


Mi collego a quanto scritto nel post precedente per ribadire l’importanza del ruolo sociale rivestito dalle donne che vendono il proprio corpo.
Non voglio qui entrare nel merito di questioni legate allo sfruttamento, alla tratta, alle violenze, agli abusi. Solo suggerire alcuni spunti di riflessione.
Il primo è che ci sono donne che lo fanno per scelta, pagando contributi e tasse, aderendo a sindacati del settore e gestendo la propria attività con entusiasmo e in modo, mi si passi il termine, aziendale.
Il secondo è che ci sono donne avide, ciniche e senza scrupoli che, pur non praticando il mestiere, sono puttane.
Il terzo: avete mai pensato a quante persone con deficit di vario tipo, soprattutto fisici, non avrebbero una vita sessuale se non potessero ricorrere alle prostitute?

Dunque onore al merito.

#avorio e #monocolture


In occasione del doveroso sdegno per gli ennesimi elefanti avvelenati con arance al cianuro in un parco nazionale dello Zimbabwe, una sessantina solo nell'ultimo mese, vorrei ricordare che in Malesia, dove decine di migliaia di ettari di foreste vengono abbattuti per far posto alla monocoltura della palma da olio, che insieme al legname rappresenta il principale bene d’esportazione del Paese, vengono avvelenati con veleno per topi decine di elefanti pigmei per impedire che si nutrano con i frutti delle palme.


ottobre 2015

PROSTITUTE


Ho letto sul penultimo numero di Internazionale un articolo sulla prostituzione delle donne anziane in Corea del Sud. Anziane e vedove, divorziate, abbandonate dai figli, o quello che è, e totalmente prive di assistenza da parte dello Stato, ripiegano sul mestiere più vecchio del mondo.
Il fatto è che a anche qui, a Torino, a Genova, per parlare di realtà che ho conosciuto direttamente, ci sono donne che a settanta, ottant'anni, battono il marciapiedi o, se possono, ricevono in casa.
Fino a qualche anno fa erano poche, erano quelle che o non erano riuscite ad accantonare qualche risparmio per la vecchiaia o, per assenza di legami, non erano riuscite ad allontanarsi dall'unica vita che conoscevano. Ora iniziano a essere parecchie. Troppe per non provare vergogna tutti quanti di appartenere a una società che concede sempre meno spazio alla dignità umana.

ottobre 2015


domenica 25 ottobre 2015

scudo della montanina: Capitan Solo, l'eroe delle Guerre Pollari

scudo della montanina: Capitan Solo, l'eroe delle Guerre Pollari:        Anch’io quand’ero pulcino amavo scorrazzare qua e là per il mezzo metro quadro a disposizione, dotato di tutti ...

OGNUNO CON IL PROPRIO DEVICE, TUTTI INSIEME APPASSIONATAMENTE


Stavo stirando a casa di una signora e non riesco a stirare senza guardare la televisione. In genere quando c’è un’interruzione pubblicitaria mollo il ferro prendo il telecomando e metto silenzioso. L’altro giorno avevo lasciato il telecomando distante e così ho ascoltato anche gli spot pubblicitari. Sono rimasta ipnotizzata, con il ferro a mezz’aria, la bocca semi aperta.
Tre, uno dietro l’altro. Iniziando da quello del McItaly con carne chianina, fibra Tim a seguire, e Multicentrum. Gli altri dopo erano superflui e li ho rimossi in tempo reale.
Riprese su fondo nero, musica solenne in crescendo, un hamburger che rotea come un pianeta nello spazio, non è da tutti farlo, non è da tutti offrirlo a milioni di italiani, non è da tutti ma noi lo abbiamo fatto; poi la fibra che città dopo città, stiamo collegando tutto il paese, per navigare velocissimi e tutti insieme contemporaneamente, il futuro è già qui, e la fibra è capace di connetterci ancora di più, e quindi Multicentrum, unico come te, perché le tue impronte sono uniche.
Ho ricordato le frasi dello spot sulla fibra Fastweb: dentro la nostra fibra scorrono i tuoi pensieri, i tuoi sogni, i tuoi progetti, tu sei le nostre ali… con gli aeroplani dietro a fare un cuore con le scie.
Quelle del McVeggie: abbiamo tolto l’hamburger dall’hamburger (!)…solo chi è in tutto il mondo può portarti il mondo… e anche quell’altra della Citterio, sponsor all’Expo 2015, l’origine fa la differenza.


Cristo santo, buon vecchio Orwell, come scrissi ormai vent’anni fa a Oreste Del Buono, eri un ottimista…

ottobre 2015

mercoledì 21 ottobre 2015

Egg 12 - Leonard Nimoy



a proposito di visionari

SULLA LUNA

Sulla luna? Ma io non voglio andare nemmeno in Europa, faceva dire Saul Bellow al suo Mr. Sammler. Tutti dovrebbero, invece, andare sulla luna. Una leva obbligatoria di breve durata. Il tempo di arrivare su, prendersene una vista, e tornare alla base. Con quale animo emozionato e un poco greve si poserebbe il piede sul suolo tellurico! Finalmente consci della grandiosità e della finitezza. Forse persino, finalmente, un po’ più saggi. 

aprile 2001


Tutti i diritti riservati
 

Il #mondo sia lodato


Mondo, ti devo lodare
per la tua stregonesca magia
intrecciata all'incoscienza
dell’uomo – millenni
di storia hanno accumulato
un enorme sapere senza
che l’anima sia progredita
di un passo
  
e se un sasso
sarà sempre un sasso,
noi siamo sempre gli stessi
eppure individualmente diversi;
creature umorali
disperse in galassie infinite,
superbi prometei che sovvertono
le proprie e le altrui
preziosissime vite –
  
esausti disillusi che vagano
queruli e annoiati, psicotici
accecati dal disordine mentale,
poveri diavoli smarriti,
impostori travestiti da bramini,
fanatici infuriati.


Ma persiste sepolto un bagliore
e a quello mi appello,
Mondo, e ti torno a lodare

Per il segreto che ancora
ti avvolge, per il pullulare
di polvere e polline
dentro un cono di luce
come onda in un campo.
È in quel tremolio,
in quella danza continua
che flette e che torce,
è nell'indeterminato vibrare
di forze in tensione,
è nel cacofonico coro
di un esteso presente
alieno a un’idea condivisa
di tempo e di spazio – è qui
che si addensa il reale,
potenza, energia, uno sciame
di grani che il caso
per accidente combina,
fuoriuscita dal seme celeste
di una gigantesca medusa
che si espande, dilata,
implode, s’incurva
perché la realtà
non è come ci appare

perché vista da fuori
un fuori lontano remoto
spaziale, risplende
e commuove la tua
bellezza globale.

“Earthrise, earthrise”,
mormorava rapito l’astronauta
orbitante nell'oscurità
dello spazio, affacciato
su un osso di calce lunare.
E vedeva la luce del mondo
-un blu universale -
E scattava la foto
che al fluttuante pianeta terrestre
avrebbe eretto
un cosmico altare.

Ringrazio quel desolato
balcone lunare e quella
impensata, siderea distanza:
troppi miracoli finiscono
persi quando ci avvitiamo
in inani manie, ridicole brame,
paranoie convulsioni pazzie.

Sospesi su ponteggi vacillanti
ci sosteniamo con le nostre
fissazioni. Pur di distogliere
lo sguardo dall'incombente
abisso, ci rifugiamo
in raggelanti automatismi,
in penosissime ossessioni.

Sappiamo di portarci appresso
un fardello di nequizie, ma
l’ignavia, le coazioni, le pigrizie
sono monete opache e note,
ben più rassicuranti delle luci
abbacinanti e sconosciute
di un mondo che non offre garanzie.


(VII canto – da “Il mondo sia lodato” di Franco Marcoaldi – 2015  Giulio Einaudi editore )


lunedì 19 ottobre 2015

#VACCINI


La proposta di rendere obbligatoria la vaccinazione per accedere a scuola e multare, si è parlato anche di radiare, i medici contrari a tale profilassi, ha scatenato un acceso dibattito. Tra sostenitori accaniti e denigratori che temono il super controllo delle multinazionali farmaceutiche, c’è come sempre una via di mezzo.  Il problema degli interessi economici è reale, serio, e deve acuire il nostro senso critico e la conseguente pretesa di trasparenza. Altrettanto grave è la vetustà di alcune sperimentazioni di sicurezza pre immissione sul mercato. Resta indiscutibile il fatto che come metodologia preventiva la vaccinazione, la scoperta della vaccinazione, è stata una delle più grandi conquiste in campo medico.
Personalmente sono a favore dei vaccini ma ritengo molto grave che non ci siano studi ufficiali indipendenti sui danni collaterali, per stabilire caso per caso se ci sono e quali sono. Non stiamo parlando di farmaci che si utilizzano in presenza di patologie (esiste la vaccinazione terapeutica ma non è di quella che si sta parlando), ma di sostanze che si somministrano a bambini sani.
Ci vorrebbero sia l’obbligatorietà di una visita clinica presso le ASL prima della pratica vaccinale per verificare lo stato di salute, anche pregresso, del bambino, sia quella della prescrizione medica vaccinale. Inoltre bisognerebbe imporre alle famiglie di appuntare su appositi registri gli effetti delle vaccinazioni sui bambini nei giorni successivi alle iniezioni, segnalandole alle autorità sanitarie competenti.
Quanto alla posizione dei singoli medici, essa va rispettata quale espressione di libertà personale anche se, nel caso specifico, l’eliminazione di una malattia si ha quando la copertura raggiunge il 100% di una popolazione. E qui la libertà personale va a scontrarsi con l’eventuale danno sociale che potrebbe procurare.
Una difficile scelta etica senza nemmeno il supporto di una certezza scientifica. So che non ne esistono di certezze scientifiche e che ciò che oggi sembra il meglio domani potrebbe rivelarsi, se non sbagliato, di molto migliorabile ma se almeno vedessimo una reale volontà di finanziare, anziché il marketing, studi approfonditi sulla relazione vaccino/patologia, relazione da molti denunciata come ingente e sottostimata, forse potremmo compiere una scelta con maggiore serenità.

Lettura consigliata: “Il meraviglioso innesto” ed. Laterza 1985


ottobre 2015

I SOLDI CHE CI DANNO GLI #IMMIGRATI


Giusto per chi considera solo il portafogli.
Negli ultimi anni il rapporto tra spese per gli immigrati regolarizzati e le entrate procurate all'Italia dagli stessi, è sempre stato in attivo a nostro favore. Nell'ordine dei miliardi di euro. Dati statistici governativi sull'immigrazione.
Poi ci sono tutti i resoconti a firma #Caritas Italiana, Fondazione Migrantes, ecc.
Per cui si tratta di imparare a gestire un fenomeno crescente e irreversibile con i maggiori benefici possibili per tutti. E i cittadini devono pretendere dai propri governi che ciò avvenga. Con intelligenza e lungimiranza. Umanamente, socialmente, economicamente.

E teniamo sempre a mente che tutti rimangono volentieri a casa propria se le condizioni lo permettono.



ottobre 2015

venerdì 16 ottobre 2015

GOVERNI, MERCATO, CITTADINI


Alla fine i governi delegano. Noi deleghiamo loro ed essi fanno altrettanto.
E a chi delegano?
Ai mercati e a noi.
Questa la ricetta per risolvere i problemi del pianeta. Geniale.
Da una parte qualcuno il cui fine è il profitto, per cui tutto il resto viene dopo, se viene, dall'altra una moltitudine di consumatori quasi del tutto rimbecilliti dalle pubblicità, dalle bugie delle aziende, da bisogni superflui indotti, dall'assenza di vera informazione, che però dovrebbe, non si sa grazie a quale misteriosa alchimia, aver intatta la capacità di discernere e decidere cosa mangiare, cosa usare, cosa sfruttare, cosa prendere e cosa lasciare a chi verrà dopo.
Siamo in una botte di ferro. Noi e le generazioni a venire. Però chiusi dentro ben bene e scaricati sui fondali come i peggio rifiuti tossici e in loro compagnia.


Luglio 2015

giovedì 15 ottobre 2015

Crazy (Gnarls Barkley cover) - SirJo Cocchi - Songbook Trio LIVE @ World...





un po' di buona musica...

#acqua su #Marte


Ne ho già scritto in passato in diverse occasioni, dell’uomo che offende l’intelligenza che si vanta di avere, ma questa notizia dell’acqua su Marte mi costringe a ripetere ovvietà.

Meraviglia! Acqua… su Marte c’è acqua.
Potrebbero esserci altre forme di vita…
Oh sì, meraviglia delle meraviglie… che emozione…

Perdonate, ma un linguaggio triviale s’impone.
Cosa cazzo ce ne frega dell’acqua su Marte?
I casi sono due:
o vogliamo fottere anche quella o siamo del tutto rincretiniti
Probabilmente le due cose insieme.

Quella che abbiamo qui sulla terra ci schifa? Sembra da come la trattiamo. E forse bisogna proprio farla pagare, e cara, molto cara, ma non quella che resta, quella di prima, quella che è stata immerdata in ogni modo, e deve pagare chi l’ha immerdata. Ma così tanto da poter risolvere i problemi idrici di tutto il pianeta.

Quella che resta, invece, trattarla con riguardo e riconoscenza, permettere a chiunque di accedervi, equamente, senza sprechi, senza volerne trarre profitto.
Centellinarla nel mentre che si cambia rotta e concederle il tempo di rinnovarsi e tornare, per quel che sarà possibile, viva e piena di vita, in un processo di resilienza che sarebbe la nostra unica possibilità di salvezza.
In alternativa, come ho visto in una bella vignetta, pomperemo quella da Marte.






5 ottobre 2015

mercoledì 14 ottobre 2015

BIO-PLASTICHE

Articolo interessante e semplice. 
Tralascia però di sottolineare come, diversamente dall'alternativa che qui si propone, l'industria tradizionale del biocompatibile, dagli imballaggi ai carburanti, implica coltivazioni intensive che danneggiano i territori parimenti delle altre.

http://camilladallabona.novagrant.ilsole24ore.com/2015/10/10/bio-plastiche-quando-lo-scarto-non-e-da-buttare/

sabato 10 ottobre 2015

ACQUA

Negli ultimi 60 anni la popolazione mondiale è quasi quadruplicata e il consumo del’acqua è aumentato di 6 volte, volevo scrivere ciò nonostante invece scrivo quindi, quindi un settimo della popolazione beve acqua contaminata e altri due settimi abbondanti soffrono a causa di penuria d’acqua o e mancato accesso. Semplicemente perché si è fatta la scelta di seguire il profitto. Infatti il consumo d’acqua è quasi totalmente da attribuirsi ai settori agroalimentare, industriale, e allevamento, i cui prodotti vanno a soddisfare la richiesta di beni e cibo da parte di una parte esigua della popolazione con un’impronta ecologica abnorme. A riprova, oltre a dati facilmente reperibili, dichiarazioni quali quelle del presidente della Nestlè, Peter Brabeck, che propone di mantenere un 1,5% di tale quantità* bene comune e di lasciare il restante 98,5% al mercato. Un uomo in grado di affermare con assoluto candore che l’uomo è ormai in grado di gestire gli equilibri naturali (!) e che, se pur ha riconosciuto il diritto di accesso all'acqua per tutti gli esser umani in occasione del Forum Nestlè sul valore condiviso (CSV Forum 2012 –Dehli, India), poi dichiara che l’idea che tutti gli esseri umani devono avere accesso all'acqua rappresenta una soluzione estrema, che l’acqua è un bene alimentare e come tale deve avere un valore commerciale per poter aver riconosciuto un valore reale da tutti e che solo il mercato se riesce a perpetrare la propria attività e incrementarla può partecipare attivamente alla risoluzione dei problemi del mondo. Vale la pena ascoltare tutta l’intervista: contiene riflessioni che rivelano limpidamente come certi individui vivano in una dimensione empirea (https://www.youtube.com/watch?v=jiyKYY6mrUQ).
Qui sulla terra ci si spara per l’acqua. La desertificazione avanza, la concentrazione salina delle acque e dei terreni aumenta progressivamente, le falde collassano, i livelli di inquinamento sono raccapriccianti, corsi d’acqua vengono deviati o bloccati, le persone o muoiono, o si ammalano o se ne devono andare.
E cosa si fa?
Si continua ad andare a passeggio.

Come mia abitudine, alcune notizie in ordine sparso:
Nel 1995 a Israele fu assegnato il controllo dell’80%  dell’acqua della Cisgiordania e ai palestinesi il 20%.
Nella Striscia di Gaza il 96% dell’acqua è inquinata (forse questo un po' di cose le spiega).
In California, lo sfruttamento delle falde (ultima ratio) provoca l’abbassamento del suolo anche di qualche metro al’anno: ponti, strade, canali di irrigazione subiscono gravi danni.
Rio Tetè a nordovest di San Paulo, da maggio ad agosto diminuendo l’apporto idrico le sostanze inquinanti prendono il sopravvento.


Spagna: centinaia di migliaia di ettari di terreno irrigati illegalmente tramite pozzi abusivi: a questo ritmo sud Spagna desertico entro 2050.
L’acqua virtuale che abbandona i Paesi sotto forma di merci viene sottratta in modo permanente (eventualmente in parte restituita in forma di altre merci). L’idiozia di far coltivare fragole in Spagna per la Germania o lattuga e melanzane in India per l’Europa. Che prima, parlando dell’India, gliele facciamo coltivare per noi, poi giriamo la testa dall'altra parte quando Monsanto & amici fanno soldi a vagonate con i pesticidi, infine blocchiamo le importazioni perché non vengono rispettati i nostri standard di sicurezza in agricoltura (2013)


*Di tutta l'acqua presente sulla terra, che è il 97.14% della quantità totale di acqua superficiale, solo il 2.59% è costituito da acqua dolce. Di questo 2.59% un'altra percentuale è intrappolata nelle calotte di ghiaccio e nei ghiacciai, circa il 2%. Il resto dell'acqua dolce è acqua freatica (0.592%), o acqua direttamente accessibile in laghi,
corsi d'acqua, fiumi, ecc. (0.014%)
agosto 2015



venerdì 9 ottobre 2015

IL FASCISMO NASCE


Il fascismo nasce quando in una società le divisioni sociali al suo interno sono tali da poter essere agevolmente spinte e motivate a unirsi contro una minaccia esterna per lo più presunta, quando non anche strumentalizzata. Ciò permette a coloro che vivono situazioni di forte disagio di provare consolazione e maturare aspettative di miglioramento, o non peggioramento, in funzione della presenza di un loro da contrastare, un nemico minaccioso che determina automaticamente un noi da difendere e in cui riconoscersi. Ciò permette di sentirsi parte di una comunità compatta, comunità che in assenza di una paura comune, però, ben lo vediamo, non sussiste.


2013

L’ORIGINE FA LA DIFFERENZA


L’altra sera ho visto una réclame della Citterio. Lo slogan era “L’origine fa la differenza”.  Mi sono appuntata la frase perché ne sono rimasta colpita.

Già, è proprio così. Dipende dove nasci, che documenti ti ritrovi tra le mani, e il destino è in gran parte segnato. Bisogna ripensarla ‘sta faccenda. Mica giusta. Come ho già scritto altrove: perché io devo avere più diritti di qualcun altro? Con tutti i problemi che possiamo avere, siamo sinceri, ce l’abbiamo ancora grassa.

CONVERSIONE PRODUTTIVA


Pensare che i ricchi, per quanto sempre più ricchi e ricchissimi, possano far fuori  (leggi consumare) tutto quanto è necessario produrre per tenere in piedi il sistema attuale di produzione (inteso diffusamente  ed erroneamente come sinonimo di crescita e progresso), è perlomeno da incompetenti.
Se proprio bisogna concedere che tale sistema sia il meglio che possiamo avere, propongo una ricetta a due ingredienti: riduzione delle disuguaglianze e conversione produttiva, intendendo per quest’ultima un cambiamento rivoluzionario e lungimirante dei beni da prodursi.



aprile 2015

SHELL E ALASKA.

Una buona notizia: la Shell, dopo alcuni mesi di esplorazioni, ha rinunciato alle perforazioni nel mare Artico, al largo dell’Alaska. Non tanto per le protratte e forti opposizioni ambientaliste, quanto perché affermano non ci siano sufficiente petrolio e gas per giustificare l’investimento, soprattutto a fronte del crollo del prezzo del petrolio. La quantità di petrolio in Alaska ammonterebbe a circa il 10% delle riserve statunitensi.


1 ottobre 2015

PROFUGHI 2

Nigeria, Niger,  Ciad, Yemen, Eritrea, Sudan, Etiopia, Burkina Faso, Messico, Afghanistan, Libia, Siria, Ucraina, Birmania, Bangladesh… in ordine sparso i primi Paesi che mi vengono in mente dove, per un motivo o per l’altro, se non si muore, si vive di merda.

Umanità a parte.
Cosa c’entrano i nostri Paesi, i nostri governi, le nostre democrazie, le nostre imprese con i flussi migratori? Questa è la domanda.
Rendetevi conto.
Sono  saltati l’equilibrio ambientale,  l’equilibrio socio politico mondiale.
I muri verranno scavalcati.
Grandi riforme istituzionali internazionali sono necessarie.

Non si può impedire a esseri viventi che, per qualsiasi motivo, temono per la propria vita di trasferirsi in cerca di salvezza.

Gli Stati di Polonia, Slovacchia, Repubblica ceca, Ungheria, uniti nel no.
Non costa fatica dire no. Il sì comporta impegno, partecipazione, sacrificio, comprensione.
L’esercito ungherese schierato alle frontiere (04/09)
La Danimarca sospende collegamenti stradali e ferroviari con la Germania (09/09)
La versione online di uno dei giornali più letti in Russia, Komsomlskaya Pravda, ospita un blog in cui si asserisce che i migranti africani sono volutamente importanti dall'omodittatura europea, perché, si sa, ai gay piacciono i neri!
 La “giungla” di Calais.
Mattarella ha detto che l’Europa può assorbire senza traumi il flusso di profughi e che è necessario risolvere i problemi nei paesi di provenienza visto che il fenomeno è solo destinato ad aumentare e considerarlo un fenomeno d’emergenza transitorio è da stolti.
A Ventimiglia hanno sradicato l’accampamento sulla scogliera.
Chilometri e chilometri di filo spinato e barriere.
Eccetera, eccetera, eccetera…

Certo, le migrazioni comportano contrasti culturali sgraditi e talvolta minacce come il fondamentalismo islamico ma è decisamente improbabile che coloro che fuggono la guerra e la barbarie siano rappresentanti di tale fondamentalismo, della Jihad globale. Certo, sarà difficile entrare nel nuovo millennio in così tanti con tutti i problemi che ci sono e che in gran parte non si vuole vengano risolti benché soluzioni esistano. Certo, non sarà facile ripensare la società globale per trasformarla in una società multietnica equa e rispettosa dei diritti di tutti ma questo è il compito, l’imperativo cui non ci si può sottrarre. Non farlo corrisponde a mettere la testa sotto la sabbia e la polvere sotto al tappeto. Da questo grande, prodigioso, evoluto Uomo ci si deve aspettare qualcosina in più, non credete?

Altrimenti alla domanda se questi altri, come li si chiama, sono meno umani di noi, dobbiamo metterci la faccia e rispondere di no.

Settembre 2015