martedì 30 agosto 2016

IL QUOTIDIANO AL BAR

Tra gli altri, alcuni buoni articoli su La Stampa di oggi 30 agosto.
Bello l’articolo di Gian Luigi Beccaria dedicato alla lingua italiana: “Dimentica l’antilingua e parla come mangi”. Viene segnalato anche il suo ultimo libro “L’italiano che resta. Le parole, le storie.” edizioni Einaudi.
Contenta di aver letto anche del documentario “Ombre dal fondo” di Domenico Quirico, buon giornalista di cui ho già consigliato il libro “Esodo”, insieme a Paola Piacenza, giornalista del Corriere della sera.
Interessante e da approfondire l’articolo sulle motivazioni della tacita coalizione tra Siria, Iraq e Turchia contro i curdi.

Infine, nella scelta di testi letterari rievocanti terremoti, scelgo quello in cui subito mi sono riconosciuta, di Lucio Anneo Seneca, e lo riporto nella foto che segue.





giovedì 25 agosto 2016

SUL MOLO

Uno braghette gialle, fisìco spesso
l'altro magro tatuato
entrambi cinquanta suonati
una donna inerte
di poco più giovane
una biondina
sotto i trenta
il figlio bambino del tipo tatuato

Man bassa di ricci. Almeno li mangiano. A decine, con ostentazione. Noi sì che siamo uomini veri che sanno sopravvivere nella natura.
Fanno man bassa anche del molo. Il tipo in braghette ha un tono che manco Mussolini.
Dice che nell'entroterra i paesi son tutti Cottolenghi. Si incociano tra loro, dice, basta vedere sull'elenco del telefono. Gli stessi cognomi. Han facce strette e brutte, dice.
Arriva sulla riva una famiglia con sedie pieghevoli e armamentario completo da ricreare un salotto.
Guarda che spastici, dice.
Arriva un'indiano che vende cocco. Non è simpatico e il cocco lo mette a due euro al pezzo.
Il tatuato, dammi quattro pezzi, dice. Sarebbero otto euro. L'indiano gliene chiede sei e aggiunge un secondo pezzo in omaggio per il bambino che si sta divorando il primo.
Il tatuato gli allunga tre euro e, in soldoni, gli intima di camminare. Al venditore non sta bene e chiede il dovuto. Gli viene risposto che deve ringraziare di prenderne tre. Allora l'indiano si riprende dal bambino il pezzo dato in omaggio.
Il tatuato gli urla ladro, lo minaccia, ti getto in mare, e gli va contro con fare aggressivo. Quello retrocede. Se lo spinge si fracassa sugli scogli.
Il molo è affollato. Nessuno interviene, tanto meno io. Per incredulità. Per stanchezza.
Me ne vergogno.
L'indiano se ne va. Una signora lo trattiene e gli dà due euro come mia nonna mi infilava complice qualche moneta in tasca per i dolciumi.
Bella figura di merda, esordisco.
Il tatuato si volta con l'espressione di chi ha trovato sostegno. Lo deludo. Non alludevo all'indiano.
Spero che almeno gli venga un solenne mal di pancia con tutti quei ricci.

Una mezz'ora dopo, una donna sui quaranta e un bambino sui sette, otto anni, arrivano in cima al molo. Sono tedeschi. Il figlio trova una bottiglia di plastica tra gli scogli e la getta in mare.
La madre lo riprende e gli intima di recuperarla, al punto da calarlo in mare. Il bambino frigna, allora lei lo tira fuori e con un legno, recuperato anch'esso tra gli scogli, riesce ad avvicinare la bottiglia e prenderla.
Si sa, i tedeschi sono avanti in queste cose, penso. Solo che la donna getta la bottiglia esattamente nel punto in cui il figlio l'aveva trovata.
Mi alzo con flemma ieratica, passo sui piedi alla donna, mi chino, allungo il braccio, raccolgo la bottiglia, la accartoccio, torno al mio posto e la infilo nella borsa. Senza una parola.
Ma come stai girata? Cosa ti dice il cervello? La capisci la gravità, le capisci le implicazioni di questo tuo apparentemente banale e insulso gesto del cazzo?

Considerato che non ho il potere di farli sparire, l'unica opzione che resta è che dobbiamo schiattare. Tutti. Con buona pace delle anime pure.

E no, non sono tollerante.


21.08.2016

ESSERI INUTILI E DANNOSI

Lo ribadisco.
Esseri inutili e dannosi. Superflui. Abbondano.
Stamane sul molo ho provato quel desiderio che da un po' mi monta di fronte all'idiozia quando questa si fa arroganza e prepotenza. Un desiderio di eliminazione selettiva,
Non mi vergogno a dirlo e non intendo sentirmi in colpa. La mia coscienza, e la mia anima eventualmente, ne risponderanno.
Anche la mia abnorme comprensione delle ragioni del prossimo ha un limite. Quando nel prossimo non ci sono ragioni. 
Chi sono per dirlo? Chi sono per giudicare? 
Basta con l'ipocrisia. Ognuno di noi giudica. In ogni piccolo gesto, in ogni minima scelta quotidiana.
Si associa il giudizio al disprezzo e alla superbia. No. Il giudizio è esercizio di responsabilità individuale. Avere il coraggio di prendere posizione in nome di quei valori di umanità che siamo sempre pronti a sbandierare. Senza esso non esiste crescita. Non esiste società. Essere sempre politicamente corretti non paga.
Mi faccio carico dei miei sbagli e delle mie colpe ma questo non mi impedisce, né mi esenta dal dovere, di vedere. 
Di fronte alla tracotanza arrogante e aggressiva, con tutte le attenuanti che si possono addurre, credo sia legittimo un no fermo. 
Esseri inutili, superflui, dannosi. Brutti. Brutta umanità.
Di troppo.


21.08.2016

DARKNET, DEEPWEB

Finalmente leggo il termine Darknet in un articolo in seconda pagina di un quotidiano. Nelle discussioni occasionali sugli attentati c'è sempre qualcuno che dice:« Ma com'è possibile nel giro di pochi giorni procurarsi un'arma per compiere una strage?»
Com'è possibile, chiedo io, che qualcuno ancora si ponga un simile quesito? Dieci click o poco più e ti vendono pure un bambino vero per giocarci, figuriamoci un'arma.
Anni addietro, ricordo, lungo Dora, e suppongo su altri mercati simili, non era difficile trovare pezzi di kalashnikov. Con lo scambio di occhiate giuste facile che ti fornivano quelli mancanti. Un po' di denaro, un po' di scaltrezza e metti l'arma nel tuo carrello.
Quando, molto tempo fa, feci una ricerca sulla pornografia online che si trasformò in buona parte in una ricerca sulla pedopornografia online, mi chiesi perché gli inquirenti non indagassero con metodo e costanza nel darknet (che, per intenderci, è la parte più profonda e oscura del deep web). Non ottenni risposte da un responsabile della Polizia Postale perché per rilasciare un'intervista serviva il nulla osta del ministero a Roma. Non essendo accreditata come giornalista rinunciai.
Mi dissi anche, e ne scrissi, che comunque era sufficiente il web superficiale, quello in cui quotidianamente navighiamo. Come me che, con estrema facilità e senza volerlo fare, ero arrivata con poche pressioni del mouse a situazioni orride, agli investigatori non sarebbe mancato di che lavorare alacremente. Potrebbero, e dovrebbero, andare a bussare a certe porte di abitazioni private. Forse si cercano i pesci grossi ma oggi è tutto in franchising. Piramidi ce n'è ancora ma più che altro in ambito finanziario, per il resto il male si propaga in modo orizzontale. Lo si vede con la mafia e il terrorismo di ultima generazione. 
Un nuovo delirio si propaga, quello di poter essere qualcuno chiunque si sia. Se poi nella depravazione, nell'istinto omicida, o in qualsiasi altra forma malata, è secondario. Molto meno impegnativo eccellere in negativo.


9 agosto 2016

martedì 23 agosto 2016

AYLAN E OMRAN

Le immagini. A che servono?
Prima era Aylan, ora è Omran. Ho impiegato un quarto d'ora a farmi venire in mente il nome del bambino riverso sulla battigia. Sul perché ciò sia possibile potrei ragionare a lungo. La sostanza è che, a intervalli più o meno regolari, il cervello deve mettere in atto delle difese. Archiviare.
Fare dei backup da andare a ripescare in caso di bisogno. Comprimere per far spazio a nuovi dati. Ma, alla fine, succedono sempre le stesse cose, e dovrebbero essere proprio i nomi a rimanere, solo che sono troppi. Cerimonia al milite ignoto. Quella storia lì. 

giovedì 11 agosto 2016

LA DIMENSIONE DELLE STELLE CADENTI

L’altra sera un caro amico mi ha detto: « Mi piacciono le stelle cadenti anche solo per il fatto che tanto minuscoli granelli di materia hanno una così grande influenza emotiva su noi esseri umani.»
Momenti in cui viene ripristinato il giusto ordine di grandezza.

FASTIDIO

Che fastidio.
Quando vado a fare le pulizie in giro, accendo la televisione.
E, appunto, in genere provo fastidio.

Corsa agli antifurto. Solo il 2,7 % dei ladri vengono presi. I furti non sono in diminuzione, anzi. Risultano meno denunce perché i cittadini non si fidano delle istituzioni e pensano da soli alla propria sicurezza. Guardie private, allarmi, grate, telecamere, sensori, barriere.
Tra i servizi appena precedenti, uno descriveva le nuove frontiere dell’Europa (mi viene in mente l’ultimo libro di Bruno Arpaia), l’altro paventava drammaticamente la prossima comparsa in Italia di innumerevoli "giungle di Calais", un terzo descriveva le nuove telecamere biometriche in dotazione ai girelli d’ingresso degli stadi.

Sta andando tutto molto velocemente. Impresa ardua non restare invischiati.

HO AVUTO PAURA


L’uomo è mio padre. Io sono io ma nata in una vita diversa.
C’è una grande stanza dove sto con altre donne di età diverse e parecchi bambini.  Percepisco qualcosa di sbagliato nella situazione anche se l’atmosfera in un primo momento pare tranquilla e il luogo accogliente. Un’ampia vetrata che raggiunge il soffitto dà su un giardino alberato. Mi avvicino, le porte finestre sono sigillate. Fa molto caldo. Guardo intorno. Non c’è traccia di cibo né acqua in giro. Oltre al lato con la vetrata ci sono tre pareti senza sbocchi a parte la porta d’ingresso.
Il rumore di una serratura, la porta si socchiude, una voce mi chiama, esco dalla stanza. Mio padre mi porge un catino in acciaio piuttosto profondo coperto da un telo ripiegato. Ne scosta un lembo e mi indica il contenuto: una lama da rasoio lunga una ventina di centimetri con l’impugnatura rivestita di cuoio. Mi dice sottovoce «Sai qual è il tuo compito.» e mi sospinge verso la porta per farmi rientrare nella stanza. Mi irrigidisco, i piedi incollati al pavimento, il corpo obliquo in avanti per la pressione della sua mano. Si para di fronte a me e afferra i miei occhi con i suoi  «Devi farlo. Se non lo fai molte persone moriranno e tra queste molte che ami. Vuoi questa colpa sulla coscienza? Non credo. Quindi va’ e uccidi tre donne e tre bambini e raccogli il loro sangue qui dentro.» scandisce scuotendo il catino che stringo al petto. L'assurdità del male. Non aspetta risposta o reazione e mi spinge all'interno della stanza richiudendo la porta alle mie spalle. Nemmeno per un secondo penso che, scoperte le mie intenzioni, tutte quelle persone potrebbero attaccarmi e avere la meglio. Penso però che ho una gran paura. Visto che sono io ma nata in una vita diversa, non ho idea di chi siano le persone che amo e che morirebbero se non ubbidissi, resta il fatto che in questa vita altra ci sono da qualche parte persone che amo e che devo proteggere. Ma non so chi siano, è come se fossi colpita da amnesia, forse la parte di me cosciente nel sogno accorre in mio aiuto, c’è solo vuoto nei ricordi, forse è tutta una messa in scena. Stanno bluffando, non hanno niente in mano. Non hanno nessuno in mano. Mi accorgo che mio padre è diventato plurale, è diventato un loro. Ecco forse posso rigirarmi e puntare la lama verso ciò che ci aspetta fuori dalla porta. Dobbiamo andarcene di qua. Se non io qualcun altro entrerà per uccidere. Non so perché, non capisco cosa succede. Solo un istinto di fuga verso la salvezza. I secondi scorrono rapidi e pregni, la mia immobilità attira l’attenzione. Ho paura perché so che devo prendere una decisione in fretta. Sento che qualcuno o qualcosa sta avendo la meglio su me, mi sta dominando, mi ha messo in una situazione che non appartiene alla vita che conosco, ed esito. Non sapere, non capire, non ricordare fa montare una frustrazione furibonda. Chi è il nemico? Impazzisco. Forse devo uccidere tre donne e tre bambini e raccoglierne il sangue? Forse questa azione è decisiva per un corso positivo degli eventi? Eventi che non conosco. Come posso decidere senza sapere? Mi prende il terrore perché so con certezza di non essere io la persona che pensa una cosa tanto assurda, riconosco il corpo, le mani, mi guardo riflessa in uno specchio. Sono io e ricordo che io non avrei avuto dubbi, appena visto il rasoio lo avrei impugnato con fermezza contro l’ordine assurdo, invece per alcuni interminabili secondi un’altra me ha preso in considerazione di poter uccidere innocenti per salvare altri innocenti. Cosa accade nel cervello quando si è soggiogati? Quando si perde ogni punto di riferimento. Quando ci vengono iniettati diffidenza, paura, senso di colpa. Quando ci viene sottratta la possibilità di sopravvivenza. Cosa accade? Di cosa siamo capaci quando le nostre pulsioni peggiori hanno il beneplacito da parte dell’ordine costituito, in qualunque forma esso si manifesti? Quando ormai abbiamo assimilato un linguaggio stuprato.
Mi accuccio appoggiando il catino a terra, le donne si avvicinano a cerchio, e ne rivelo il contenuto. Retrocedono di un passo, mi guardano incredule, poi si accucciano anche loro. E aspettiamo.

Mi sveglio e rimango con un dolore in corpo.

giovedì 4 agosto 2016

ALTRI LIBRI 2

Questa volta non si tratta della pila di turno di libri da spolverare ma dei pochi libri che sono riuscita a leggere negli ultimi mesi. Tutti buoni libri, sono stata fortunata.

Telmo Pievani e Valerio Calzolaio - Libertà di migrare
Davide Pinardi - Narrare. Dall'odissea al mondo Ikea
Roberto Negro - Sinfonia per un delitto
Domenico Quirico - Esodo
Pietro Carlini - Spiriti mali
Stefano Liberti - Land grabbing
Evgenij Zamjatin - Noi
Rivka Galchen - Innovazioni americane
Bruno Arpaia - Qualcosa, là fuori
Nicola Lagioia - La ferocia

mercoledì 3 agosto 2016

ATTACCO

A casa di mia madre.
Servizio del Tg5 del 2 agosto.
Attacco dei cinghiali. Difendersi dall'attacco dei cinghiali che oltre a invadere le nostre città determinano nelle campagne danni ingenti all'agricoltura, costringendo alla chiusura molte piccole aziende. Animali selvatici in sovrannumero che ci assediano. Non possiamo vivere blindati in casa.
La Coldiretti in piazza Duomo a Firenze, portando striscioni con scritto "riprendiamoci il territorio" porta una coppia di cinghiali invitando a immaginare un futuro in cui orde di ungulati scorrazzassero per le vie cittadine. Mi viene in mente quando nel 1926, un gran numero di antenati di questi malvisti quadrupedi furono portati allo Stadium di Torino per una spettacolare caccia in costume regionale. Aneddoti.
Mi trattengo dall'entrare nel merito della questione, anche perché, mentre inizio a scrivere, gioco con il telecomando della televisione e i pensieri mutano direzione. Pubblicità e altre notizie vengono sciorinate con estrema disinvoltura nella scelta dei termini: attacco dei mercati, attacco dei batteri, eliminazione degli odori, golpe sui rifiuti, assedio del caldo, confini del benessere, guerra delle tariffe, divisione degli spazi... 
Normalmente rifiuto l'estrapolazione di una frase o di una locuzione dal contesto in cui è inserita ma so anche che esistono diversi tipi e diversi livelli di linguaggio e relativa comunicazione e, non so perché, ormai da parecchio tempo a questa parte ho come sviluppato un sensore nuovo, non so in quale organo situato, forse negli orecchi, che fa sì che dal fiume di parole che sento, alcune mi giungano evidenziate e si uniscano in un ipertesto sul quale l'unico dubbio è in che misura sia dettato da mie convinzioni e in che misura sia ciò che il committente intende far narrare e di cui intende convincere.

2 agosto 2016

IL SALMO DI WISLAWA SZYMBORSKA


Spero di non contravvenire alle regole sui diritti d'autore riportando dalla mia copia Adelphi di tutte le poesie di Wislawa Szymborska una delle sue più note composizioni.

SALMO
Oh, come sono permeabili le frontiere umane!
quante nuvole vi scorrono sopra impunemente,
quanta sabbia del deserto passa da un paese all’altro,
quanti ciottoli di montagna rotolano su terre altrui
con provocanti saltelli!
Devo menzionare qui uno a uno gli uccelli che trasvolano
che si posano sulla sbarra abbassata?
Foss’anche un passero-la sua coda è già all’estero,
benché il becco sia ancora in patria. E per giunta, quanto si agita!
Tra gli innumerevoli insetti mi limiterò alla formica,
che tra la scarpa sinistra e la destra del doganiere
non si sente tenuta a rispondere alle domande “ Da dove? ” e “ Dove? ”
Oh , afferrare con un solo sguardo tutta questa confusione,
su tutti i continenti!
Non è forse il ligustro che dalla sponda opposta
contrabbanda attraverso il fiume la sua centomillesima foglia?
E chi se non la piovra, con le lunghe braccia sfrontate,
viola i sacri limiti delle acque territoriali?
Come si può parlare di un qualche ordine,
se non è nemmeno possibile scostare le stelle
e sapere per chi brilla ciascuna?
E poi questo riprovevole diffondersi della nebbia!
E la polvere che si posa su tutta la steppa,
come se non fosse affatto divisa a metà!
E il risuonare delle voci sulle servizievoli onde dell’aria:
quei pigolii seducenti e gorgoglii allusivi!
Solo ciò che è umano può essere davvero straniero.
Il resto è bosco misto, lavorio di talpa e vento.
Wislawa Szymborska