sabato 20 dicembre 2014

MERCATINO DI NATALE A IMPERIA PORTO MAURIZIO

Oggi è accaduto un fatto che meriterebbe approfondimento da parte delle autorità.
In programma il mercatino natalizio in via XX settembre a Imperia Porto Maurizio. Dal 19 al 24 dicembre, organizzato dal Comitato S. Maurizio. Antichità, artigianato, coltivatori diretti, prodotti regionali, una ventina di banchi più o meno, non li ho contati.
Alcuni partecipanti presenti solo oggi e domani, gli altri, invece, per tutta la durata della manifestazione. Ogni banco paga una quota al Comitato che si occupa dei permessi e del pagamento del suolo pubblico.
Questa mattina però sono arrivati i vigili e hanno iniziato a misurare su e giù per la via gli spazi occupati. Stasera, vedendo che alcuni stavano smontando, ne ho chiesto loro il perché. Mi hanno risposto che, per evitare una multa fino ai 5000 euro e una denuncia che avrebbe compromesso l’attività stessa, se ne dovevano andare. Mi hanno riferito che, pur avendo interpellato il Comando dei vigili, non erano riusciti a capire bene cosa fosse accaduto e mi hanno fornito versioni discordanti sulle motivazioni, tutte comunque gravi. La prima secondo cui sarebbe stato pagato il suolo pubblico sufficiente soltanto a 7 banchi, la seconda che fossero stati forniti soltanto alcuni nominativi, una terza che per alcuni il permesso sarebbe stato pagato solo per una giornata. La responsabile del Comitato sarebbe stata multata di 1700 euro, della qual cosa si sarebbe lamentata con i titolari di almeno un paio di banchi, attribuendo loro la responsabilità dell’accaduto. Sull'onda del malcontento di dover cambiare i piani all'ultimo momento senza la certezza di trovare un'altra piazza a pochi giorni da Natale, ipotesi su creste e incapacità ne sono state chiaramente fatte, e comunque sarebbe il caso di scoprire cosa veramente è accaduto. Per rispetto a queste persone che avevano programmato tempi e lavoro, che hanno affrontato spese di trasferta e soggiorno, che hanno portato una certa quantità di prodotti freschi e ora rischiano di doverli buttare. Per rispetto ai commercianti che traggono beneficio dalle occasioni in cui una via, altrimenti disertata, si anima. E, perché no, per rispetto alle regole, che non sono sempre tutte sbagliate.


19712/14

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sabato 29 novembre 2014

UN CAFFÉ SUL PORTO

Questa mattina in Calata Cuneo a Imperia, ho incontrato l'amico e scrittore Marino Magliani. Abbiamo preso un caffè insieme. Una decina di minuti soltanto, come stai, cosa stai facendo, reciprocamente, con cordialità. Si stava bene al tavolino sotto i portici a pochi metri dall'asta del pesce. Cielo grigio e temperatura mite. Sarei rimasta a lungo a guardare intorno, entrambi in silenzio, solo di tanto in tanto scambiare qualche impressione.

29 novembre 2014


lunedì 24 novembre 2014

EMISSIONI E CRESCITA

Secondo i sempre cauti giudizi dell’Ipcc (gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico), i livelli di emissione di CO₂ dovrebbero essere nel 2100 uguali a zero o, meglio ancora, inferiori ad esso. Ça va sans rien dire, bisognerà assorbire non solo evitare di produrre. E, sorpresa delle sorprese, il Fondo Monetario Internazionale, sostiene che la riduzione delle emissioni di anidride carbonica non avrebbe alcuna ripercussione sulla crescita economica!
Pare che salvare il pianeta sarebbe non solo gratis, ma darebbe grande impulso all’economia. E i sostenitori della TRI (Terza rivoluzione industriale) insegnano.
Forse alla buon’ora uno spiraglio si apre?
Non sono fantasie o derive demagogiche, se lo credete non avete il senso della realtà. L’assioma secondo cui in assenza di fonti, metodi e concetti definiti con precisione è possibile dire tutto e il contrario di tutto conferma la sterilità della maggior parte delle parole che vengono fatte. Ogni fronte ideologico si fa forza dell’approssimazione intellettuale di quelli avversi per limitarsi a contraddirli e tacciarli d’incompetenza. Nessuno che, con determinazione, costanza, e onestà intellettuale, metta mano e cervello alla risoluzione dei problemi, smascherando le false certezze e rimettendo tutto in discussione. E chi lo fa non ha potere.  Ma se continuiamo a ignorare le scrupolose analisi fatte da persone serie, competenti, e lungimiranti, potremo solo sostenere che limitare le emissioni fermerebbe la crescita. Un mero pregiudizio. Eppure, manichei a oltranza, passiamo dalla filosofia della crescita esponenziale e senza criterio a quella della crescita zero, ma, come molto spesso accade, la giusta via sta a metà. Eliminare produzioni superflue e obsolete è auspicabile, così come fermare lo sfruttamento incontrollato e criminale di popoli e terre, altrettanto vero però è che potremmo fermare la recessione globale, mantenere uno standard di vita elevato ed estenderlo a un numero sempre crescente di persone, senza bloccare o frenare la crescita, anzi incentivandola.
Non facciamoci fuorviare dal Pil crescente di BRICS – Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica, dove comunque i segni dell’illusorietà di certi parametri e le falle del sistema sono alla luce del sole, dove le condizioni della stragrande maggioranza della gente continuano a peggiorare alla faccia dei ragguardevoli tassi di crescita registrati -, né dalla teoria dura a morire del Trickle down o da quella della U dell’intellettualmente onesto Kuznets, perché alla fine della fiera, il tutto si traduce in produzione di denaro con denaro. Il demone da sconfiggere è l’avidità e, come dice l’amico Marco Paolini, vabbè accumula, accumula, ma a un certo punto metticelo un cazzo di tetto, un limite, se no sei malato.
Siamo detentori di conoscenze straordinarie e dobbiamo trovare il coraggio e la forza di rovesciarle nel mondo e pretendere che vengano utilizzate, per nostro beneficio e per rendere grazie a questo pianeta che stiamo distruggendo a una velocità sorprendente.


agosto 2014


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DOCCIA ILLIMITATA

Piazzata al sole nei pressi della Galeazza a Imperia, oggi ho trascorso due ore a fare la guardia a una doccia mal funzionante. Una volta premuta la manopola del rubinetto il flusso d’acqua non s’interrompe salvo il ritirarla indietro con decisione.
Agli sguardi di alcuni bagnanti rivolti, smarriti e interrogativi, verso l’alto alla prodiga pigna, ho reagito dando una voce: bisogna tirare indietro la manopola. Altre volte distratta dalla lettura, vedendo che l’acqua scorreva senza che alcuno ne beneficiasse e che le persone nei pressi non davano mostra di essersene accorte, mi sono alzata e sono andata a chiuderla.
A un certo punto sono arrivate tre ragazze sotto i vent’anni. Hanno premuto la manopola una volta e a turno, per almeno cinque minuti a testa, si sono fatte la doccia ridendo e scherzando. Dopodiché dietrofront e se ne sono andate.
Non sfiora le vostre belle faccine, mie care, il dubbio che se l’acqua continua a scendere ininterrotta per un quarto d’ora abbondante forse sia necessario chiuderla?


luglio 2014


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MOLESKINE 7

La perdita della memoria è funzionale alla sopravvivenza.
In fondo pochi anni dopo una catastrofe la vita bene o male procede.

Cosa sarà mai quel poco di altra materia esanime lì a terra?

MAGAZZINO

Metto tutto nelle scatole. In bauli. Di più non ce la faccio.
Tutta questa morte che avanza e circonda, che sia guerra, fuga, sfruttamento, cataclisma. E’ un gioco, tutto solo un gioco. Di interessi e di dominio, le cui regole complesse e mascherate e gli intrecci restano fuori dalla portata di chi deve mandare avanti baracca e burattini un giorno appresso all’altro.
Un gioco al massacro. Di popoli, di terre, di generazioni a venire. Uno sterminio pianificato.
Cronaca economico politica e sociale internazionale, non posso, non ho la forza di sostenerne oltre il peso. Leggo, approfondisco, ritaglio, stampo e metto nelle scatole. Per i posteri.
Che abbiano del materiale per crearsi nella testa un cazzo di filo rosso.

giugno 2014



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INAUGURAZIONE DI BORGO FOCE

Questa sera sono scesa a Borgo Foce per un aperitivo con mia madre: è il suo compleanno e ha poche occasioni di distrazione.
C’erano molte persone, avventori, autorità locali e regionali, e rappresentanti dell’Imperia bene. Non ricordavo dell’inaugurazione del borgo rimesso a nuovo e reso zona pedonale: vista l’occasione avrei scelto un altro posto, più tranquillo e intimo.
A parte considerazioni sul risultato dei lavori compiuti, che evoca l’omologazione mentale con cui le amministrazioni si approcciano ai cosiddetti lavori di “restyling”, piazzette alla fine tutte uguali con uguali materiali ovunque, e quindi inesorabilmente prive di un legame con l’anima, la memoria storica, e il carattere dei luoghi, una persona con il benché minimo amore per il giornalismo, quale io dichiaro di essere, non si sarebbe lasciata sfuggire l’occasione e avrebbe penetrato la folla. Avrebbe interloquito, si sarebbe confrontata e relazionata e, una volta a casa, avrebbe scritto un pezzo. Invece, dopo che mia madre se n’è andata, ho attraversato il borgo in silenzio, aliena, guardandomi intorno: capannelli di persone qua e là, il muretto occupato, calici pieni, pacche di confidenza e intesa, saluti, strette di mano, commenti. Ho proseguito e ho raggiunto la base del molo. Ho guardato a lungo le onde oltrepassare il frangiflutti. Poi sono tornata indietro restando comunque ai margini dell’assembramento. Mi sono seduta sul bordo di un’aiuola e sono rimasta incantata a osservare il percorso di un piccolo coleottero sul selciato.


8 luglio 2014


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RIFIUTI A IMPERIA

La situazione rifiuti a Imperia, dopo la breve illusione di una nuova gestione vagamente più lungimirante, oggi è disastrosa. Non solo attorno ai cassonetti ma dappertutto in città c’è sporcizia. Il commento ricorrente che si ode per le strade è: come a Napoli. E invece no! La realtà di Napoli appartiene a Napoli, questa è la nostra. E’ la realtà di Imperia. E’ il risultato di ciò che siamo stati in grado di fare, amministrazione e cittadini perennemente votati alla delega e alla critica sterile. Zozzi e menefreghisti. Che, visto che c’è merda ovunque, ne aggiungiamo, tanto è inutile fare le cose per bene.
E’ veramente vergognoso, sentenzia l’uomo in giacca e cravatta, scagliano con l’indice la cicca per strada.


estate 2014


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MOLESKINE 6

La politica dovrebbe essere un luogo di costruzione in cui pensiero e senso diventano azioni rivolte al bene comune, e non un luogo di costruzione di carriere.

Primavera 2014

SPIAGGIA PER CANI

Un barboncino gigante, un labrador nero, una lupa coyote, un bastardino aitante, un volpinoide di taglia media, un mezzo yorkshire e mezzo qualcos’altro. Non si erano mai visti e hanno creato una comunità in pochi minuti. Ogni nuovo arrivato viene avvicinato, annusato e inserito nel gruppo senza conflitti.
Hanno uno spazio dove essere liberi, sanno riconoscerlo come tale e lo condividono.


Giugno 2014



(tutti i diritti riservati)

domenica 23 novembre 2014

AMBIZIONI DA PREMIO NOBEL

Ho ambizioni da Premio Nobel. 
Come Saramago, lui però riluttante, vorrei pubblicare i miei post su carta, nella speranza che li leggano in tanti. 
Non perché ritenga di dire qualcosa di nuovo o illuminante. Si tratta della mera ripetizione di concetti e principi mille volte e meglio raccontati, condivisi, perorati. Ma aggiungere una voce, anche la più piccola, ha permesso a tali concetti e principi di percorrere i secoli e sopravvivere a essi. 
Per questo. Per aggiungere intanto la mia, di voce. 
Non per protagonismo. Con riluttanza ho esposto il mio nome. Ma per coerenza con ciò che sovente affermo, che ogni individuo deve mettersi in gioco, nome e cognome, in prima persona per ciò in cui crede, a prescindere da una guida, a prescindere da un leader. Non più delegare. 

Però questa storia del blog non la so gestire.  Sembrano inutili messaggi in bottiglia. E non voglio passare il mio tempo sulle piattaforme sociali. Preferisco passarlo per strada. Mi spiazza la faccenda del ritmo. Si leggono, in genere, solo le ultime cose. E tutto il resto? Forse, prima c’è qualcosa in più, forse prima c’è qualcosa di meglio. Forse una contraddizione, un ripensamento. Ecco, non si può perdere la visione d’insieme. Per questo vorrei raccogliere tutto in un libro. Perché il discorso sia completo e tutto sotto mano. Perché non ci siano equivoci. Perché non ci si debba anche mettere a cercar di decifrare. 
Perché emerga un filo rosso. 

Quando guardo la provenienza di chi visualizza i miei post, trovo, oltre a quelli europei, Paesi come Lituania, Singapore, Bosnia, Federazione Russa, Marocco, Algeria, Ucraina,… Scrivo solo in italiano, mi chiedo, ci finiranno per caso? Si tratta di italiani all’estero? Quanti dei 10 visitatori medi giornalieri leggeranno? 

E’ utile insomma quello che sto facendo?


2 giugno

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domenica 26 ottobre 2014

IL MONDO COME IO LO VEDO - A. Einstein

"A me basta il mistero dell'eternità della vita e la vaga idea della meravigliosa struttura della realtà, insieme allo sforzo individuale per comprendere un frammento, anche il più piccino, della ragione che si manifesta nella natura."


Albert Einstein


Ecco, queste sono le parole precise e perfette che non ho mai saputo trovare.



(letto nell'estate 2005)

venerdì 4 luglio 2014

L'IMPORTANTE E' NON ESAGERARE

Viviamo in un mondo in cui si cerca Yara viva, l’annunciatrice lo dice con fermezza e lo ribadisce seria per rassicurare. Non lasciamoci fuorviare dal luccicore cannibale nello sguardo. Sia ben chiaro, la stiamo ancora cercando viva. Viviamo in un mondo in cui Sua Santità dona a una mensa di poveri un tartufo da 100.000 euro ricevuto in regalo. Un mondo in cui è impossibile non commuoversi per la morte di Tarricone, un mondo in cui, per riderne, non dobbiamo sforzarci di immaginare i re nudi, si esibiscono volontariamente e senza averne incomodo. Viviamo in un mondo in cui se giocare è semplice, vincere lo è di più. Ma bisogna “giocare senza esagerare” perché “l’importante è non andare oltre”. Per un po’ ho provato a sbandierare la piena pagina della pubblicità di Lottomatica sotto al naso di mamme con prole appresso, pensionati e disperati che di buon’ora rimpinzano di euro macchinette infernali, ma non lo capiscono. Continuano imperterriti. Perché se vinci, rispondono, “vinci per la vita” e si è “tutti al decimo cielo” ( non era il settimo?). 
In fondo, con la mortadella “supernaturale” e “zero chimica”, con gli gnocchi di “vere patate”, con il “carrello facile” di Conad, con il Dash in “ecodosi”, Emulsio “salvambiente”, la carta igienica con la “morbistenza”e la Certosa “più facile da aprire e da gustare” grazie a un aggiuntiva vaschetta di plastica, come si può pensare che non si stiano prendendo cura di noi? Tutto più facile. Questo è l’imperativo. Come non seguirlo? Perché perdere tempo a chiedersi con cosa diavolo altro li dovrebbero fare gli gnocchi? 
Tutto più sicuro! Più facile! Più ecologico, più naturale, più sano. Biologico, controllato, testato. 
E profumato. Inalterata passione per gli ambienti deodorati: due anni senza tivù e ritrovare i pilastri della società intatti! Una gran soddisfazione. E con sempre “il mondo intorno a noi”. 
E poi mediashopping, mediaworld, mediafriends (che “quest’anno salviamo un bosco”), mediavivere, mediobanca. Tutto ciò che ordino mi arriva comodamente a casa, ho centinaia di amici e ho una banca, che banca! Comodità, socialità, partecipazione. E, ancora, punti, bollini, sconti, occasioni, selezioni, premi, dilazioni, promozioni, offerte irripetibili. Dove la macchia? Dove l’infamia? Io non li vedo. Ma tutto questo ben di Dio che non dia alla testa! Seguiamo il saggio consiglio: l’importante è non esagerare. 

dicembre 2010 

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mercoledì 25 giugno 2014

DIALOGO RUBATO

"Hai visto lo scandalo del Mose, che roba?Quando lo si diceva anni fa, si faceva la figura dei reazionari e ti davano del malfidato."
"Sì, sì, ma scusa un attimo, e quello dell'Expo2015? Com'è che non ne parlano già più sui giornali? Non gli basta l'inchiostro?"
"E' il vantaggio di quando scoppia una grossa merda: ricopre quelle di prima."
"Tutti ladri e disonesti. L'ergastolo gli devono dare a certa gente, politici, imprenditori, speculatori, mafiosi, tutta una razza."
"Quella gente lì, in galera? Ma no, fuori! Che galera e galera? Dobbiamo continuare a mantenerli anche lì? Liberi come l'aria, ma senza più niente di niente. Tutti i loro beni in un bel calderone cui attingere per risolvere problemi veri e che si trovino un lavoro quelli, se ci riescono, e si paghino un affitto"

giugno 2014

giovedì 22 maggio 2014

BUONA FORTUNA ANNISA

È stata lei a rivolgermi la parola mostrandomi il biglietto del treno. 
“Dove trovo il numero della carrozza disegnato sul treno?” 
Italiano impreciso, sorridendo, lo sguardo dritto negli occhi. 
Io sul muretto lei sulla panchina. 
“In genere è indicato in un riquadro bianco fissato al vetro delle porte.” rispondo. 
“Grazie mille.” 
Una breve pausa e poi: “Perché non ti siedi qui con me?” mi chiede. 
Già, perché no? E mi avvicino e mi siedo accanto a lei sulla panchina. 
Trascorriamo insieme una decina di minuti. Scambio di domande semplici e dirette. Ci raccontiamo un po’ le nostre vite. Lei è da un mese in Italia. Dall’Albania, prima a Treviso, poi a Milano e a Pavia, quindi qui a Imperia, in visita presso parenti sparsi qua e là per l’Italia e ora verso Bologna, da sua sorella, sperando di trovare un lavoro prima che il permesso di soggiorno turistico scada. 
Mi dice: “Sono brava in pittura. Molto brava. Mi piace se trovo lavoro con pittura ma è difficile. A Treviso ho fatto la baby sitter e va bene. Va bene tutto. Non ho paura di lavoro.” 
Quindi si gira ad aprire la cerniera del borsone e io, corrotta fin nel midollo, penso, ecco ora tira fuori un disegno da vendere. Invece mi mostra un foglio da disegno un po’ sgualcito con il ritratto di una ragazza, incorniciato da una specie di sipario stretto lungo i bordi del foglio. Ha colorato quello di un arancione vivace, le labbra di rosa e gli orecchini di giallo e azzurro. Il volto invece è un’unica linea semplice a matita nera, senza ombre o tratteggi. 
“Sei tu.” le dico e lei stupita guarda nel foglio come in uno specchio, poi si volta verso di me. 
“Un po’, è vero. – e aggiunge – Come ti chiami?” 
“Hai ragione: non ci siamo presentate. Barbara, e tu?” 
“Annisa.” 
Ha ventidue anni. Capelli castani e occhi scuri che scrutano e indagano, ma lo sguardo è limpido e aperto.
“Hai fede in deo?” mi chiede. 
Subito non capisco: “Cosa?” 
“Deo, diòs.” e indica con l’indice in su. 
“Fede si – rispondo – ma non propriamente in Dio.” 
“Io sì. Musulmana. Non vado però dove dite voi chiesa. Prego io sola. – fa una breve pausa e prosegue - Tu assomigli a una donna che ho molto cara e sei bella come lei.” 
Arriva il suo treno. Ci alziamo entrambe. Ci guardiamo e ci abbracciamo forte, scambiandoci baci sulle guance. 
“Io prego mio Dio per te Barbara. – mi saluta – Tu prega quello che credi per me.” 
“Lo farò Annisa, certo, lo faccio.” 
E sul punto di salire sul treno, si gira, sorride e dice: “ Siamo amiche. Si può diventare amici in un minuto e per sempre, anche se non vediamo noi mai più.”


19 maggio 2014 stazione di Imperia Porto Maurizio


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mercoledì 21 maggio 2014

TRENITALIA DESIGNER

Ma chi è il designer responsabile di questi sedili presenti in moltissimi treni?




C'è rimasto seduto per più di 5 minuti?
Con il collo obbligatoriamente piegato in avanti e la testa che pesa da dover stare in continua tensione.
E chi è che ha dato l'ok per la realizzazione e l'installazione e l'ha fatto pagare?

GRAZIE A GIUSEPPE CONTE

Voglio ringraziare Giuseppe Conte per aver scritto "Il male veniva dal mare".
Per essere amico di Paul Watson e di Charles Moore.
Per aver detto quello che c'è da dire utilizzando un'accattivante veste narrativa.

giovedì 15 maggio 2014

LA FORZA DEL PENSIERO

Usare le parole per dare corpo ai pensieri. Al pensiero. A quel flusso invisibile e continuo che ci determina. Ho scritto tempo fa del senso di inutilità che provo nell’affidare alla rete o altrimenti ciò che vedo, percepisco, e rielaboro in forma di frasi. Della frustrazione nel sapere che serve a poco o a nulla. Ma il punto è proprio qui: riuscire ad affrancarsi dall’idea che ci debba per forza essere un legame tra chi concepisce il pensiero e il pensiero stesso. Aspettarsi un riscontro che non arriva può portare al silenzio. Se questo fosse stato lo spirito di chi nella storia dell’uomo ha osservato, analizzato, cercato di capire, denunciato, trasmesso, il silenzio regnerebbe da tempo. Ma ai grandi pensatori, o semplicemente agli spiriti liberi non importa di essere ascoltati e compresi dai propri contemporanei, e non gli importa perché sanno una cosa fondamentale: il pensiero non è solo riportare quanto la mente vede e rielabora, non è solo una riproduzione di ciò che esiste ma ha una potenzialità che travalica la transitorietà delle epoche, l’indifferenza e il rifiuto. Il pensiero forte è ambizioso e guarda oltre se stesso. A ciò che uno vede, spera, sa, a ciò che coglie e comprende e gli pare non venga visto, sperato, colto, e compreso dai più, deve essere data la possibilità di propagarsi comunque e di essere riconosciuto se non ora poi. Perché il pensiero vive e pulsa e se noi moriamo, il pensiero sopravvive. Qualcuno un giorno, non sapremo mai né chi né quando, lo raccoglierà, lo comprenderà, lo farà proprio, e lo trasmetterà. È già accaduto e accadrà sicuramente ancora.


gennaio 2014

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venerdì 9 maggio 2014

LA DESTRA FRANCESE E LA CARNE DI MAIALE

Tra le tante proposte avanzate dagli undici sindaci francesi del Fronte nazionale di Marine Le Pen, c’è quella di uniformare le mense scolastiche a prescindere dalle esigenze religiose. In soldoni, carne di maiale per tutti, anche per musulmani ed ebrei.

Lasciando perdere considerazioni sul vegetarianesimo, per come vengono nutriti e mantenuti in “salute” i maiali, la loro carne non bisognerebbe darla manco ai cristiani. Insieme a una marea di altri alimenti che vengono propinati regolarmente nelle mense.

7 maggio 2104

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giovedì 8 maggio 2014

MULTE AL PARRASIO

A mezzogiorno sono saliti al Parrasio tre solerti vigili a multare le auto parcheggiate tutte in bella fila sul marciapiedi. Nonostante fosse circolata voce che in questo periodo, visti gli enormi disagi, non sarebbe accaduto. Tra lavori in corso, chiusura di due terzi del borgo, proprietari di seconde case e turisti, mercato, e divieti per questo e per quest’altro a macchia di leopardo e giorni alterni, non dico intelligenza ma un po’ di buon senso ci stava. 
Uno dei tre, a dichiarare ad alta voce il proprio disaccordo nei confronti della misura presa dai superiori, gli altri due non si è capito se erano sul chi tace acconsente e stavano a scrivere muti e a capo chino per imbarazzo o se dissentivano e si dissociavano dalla posizione del collega. Cittadini contrariati dalle finestre. Stupore e rabbia. 
Se verranno tutti i giorni, al giro metteranno insieme un bel bottino. 
Certo è che si è disarmati di fronte all’imbecillità. 
Ciò che penso, sui contemporanei mezzi di trasporto e perché, è noto. In una parola: obsoleti. 
Ma le auto per ora ci sono e da qualche parte bisogna pur consentire di metterle. 
È tutto quanto così ridicolo, quasi grottesco. La specie umana è condannata. Questi piccoli fatti sono lo specchio di ciò che siamo. Stupidi. 

 8 maggio 2014

lunedì 5 maggio 2014

ARMI CHIMICHE E SICUREZZA

Leggo, alcuni giorni fa, che le armi chimiche siriane da “smaltire”, dopo un lungo percorso, dovrebbero arrivare a Gioia Tauro, dove saranno caricate su una nave statunitense che le distruggerà in acque internazionali nel Mediterraneo. 

Garantiscono che avverrà tutto con un sofisticato ed efficace processo di idrolisi*, senza che sostanze pericolose finiscano in mare, i container passeranno di nave in nave senza essere depositate sulle banchine del porto, e il tutto sarà gestito nella più assoluta sicurezza. 
Sarà, ma è proprio questo ripetere e ribadire il concetto di sicurezza che, alla luce di esperienze passate, inquieta. Certo, in qualche modo bisogna pur fare e sempre meglio dei ricercatori nostrani che si sono fatti spedire virus influenzali pericolosi per posta, ma alla fine quello che sale è un quieto senso di rassegnazione e per chi non s'ammala di terrore tutte queste notizie si riducono a cronaca spicciola.

 *sulla nave americana Cape Ray sono stati installati due sistemi Field Deployable idrolisi System (FDHS) per lo smaltimento degli agenti chimici pericolosi messo a punto per l’occasione dai militari americani dello US Army Edgewood Chemical Biological Center in Maryland.

aprile 2014

venerdì 2 maggio 2014

MONDIALI DI CALCIO IN BRASILE

Non ho appuntato la data perché intendevo scrivere due righe in giornata ma non ho avuto modo di farlo. Sarà trascorsa una decina di giorni. Ricordo che si trattava del TG5 delle 13.00. 
L’annunciatrice dopo aver presentato con aria compita un servizio sugli scontri in Brasile per gli sfollamenti in vista dei Campionati mondiali di calcio, con estrema disinvoltura e un gran sorriso ammiccante è passata a introdurre un servizio sui dieci più bei calciatori di tutti i tempi. 
Questa è professionalità. 
 Che non traspaia un’opinione, un pensiero, un disappunto, se mai ci sono. 
Nessun coinvolgimento personale. 
E complimenti a chi stabilisce la scaletta dei servizi. 
Vorrei poter pensare che il contrasto così netto sia stato voluto per colpire l’attenzione e suscitare un dubbio, un’indignazione, ma so che non è così.

aprile 2014

Tutti i diritti riservati

giovedì 1 maggio 2014

VALPARAISO E L'ANIMA IN FIAMME

Da ragazza pensavo che un giorno avrei visitato il Cile, soprattutto la costa verso sud, verso l’Argentina.. Affascinata dai diari dei Cap Hornisti, come Giacomo Bove, e dalle rotte delle balene. Mi dicevo che sarebbe stato un viaggio dedicato al mare. Negli anni, poi, la storia di questa terra e della sua gente mi ha coinvolto e ho modificato l’idea iniziale. E quando lessi una descrizione di Valparaiso scritta da Luisa Sepulveda, sentii che volevo provare di persona le emozioni che la sola lettura era riuscita a evocare. Sarei andata a vedere Valparaiso dal basso verso l’alto e mi ci sarei arrampicata. E lì, forse, avrei trovato la strada giusta. 
Quando ho letto dell’incendio mi si è stretto il cuore. Un po’ come se si trattasse anche di casa mia. Mi succede sempre questa cosa, perché tutto la terra la sento come casa mia, ma Valparaiso rappresentava anche un’emozione e un’aspirazione dell’anima, e saperla in fiamme mi ha procurato un dolore fisico profondo. 

 15 aprile

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BERLUSCONI E LA VECCHIA GUARDIA

“Imprenditori della vecchia guardia, che se le cose si mettevano male si sparavano in testa e non rompevano le balle ai vecchietti”

Considerazione raccolta per strada

aprile 2014

SUPERMERCATI COOP

La sostenibilità dal punto di vista ecologico e sociale è parte integrante dell’attività commerciale di Coop e rappresenta una componente essenziale del successo nel tempo dell’azienda” 

Questa la dichiarazione d’intenti. 
E decine le iniziative in tal senso: dalla posizione prudente nei confronti delle coltivazioni ogm, al sostegno di campagne per l’acqua bene comune, dal tonno pescato a canna (Yellowfin fiorfiore coop), ai prodotti da commercio equo e solidale, dalle bat box (case per pipistrelli) alle uova marchio coop di galline non allevate in gabbia, dal premio ricevuto da Compassion World Farming nel 2012 per il sostegno a politiche migliorative del benessere degli animali da reddito nella loro filiera, alla tracciabilità dei prodotti. 

Già su ognuno di questi punti si potrebbe dibattere per anni, ma, ad esempio, se il fine è educare alla consapevolezza, al limite mi vendi solo il tonno pescato a canna e non anche tutti gli altri ben disposti a scaffale, e inizi a togliere le confezioni di minestre in plastica e cartone dal reparto del fresco. 
Quanto al premio di Compassion World Farming, l’han preso pure Amadori, McDonald’s, Unilever… e non credo sia necessario commentare. E in ogni caso, è proprio la parola compassione che non va. L’animalismo compassionevole. Certo, una dottrina cui va riconosciuto il merito di aver sottolineato l’esistenza di elementi comuni tra gli animali umani e i non umani, nello specifico la capacità di provare dolore, ma che non pone una base per il riconoscimento dei diritti degli animali non umani, anzi in qualche modo la ostacola, essendo appunto fondata sul principio antropocentrico della “compassione”. La simpatia o il sentir di dover essere pietosi rappresentano un’etica del dovere che è ben lungi da un’etica dei diritti.
Si sono scomodati parecchi a discutere della questione di questi diritti: da Cartesio a Voltaire, da Hume a Kant, da Schopenauer a Singer, per citarne alcuni.. 
L’umano compassionevole è colui che inorridisce per la crudeltà sugli animali da affezione, vuole che la sperimentazione sia fatta con l’anestesia e non più tagliando le corde vocali agli animali (prassi usata regolarmente fino all’altro ieri per non disturbare orecchie e coscienze con i versi di dolore degli animali da laboratorio), e che le uova che mangia siano di galline allevate a terra. Gli è sufficiente la scritta rassicurante sulla confezione del prodotto, il verde del praticello sul cartone che avvolge le uova, e lo sguardo ammirato di chi in coda alla cassa osserva il contenuto del suo carrello zeppo di confezioni certificate etiche, biologiche e non crudeli. Un giretto in un allevamento gli sarebbe utile, e senza andare sul pesante, anche solo di un capannone di ovaiole senza gabbie. “A terra” dovrebbe significare un’altra cosa. 
La compassione non basta e può essere controproducente.


Ma non voglio allontanarmi da ciò di cui volevo scrivere inizialmente. 
Leggo in una delle pagine web di Coop: 
 Coop lavora in modo mirato alla gestione di rifiuti secondo il principio: evitare – riciclare – smaltire. Nella categoria dell’evitare rientra, tra l’altro, la riduzione dei materiali da imballaggio… eccetera, eccetera, eccetera.

La mia domanda è molto semplice: Perché metà del reparto salumi e formaggi, cui normalmente si fa la coda con il proprio numerino, è stato adibito ad imballaggio? 
Mi spiego: nei tre centri Coop che ho visto è stata acquistata un macchinario che sforna porzioni da un etto o poco più di affettati e formaggi in vaschette di plastica. Una solerte commessa ci si dedica alacremente, rimpinzando il marchingegno con salami, mortadella, prosciutti, qualità varie di formaggi, e appunto vaschette di plastica, poi riempie a raffica un espositore con le decine e decine di confezioni che ne fuoriescono. Se al banco si chiede del prosciutto, la sua collega indica con lo sguardo verso il suddetto espositore, come a dire, guardi che lì son già pronti, perché viene a chiederlo a me? 

Ecco, la filosofia del già pronto. Del rapido e pratico. Delle quattro fette che pesano quanto la plastica che le contiene. Scusate, ma me ne frego se è riciclata. 

È questa l’etica? È questa la sensibilizzazione del consumatore? 
È questa la strada che intendiamo percorrere?

marzo 2014

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sabato 12 aprile 2014

SOCIALMENTE UTILE

Con molta cautela, e a piccole dosi, ho dato un’occhiata a cosa è successo nel mondo durante la mia assenza.
Troppo perché io possa pensare anche solo di esprimere uno stato d’animo.

Mi limito quindi a una sintetica considerazione su una notizia tutto sommato marginale: la condanna a un lavoro socialmente utile del nostro famigerato.
Già su questo ci sarebbero da scrivere pagine, ma motivatore di disabili? Cos'è? Una presa per il culo?
Sarà anche per un solo giorno alla settimana, ma se lo devono ciucciare proprio dei poveri cristi?
Ma per chi è la condanna?
Questo è il meglio che sappiamo fare?

domenica 6 aprile 2014

Moleskine 5 - ISOLATA

Quindici giorni senza televisione, giornali e internet. Potrebbe essere accaduto di tutto e io sono in quest’oasi di pace. È dunque questa l’unica via? Il futuro sarà un certo numero di oasi sparse in cui pochi fortunati potranno provare serenità o un medicamento generico che le assomigli?
E tutto il resto colare a picco?
Un bicchiere di vino sull’erba e tante profonde riflessioni?

Pare strano che un senso di pace si accompagni a una sconfinata tristezza ma è giusto così.
Che resti il dolore appena sotto la superficie, pronto a emergere e procurare angoscia.
Il peso del male va suddiviso in un modo o nell’altro.

1 aprile 2014

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venerdì 4 aprile 2014

QUELLO CHE VIENE DOPO

Più cerco di capire la società in cui sono immersa, più mi convinco di essere nel mezzo di una profonda trasformazione, di cui la maggior parte di noi non è consapevole. Ho sempre ritenuto che le cause di questa estraneità fossero la non attenzione, la superficialità o, peggio, il disinteresse,  ma la mia idea di trasformazioni sociali è sempre stata quella dedotta dai libri di storia, quelli classici di scuola, con un prima e un dopo definiti e netti. Ma tra il prima e il dopo c’è un lasso di tempo che raramente questi libri contemplano. Trovarsi lì, immersi nel flusso e riflusso confuso di idee che sottendono i grandi mutamenti, non è facile. Vedere con chiarezza richiede un grande sforzo intellettivo che non è comunque garanzia di comprensione. Badare al linguaggio, a come si trasforma, aiuta, perché fa intravvedere, e inquieta, perché arduo riconoscerne la reale portata. Le nuove parole, i nuovi abbinamenti di termini, penetrano nei nostri cervelli e ci cambiano in modo apparentemente indolore. Nei fatti vediamo che alcune faccende non vanno, e che altre vanno proprio male, ma non riusciamo a capire come ci siamo arrivati a un certo stato di cose. Il fermento è ovunque e non sappiamo dove ci porterà. 
Vorrei poter arrivare a vivere quel momento che viene dopo, in cui ci si può volgere indietro e vedere ciò che è stato. Guardare a tutta la fatica e i conflitti che hanno condotto a una nuova era come a qualcosa di superato.

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mercoledì 2 aprile 2014

DA PORTO MAURIZIO A ONEGLIA

Cammino da Porto Maurizio a Oneglia lungo la “superstrada”. Il primo tratto in realtà lo percorro di sotto, in prossimità del parcheggio del nuovo porto. 
Alcuni camper sono parcheggiati. Vedo una coppia di pensionati sull’uscio del proprio chiacchierare con una coppia di giovani. Una ragazza e un ragazzo dall’aspetto trasgressivo, tatuaggi e orecchini a profusione, e due cani killer che saltano giù dal loro camper parcheggiato accanto al primo. 
La donna anziana ora è china a coccolare i due quadrupedi e sorride. 
Sorrido anch’io. E penso che la soluzione di tutto è così a portata di mano. 
Sbuco all’imbocco del nuovo parco urbano ma, per questa volta, proseguo lungo il marciapiedi che fiancheggia la strada carrozzabile. Il bordo strada è zeppo di spazzatura. Ne raccolgo un po’ poi rinuncio. All’altezza dell’ex discoteca Nova, poco prima e poco dopo, la vegetazione inselvatichita, il tripudio di versi di uccelli che la animano, il rumore tra l’erba di lucertole e altri piccoli animali che hanno trovato un buon habitat, mi fanno pensare che la zona potrebbe diventare una piccola oasi faunistica. Altrove sarebbe già cosa fatta. Non che mi piaccia il concetto di oasi ma a ciò siamo ridotti. 
Più avanti il moderno edificio, peraltro non brutto, con vista sul depuratore, conferma il contraddittorio e insensato spirito urbanistico che ha sempre caratterizzato Imperia, già quando non aveva nome. Giunta al pianoro deserto della parte portorina delle ex Ferriere Voltri, penso come ogni volta che mi manca l’imponente scheletro narrante. 

 25 febbraio 2014

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BARCONI E SPECCHIETTI PER LE ALLODOLE

Si chiede a gran voce riparazione dei danni e torti subiti, ma prima ancora e soprattutto si chiede vendetta. È l’unico diritto che ci resta, tutti gli altri ci sono stati a poco a poco sottratti, a questo non rinunceremo. 

Ogni nostro atto, che ci piaccia o no, che lo vogliamo o no, implica un danno o una sofferenza altrui. Ma il nostro immaginario etico ormai è plasmato per prendere eventualmente in considerazione una responsabilità individuale solo quando riteniamo che un determinato atto sia la conseguenza di una precisa intenzione malevola. E noi non siamo cattivi quindi non abbiamo responsabilità.
E ci infastidiscono molto le soluzioni che impongano di prestare attenzione alle nostre mancanze, ai nostri difetti, alla nostra disattenzione. Che ci chiedano di mettere in discussione il nostro stile di vita.

Se manca il lavoro o se i servizi funzionano male, se lo stato non ha il denaro per far fronte alle necessità dei propri cittadini, è colpa dei barconi e di quelli che ci stanno sopra. Riconoscere che le motivazioni reali sono riconducibili ad altri ambiti, che il nemico sta in casa e siede alla nostra tavola comporterebbe un’onestà e uno sforzo che nessuno ha più voglia né forza di sostenere.

La diaspora sempre più accentuata e irreversibile della popolazione mondiale. L’interdipendenza planetaria. Ma chi ce lo fa fare di pensare in questi termini? Bisogna già correre così tanto per restare dove si è. Mettersi a ricercare le vere cause è roba da sofisti. L’importante è mantenere l’integrità di se stessi e dei propri beni. Tanto più se ci sono soluzioni preconfezionate e colpevoli sotto vuoto e senza data di scadenza. Ci hanno sobbarcato dell’onere di trovare da noi le soluzioni ai nostri problemi? Bisogna individuare e punire dei colpevoli? Perché andare a cercarli lontano? Questi addirittura ci arrivano in casa belli pronti ed etichettati.

E a chi ci dice che benessere, democrazia, libertà, e sicurezza o ci saranno per tutti o non ci saranno più e che non esiste più un dentro e un fuori e che siamo tutti insieme, rispondiamo all’unisono:
Andate a farvi fottere!

Per dirla con Platone, all’uomo piace essere imbrogliato. O, per usare una locuzione francese imparata di recente, se laisser embobiner.

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PROGETTI DI SVILUPPO

I progetti di sviluppo sono un pilastro del progresso umano. È nostro preciso dovere portare il progresso laddove non c’è. Non vi è alcuna retorica in questo. Ed è dovere di tutti sostenere investimenti e progetti volti alla promozione dello sviluppo e della crescita nei Paesi in difficoltà. 

Porteremo posti di lavoro e ci sarà un incremento dei profitti per le aziende che investiranno e che quindi pagheranno tasse che andranno a beneficio degli Stati che, automaticamente, miglioreranno i servizi per le popolazioni locali, la sanità, l’istruzione, le infrastrutture. 
Stiamo parlando di tecnologie non verdi ma verdissime. Gli impatti e i costi ambientali saranno minimizzati e, comunque, tenuti sotto controllo. 

Chi afferma che i posti di lavoro si rivelano sempre inferiori a quelli promessi, che i salari sono gestiti al ribasso e le condizioni di lavoro precarie e pericolose, chi dice che sono inesistenti o irrisori i trasferimenti a livello locale dei proventi ricavati dalle cessioni di sfruttamento delle risorse a favore degli investitori, chi denuncia che i territori verrebbero addirittura violentati e avvelenati, sfruttati all’osso per poi essere abbandonati, ecco per tutti costoro che blaterano senza sapere di cosa parlano, esistono solo poche definizioni.

Criminali! Sabotatori! Terroristi! 

 novembre 2011

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GIOVANNI AMADEO

Troppo presi dai nostri problemi. L’affitto, la salute, le relazioni sentimentali. Non solo questi e non necessariamente in quest’ordine. E ci si scopre ignari di qualcosa che è accaduto vicino a noi. Il giorno seguente non abbiamo letto la cronaca locale sul quotidiano e il giorno in questione ce ne stavamo tappati in casa e non abbiamo incontrato anima viva, qualcuno che potesse informarci. 
E così, due mesi dopo, m’imbatto a Diano Marina nel pittore Pier Giovanni Scremin che mi dice, Hai visto? È mancato il nostro comune amico. Ecco, con imperdonabile ritardo, scopro della morte di Giovanni Amadeo, titolare della Grafiche Amadeo di Imperia. Ne parliamo Scremin ed io e mi ritrovo a fare quella cosa che non ho mai sopportato: elogiare qualità e meriti di chi scompare. Eppure mi sono salite dalla pancia le parole per quest’uomo con cui ho avuto a che fare così poco, veramente poche decine di minuti in tutto, e che di fatto non conoscevo, ma in quel apparente nulla ho potuto riconoscerne presenza, gentilezza, disponibilità ed educazione. Un bel viso aperto e lo sguardo diretto. Mi dava l’idea di un uomo dai convenevoli misurati, dotato di senso pratico e capace di ascoltare. Giusto un mese fa ho pensato di chiamarlo per chiedergli un parere su un progetto editoriale. E, invece, no. Semplicemente no. 
Tutto qui. E pensavo fosse giusto scrivere anche solo poche righe in suo onore.

 23 marzo 2014

venerdì 7 marzo 2014

SHOPPING E PSICHE

Più osservo e ascolto le pubblicità, più presto attenzione a ciò che ci viene offerto in quanto consumatori, più mi convinco che la maggior parte dei prodotti sul mercato siano dei prodotti per combattere la paura. Una paura che poi viene parcellizzata, diversificata, trasformata. Dalle automobili ai cosmetici, tutto serve per far fronte a qualche minaccia, dal caro idrocarburi alla nostra pelle rinsecchita e sciupata. Da una parte ci propongono hamburger, dall'altra yogurt anti colesterolo. Come a dire che per ogni minaccia che incombe su di noi, c'è la soluzione, basta acquistarla. L'economia dei consumi oggi è essenzialmente dedita a produrre consumatori impauriti o, meglio, ad amplificare e consolidare timori più o meno giustificati, inducendo in noi non solo la speranza ma la convinzione vera e propria che qualsiasi temibile rischio sia al giusto prezzo eliminabile. L'idea che così come ci procuriamo il male, allo stesso modo possiamo farlo sparire. Per ogni danno procurato dalla nostra specie esiste antidoto o panacea. Quindi scrupolo, etica e lungimiranza possono essere tranquillamente soppiantati da un portafogli rigonfio. Sventurati i poveri che non possono né potranno difendersi. Fortunato il mercato che a farci convivere quotidianamente con una morte prossima e così subdola da poter sbucare da ogni dove, tiene alto il fatturato.

Non preoccupiamoci di non rendere l'aria mefitica: abbiamo mille soluzioni per deodorarla piacevolmente!


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martedì 4 marzo 2014

CEDO LE ARMI

È più una tentazione che una dichiarazione d’intenti, una domanda forse, a cui non metto il punto interrogativo perché vorrei, anche se non ne vado certo fiera, fosse una risposta, anzi la risposta a un bisogno fisiologico. 
Sono satura. Mi sono ridotta a sfogliare le pagine dei giornali e a scorrerne i titoli, senza più la determinazione a leggere, confrontare, capire. Perché qualsiasi luogo nel mondo uno possa nominare, a dire che ci sono conflitti in atto, che c’è ingiustizia sociale, che i diritti sono calpestati, che ci sono malesseri diffusi e crescenti, che ci sono soprusi, eccidi, sfruttamenti, devastazione, difficilmente si sbaglia. Luoghi e nomi si mescolano fino quasi a confondersi ed è una lotta impari quella dell’anima che vuole far fronte, che vuole sapere e conoscere, e tentare almeno di dar voce. L'amore e l'empatia servono a poco.
Cristo diceva che se si sfama anche un solo affamato o si veste un solo ignudo…bastasse veramente. Se ognuno lo facesse forse, ma non è così. 
Sì, la tentazione di ripiegarsi nella propria dimensione personale, che già fa acqua da tutte le parti, pare una salvezza, e questo la dice lunga. 
Un profondo senso di fallimento. L’idea infantile, nel senso che risale all’infanzia, che il rendere una cosa brutta di dominio pubblico ne avvierebbe la risoluzione, ridotta a ingenua illusione. Ridimensionare gli ideali con la coda tra le gambe. Un disincanto che morde la pancia. 
Ricordo che dicevo alla mia insegnante delle elementari: “Da grande denuncerò le ingiustizie – credevo che il diventate grandi mettesse automaticamente in condizione di poterlo fare – così le persone sapranno e faranno qualcosa per farle smettere!” Già, sapere uguale agire - o prendere posizione almeno - ... fa sorridere ora il pensiero di averci creduto con tanta fiducia.
E quanto tempo si spreca disperdendo energie su più fronti. È come se nel passaggio da ragazzi ad adulti, ingannati dalla convinzione di avere la possibilità e la libertà di fare qualcosa, si vivesse a tempo indeterminato in uno stato di inconsapevole confusione. Il fatto è che si viene semplicemente liberati in recinti più grandi, anche molto più grandi, e i confini sono solo più difficili da riconoscere, e quando ci si riesce, in genere è trascorso molto tempo, spesso troppo, e le energie e l’entusiasmo sono già agli sgoccioli.



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lunedì 3 marzo 2014

IN TRENO VERSO MONZA INSIEME A MIA NONNA

Ho accompagnato mia nonna novantunenne in treno fino a Monza a trovare sua sorella che non vedeva da quasi settant’anni, da quando stavano a Venaria Reale, vicino a Torino, e mia nonna lavorava alla Snia Viscosa. Siamo partite da Albenga verso Milano centrale e da lì abbiamo preso una coincidenza per Monza. 

“ Ma guarda quanti palazzi in Lombardia, che palazzoni che fanno qui.” 
“ Nonna, non è solo la Lombardia, è così dappertutto nelle periferie delle grandi città, anzi in tutte le periferie urbane ormai.” 
“ Ma guarda tutti quei palazzi senza balconi, come fanno senza balconi?” 
“ Ma no, nonna, ci sono palazzi senza balconi e palazzi che ce li hanno.” 
“ Ma guarda che piccoli che sono, non ci si può mica vivere e cosa vedono? Altri palazzi. Ma quanti appartamenti ci sono dentro? Ma sono troppi! Li vedo in televisione i palazzi ma vederli così dal vero fa impressione… e guarda che finestre piccole. Hanno poca luce, poverini. La luce è importante, se no si diventa tristi.” 
“ Sì, nonna, poca luce e poco spazio.” 
“ E poi sono tutti attaccati, non c’è più terra, non c’è più vista, allora aveva proprio ragione quello là…” 
“ Chi nonna? Calvino?” 
“ No, quello della canzone… Celentano. I soldi gli hanno dato alla testa agli uomini, ma sai cosa penso? Che non sono mica ricchi quelli che vivono lì dentro, quelli sono le api operaie. Quelli ricchi mica ci stanno in un posto così. Ma quanto cemento, quanto cemento… ma è tutto così in Italia?” 
“ Sì, nonna, purtroppo sì. Gli hanno anche dato un nome a questa cosa: si chiama consumo del territorio. Costruiscono anche dove non serve, costruiscono per costruire, perché a costruire qualcuno che guadagna c’è sempre, anche se poi le case restano vuote.” 
“ Ma perché non aggiustano quelle vecchie che sono molto più belle? Ma no, lo vedo che non lo fanno. Vicino a me c’era una bella casetta di due piani che aveva più di cento anni con un bel pezzo di giardino intorno, era da aggiustare e quando hanno iniziato i lavori ho pensato, che bravi, era ora, ma sai cosa hanno fatto? Hanno usato tutto la spazio e hanno tirato su un condominio di tre piani con otto bilocali che sono lì da vendere da più di tre anni. Che tristezza, fa proprio una brutta impressione vedere com’è cambiato tutto. Quando sono venuta l’ultima volta era tutto diverso” 
“ E quando sei venuta l’ultima volta da queste parti?” 
“ Nel ’47, in viaggio di nozze, a vedere Milano, abbiamo fatto una notte in albergo.”
“ Sono sessantasette anni fa… è normale che sia tutto diverso, che sia cambiato…”
“ Non sono mica stupida, lo so che in tanti anni così le cose cambiano, ma cambiare non vuol dire peggiorare, io ho fatto la fame e mi aspettavo che con il benessere ci sarebbe stato un miglioramento. Però io qui non vedo bellezza, non vedo grazia, non vedo intelligenza. Nei secoli passati tutte queste cose c’erano e infatti si vedono ancora. Era meglio se non lo facevo questo viaggio… Che delusione e che tristezza!” 


1 marzo 2014

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mercoledì 12 febbraio 2014

VARIE 2

Osservo le immagini, faccio caso alle parole che vi abbinano, le trascrivo, le ripeto ad alta voce, cerco di capirle. 

Renault Captur, capture life 
Prima di conservare i ricordi bisogna viverli 
(già, viverli in auto e poi conservarli su file) 

Mediaset: gente che lavora, il lavoro si crea con il lavoro 
Abbiamo liberato la comunicazione in nuovi prodotti 
E tutto senza chiederti nulla 
Solo per ricordartelo 

(Liberare la comunicazione in prodotti, liberare la comunicazione in prodotti, liberare la comunicazione in prodotti…) 

A volte poi sbircio qua e là su rendiconti finanziari, ben oltre la mia portata certo, ma un minimo di aritmetica qualcosa mi fa intuire 

Eni: diamo all’energia un’energia nuova 
(un grande investimento – 67 milioni di euro anno 2012 - per una grande campagna pubblicitaria; circa 4 miliardi di euro di dividendi – 2012 – agli azionisti Eni e a quelli di minoranza; utile netto solo del Gruppo Eni – sempre 2012 - circa 8 miliardi) 
La partnership strategica Eni-MIT, avviata nel 2008 e rinnovata nel 2013, di durata quadriennale, comporta un impegno finanziario complessivo di oltre 5 milioni di dollari all’anno (Mamma mia che cifra sconvolgente! Facendo il cambio e calcolando all'anno, circa un diciottesimo di quello che hanno investito in pubblicità), distribuiti tra diversi filoni di ricerca sull’energia solare, su tematiche di interesse del business oil&gas, sull’ambiente e sulla chimica verde.

interessante da leggere

istruttivo vedere nel bilancio che i costi ambientali sono messi sotto “altre attività”, e anche leggere l’elenco dei contenziosi 


Enel e i suoi guerrieri 
(L’appropriazione della strategia...) 

Enel: 85000 milioni di euro ricavi totali 2012 ( 85 miliardi in un anno). Tra 2014 e 2017, si stanzieranno, 6 miliardi di euro per le rinnovabili.
Manco il 2 % dei ricavi 

Mi fermo. È tardi. Ed è senza fine il discorso. Diciamo che sono appunti/suggerimenti.

settembre 2013
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martedì 11 febbraio 2014

FISCO E EUROPA

Una famiglia tedesca di mia conoscenza è in causa da un bel pezzo con il fisco italiano. Vivono in Italia da una trentina d’anni. Hanno sempre lavorato per i servizi sociali tedeschi e hanno percepito le proprie retribuzioni dalla Germania. Hanno sempre pagato le tasse dovute, di reddito, sanitarie e quant’altro al loro Paese. L’attività però è stata svolta all’interno della propria abitazione in Italia. Hanno pagato il dovuto allo Stato italiano per quanto concerne casa, utenze e servizi. Per le prestazioni sanitarie di cui hanno usufruito qui, hanno sempre pagato ricevendo poi un parziale rimborso dalla sanità tedesca. Un bel giorno il fisco italiano gli ha fatto pervenire una cartella di parecchie decine di migliaia di euro per le tasse sul reddito e i contributi dovuti relativi alla loro attività, perché svolta su territorio italiano. Certo, i figli sono andati a scuola in Italia e quindi hanno usufruito di un servizio ma per il resto nulla. I genitori ricevono la pensione tedesca e non godono di alcunché da parte dello Stato italiano. 
Fermo restando che non conosco le leggi e quindi non so immaginare a chi la Cassazione darà ragione, ritengo che non si possa parlare di colpa o di frode e che tutta la faccenda sia assurda. 
Un cittadino le tasse deve pagarle allo Stato per cui lavora e che lo retribuisce o a quello in cui vive? 
Basta che si chiariscano le idee tra loro, si mettano d’accordo e ci facciano sapere. Siamo o no in Europa? Non fanno che ripeterlo e sottolinearne l’importanza. Oltre alle parole che ci si metta un po' di intelligenza e onesta volontà di far funzionare le cose.
Che ci pensino dunque le amministrazioni degli Stati a mettere in piedi un sistema fiscale equo, congruo e soprattutto interconnesso. E' fondamentale, altrimenti è la solita aria fritta.
Che le tasse girino e girino e vadano dove devono andare, ma certo è che non le si possono pagare due volte.

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lunedì 10 febbraio 2014

DIGITAL DRIVING

Le case automobilistiche più autorevoli, in seguito anche le altre, stanno per dotare i propri autoveicoli di un sistema informatico che permetterà ai proprietari di poter sapere dove sono parcheggi disponibili, prenotarli e anche pagarli in anticipo per accaparrarseli. Sta nascendo un’economia del parcheggio, purtroppo non in senso semantico ma in senso commerciale. Infatti, nel momento in cui si mette a disposizione una simile tecnologia, bisogna garantire anche la disponibilità del bene che tale tecnologia può procacciare, per cui vista l’esiguità dei posti auto rispetto al numero delle vetture in circolazione, l’unico parametro per poter ottenere tale risultato sarà la discriminante pecuniaria. 
Le tariffe quindi varieranno in funzione della domanda: quanto maggiore sarà la richiesta, tanto maggiore sarà la tariffa. E quindi saranno di meno le persone che potranno permettersi di parcheggiare, soprattutto in certe zone e in certi orari.
Già, quanto maggiore sarà la richiesta, tanto maggiore sarà la tariffa: questo è il principio che oramai si dà per scontato in relazione ai beni che dovrebbero essere comuni: lo spazio, la terra, l’acqua, le materie prime, la salubrità dell’ambiente.

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AVORIO E MALE MINORE

Ho letto che viene massacrato un centinaio di elefanti ogni giorno e a questo ritmo si rischia l’estinzione dell’elefante africano in neanche vent’anni. Non è quella gran novità. Il punto è che ci si sta battendo per l’applicazione di una moratoria il cui punto di forza, oltre a un’intensificazione dei controlli, sarebbe la distruzione volontaria di tutte le riserve nazionali di avorio per mandare un chiaro messaggio: il traffico di avorio è inaccettabile. Dovrebbe servire a far ridurre la domanda e di conseguenza il commercio e i traffici illeciti. A me sembra che così l’avorio acquisterà ancora più valore quindi farà più gola, per cui chi ha i soldi riuscirà comunque a procurarsene e sarà maggiormente spregiudicato nel farlo. Non passerà il messaggio dell’inaccettabilità; diciamo che si sceglie il male minore. Visto che diminuiranno coloro che potranno permettersi di acquistare avorio si ammazzeranno meno elefanti. 
E che fare? Accontentiamoci.

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domenica 9 febbraio 2014

1&1

Ora i nostri dati saranno maggiormente protetti. Non nel senso che sarà tutelata la nostra privacy ma nel senso che i nostri file godranno di un backup, a quanto promettono, inattaccabile. È in arrivo infatti la tecnologia 1&1, (che è il nome di una tra le prime aziende al mondo nel web hosting) ovvero il raddoppio dei data center che conservano i nostri preziosi dati e informazioni, dalle mail, alle foto, a tutto ciò che amiamo e che non possiamo assolutamente smarrire, pena la perdita di noi stessi. Tutti i dati e i processi saranno ‘specchiati’ ed elaborati in modo sincrono da due diversi data center e i siti web saranno fail-safe come mai prima d’ora e a costi, è stato sottolineato ancora una volta, veramente contenuti. Già perché per noi alla fine i costi corrispondono alle banconote che tiriamo fuori dal borsellino
Alla faccia della sostenibilità ambientale della faccenda.
(vedi post La nuvola)

Maggio 2013 

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DUBBI GREEN

- Ho acquistato due confezioni perfettamente identiche di biscotti. L’involucro è di quelli metallizzati all’interno. Cerco le indicazioni per il riciclaggio. Trovo su entrambi i sacchetti un piccolo riquadro. Su una confezione c’è scritto: Aiuta l’ambiente con la raccolta differenziata: getta l’incarto nel secco indifferenziato. Sull’altra c’è scritto: Aiuta l’ambiente con la raccolta differenziata: getta l’incarto nella plastica riciclabile. Quindi?

 - Quando voglio smaltire l’olio con cui ho cucinato, prendo colino e imbuto e verso in un recipiente di plastica. Poi devo lavare colino e imbuto, oltre alla padella che ho usato, utilizzando, per quanto in misura ridotta, detersivo e acqua calda. Una volta pieno il contenitore da 5 litri, mi reco in scooter fino a un centro di raccolta di oli esausti. Auspicando un onesto riciclaggio, vorrei sapere in che percentuale, calcolando tutti i costi ambientali dell’operazione, il versarlo nel gabinetto come fanno molti, in alternativa al lavello della cucina, è meno dannoso.


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BE GREEN 2

Domopak Spazzy: 25% di plastica riciclata! Resistente ed ecologico 
Anche un paio di marche di acqua minerale ora fanno le bottiglie in parte ecosostenibili. 
Perché solo in parte? Perché il 25%? 

8 rotoli di carta igienica bio al costo di euro 5,98. 
5 euro e 98???? 8 rotoli di carta igienica? 

Mais ogm e pesticidi nella soia spacciati per bio: sequestri in cinque regioni. Nei supermercati e nei discount il biologico a base di soia e mais a prezzi popolari appunto spopola. Certo che sarebbe possibile avere prodotti validi e sani a prezzi competitivi ma non sul nostro pianeta, visto come gestiamo agricoltura e commercio.

E perché negli stessi supermercati che cavalcano l’onda del bio e della salvaguardia del pianeta, ci sono addetti che confezionano a ritmo serrato, con infernali macchine sputa plastica, porzioni monodose di formaggi e affettati, riempiendone banconi interi, anziché servirli al taglio? Ah, già, velocità e praticità! 

Una domanda sorge spontanea, e il tono più che di domanda è di amara constatazione: ci stanno solennemente prendendo per il didietro? 


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sabato 4 gennaio 2014

CHI SIAMO?

Apparteniamo a una società, anzi, siamo una civiltà che ritiene più conveniente spendere per rimediare ai danni che produce, anziché (certo costerebbe maggior fatica!) concepire un nuovo modo di vivere e gestire il proprio habitat.

Mi consola sapere che la vita, anche se non la nostra vita, può prosperare in qualsiasi ambiente.

Ma il cambiamento è un'opzione sempre praticabile. Ancora praticabile.

Luglio 2009


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RIVOLUZIONE 4

Durante la rivoluzione del 9 dicembre 2013, a Imperia, è stato bloccato un carro funebre. Un gruppo di manifestanti irriducibili ha leso i diritti di qualcuno e ha quindi contaminato irrimediabilmente il senso della rivoluzione. Se tale in qualche modo la vogliamo considerare.
A distanza di giorni ho scoperto che il corpo nella cassa dentro al carro apparteneva a quell'individuo la cui figlia maggiore si è impiccata ad agosto.
Il primo è stato un moto di soddisfazione. Il secondo di frustrazione e vuoto. Perché, per quanto abbia voluto vederci un segno di giustizia divina, di giustizia non si è trattato e l'unica persona che ne ha patito è stata la figlia minore, sola ad accompagnare i resti di un padre immondo.
Rimando al post "Pena di morte" del 2 ottobre.

19 dicembre

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LIBERTA'

Per quanto possa apparire un paradosso, il concetto di libertà svincolato da quello di responsabilità non esiste. Il termine corretto per definire il tale condizione è impunità.

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giovedì 2 gennaio 2014

TWITTER

I post che scrivo girano in automatico su twitter. Non sono tweet, anzi sono esattamente il contrario. Un uso improprio forse ma ho la formazione da tema di scuola, e la battuta pronta, l’intervento immediato e conciso, oltreché chiaramente opportuno, il commento sagace, o il rimando tempestivo alle parole di qualcun altro non sono mai stati il mio forte. Anche perché non passo le mie giornate a leggere tutto quello che si scrive, piuttosto a sbarcare il lunario. Certo ho un’idea aggiornata di cosa accade nel mondo ma non mi viene proprio da buttar lì poche righe e farle entrare nel flusso. 

A volte penso che se ai tempi del liceo ci fossero stati il pc e anche internet, la mia compagna di liceo Gallesio ed io avremmo fatto faville, e, forse, non sarei stata costretta a interrompere gli studi a vent’anni. Ma questo è un pensiero a parte. 

Poi mi domando, sbirciando sui vari account di twitter e notando l’alto numero di following che certe persone hanno, ma veramente c’è chi segue tutto sul serio? Chi, pur scremando, d’accordo, legge per lo meno la gran parte di ciò che viene twittato dalle persone seguite? Io proprio non ce la faccio. Ho l’impressione che sia un po’ come la raccolta delle figurine, che si tiri ad averne il maggior numero e di giocatori buoni, di quelli che in cambio te ne danno un mazzetto. Me l’han detto in parecchi, se vuoi che ti leggano devi avere il maggior numero di follower possibile e nel mucchio qualcuno ti leggerà, e per averne un tot devi seguirne almeno dieci volte tanto. Certo ritwittare e conversare danno prestigio e visibilità, quanto la validità dei contenuti, e non basta avere i grossi numeri, ma non riesco a togliermi dalla testa che si tratti più che altro di voler stare in mostra. Di gratificare quella parte in noi che vuole sentirsi partecipe senza troppa fatica. 

Lascerò che sulla mia pagina twitter continuino a finire i post del blog, su cui scrivo con i tempi che mi appartengono, consapevole che difficilmente saranno letti, ma sento insinuarsi sempre più forte l’intenzione di abbandonare l’esperienza intrapresa da poco meno di un anno per tornare, nel poco tempo che ho da dedicare all’intelletto, alla narrativa. Mettere mano alle troppe cose lasciate nel cassetto. Il libro stampato continua ad essere nel mio immaginario più rassicurante ed efficace.

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mercoledì 1 gennaio 2014

LA PIU' GRANDE TRAGEDIA DELL'UMANITA'

Il promo televisivo è efficace e convincente. In seconda serata un documentario a tutto tondo sul secondo conflitto mondiale, la più grande tragedia dell’umanità. In parecchie migliaia questa sera seguiremo l’approfondita trattazione dell’argomento, supportata da filmati e documenti. E, per l’ennesima volta, inorridiremo. Di fronte all’incoscienza dell’uomo e di fronte alla sua abiezione. 
Non si perde occasione per ripetere con indignazione l’atto d’accusa, per puntare l’indice e dichiarare, Non si può perdonare. Anniversari di eccidi, giorni della memoria, celebrazione delle vittime, ricerca dei colpevoli ancora impuniti. Documentari, film, sceneggiati, fiction, articoli, servizi radiofonici. 
La più grande tragedia dell’umanità. Di questo si è trattato. Mai più ci dovremo trovare ad affrontare una simile nefandezza. Una tale capillare assimilazione dell’orrore. Un saper così biecamente chiudere gli occhi, tappare le orecchie e il naso. E stare muti. Eppure. Questo ribadire perentorio che allora si è toccato il fondo, che allora è stato il peggio, che da quello che è stato abbiamo appreso e ora siamo migliori, l’eccessivo ripeterlo, lo sbattere in video quelle carni macilente e risucchiate, quei cumuli di corpi, a me arriva come monito subdolo. Plagiar le menti, che si convincano gli animi che quanto è accaduto, peggio non sia possibile. Che tutto l’orrore che ci accompagna, le centinaia di migliaia di morti nel mondo, i conflitti, i soprusi, gli eccidi, gli stupri di massa, le torture, le pulizie etniche, tutto quanto è nostro pane quotidiano, sia, al confronto, minore, trascurabile, passabile. 
Non è memoria ma ode all’oblio. 

novembre 2006 



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