domenica 31 gennaio 2016

Libertà di stampa


Il link rimanda a una lettera aperta di Can Dündar nella quale il giornalista turco denuncia la censura e le intimidazioni contro chi fa informazione non allineata al potere, ad opera del presidente turco Recep Tayyip Erdogan

http://www.articolo21.org/2016/01/can-dundar-lettere-dal-carcere-il-giornalista-turco-scrive-dalla-prigione-di-silivri/


cui fa seguito la lettera inviata a Matteo Renzi

Turchia: lettera dal carcere "Non svendete la libertà in nome della lotta all'Isis"

di Can Dündar - direttore del quotidiano Cumhuriyet, detenuto nella prigione di Silivri - 
Rispettabile Presidente del Consiglio Matteo Renzi, Le scrissi una lettera quando venni incarcerato a fine novembre per un articolo che avevo pubblicato come direttore del quotidiano Cumhuriyet. In quei giorni era in programma un suo incontro con il primo ministro turco sulla situazione dei rifugiati siriani. Era in corso la trattativa perché la Turchia non inviasse i rifugiati in Europa e li ospitasse sul suo territorio in cambio di un aiuto di tre miliardi di euro. Nella mia lettera la pregavo di non dimenticare i valori fondativi dell'Europa in nome dell'accordo.
Quei valori, che anche noi da anni difendiamo con determinazione, erano libertà, diritti umani e democrazia. Ideali da lungo tempo calpestati dal regime del Presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Ci auguravamo che l'avvicinamento tra l'Unione Europea e la Turchia legato alla crisi dei migranti facesse da freno a questo comportamento, ci auguravamo che avrebbe avvicinato la Turchia alla democrazia.
Lo scorso novembre, ai giornalisti presenti a Bruxelles al vertice Ue-Turchia, lei disse: "Come gli altri miei colleghi, anche io ho con me la lettera di due giornalisti turchi arrestati". E sottolineò: "Nel dialogo con la Turchia, per l'Italia hanno grande importanza i diritti umani, la democrazia e il primato della legge". Può immaginare quanto paradossale suoni questa dichiarazione dalla cella dove siamo stati gettati.
Se i cittadini turchi sostengono il processo di avvicinamento alla Ue è perché considerano i valori europei un'àncora per una Repubblica laica, democratica e moderna le cui fondamenta vennero gettate da Mustafa Kemal Atatürk. Siamo consapevoli che questi ideali sono così preziosi da non poter essere sacrificati in nome di un negoziato. Se oggi siamo tenuti in isolamento da oltre 40 giorni in Turchia, considerata dai media internazionali "la più grande prigione al mondo per i giornalisti", è perché, con quella consapevolezza, ci siamo schierati contro la deriva del Paese verso un regime autoritario. Siamo in carcere perché abbiamo provato che tir dell'intelligence turca portavano armi ai gruppi jihadisti in Siria.
All'origine della crisi dei rifugiati c'è anche la guerra civile in Siria alimentata pure con l'appoggio dell'Occidente. Ora seguiamo con interesse il tentativo di placare l'incendio da parte di coloro che si sono travestiti da pompieri dopo averlo appiccato. Purtroppo, dato che Erdogan ha assunto il controllo di gran parte dei media, è sempre più difficile darne notizia. Chi ha il coraggio di farlo è vittima di attacchi, aggressioni, minacce, processi e carcere.
Anche se gli interessi attuali dell'Europa rendono necessario ignorare temporaneamente le violazioni dei diritti umani, noi continueremo a chiedere il loro rispetto a qualsiasi prezzo. Se rinunciamo all'umanità davanti alla scelta "rifugiati o libertà", perderemo infatti tutti e tre quei valori.  Can Dundar
La Repubblica, 14 gennaio 2016


IL CROLLO DEI MERCATI GLOBALI


Un breve e interessante articolo di Will Hutton.  La versione in italiano la trovate su Internazionale n.1137 di gennaio.
Il calo del prezzo del petrolio e i limiti del sistema capitalistico.

http://gu.com/p/4fpq9/stw

venerdì 29 gennaio 2016

KINDER PANE CIOC


La prima volta che ho sentito utilizzare il termine “appetibile” è stato da un veterinario, a proposito di mangimi animali.
Non amo i dolci, salvo quelli al cucchiaio fatti in casa con amore e in modo tradizionale, però ieri alla cassa di un discount ho ceduto alla tentazione di acchiappare una confezione in offerta di Kinder Pane Cioc cacao. Di sicuro è stata la parola cacao a sedurmi, alimento che amo e che non può certo essere definito dolce.
Un'ora prima di cena, riordinando in cucina ho dato un morso a una delle merendine e ho risposto in una scatola i due terzi avanzati. Il tempo di andare nell'altra stanza per dedicarmi ad altro e sono dovuta tornare indietro per riaprire la scatola e ingurgitare con altri due morsi il resto della merendina. Agghiacciante. Appetibile è un termine riduttivo. La dipendenza è immediata.
Da un ventennio mi interesso di cibo (agricoltura, pesca, allevamenti, processi industriali, sofisticazione alimentare) quindi nessuna sorpresa ma mentre ingoiavo avidamente l'ultimo boccone  mi sono ricordata di un libro.

(…) Il semaforo segnò verde. Ma le auto in corsa verso la spiaggia di Pula non si mossero di un millimetro. Né la mia né la sua. La strada era intasata, come ogni sabato mattina. Nessuno osò neppure sfogarsi con il clacson, un gesto inutile. Il rosso si riposizionò sulle nostre teste, e il bambino iniziò a scartare una merendina. Gli sorrisi.
«Mangia, bimbo bello, mangia», pensai.
Avevo riconosciuto la confezione. Il produttore era un mio cliente. Ogni mese lo rifornivo di alcuni quintali di ovoprodotto. Proveniva da una ditta di riciclaggio di rifiuti del torinese che, invece di smaltire uova ammuffite, rotte, invase da parassiti, le ripuliva alla buona della putrescina e della cadaverina e le trasformava in una poltiglia confezionata in comodi bidoncini da cinque chili, pronti per essere versati nelle impastatrici delle industrie dolciarie. E non doveva essere cattiva dato il gusto con cui il bambino ora addentava la merendina con un'avidità da adulto, senza lasciare che neppure una briciola cadesse fra i sedili. Il proprietario della ditta non aveva mai fatto domande sulla qualità del prodotto ma il prezzo e l'assenza di etichette sui contenitori spiegavano già tutto.


© 2007, Giulio Einaudi editore

Francesco AbateMassimo Carlotto – Mi fido di te 

SPIRITI AFFINI NEL FLUSSO DELLA VITA



Io amo la terra, questa gran madre, questa gran patria comune; io l’amo tutta senza distinzione di suoli e di climi; l’amo come una parte di me, io che non sono che una porzione minima di lei stessa.


da "Fosca" di Igino Ugo Tarchetti (1839 – 1869)

martedì 26 gennaio 2016

RISCHIO DI UNA LEGGERA PIOVIGGINE IN LIGURIA



e rischio di una leggera pioviggine in Liguria...
Non credo alle mie orecchie. Le trasmissioni radio proseguono ma non le seguo:  continua a frullarmi in testa la frase… rischio di una leggera pioviggine in Liguria. Rischio? Manco si trattasse di un allerta meteo per piogge intense a carattere di rovescio.

Ma Cristo santo, siamo a rischio siccità e questi non resistono, non ce la fanno proprio… devono per forza insinuare un senso di allarme, perché è così che funziona. Qualsiasi notizia deve essere trasmessa in modo da procurare ansia.

24 gennaio 2016

martedì 19 gennaio 2016

L'UOMO SUL TAVOLO OPERATORIO

Forse questa foto è apparsa in prima pagina su tutti i principali giornali nostrani e stranieri e io me la sono persa. Strano che non ne abbia sentito parlare da nessuno. 
Riuscite a immaginare qualcosa di più assurdo che morire così? Forse sì. In effetti abbondano i modi assurdi per morire ma quest'immagine trasmette in modo esatto il concetto.
Per la storia di quest'uomo, Baynazar Mohammed Nazar, rimando direttamente all'articolo di Andrew Quilty, autore della foto.






lunedì 18 gennaio 2016

JASON LARKIN FOTOGRAFO

Vi rimando a un link dei suoi lavori. Grande fotografo. Merita.

http://jasonlarkin.co.uk/commissions/

PASSEGGIANDO

Qualcosa di buono ci deve essere per forza in noi, visto che tutti continuano a fotografare tramonti.
O è solo più per vedere chi ha il device con più pixel?


sabato 16 gennaio 2016

Abbonamento a Pagina99We

Amo il rituale della domenica mattina, quando passeggio fino all'edicola della stazione per ritirare i due settimanali che mi tengono da parte. Marito e moglie sono molto gentili e scambiamo sempre due parole.
Dalla prossima settimana acquisterò solo più un settimanale e un po' mi dispiace, rimedierò di tanto in tanto con qualche acquisto fuori programma, ma non posso negare di aver provato un'emozione nostalgica rientrando a casa e trovando nella cassetta delle lettere l'ultimo numero di Pagina99 avvolto nel cellophane con l'etichetta bianca riportante il mio nome e l'indirizzo.
Mi ha ricordato quando da bambina rientravo nell'androne del palazzo in cui abitavo a Torino. Mentre aspettavo l'ascensore (che non avrei potuto prendere da sola ma dieci piani son dieci piani), mi avvicinavo alla lunga fila di buche delle lettere e curiosavo all'interno di ognuna attraverso il vetro opaco. Da alcune a volte sbucava per metà un quotidiano o una rivista troppo lunghi per entrarci del tutto. Spesso non c'era involucro protettivo ma l'etichetta direttamente incollata sulla prima pagina. Ne approfittavo per sfilare il giornale prescelto dalla feritoia e dare una sbirciata veloce al contenuto, rimettendolo a posto non appena sentivo aprirsi la porta dell'ascensore.
Questa fatto di ricevere il giornale direttamente a casa mi sembrava un gran privilegio, una cosa veramente da grandi, e pregustavo il giorno in cui anche io, adulta e soddisfatta dalla realizzazione di tutti i miei nobili progetti, avrei trovato nella buca delle lettere il mio giornale.
Trovarlo stamattina è stato come un, ecco ora lo sei grande, e dunque?

venerdì 15 gennaio 2016

MULTE AL PARASIO 2

Normalmente non utilizzo il blog per fatti personali, o in qualche modo a me collegati, ma merita un resoconto una faccenda occorsa a una cara amica.
Io abito in una zona, che dopo vicende alterne, è divenuta  Ztl. Ciò da fine estate, e la relativa segnaletica che oggi consta di un pannello a led, con la scritta varco attivo quando è in funzione la telecamera e varco non attivo quando non è in funzione (cosa significhi quando è spento resta da chiarirsi ed è meglio affidarsi  a quanto scritto sui cartelli sottostanti), più tre cartelli apposti in tempi diversi che indicano rispettivamente chi può accedere (residenti, motorini, mezzi pubblici, disabili), in che fasce orarie può farlo (per i non residenti e i disabili dalle 8.00 alle 10.00 e dalle 14.00 alle 16.00 per operazione di carico e scarico senza possibilità di sosta), infine, nel terzo, quanto sopra però previo avviso telefonico al numero dato.
Premesso che la collocazione dei cartelli non è stata effettuata direttamente dai Vigili, si sono verificati alcuni inconvenienti in quanto i vigili basandosi sui dati trasmessi dalle telecamere hanno comminato multe a chi non aveva telefonato prima di accedere anche nel lasso di tempo precedente l’installazione del cartello che segnalava tale procedura.
Nello specifico a una mia amica disabile, che si è vista recapitare due contravvenzioni, una per l’entrata in Ztl e una per l’uscita in data 03/09/15, data in cui il cartello in questione non era ancora presente.
Fin qui, si può pensare, uno spiacevole disguido, risolvibile con la segnalazione della cosa al Comando dei Vigili; invece è stato l’inizio di un’odissea non ancora giunta a termine.
La mia amica si reca dunque al Comando, spiega i fatti a un’addetta che la consiglia di pagare almeno la prima contravvenzione prima che scada e quindi di fare ricorso per entrambe. La mia amica provvede in tal senso e torna con la ricevuta del pagamento il giorno successivo. Alcuni giorni dopo, passando io dal Comando per altri motivi, accenno alla faccenda chiedendo delucidazioni sul pagamento parziale della multa. Mi viene confermato, come sospettavo, che pagando si rinuncia alla possibilità di ricorso e che nessuno poteva aver detto alla mia amica di pagare. Insieme all'impiegata alla viabilità ci rechiamo nell'ufficio della collega che aveva fornito le informazioni, la quale conferma di aver suggerito così per evitare di pagare almeno la seconda ma che almeno una doveva essere pagata vista l’infrazione commessa. Faccio presente che al 3 settembre non c’era alcun cartello e con un po’ di insistenza ottengo che venga fatta una verifica. Verifica  che mi dà ragione. Nessuna multa doveva essere pagata, il cartello non c’era. Le multe vanno tolte. Dica alla sua amica di prendere appuntamento con il comandante che provvederà all'annullamento. Comunico il tutto alla mia amica e faccio che prendere direttamente un appuntamento per lei lasciando all'addetta presente nell'ufficio del Comandante i recapiti dei cellulari. La mia amica dunque torna per la terza volta dai Vigili e le viene detto che non è possibile annullare un bel niente e bisogna fare ricorso al prefetto. Torno io al Comando, trovo il comandante, ignaro fino ad allora di tutta la faccenda, riferisco quanto risposto alla mia amica a suo nome l’ultima volta e lui si inalbera perché nessuno è autorizzato a dichiarare alcunché a suo nome. Approfondisce la vicenda interpellando le varie persone coinvolte all'interno del Comando e mi dice in sintesi che la mia amica deve tornare a parlarne con lui.
Torniamo insieme ma il Comandante non c’è, ci riceve un sostituto molto gentile che ci chiede di lasciare a lui il resoconto scritto di quanto accaduto, appone un bel timbro di ricezione avvenuta e ci dice di stare tranquille. Bene. Finalmente! Senonché a distanza di parecchi giorni la mia amica riceve a casa una telefonata dal tono contrariato: non sa signora quanto l’abbiamo cercata, alla fine abbiamo dovuto prendere il numero dall'elenco (chissà, mi chiedo, se l’agenda che ho visto compilare nell'ufficio del Comandante viene ogni tanto consultata o sta lì per figura), deve tornare al comando per comunicazioni. Rassegnata la mia amica va al Comando per l’ennesima volta, ho perso il conto, e le viene detto che l’unica cosa che può fare è ricorso al prefetto dichiarando  di aver sbagliato lei a pagare la prima multa.
Ma stiamo scherzando? Questi hanno fatto un casino, non comunicano evidentemente tra la sede principale, quella in Comune, e l’azienda addetta alla segnaletica, non sono in grado all'interno del medesimo ufficio di dare una versione univoca della procedura da seguire ( dipende dai giorni e dalla persona con cui si parla), e ora la colpa è della mia amica? E deve pure assumersela per iscritto nel ricorso?
Non so se stoica o esausta, lei non oppone più resistenza e scrive al Prefetto, limitandosi a menzionare concisamente l’assenza del cartello e l’errata informazione ricevuta, e chissà, forse in un domani luminoso riceverà il rimborso. A questo, però, io farei aggiungere un indennizzo pecuniario per il tempo perso, e delle scuse per la fatica che la mia amica, affetta da sclerosi, ha dovuto affrontare per salire circa sei volte inutilmente gli scalini del Comando e camminare fino agli uffici, e, non ultimo, per la frustrazione di dover passare pure per scema. Anzi per sceme visto che la metà delle volte c’ero anche io.


lunedì 11 gennaio 2016

FUGA DALL'ISIS


Dedico, tra i tanti, questo filmato a tutti gli arroganti presuntuosi che a volte capitano al tavolo cui si è seduti e ti gridano sulla faccia che i musulmani sono tutte merde e devono morire in blocco. E ridono sguaiati, fanno smorfie sarcastiche e dicono: aspettate che vi mettano tutti sotto e vedrete. Alla stregua del peggior Klu Klux Klan.
Sono stufa di provare a comunicare con chi non sa di che parla e non ha la minima intenzione di conoscere, studiare, capire.


http://video.sky.it/news/mondo/fuga_dallisis_reportage_sulle_donne_fuggite_dal_califfato/v267121.vid