Il link rimanda a una lettera aperta di Can Dündar nella quale il giornalista turco denuncia la censura e le intimidazioni contro chi fa informazione non allineata al potere, ad opera del presidente turco Recep Tayyip Erdogan
http://www.articolo21.org/2016/01/can-dundar-lettere-dal-carcere-il-giornalista-turco-scrive-dalla-prigione-di-silivri/
cui fa seguito la lettera inviata a Matteo Renzi
Turchia: lettera dal carcere "Non svendete la libertà in nome della
lotta all'Isis"
di Can Dündar
- direttore del quotidiano Cumhuriyet, detenuto nella prigione di Silivri -
Rispettabile
Presidente del Consiglio Matteo Renzi, Le scrissi una lettera quando venni
incarcerato a fine novembre per un articolo che avevo pubblicato come direttore
del quotidiano Cumhuriyet. In quei giorni era in programma un
suo incontro con il primo ministro turco sulla situazione dei rifugiati
siriani. Era in corso la trattativa perché la Turchia non inviasse i rifugiati
in Europa e li ospitasse sul suo territorio in cambio di un aiuto di tre
miliardi di euro. Nella mia lettera la pregavo di non dimenticare i valori
fondativi dell'Europa in nome dell'accordo.
Quei valori, che anche noi da anni difendiamo con
determinazione, erano libertà, diritti umani e democrazia. Ideali da lungo
tempo calpestati dal regime del Presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Ci
auguravamo che l'avvicinamento tra l'Unione Europea e la Turchia legato alla
crisi dei migranti facesse da freno a questo comportamento, ci auguravamo che
avrebbe avvicinato la Turchia alla democrazia.
Lo scorso novembre, ai giornalisti presenti a
Bruxelles al vertice Ue-Turchia, lei disse: "Come gli altri miei colleghi,
anche io ho con me la lettera di due giornalisti turchi arrestati". E
sottolineò: "Nel dialogo con la Turchia, per l'Italia hanno grande
importanza i diritti umani, la democrazia e il primato della legge". Può
immaginare quanto paradossale suoni questa dichiarazione dalla cella dove siamo
stati gettati.
Se i cittadini turchi sostengono il processo di
avvicinamento alla Ue è perché considerano i valori europei un'àncora per una
Repubblica laica, democratica e moderna le cui fondamenta vennero gettate da
Mustafa Kemal Atatürk. Siamo consapevoli che questi ideali sono così preziosi
da non poter essere sacrificati in nome di un negoziato. Se oggi siamo tenuti
in isolamento da oltre 40 giorni in Turchia, considerata dai media
internazionali "la più grande prigione al mondo per i giornalisti", è
perché, con quella consapevolezza, ci siamo schierati contro la deriva del
Paese verso un regime autoritario. Siamo in carcere perché abbiamo provato che
tir dell'intelligence turca portavano armi ai gruppi jihadisti in Siria.
All'origine della crisi dei rifugiati c'è anche la
guerra civile in Siria alimentata pure con l'appoggio dell'Occidente. Ora
seguiamo con interesse il tentativo di placare l'incendio da parte di coloro
che si sono travestiti da pompieri dopo averlo appiccato. Purtroppo, dato che
Erdogan ha assunto il controllo di gran parte dei media, è sempre più difficile
darne notizia. Chi ha il coraggio di farlo è vittima di attacchi, aggressioni,
minacce, processi e carcere.
Anche se gli interessi attuali dell'Europa rendono
necessario ignorare temporaneamente le violazioni dei diritti umani, noi
continueremo a chiedere il loro rispetto a qualsiasi prezzo. Se rinunciamo
all'umanità davanti alla scelta "rifugiati o libertà", perderemo
infatti tutti e tre quei valori. Can Dundar
La Repubblica, 14 gennaio
2016