Nelle mie ricerche di
approfondimento riguardo al tema dei profughi e dell’immigrazione in Italia, ho
trovato, da fonti a mio avviso attendibili, una serie di dati e informazioni
che, per quanto uno li voglia ben soppesare e non prendere come precisi al
millimetro, danno di che riflettere.
Premesso che il fenomeno delle
migrazioni è un evento di portata mondiale irreversibile che sarà la sfida del
nuovo millennio, con tutte le problematiche già esistenti che diverranno via
via più complesse, e che, contrariamente a quanto, almeno da noi, i media
comunicano, non riguarda solo la nostra nazione o solo l’Europa ma la maggior
parte delle nazioni del mondo, vorrei condividerne alcuni con voi in ordine
sparso e per quanto possibile senza alcun commento.
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Nel 2014 sono sbarcati in Italia circa 140.000
profughi, esuli, migranti economici o comunque li si voglia etichettare, ma più
di 100.000 se ne sono già andati. L'obiettivo di restare nel nostro Paese vale
per pochissimi.
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Da quando è iniziato il nuovo fenomeno dei
flussi al 2013 le persone che nel mondo hanno lasciato il proprio Paese erano
213 milioni, a cui aggiungendo un 15% di
coloro il cui spostamento non risulta, si arriva al 4% della popolazione
mondiale.
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In alcuni paesi gli immigrati residenti superano
il 30% della popolazione locale (Golfo Persico, Guyana, Brunei), in altri
superano il 20% (Canada, Australia, Stati Uniti, Arabia saudita, Libia)
L’Italia ha un 8% circa.
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L’INPS, parlando di noi, non è giunto al
tracollo ma ha in questi anni in parte risanato il bilancio grazie ai contributi
a fondo perduto di molti stranieri.
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Quasi il 9% del Pil italiano l’anno scorso è
stato prodotto da stranieri. Il saldo attivo annuo relativo alla loro presenza
è pari per lo Stato italiano a circa 3 miliardi di euro.
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In 5 anni in Italia gli stranieri hanno aperto
imprese regolarmente registrate, con un aumento del 21% a fronte di un calo di
quelle italiane del 7% ( su questo punto varrebbe la pena aprire un dibattito a
parte, in quanto stimola numerosi perché).
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Dal 1988 a oggi sono morte nel Mediterraneo
circa 25.000 persone ( morti accertate).
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Secondo dati Onu in Africa gli immigrati sono
poco meno di 20 milioni, in Asia 70 milioni, in America Latina 9 milioni. Un
100 milioni di persone che si spostano su un asse sud-sud o all'interno di una
vasta area continentale (Asia). In Europa circa 70 milioni, negli USA 53
milioni.
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I Paesi che accolgono il maggior numero di
rifugiati: al primo posto il Pakistan 1,6 milioni, Iran 870mila, Germania
660mila, Kenya 570mila, Siria 480mila, …
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I nostri Cda, Cei, Cara, rispettivamente centri
accoglienza, centri di accoglienza richiedenti asilo, centri di identificazione
ed espulsione, cui vengono smistati coloro che vengono soccorsi dai Cpsa,
centri di primo soccorso e accoglienza, in situazioni di urgenza vengono
potenziati con una rete di centri e strutture minori sparsi per il territorio
nazionale, senza che vi sia un coordinamento generale, standard equivalenti,
normative comuni. Per tutto ciò si
spendono centinaia di milioni di euro ogni anno senza che uno solo venga speso per
concrete attività di integrazione (insegnamento dell’italiano, avvicinamento
ai meccanismi burocratici e alle norme, approccio al lavoro, ecc.)
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Negli ultimi 4 anni il numero di profughi
siriani che ha fatto richiesta di asilo in Europa rappresenta il 6% del totale
di coloro che sono fuggii dal conflitto, circa 250.000. I restanti sono
arrivati e rimasti soprattutto in Turchia,
circa 2 milioni, e negli altri Paesi limitrofi, altrettanti. La popolazione
europea è 7 volte maggiore di quella turca.
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In Europa
in 15 anni hanno bussato alle porte circa 1 milione e 200.000 “irregolari” da
diversi Paesi del mondo. Chiaramente non sono stati accolti tutti-
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Il
Kurdistan (5 milioni di abitanti) ha accolto 1 milione e mezzo di
rifugiati. Facendo la debita proporzione, è come se noi, in Italia, ne
avessimo accolti 20 milioni.
Potrei proseguire, ma non posso evitare di lasciare un
po’ di spazio ad alcune considerazioni che ritengo fondamentali:
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Le grandezze demografiche con cui ci siamo
confrontati per decenni si sono evolute
così rapidamente, e di pari passo quindi conflitti, problemi legati al clima,
alla desertificazione, alla difficoltà di accesso alimentare e idrico,
al Land grabbing (ad esempio gli africani emigrano da una terra ricchissima che
non è quasi più per nulla la loro), alla banale ricerca di lavoro, che è
divenuta obbligatoria per la classe dirigente internazionale un’aggiornata
cultura geografica umana, in modo da poter adempiere al proprio ufficio con
cognizione di causa.
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Continuano a riferirsi alle ondate migratorie
come a un fenomeno eccezionale che, ci rassicurano, rientrerà. E intanto per
arginarlo, ai confini aggiungono muri. Invece non si tratta di qualcosa di
transitorio; al contrario questi flussi aumenteranno e si protrarranno nel
lungo periodo. Pertanto necessitiamo di intelligenza, lungimiranza e reale volontà di
integrazione. Prepariamoci alla gestione di una società nuova che sarà
inevitabilmente multietnica.
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Sicuramente rivedere il trattato di Dublino, che
impone al rifugiato di restare nel Paese di arrivo che ha accolto la domanda di
asilo (fatto questo che tra l’altro alimenta il far finta di non vedere e
lasciar passare senza registrare), combattere le mafie che “fatturano” centinaia
di milioni di dollari, rivestendo quasi il ruolo di una società di servizi, in
quanto vanno a riempire un vuoto legislativo e organizzativo internazionale,
rispondendo a una domanda crescente che non trova altri interlocutori, sono due
imperativi cui non ci si può sottrarre. Farlo però significherebbe riconoscere
la vera natura e la vastità del problema e perciò ammettere di fronte all'opinione
pubblica che non rientrerà un bel nulla e che è giunta l’ora di tirarci tutti
su le maniche e farci un po’ più stretti con la seggiola. Fermo restando che
non sarebbe neanche necessario metaforicamente stringersi, visto che sul pianeta
ci sono risorse sufficienti per tutti. Il solito problema dell’accaparramento e
della distribuzione arbitraria. Poveri contro poveri perché ci fanno credere
che non ce n’è a sufficienza.
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L’unica differenza tra noi e “loro”, come ho già
scritto in altra occasione, è il colore del passaporto. I profughi non nascono illegali. Siamo noi a
renderli tali.
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Credo che un giorno si studierà a scuola il
fenomeno delle migrazioni come il fatto più rilevante di questo secolo, fatto
che ci richiama aggiungendo urgenza all'urgenza a una saggia e finalmente equa gestione
delle risorse. Purtroppo oggi non c’è la minima consapevolezza della portata e
del significato di quanto sta accadendo. Le variabili, in termini di provenienza,
cultura, motivazioni, età, classi sociali, sono talmente tante che non
riusciamo a far rientrare questo processo sociale mondiale in nessuna delle
categorie con cui finora abbiamo gestito la storia. Mi auguro profondamente che
umiltà, buon senso, e volontà di vedere e capire prendano il sopravvento in
tempo utile. Se ci arrivano persone comuni evidentemente la maggior parte dei
politici, degli analisti, dei giornalisti, e via dicendo non sono all'altezza
del proprio compito e dovrebbero dedicarsi ad altro prima di fare ulteriori.
luglio 2015