Il tempo della
distrazione è finito. Ed è finito da un pezzo. Ad accampare scuse
per la propria cecità non si fa bella figura, più dignitoso
affermare di fregarsene. Tutto avviene sotto i nostri occhi. Ma è ancora corretto parlare di distrazione? Il sospetto di un deficit neuronale acquisito, a questo punto, è da
prendersi in considerazione. Come se una buona parte del genere umano
fosse stordita da una sindrome di sospensione dell'incredulità e di
incapacità di percezione e quindi fosse divenuta disfunzionale.
L'umanità si sta auto
infliggendo atti di barbarie senza soluzione di continuità: soprusi,
degrado, saccheggi, crudeltà. Questa sarà l'eredità che avremo
voluto lasciare.
Rifiutate il cinismo, mi
vien da dire, rifiutate la paura, rifiutate la connivenza. Chi ancora
riesce a riconoscerli.
Infatti l'ignoranza e il
caotico e rumoroso silenzio che ci circondano sono il prezzo da
pagare per la sicurezza del nostro stile di vita. Siamo gli schiavi
moderni: inconsapevoli e beati. Perché, in fondo, nella nostra
quotidianità, aggrappati all'inviolabilità delle nostre quattro
cose, tutti i benefit che ci vengono elargiti ci paiono luminosi.
Una società cui manchi
la libertà di parola, anzi una in cui non si percepisca la necessità
di averla questa libertà e in cui il senso delle stesse parole non venga
più compreso, è un luogo buio e profondo. Quando a tale buio ci si
abitua, allora, ecco, qualsiasi cosa priva di valore ma vagamente
luminescente ci può essere propinata come alternativa alla luce.
Siamo individui singoli
cui alla fin fine poco importa dell'altro perché con estrema difficoltà
riusciamo a metterci nei suoi panni. Siamo tutti inesorabilmente e
ontologicamente legati alla nostra individuale esistenza. Ma quando
l'esistenza di uno è costruita sulla miseria di un altro, come si
può affermare di essere in buona fede? Non vedere, a questo punto
della storia umana, credo sia una colpa. Ma dai più viene chiesto:
cosa c'è da vedere? Lo schermo dei nostri devices è una ripetizione
modulare tascabile della parete della caverna di Platone. Il flusso
ininterrotto di tragedie un efficace anestetico.
E mi chiedo, come può
una società che nega i fatti, che ignora o nasconde le informazioni,
ed elude le responsabilità, rinnovarsi? Su quali basi può poggiare
senza una coscienza etica? Come può senza una vera conoscenza?
Quella umile che sa di non sapere e brama di comprendere.
Al mondo nulla è più
degno della difesa del valore della vita. E, in linea di principio,
non ci sono persone che possano concedere diritti agli altri. I
diritti in quanto tali appartengono già a ogni essere vivente, e
invocarli non solo è umiliante ma quasi un paradosso. Né per la
giustizia è necessario cercare ragioni, perché essa è una ragione
in sé. Però, visto il contesto, il continuare a trovare scusanti per
la propria condotta indifferente, e l'addurre cause sociali, storiche, politiche,
economiche per il “problema” dei diritti umani, non sono altro che forme di indulgenza verso un'ignoranza e un'ingiustizia crescenti.
Un'ignoranza attiva molto pericolosa che si crede intelligenza perché
per la prima volta nella storia può esprimersi sempre e comunque e
che si permette di considerare non vero ciò che non capisce. E di
urlare insulti contro chi cerca di andare a fondo delle cose ed è
costretto ad argomentare in modo complesso ciò che di fatto è
complesso. Negando ogni possibilità di confronto perché non in
grado di sostenerlo, mancando basi culturali e abitudine
all'analisi.
Il risultato, quindi,
sono idee immobili che prosperano e arrestano il progresso reale,
perché è più agevole far disimparare a pochi che insegnare daccapo
a molti. Concetti girati e rigirati dalla giostra dei media, infusi
di significati interscambiabili in funzione della convenienza del
momento qualunque essa sia. Democrazia, rivoluzione, sviluppo,
crescita, sicurezza, integrazione, modernità...
Ricordiamo che senza i
nomi giusti le cose non sono più le stesse e alcune cessano di
esistere E che se nessuno vede, le notizie spariscono, i fatti
spariscono, e i problemi sembrano risolti. E si diventa
irrimediabilmente ciechi. Resta solo rabbia invidiosa da vomitare
su chi ancora vede sperando che siano sempre meno.