venerdì 30 dicembre 2016
martedì 27 dicembre 2016
NATALE ERRANTE
Fin verso le undici ho vagabondato
per le strade di New York con le tavole di Giacomo Bevilacqua*. Il cielo terso
dalla finestra di fronte al mio letto ben si accordava con quello dei suoi
disegni. Terminata la seconda abbondante tazza di caffè, mi sono alzata e
vestita per uscire.
Dopo dodici anni ho brindato
insieme al mio ex compagno di una vita, suo fratello, la moglie con l'attuale marito, mio nipote, la
sua fidanzata. È stato piacevole, se pur un poco strano dopo tanto tempo. Quando si sono messi a
tavola me ne sono andata per raggiungere casa di mia madre. Lasciarla sola con
quell'acida di mia nonna e con un marito le cui mani ormai si sono fuse l’una
con il telecomando televisivo, l’altra con lo smartphone, mi pareva crudele.
Mi sono messa in auto alle 13.30.
Strade deserte.
Seduta a una fermata del bus,
vedo una donna anziana, di buona corporatura, abbottonata nel cappotto beige,
un foulard in testa, la borsa della spesa ai piedi. La supero ma al primo
incrocio devio per tornare indietro. Raggiungo nuovamente la fermata e mi
accosto tirando giù il finestrino. Chiedo alla donna se le serve un passaggio.
Non credo, le dico, che l’autobus passi a breve. Non risponde. Mi guarda e
sorride. Le do il tempo di valutare la sicurezza di salire sull’auto di una
sconosciuta, sorridendole a mia volta. Dove deve andare, le chiedo. Continua a
sorridermi e non risponde. I suoi occhi dicono: grazie ma non ho bisogno di un
passaggio, sto bene qui. La saluto augurandole buon natale, faccio inversione, e mi allontano.
Devo percorrere circa mezz’ora di
strada. Il percorso è periferia, centro, costa, campagna. Faccio caso a chi
vedo. Arrivando in centro qualche automobile la incrocio. Qualcuno in ritardo
per un pranzo, qualcuno che l’ha già stranamente terminato, qualcuno che starà
andando al lavoro o ne starà tornando. Noto le persone a piedi. Poche, isolate.
Camminano per far passare il tempo. È
evidente dall’andatura. Sono le persone sole. Quelle che hanno deciso di non
stare chiuse in casa ma di godere della bella giornata. Forse incontreranno
qualcuno con cui scambiare due parole. Si appropriano della città ferma e
silenziosa. Lo faccio anch’io spesso di errare nelle ore deserte. Anche oggi,
in fondo. Mi sto spostando per toccare squarci della mio passato in pacifica
solitudine.
L’ultimo tratto è tra gli ulivi.
Accosto e mi siedo sul ciglio tra l’erba per qualche minuto prima di
raggiungere casa di mia madre. Si sta bene. C’è un buon odore nell’aria.
25 dicembre 2016
*“Il suono del mondo a memoria”
Bao edizioni
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venerdì 16 dicembre 2016
OSPEDALE DI IMPERIA
A parte tutte le legittime considerazioni
su reparti che se vanno, progetti di ospedali unici, personale carente, con
tutte le problematiche annesse, quindi quell'insieme di faccende imputabili ai livelli amministrativo, politico,
imprenditoriale, vorrei scrivere giusto due righe a favore dell’ospedale di
Imperia.
È molto facile infatti partire da
taluni disservizi per denigrare in toto una realtà professionale al servizio
del cittadino. Personalmente, in trent'anni, a parte alcune estenuanti attese
in pronto soccorso, non posso che parlare bene dell’ospedale di Imperia. Operatori
sanitari, infermieri, medici, addetti agli sportelli, tutti inclusi. Certo c’è
chi un mattino si alza con il piedi sbagliato e non riesce a lasciare fuori dal
reparto il proprio malumore, ma siamo umani, cerchiamo di comprenderci l’un l’altro.
Chi sta male fa più fatica senz'altro ad accettare uno sgarbo o un modo
sbrigativo, ma chissà che c’è in quel momento nella vita della persona da cui
riteniamo di essere stati maltrattati.
Diamo spazio e luce a quello che
va, che funziona, che c’è di buono.
Giusto l’altro ieri e stamane ho
avuto a che fare con una dottoressa del reparto di radiologia (senologia). A
fine visita le ho stretto la mano dicendole che era stato un piacere, augurando a lei e all'infermiera buona giornata e buon lavoro.
Ma quando mai si esce da una
visita medica dicendo che è stato un
piacere? Se è accaduto vuol dire che concretamente queste persone si sono
rapportate nel migliore dei modi.
Succede, succede spesso. In tanti ambiti della nostra quotidianità. Forse
però siamo talmente chiusi in noi stessi da non accorgercene o,
peggio, da non permettere al prossimo di dare il meglio di sé.
MERAVIGLIOSE SORTI E PROGRESSIVE
Direi che è sotto agli occhi di tutti che abbiamo sbagliato. Abbiamo.
Noi.
Noi che ne siamo stati attivi fautori. Noi che abbiamo preso tutto per
buono e delegato. Noi che abbiamo colto i segni ma siamo stati zitti. Noi che ci siamo sentiti piccoli e
impotenti e ci siamo arresi. Noi che non ce n’è mai importato nulla purché il
nostro status venisse garantito. Noi che ci siamo sbrodolati addosso l’un
l’altro di aver ragione nelle nostre nicchie autoreferenziali. Non tutti ma
sicuramente la maggior parte rientriamo in almeno una di queste categorie.
Un mondo perfetto e giusto, senza barriere, un mondo fatto di solo
progresso e innovazione, che però esiste solo nella nostra fantasia o nei
salotti di chi può permettersi di crederci perché ne gode e usufruisce.
SICUREZZA
È triste udire persone da sempre
considerate di intelletto brillante pronunciare frasi come la seguente:
«Personalmente mi va benissimo
che abbiano accesso a ogni mia comunicazione, messaggio, o quello che è, che mi
circondino di telecamere. Per me le possono mettere dove vogliono, purché mi
garantiscano protezione e sicurezza. È giusto mettere tutti quanti sotto
controllo. Videosorveglianza, accesso ai dati, quello che serve. Chi non è d’accordo evidentemente ha qualcosa da nascondere.»
ZTL, PARASIO, CLIMA
Ho letto della causa che il signor Giacomo Raineri deve affrontare
riguardo al proprio permesso di accesso alla ztl del Parasio. È accusato di
aver dichiarato il falso al momento della richiesta del permesso, in quanto l’auto
da lui condotta in realtà sarebbe intestata alla moglie che non la usa mai ma,
lavorando presso un’assicurazione, ha il mezzo intestato per usufruire di uno
sconto di cui, come dipendente, gode. Fermo restando che della vicenda so solo
quanto appreso dal giornale, e a ciò mi attengo, direi che si tratta di un
inutile dispendio di tempo e denari.
Ho già scritto in passato sull'argomento
ma questa notizia mi costringe a tornarci sopra.
La mia domanda è:« Ma cosa vi importa di sapere a chi è intestata l’auto?
Nel momento in cui si stabilisce che chi è residente ha diritto a un permesso
per i propri mezzi, se un individuo residente abbina al proprio nominativo un
mezzo, e quello è, quello utilizza come proprio, dove sta il problema?»
Mi è stato risposto che tanti eludono il pagamento del passaggio di
proprietà e pertanto il pretendere la corrispondenza tra intestatario del
permesso e proprietario del veicolo è un disincentivo nei confronti di tale
cattiva condotta.
I furbi non piacciono a nessuno (dovrebbe essere così ma inizio a
essere convinta del contrario, comunque questo è un altro discorso), però
quando si parla di medesimo nucleo famigliare, insomma, un po’ di buon senso
sarebbe d’uopo.
Buon senso da applicarsi anche nel caso in cui tre persone, di cui due
residenti senza auto, una non residente con auto, decidano di utilizzare in
modo intelligente un mezzo in tre, visto che per loro è sufficiente. Invece
questa civile prassi viene impedita sempre in nome del disincentivo di cui
sopra. Infatti al residente che ha
richiesto di abbinare al proprio nominativo l’auto del non residente è stato
risposto picche. Invece una coppia che abbia due auto non ha problemi. O,
ancora, perché un residente, quindi un avente diritto, che non ha l’auto ma un
parente gliene impresta una per le necessità (a volte urgenti e non prevedibili)
non può lasciare una segnalazione fissa della targa presso il Comando dei
vigili, come mezzo usato in modo saltuario?
Perdonate ma io trovo tutto ciò assurdo. Non lamentiamoci poi che
quando fanno le conferenze sul clima ci prendano per i fondelli.
p.s. Sarebbe anche il caso di eliminare le strisce azzurre di alcuni
parcheggi nei quali non si può parcheggiare in quanto trattasi di passi carrai.
domenica 11 dicembre 2016
UN ARTICOLO DI NATALIE NOUGAYREDE
Un articolo sui migranti a firma di Natalie Nougayrede apparso su un Internazionale di qualche tempo fa.
giovedì 8 dicembre 2016
TRUMP E LA CINA
A proposito delle varie
intenzioni di Trump, quelle di innalzare una barriera di dazi nei confronti
della Cina, e sabotare definitivamente il TTP (Trans Pacific Partnership),
accordo nato soprattutto per contenerla la Cina, rischiano di essere una scelta
strategica decisamente poco felice per gli Stati Uniti.
La Cina è il maggior creditore
degli Stati Uniti e, a fronte di una tale politica da parte del neo presidente
Usa, potrebbe vendere buona parte dei bond in suo possesso a garanzia del
credito facendone crollare il valore e salire gli interessi con gravi
conseguenze per l’economia americana e non solo. Inoltre si rafforzerebbe il
Free Trade Area of the Asia Pacific che oltre ai Paesi dell’Asean, includerebbe
appunto Cina, Australia, Giappone, Nuova Zelanda, India, Corea del sud, dando
corpo a un nuovo blocco economico che sposterebbe di molto gli equilibri
geopolitici. Trump rischia di ottenere il risultato opposto a quello che si prefissa.
Ogni scelta in ambito economico e
finanziario deve tener conto di una tale mole di fattori e implicazioni,
effetti domino transnazionali, ripercussioni sociali, ambientali, giuridiche,
che si potrebbe dire che siamo in una situazione di stallo. In effetti non c’è
decisione scevra da una qualche ripercussione negativa. Abbiamo creato un
meccanismo sofisticato, complesso, ed enorme al punto che abbiamo il terrore
che, a introdurre modifiche dirette all'equità, questo si inceppi o addirittura
si scardini e frantumi lasciando il caos. Ci
mettiamo delle pezze con la creazione compulsiva di organismi preposti a, di
accordi commerciali, di sistemi di controllo, una rete infinita di sigle,
acronimi diversi che ripetono però lo stesso contenuto e indicano la stessa
direzione. Abbiamo così tanta paura e siamo a tal punto arroganti che ci
rifiutiamo non tanto di riconoscere la gravità della situazione globale ma quasi l’esistenza del problema. Lo marginalizziamo. Lo riconduciamo a categorie per
convincerci di poterlo controllare. Il mondo che siamo riusciti a mettere
insieme è troppo fragile per essere cambiato. Di questo siamo convinti.
Il fatto che si tratti di un
meccanismo fragile per cui intoccabile non lo rende però giusto. E, vista
l’assenza di una reale volontà di ripensarlo, comprensibile che a qualcuno per ignoranza e fanatismo, a qualcun altro per disperazione, venga voglia di distruggerlo.
AFRICA AL PARASIO
Sono rimasta incantata nel vedere
in via Vianelli, al Parasio, due donne africane camminare ognuna con una
scatola sulla testa. La prima con una confezione intera di latte in tetrapak,
l’altra con pacchi presumo di riso, farina, legumi.
Non so ancora dove abitano. Dove
sono stati alloggiati. Da dove vengono
soprattutto. Li ho visti a due, tre alla volta e dalle fisionomie direi che
saranno dieci, dodici tra uomini, donne e bambini.
Vederle procedere a quel modo, lente,
ritte e fiere, ho pensato a quanto deve sembrare strano loro tutto quanto.
Anche solo gli spazi, la luce, la temperatura. Gli orari, i modi, le abitudini
di noi che siamo qui. I nostri problemi. Altrove, in giro per l’Italia e in giro
per l’Europa, avrebbero sentito altri odori, incontrato altri sguardi, visto
altri panorami. Ma tutto ugualmente bizzarro e incomprensibile per persone
tanto lontane da casa.
Vivo in un posto bellissimo ma se
penso alla bellezza dell’Africa, agli orizzonti aperti e profondi, mi sembra impossibile che chi vi è nato non
provi comunque una nostalgia infinita. Il comunque sta per tutti i vergognosi
motivi che rendono quelle terre sempre più inospitali e mortifere.
RICICLARE I SOGNI
Com'è facile cedere alla
tentazione di riciclare i sogni che abbiamo condiviso con qualcuno che abbiamo
amato con qualcun altro che amiamo dopo. Funzionavano, emozionavano. Perché non
dovrebbero funzionare ed emozionare ancora?
Forse perché certi sogni nascono
dall'empatia che si crea tra due specifici individui, dall'amalgamarsi dei
pensieri, delle idee, e delle esperienze che essi specificatamente hanno. Non è
replicabile. Una volta separati, e poi
uniti ad altri individui, essi saranno causa e materia per altri sogni.
Replicare, ripetere, riproporre,
pronunciare identiche frasi sarebbe solo il simulacro di qualcosa che non è
più. Sarebbe una veste di misura sbagliata, qualcosa di posticcio e sistemato
sopra.
Mi si strizzerebbe il cuore se un
domani, per fare un piccolo banale esempio, mi innamorassi e mi sorprendessi a
parlare di mettere su un piccolo bistrot in campagna con un paio di camere
annesse.
Certo, tutto è già stato. Si
arriva a un punto in cui ci si ferma, un po’ ci si arrende, e semplicemente ci
si pacifica di fronte all'ascolto di chi sente per la prima volta un sogno del
nostro passato credendolo vivo e pulsante. Ma noi sappiamo bene che si tratta soltanto dell’ombra di qualcosa che
non siamo stati in grado di realizzare.
SANTA BARBARA E GLI ULTRA NAZIONALISTI
Mi ha fatto uno strano effetto
leggere della riunione dei movimenti ultra-nazionalisti a Varsavia presso la chiesa
di Santa Barbara. Sarà che mi chiamo Barbara, sarà che l’ho letto, in ritardo, proprio il 4 dicembre. Sarà che
pensare al cattolicesimo unito a certe ideologie mi fa venire i brividi. Croci celtiche, bandiere nazionali e bibbie.Così ci si difende dall'invasione nemica. Con le medesime armi. Sic et simpliciter.
mercoledì 23 novembre 2016
GRAMMATICA DELL'ITALIANO ADULTO
Ho finito di leggere il saggio di Vittorio Coletti "La grammatica dell'italiano adulto" e tra tutte le cose che ho letto, note e non, ce n'è una che non comprendo.
A pagina 109, scrivendo della particella ci/ce, l'autore spiega la funzione intensificante o modificatrice che essa determina unendosi a taluni verbi.
In linea di massima spesso si può attribuire al ci il ruolo di un avverbio di luogo: anche nel verbo entrarci o non entrarci (ad es. noi c'entriamo eccome in questa faccenda; lei non c'entra nulla;) il significato è riconducibile a un luogo, se pur figurato. Nel primo esempio tale luogo è espresso da in questa faccenda, che rappresenta anche una dislocazione a destra, sarebbe a dire una sottolineatura di quanto già implicito nel c'.
L'esempio ci vogliono due uova per fare la frittata, lo traduco (forse sbagliando) invece con un pronome personale atono che indica un generico a noi servono due uova per fare la frittata, e l'esempio ci conto lo traduco con su questa cosa conto, quindi in qualche modo sempre un luogo,
Vengo al dunque. Quando, invece, trovo:
"Hai l'ombrello?"
"Ce l'ho."
mi chiedo perché non si possa dire semplicemente "L'ho". Come si può tradurre il ce?
E nel verbo avercela, avere + ce + la, dove la si riferisce alla collera, alla rabbia o, comunque, a un qualcosa che si ha/prova nei confronti di qualcuno, il ce che cos'è? Solo un suono? O lo si può ricondurre a una funzione logica?
Gentile signor Coletti, ho apprezzato molto la lettura del suo testo e le sarei grata se mi chiarisse anche questo punto. Diverse volte mi hanno posto la questione e non sono stata in grado di rispondere.
Ne approfitto anche per ringraziarla per i lumi sui verbi disfare e redarre, nonché per avermi insegnato che si dice complementarità e non complementarietà.
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martedì 22 novembre 2016
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI
"NON CAMBIARE STILE DI VITA, CAMBIA SUPERMERCATO",
ho letto su un volantino di una nota catena di supermercati.
Lo commento riportando quanto segue:
ho letto su un volantino di una nota catena di supermercati.
Lo commento riportando quanto segue:
"Ai consumatori non importa se un prodotto è sostenibile su tutta la filiera. Non sanno manco cos'è la filiera. Dati astrusi su un'etichetta. Se si dovesse veramente indicare tutto quello che concorre a determinare un prodotto ci vorrebbe un libretto delle istruzioni. I consumatori non sono disposti a spendere di più per un prodotto migliore e sostenibile sotto ogni punta di vista. Vogliono solo quello che costa meno. Se una cosa diventa cara, semplicemente ne comprano un'altra. Quindi i prezzi devono restare bassi a prescindere. A prescindere dai costi occulti che ci sono e che devono rimanere tali. Non ha senso mettersi a fare le cose per bene. L'unico risultato sarebbe quello di essere tagliati fuori dal mercato che conta. Chi lo fa e crede che sia la strada da prendere non ha capito un bel niente di come stanno le cose. Sono degli illusi."
(confidenze su un treno)
lunedì 21 novembre 2016
Yvan Sagnet con Progetto Giovani Padova, venerdì 11 ottobre 2013
Yvan Sagnet con Progetto Giovani Padova, venerdì 11 ottobre 2013
https://youtu.be/fZG1xLcgK-Y
Il video è datato ma attuale
https://youtu.be/fZG1xLcgK-Y
Il video è datato ma attuale
lunedì 14 novembre 2016
A PROPOSITO DELL'ELEZIONE DI TRUMP
A proposito dell'elezione di Trump, ho letto anche un po' di rassegna stampa statunitense: forse per la prima volta la denuncia della gravità di un accadimento è tanto condivisa e i toni e le parole usati da molti editorialisti non lasciano spazio a fraintendimenti.
Speriamo che a Trump non monti il prurito da purghe come a quello stronzo di Erdogan.
Speriamo che a Trump non monti il prurito da purghe come a quello stronzo di Erdogan.
lunedì 31 ottobre 2016
L'IMPERO INVINCIBILE
Un'interessante articolo di Michael Pollan sul tema del cibo.
http://www.territorialmente.it/wordpress/wp-content/uploads/2016/10/22-ott-INTERNAZIONALE.-Limpero-invincibile.pdf
http://www.territorialmente.it/wordpress/wp-content/uploads/2016/10/22-ott-INTERNAZIONALE.-Limpero-invincibile.pdf
AUSTRALIA: BALENE E RICHIEDENTI ASILO
Ho sempre avuto ammirazione per il popolo australiano per via della mobilitazione delle persone comuni ogni qualvolta gruppi di balene pilota si sono arenate sui loro litorali. Commovente e straziante. E, visto che si dice che chi non ha rispetto per gli animali non umani non può averne profondo e sincero per quelli umani, da tanta dedizione mi ero persuasa di essere di fronte a una porzione di società evoluta. Le politiche di Canberra nei confronti dei richiedenti asilo mi fanno però ricredere. Le condizioni degli internati sulle varie isole adibite allo scopo sono una vergogna. Non so, se come annunciato, sia stata chiusa la struttura sull'isola di Manus per la decisione della Corte Suprema della Papua-Nuova Guinea che definisce illegale la detenzione dei migranti sull'isola-prigione, resta comunque fermo sulle proprie posizioni di totale chiusura il governo australiano. Insensibile anche a quella parte della popolazione che chiede rispetto dei diritti umani, e preme per una svolta moderata delle linee guida.
Mai identificare infatti la politica di uno Stato con il pensiero dei propri cittadini (anche se la mia esperienza di cittadina italiana mi porta a dire che ognuno ha i governanti che si merita), per cui voglio credere che coloro che s'immergono in acqua ad aiutare le balene pilota nel tentativo di far loro riprendere il mare, siano le stesse persone che s'indignano per le condizioni disumane di detenzione di chi altrettanto disperatamente le coste australiane ha tentato di raggiungere per essere accolto.
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giovedì 27 ottobre 2016
TERREMOTI
Fin da bambina ho sempre avuto una sensibilità particolare per la percezione dei terremoti, spesso lontani. Ieri sera ero allungata sul divano a pensare e ho avuto la sensazione che la terra tremasse. Una vibrazione profonda e appena percettibile, sorda. Sicuramente dovevo essermi assopita e aver sognato. Dopo un po' sono andata a verificare su internet e ho saputo della scossa. Mi è montata un po' di inquietudine e ho perso il sonno. Per distrarmi mi sono messa a leggere un documento che avevo stampato qualche giorno fa: il Manifesto del movimento DiEM25 (Democracy in Europe Movement 2025), di cui ecco il link.
Vi esorto a scaricarlo e leggerlo fino in fondo. Sono solo nove pagine. Non vi anticipo nulla. Che siano le parole in esso contenute a solleticare il vostro ardore.
Al termine della lettura ho deciso di aderire e sottoscriverlo. Non rappresenta ogni mio pensiero ma c'è risonanza con una visione in cui credo e, soprattutto, c'è passione.
Nell'elenco dei sottoscrittori ci sono diversi nomi che fanno parte di un mio personale elenco dei buoni che nel tempo provvedo ad aggiornare. Insomma, alla fine mi sono coricata sorridendo, con una buona sensazione nell'anima.
Un'altra scossa bassa e profonda si sta propagando.
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mercoledì 26 ottobre 2016
CONSIGLIO DI LETTURA: "Responsabilità e speranza" di Eugenio Borgna
"Noi siamo in relazione ininterrotta con gli altri, e dovremmo riflettere senza fine sul problema delle correlazione fra identità e alterità. Non si giunge alla conoscenza di una persona altra da noi, divorata dal dolore e dalla sofferenza, se non siamo capaci di avvicinarla senza pregiudizi: accogliendola e rispettandola nella sua alterità, nella sua diversa forma di vita, e nella sua ardente comune umanità, ferita dal dolore, e nondimeno animata dalle attese ideali e dalle speranze che sono in noi: benché non identiche alle nostre, e non di rado più autentiche delle nostre."
Il testo dello psichiatra e docente Eugenio Borgna, edito per Einaudi, collana Vele, s'intitola "Responsabilità e speranza" ed è nato come relazione sul tema della responsabilità per una serie di seminari organizzati dalla Vidas, associazione che opera assistenza gratuita ai malati terminali.
Un'agevole e ottima lettura e un buon vademecum universale per ognuno di noi.
domenica 23 ottobre 2016
ESPRESSOWINE
Da tempo ormai, salvo rare occasioni, evito i supermercati. Ricordo l'entusiasmo all'apparire dei primi, quando bambina vivevo a Torino: semplificavano la vita, permettevano di ottimizzare gli orari e ben si inquadravano nella visione di un futuro di benessere dilagante e alla portata di tutti. È trascorso del tempo, le cose sono cambiate, e bisognerebbe ripensare il tutto ma non è di questo che voglio scrivere ora.
Guardate l'immagine.
Che senso ha?
Le esigenze di coloro che vivono soli e hanno poco tempo o di quei nuclei familiari i cui componenti per ragioni diverse hanno abbandonato l'abitudine di pranzare insieme ha indirizzato verso il massivo confezionamento monodose, possibilmente precotto e velocemente riscaldabile al microonde. Innumerevoli confezioni di plastica il cui peso a occhio pareggia quello delle tre stitiche fette di prosciutto all'interno.
E ora il "ready to drink!, in confezione personalizzabile e 100% riciclabile, vincitore nel 2010 del Campionato mondiale quale miglior proposta tecnologica nel mondo del vino (!) appare sugli scaffali.
Di cosa penso riguardo alla plastica riciclabile e alle pessime abitudini che abbiamo acquisito per pura pigrizia ho già scritto altrove, quindi tralascio, ma da semplice amante del vino a me questa cosa onestamente ricorda il commento di Fantozzi sulla Corrazzata Potёmkin.
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lunedì 17 ottobre 2016
ANIMA
«Credi nell'anima?»
«Ci credo scientificamente, nel senso che non me la sento di escluderne a priori l'esistenza.» rispondo d’istinto.
In epoche passate alcune mie spiegazioni mi avrebbero fatto rientrare tra
gli animisti, tra i panteisti poi. Forme di immanentismo. Quello è.
Da un lato lo spettacolare meraviglioso incastro di atomi che è l’Universo
in ogni sua minima manifestazione.
Dall'altro il pensiero che tutto è traducibile in onde e le onde si
propagano ma non terminano, affievoliscono, semplicemente si smorzano fino a
essere impercettibili. Ma nel loro percorso hanno incontrato altre onde e il
reciproco influsso è la trasformazione che determina il moto perpetuo dell’essere,
per cui nulla, alla resa dei conti, termina.
Poi ancora la consapevolezza che la morte è solo un brutto abito che
abbiamo messo a una componente essenziale della vita perché abbiamo qualche
difficoltà ad accettarla.
Infine i limiti del nostro intelletto.
Quante volte ci siamo dovuti ricredere?
Esistono realtà a prescindere dalla nostra capacità di vederle,
misurarle, provarle. Un vero scienziato deve sempre ricercare la verità e non
può procedere per dogmi ma deve avere l’umiltà di non escludere ciò che non può
(ancora) capire.
Quella cosa che chiamiamo anima è probabile esista. Liquidare la
faccenda come roba da bigotti è una presunzione.
Che poi ci sia capitato di credere erroneamente di coglierla nel
profondo dello sguardo di qualcuno, questa è materia da trattarsi altrimenti.
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APPUNTI SU IMPERIA
Devo trovare il tempo per passeggiare di nuovo un po' per la città. Scattare qualche fotografia a Imperia, giusto per avere un minimo di archivio personale sulle fasi del cambiamento che prosegue.
Ho sospeso per qualche anno ed è il momento di riprendere.
Inoltre, passando in scooter, vedo nuovi abitanti che camminano lungo le vie. Non voglio restare ai margini di questo nuovo cosmopolitismo giunto anche qui. Voglio farne parte. Anche se sognavo che sarebbe sorto da altre cause.
16 ottobre 2016
giovedì 13 ottobre 2016
DIGRESSIONI
Ottobre, ore
11.00
Nella sala d’aspetto del reparto di dermatologia sette persone,
inclusa me, in attesa.
Una donna minuta oltre la settantina rivolgendosi alla donna seduta di
fronte, come a riprendere un discorso appena sospeso, esclama infilando le dita
per allentare la morsa del collo alto:
«… ho la maglia a collo alto perché ieri sera quando mia figlia mi ha
portato al pronto soccorso faceva fresco e non immaginavamo che sarei rimasta
fino a stamattina e quando l’ho chiamata per dirglielo, perché era andata via
poi ieri sera perché era in ritardo con la baby sitter, è una ragazza straniera
la baby sitter, brava con il ragazzo e tanto attaccata anche ai nostri due
cagnolini, sono così belli, affettuosi, sa, quei bassotti con il pelo ispido, prima
stavano da me però ora stanno da mia figlia che ha un bel giardino grande,
pieno di piante e fiori, c’è anche l’orto, dovrebbe vederlo, lo curava sempre mio
marito finché era vivo, è morto due anni fa mio marito, lo stesso anno del suo
migliore amico, un amico di vecchia data, si conoscevano dalla guerra e hanno
continuato a vedersi e andavano a caccia, io non ero tanto d’accordo perché è
pericoloso andare per boschi, abbiamo una certa età ormai, gli dicevo, fa’ un
altro sport, mio nipote fa la pallanuoto, ma non qui, a Genova… che caldo che
fa… »
FO E DYLAN
Oggi muore Dario Fo e riceve il Nobel per la letteratura Bob
Dylan. Pare proprio un passaggio di testimone.
13 ottobre 2016
IL MINISTERO DELLA FELICITÁ ASSOLUTA
Ho letto dell’uscita, la prossima estate, del secondo romanzo di Arundhati
Roy. S’intitola "Il Ministero della felicità assoluta" e vedrà la
luce vent'anni dopo "Il dio delle piccole cose", il suo esordio
narrativo che le è valso il Premio Booker nel 1997. Vent'anni durante i quali si è dedicata con fervore all'informazione
di alto livello attraverso inchieste e saggi. Attenta alla realtà sociale
e politica del proprio Paese, l’India, e partendo da essa, con forte e
contagioso trasporto, ha scritto e scrive di chi siamo tutti noi su questo
pianeta e quali sono le dinamiche che decidono le umane sorti, mettendoci di
fronte all'imperativo categorico di un’assunzione di responsabilità individuale
e quindi collettiva. Leggere i suoi libri, forti di un’estrema chiarezza
espositiva unita a una profonda capacità di trovare il filo rosso che unisce
gli eventi, è un’esperienza formativa, culturale, e filosofica. Fa bene
all'anima sentire quanta energia trasuda dalle sue parole e viene una gran
voglia di esserne contagiati al punto da riuscire a fare altrettanto. Almeno
per me è così.
Quindi, pur prediligendo la Roy giornalista, non vedo l’ora di poter
leggere il suo nuovo romanzo, a proposito del cui titolo vorrei raccontare un
aneddoto. Cercando su internet per quale casa editrice italiana uscirà "Il
Ministero della suprema felicità", mi sono imbattuta in un altro libro:
"Il Ministero della felicità". Chiaramente incuriosita sono andata a
vedere. L’autore Sabino Acquaviva, sociologo, docente all'Università di Padova
e di Trento, prolifico autore di pubblicazioni scientifiche, ha pubblicato nel
2011 per Cairo Editore questo romanzo di fantascienza ambientato in Italia. Ne
ho letto la trama, dopo aver scorso i titoli delle sue varie pubblicazioni e
il risultato è che mi è venuta voglia di leggerlo. Apprezzo quando capitano
queste cose.
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Sabino Acquaviva
sabato 1 ottobre 2016
OTHERING
OTHERING, AREE DI SACRIFICIO, RAZZISMO AMBIENTALE, LINEA DI
ARIDITÁ...
Sicuramente dobbiamo arricchire il nostro vocabolario.
L’articolo apparso su
Internazionale numero 1169 riporta un estratto dell’intervento di Naomi Klein
in memoria di Edward Said, tenuto a Londra a maggio di quest’anno.
Vi propongo vivamente un’attenta
lettura.
Amo il giornalismo che cerca
comuni denominatori, che supera gli scollamenti tra gli avvenimenti per offrire
un filo rosso che induca consapevolezza. Premessa necessaria per avere almeno
qualche possibilità di trovare una reale soluzione, “soluzioni integrate” le
definisce la scrittrice canadese, ai mali del mondo.
settembre 2016
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ESORCISTI CERCASI
Mancano gli esorcisti. Non si
riesce a soddisfare la richiesta crescente di esorcismi. È necessario attivare
all'interno di Santa Madre Chiesa dei corsi ad hoc per contrastare il dilagare
di pericolosi ciarlatani.
So che ci sarebbe ben altro su
cui meditare ed eventualmente scrivere ma, per qualche motivo recondito, la notizia
mi colpisce più di altre, tanto più che la ritrovo su diverse testate.
Non conosco le cifre di tale
domanda in crescita ma se pensiamo di essere indemoniati ( il che non è in
fondo quella gran stupidaggine) e invochiamo l’intervento di abati talari, be’
allora siamo messi proprio male. Nei termini di un’analisi socio (psico)
storica il fenomeno è degno di nota ma, appunto, di interesse antropologico si
tratta. Con i piedi nel terzo millennio ho come l’impressione di affacciarmi
su un passato remoto. Ma, si sa, nei
flussi che precedono i grandi cambiamenti epocali ci sta tutto. In primis paura
e smarrimento.
Chi stipa all'inverosimile la
dispensa, chi si barrica, chi si fa saltare in aria, chi si arricchisce
meschinamente, chi vive solo più nella rete, chi ammazza con l’iprite, chi si
tiene tutta l’acqua, chi crede soltanto nel superenalotto, chi va dall'esorcista,
…
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SUSHI FUN
Con tutto che ciò che sta
succedendo nei mari del pianeta è allarmante e che lo è in misura maggiore
perché invisibile, mi piace mangiare pesce.
Le risorse* ittiche si stanno esaurendo,
stiamo raggiungendo il punto di non ritorno ma ciò non ci tocca perché, come si
dice, lontano dagli occhi lontano dal cuore.
Il mare non è che una distesa
dalle varie tonalità di blu su cui far scivolare lo sguardo verso l’orizzonte.
Quello che c’è sotto, fantasiose e colorate storie d’animazione a parte, nell'immaginario
collettivo, non esiste appunto se non nell'idea di una fonte inesauribile di
cibo.
Resta il fatto che mangio pesce.
Di stagione e preferibilmente acquistato da uno dei pochi pescatori all'antica
rimasti nella città in cui vivo. Di quelli che tornano a terra con pochi chili
di pescato vario e spesso con niente. Però nell'ultimo anno mi sono lasciata
contagiare dalla moda del sushi e, in qualche occasione, ho accettato di
aggregarmi a cene in compagnia in questi ristoranti a catena che spuntano
ovunque. Finché, la scorsa settimana, mi
sono seduta in un incubo degno di Orwell. Qualcuno racconterebbe il fatto in
termini di tripudio. Non solo sushi ma pesce in tutti i modi, self service,
prezzo fisso, all you can eat, turni di centinaia di avventori, code, nastri
trasportatori, tonnellate di plastica, frenesia alimentare. Trovo più idoneo il
termine orgia.
In chiusura chili di cibo
finiscono nei bidoni della spazzatura. Non ciò che è stato ordinato e avanzato
nei piatti ma quanto è stato cucinato in esubero ed esposto invano. Preparazione
di piatti a cottimo sulla previsione di un afflusso x. Il cibo non deve mancare.
Deve arrivare alle menti il segno dell’abbondanza. Ovunque lo sguardo si posi
deve trovare vassoi colmi, il cibo deve entrare negli occhi, colmare la visuale
rendendoci ciechi. Il senso di appartenenza fa il resto. Bipede con vassoio
che straborda in mezzo ad altri bipedi con vassoi che strabordano. Dai che domani si va al centro commerciale.
Sì, dai, che vendono anche il set per farsi il sushi da sé. Mi sento un’aliena
mentre vago in questo girone infernale. Al tavolo mi sento un’aliena. Tutti
gozzovigliano e decantano. Tutti quelli che ci sono stati ne parlano con
entusiasmo. Io, giuro, non ci metto più piede. Né stomaco. Prima e ultima
volta. Amici che sgranano gli occhi. Non capiscono cosa mi disturba. Avrò avuto
una giornata pesante.
Una dote che non possiedo è
spiegare l’evidenza. Il problema è che per me ormai troppe cose sono evidenti e
mi si è ridotto di molto lo spazio di comunicazione. Mi viene in mente Cecità
di Saramago.
Mentre sto lì, il vociare
assordante, per i più ormai assimilato a rumor bianco gestibile, la luce chiara
e intensa, l’andirivieni di strani animali eretti, il bancone su cui squartano
un tonno appena scaricato e, di fronte, i bidoni. C’è un tipo che, vista l’ora
tarda, preleva dal nastro trasportatore i sushi non consumati e li getta. Ecco,
mi gira la testa. Nausea e vertigine. Non è il sangue del tonno. Lo so. Nessun problema
con il sangue né con la morte in quanto tale. Mi sale un pensiero cattivo. Che
tutto e tutti si sprofondi nelle viscere della terra.
Con buona pace dei salmoni
compostati con la Philadelphia.
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domenica 25 settembre 2016
BIG BANG
Ricordo mio padre, frequentavo le medie, in una discussione sulla
nascita dell’universo. Diceva che non può esistere un punto di inizio assoluto,
in quanto presupporrebbe un “prima” in cui l’essere ancora non è e ciò è una
contraddizione. Accomunava l’idea scientifica di un momento in cui tutto, per
concentrazione estrema e calore, si sarebbe violentemente espanso, all'idea
altrettanto poco plausibile della creazione. Prima ci dovrebbe essere il nulla,
diceva, il non essere, ma il non essere appunto in quanto tale non è. All'epoca
ritenni che il ragionamento filasse e ne sono profondamente e consapevolmente
ancora persuasa.
Oggi leggo su Pagina99 un articolo che riprende la questione sulla
scia di un dibattito nato negli ultimi anni in ambito accademico scientifico.
Iniziano a essere parecchi i detrattori del modello Big Bang, detto anche “singolarità
iniziale”, definizione di per sé eloquente. Alcuni cercano di mediare tra le
attuali conoscenze sicuramente perfettibili, teoria delle stringhe, fisica
quantistica, gravità, e via discorrendo, ma certo è che la strada è lunga e il
percorso complesso.
Resto dell’idea che la logica abbia già fornito una risposta. Restano
da definire termini e modalità.
Settembre 2016
sabato 24 settembre 2016
LAVARSI IN MARE
Per un problema idraulico non ho modo
di fare la doccia in casa da due giorni. Siamo a fine settembre e il clima, secondo me, è ancora mite anche se il mare ha già odore di
mareggiate. Mi ci sono lavata nuotando e da due giorni giro in moto ancora nei
miei vestitini estivi con i riccioli del sale e la pelle di alghe. Mai come in questi due giorni ho incrociato
tanti sorrisi maschili. Evidentemente emano trasgressività in mezzo a quanti,
la maggior parte, adattano l’abbigliamento in base alle date del calendario.
BAGNI FUORI STAGIONE
Da bambini non fa freddo. Il gioco e la gioia riscaldano. È
quella parte di me ancora tredicenne che mi consente di fare il bagno a
qualsiasi ora e in qualsiasi condizione climatica.
I LUNEDÌ AL SOLE
12 settembre, la stagione agli
sgoccioli, il lavoro diminuisce. Me ne sono venuta sul molo di buon’ora, come
per andare a lavorare. Al sole. Con un libro e le pinne. Mi viene in mente un bel
film spagnolo di dieci, quindici anni fa, con Javier Bardem: “I lunedì al sole”. I protagonisti,
disoccupati, anch'essi si ritrovavano il lunedì di buon’ora sul mole, al sole.
12 settembre 2016
LA PAZZIA
La pazzia viene dalla frustrazione. La pazzia viene dalla rabbia. La pazzia
viene dal dolore.
Ci sono onde e odori. Suoni e situazioni. Ci sono cibi e digiuni. Ogni
cosa ci nutre, ci prosciuga. Ogni cosa ci muta. Nel sangue, nella chimica. Le ghiandole
inaridiscono, si seccano, o gonfie non prendono pause. Allora bisogna
stimolare, in altri casi chetare.
Ma la pazzia viene dal dolore, Viene dalla rabbia. Dalla frustrazione.
Accettare che non esiste un comune linguaggio umano è un impresa
vittoriosa per pochi. Per tutti gli altri restano negazione o pazzia.
Agosto 2016
martedì 30 agosto 2016
IL QUOTIDIANO AL BAR
Tra gli altri, alcuni buoni articoli su La Stampa di oggi 30 agosto.
Bello l’articolo di Gian Luigi Beccaria dedicato alla lingua italiana:
“Dimentica l’antilingua e parla come mangi”. Viene segnalato anche il suo
ultimo libro “L’italiano che resta. Le parole, le storie.” edizioni Einaudi.
Contenta di aver letto anche del documentario “Ombre dal fondo” di Domenico
Quirico, buon giornalista di cui ho già consigliato il libro “Esodo”, insieme a
Paola Piacenza, giornalista del Corriere della sera.
Interessante e da approfondire l’articolo sulle motivazioni della
tacita coalizione tra Siria, Iraq e Turchia contro i curdi.
Infine, nella scelta di testi letterari rievocanti terremoti, scelgo quello
in cui subito mi sono riconosciuta, di Lucio Anneo Seneca, e lo riporto nella foto che segue.
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giovedì 25 agosto 2016
SUL MOLO
Uno braghette gialle, fisìco spesso
l'altro magro tatuato
entrambi cinquanta suonati
una donna inerte
di poco più giovane
una biondina
sotto i trenta
il figlio bambino del tipo tatuato
l'altro magro tatuato
entrambi cinquanta suonati
una donna inerte
di poco più giovane
una biondina
sotto i trenta
il figlio bambino del tipo tatuato
Man bassa di ricci. Almeno li mangiano. A decine, con ostentazione. Noi sì che siamo uomini veri che sanno sopravvivere nella natura.
Fanno man bassa anche del molo. Il tipo in braghette ha un tono che manco Mussolini.
Dice che nell'entroterra i paesi son tutti Cottolenghi. Si incociano tra loro, dice, basta vedere sull'elenco del telefono. Gli stessi cognomi. Han facce strette e brutte, dice.
Arriva sulla riva una famiglia con sedie pieghevoli e armamentario completo da ricreare un salotto.
Guarda che spastici, dice.
Arriva un'indiano che vende cocco. Non è simpatico e il cocco lo mette a due euro al pezzo.
Il tatuato, dammi quattro pezzi, dice. Sarebbero otto euro. L'indiano gliene chiede sei e aggiunge un secondo pezzo in omaggio per il bambino che si sta divorando il primo.
Il tatuato gli allunga tre euro e, in soldoni, gli intima di camminare. Al venditore non sta bene e chiede il dovuto. Gli viene risposto che deve ringraziare di prenderne tre. Allora l'indiano si riprende dal bambino il pezzo dato in omaggio.
Il tatuato gli urla ladro, lo minaccia, ti getto in mare, e gli va contro con fare aggressivo. Quello retrocede. Se lo spinge si fracassa sugli scogli.
Il molo è affollato. Nessuno interviene, tanto meno io. Per incredulità. Per stanchezza.
Me ne vergogno.
Me ne vergogno.
L'indiano se ne va. Una signora lo trattiene e gli dà due euro come mia nonna mi infilava complice qualche moneta in tasca per i dolciumi.
Bella figura di merda, esordisco.
Il tatuato si volta con l'espressione di chi ha trovato sostegno. Lo deludo. Non alludevo all'indiano.
Spero che almeno gli venga un solenne mal di pancia con tutti quei ricci.
Una mezz'ora dopo, una donna sui quaranta e un bambino sui sette, otto anni, arrivano in cima al molo. Sono tedeschi. Il figlio trova una bottiglia di plastica tra gli scogli e la getta in mare.
La madre lo riprende e gli intima di recuperarla, al punto da calarlo in mare. Il bambino frigna, allora lei lo tira fuori e con un legno, recuperato anch'esso tra gli scogli, riesce ad avvicinare la bottiglia e prenderla.
Si sa, i tedeschi sono avanti in queste cose, penso. Solo che la donna getta la bottiglia esattamente nel punto in cui il figlio l'aveva trovata.
Mi alzo con flemma ieratica, passo sui piedi alla donna, mi chino, allungo il braccio, raccolgo la bottiglia, la accartoccio, torno al mio posto e la infilo nella borsa. Senza una parola.
Ma come stai girata? Cosa ti dice il cervello? La capisci la gravità, le capisci le implicazioni di questo tuo apparentemente banale e insulso gesto del cazzo?
Considerato che non ho il potere di farli sparire, l'unica opzione che resta è che dobbiamo schiattare. Tutti. Con buona pace delle anime pure.
E no, non sono tollerante.
21.08.2016
ESSERI INUTILI E DANNOSI
Lo ribadisco.
Esseri inutili e dannosi. Superflui. Abbondano.
Stamane sul molo ho provato quel desiderio che da un po' mi monta di fronte all'idiozia quando questa si fa arroganza e prepotenza. Un desiderio di eliminazione selettiva,
Non mi vergogno a dirlo e non intendo sentirmi in colpa. La mia coscienza, e la mia anima eventualmente, ne risponderanno.
Anche la mia abnorme comprensione delle ragioni del prossimo ha un limite. Quando nel prossimo non ci sono ragioni.
Chi sono per dirlo? Chi sono per giudicare?
Basta con l'ipocrisia. Ognuno di noi giudica. In ogni piccolo gesto, in ogni minima scelta quotidiana.
Si associa il giudizio al disprezzo e alla superbia. No. Il giudizio è esercizio di responsabilità individuale. Avere il coraggio di prendere posizione in nome di quei valori di umanità che siamo sempre pronti a sbandierare. Senza esso non esiste crescita. Non esiste società. Essere sempre politicamente corretti non paga.
Mi faccio carico dei miei sbagli e delle mie colpe ma questo non mi impedisce, né mi esenta dal dovere, di vedere.
Di fronte alla tracotanza arrogante e aggressiva, con tutte le attenuanti che si possono addurre, credo sia legittimo un no fermo.
Esseri inutili, superflui, dannosi. Brutti. Brutta umanità.
Di troppo.
21.08.2016
DARKNET, DEEPWEB
Finalmente leggo il termine Darknet in un articolo in seconda pagina di un quotidiano. Nelle discussioni occasionali sugli attentati c'è sempre qualcuno che dice:« Ma com'è possibile nel giro di pochi giorni procurarsi un'arma per compiere una strage?»
Com'è possibile, chiedo io, che qualcuno ancora si ponga un simile quesito? Dieci click o poco più e ti vendono pure un bambino vero per giocarci, figuriamoci un'arma.
Anni addietro, ricordo, lungo Dora, e suppongo su altri mercati simili, non era difficile trovare pezzi di kalashnikov. Con lo scambio di occhiate giuste facile che ti fornivano quelli mancanti. Un po' di denaro, un po' di scaltrezza e metti l'arma nel tuo carrello.
Quando, molto tempo fa, feci una ricerca sulla pornografia online che si trasformò in buona parte in una ricerca sulla pedopornografia online, mi chiesi perché gli inquirenti non indagassero con metodo e costanza nel darknet (che, per intenderci, è la parte più profonda e oscura del deep web). Non ottenni risposte da un responsabile della Polizia Postale perché per rilasciare un'intervista serviva il nulla osta del ministero a Roma. Non essendo accreditata come giornalista rinunciai.
Mi dissi anche, e ne scrissi, che comunque era sufficiente il web superficiale, quello in cui quotidianamente navighiamo. Come me che, con estrema facilità e senza volerlo fare, ero arrivata con poche pressioni del mouse a situazioni orride, agli investigatori non sarebbe mancato di che lavorare alacremente. Potrebbero, e dovrebbero, andare a bussare a certe porte di abitazioni private. Forse si cercano i pesci grossi ma oggi è tutto in franchising. Piramidi ce n'è ancora ma più che altro in ambito finanziario, per il resto il male si propaga in modo orizzontale. Lo si vede con la mafia e il terrorismo di ultima generazione.
Un nuovo delirio si propaga, quello di poter essere qualcuno chiunque si sia. Se poi nella depravazione, nell'istinto omicida, o in qualsiasi altra forma malata, è secondario. Molto meno impegnativo eccellere in negativo.
9 agosto 2016
martedì 23 agosto 2016
AYLAN E OMRAN
Le immagini. A che servono?
Prima era Aylan, ora è Omran. Ho impiegato un quarto d'ora a farmi venire in mente il nome del bambino riverso sulla battigia. Sul perché ciò sia possibile potrei ragionare a lungo. La sostanza è che, a intervalli più o meno regolari, il cervello deve mettere in atto delle difese. Archiviare.
Fare dei backup da andare a ripescare in caso di bisogno. Comprimere per far spazio a nuovi dati. Ma, alla fine, succedono sempre le stesse cose, e dovrebbero essere proprio i nomi a rimanere, solo che sono troppi. Cerimonia al milite ignoto. Quella storia lì.
giovedì 11 agosto 2016
LA DIMENSIONE DELLE STELLE CADENTI
L’altra sera un caro amico mi ha
detto: « Mi piacciono le stelle cadenti anche solo per il fatto che tanto minuscoli
granelli di materia hanno una così grande influenza emotiva su noi esseri umani.»
Momenti in cui viene ripristinato il giusto ordine di grandezza.
FASTIDIO
Che fastidio.
Quando vado a fare le pulizie in giro, accendo la televisione.
E, appunto, in genere provo fastidio.
Corsa agli antifurto. Solo il 2,7 % dei ladri vengono presi. I furti
non sono in diminuzione, anzi. Risultano meno denunce perché i cittadini non si
fidano delle istituzioni e pensano da soli alla propria sicurezza. Guardie
private, allarmi, grate, telecamere, sensori, barriere.
Tra i servizi appena precedenti, uno descriveva le nuove frontiere
dell’Europa (mi viene in mente l’ultimo libro di Bruno Arpaia), l’altro
paventava drammaticamente la prossima comparsa in Italia di innumerevoli "giungle di Calais", un terzo descriveva le nuove telecamere biometriche in
dotazione ai girelli d’ingresso degli stadi.
Sta andando tutto molto velocemente. Impresa ardua non restare
invischiati.
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HO AVUTO PAURA
L’uomo è mio padre. Io sono io ma nata in una vita diversa.
C’è una grande stanza dove sto con altre donne di età diverse e
parecchi bambini. Percepisco qualcosa di
sbagliato nella situazione anche se l’atmosfera in un primo momento pare tranquilla e il luogo accogliente.
Un’ampia vetrata che raggiunge il soffitto dà su un giardino alberato. Mi
avvicino, le porte finestre sono sigillate. Fa molto caldo. Guardo intorno. Non
c’è traccia di cibo né acqua in giro. Oltre al lato con la vetrata ci sono tre
pareti senza sbocchi a parte la porta d’ingresso.
Il rumore di una serratura, la porta si socchiude, una voce mi chiama,
esco dalla stanza. Mio padre mi porge un catino in acciaio piuttosto profondo coperto
da un telo ripiegato. Ne scosta un lembo e mi indica il contenuto: una lama da
rasoio lunga una ventina di centimetri con l’impugnatura rivestita di cuoio. Mi
dice sottovoce «Sai qual è il tuo compito.» e mi sospinge verso la porta per farmi
rientrare nella stanza. Mi irrigidisco, i piedi incollati al pavimento, il
corpo obliquo in avanti per la pressione della sua mano. Si para di fronte a me
e afferra i miei occhi con i suoi «Devi
farlo. Se non lo fai molte persone moriranno e tra queste molte che ami. Vuoi
questa colpa sulla coscienza? Non credo. Quindi va’ e uccidi tre donne e tre
bambini e raccogli il loro sangue qui dentro.» scandisce scuotendo il catino
che stringo al petto. L'assurdità del male. Non aspetta risposta o reazione e mi spinge all'interno
della stanza richiudendo la porta alle mie spalle. Nemmeno per un secondo penso
che, scoperte le mie intenzioni, tutte quelle persone potrebbero attaccarmi e
avere la meglio. Penso però che ho una gran paura. Visto che sono io ma nata in
una vita diversa, non ho idea di chi siano le persone che amo e che morirebbero
se non ubbidissi, resta il fatto che in questa vita altra ci sono da qualche
parte persone che amo e che devo proteggere. Ma non so chi siano, è come se
fossi colpita da amnesia, forse la parte di me cosciente nel sogno accorre in
mio aiuto, c’è solo vuoto nei ricordi, forse è tutta una messa in scena. Stanno
bluffando, non hanno niente in mano. Non hanno nessuno in mano. Mi accorgo che
mio padre è diventato plurale, è diventato un loro. Ecco forse posso rigirarmi
e puntare la lama verso ciò che ci aspetta fuori dalla porta. Dobbiamo
andarcene di qua. Se non io qualcun altro entrerà per uccidere. Non so perché,
non capisco cosa succede. Solo un istinto di fuga verso la salvezza. I secondi
scorrono rapidi e pregni, la mia immobilità attira l’attenzione. Ho paura
perché so che devo prendere una decisione in fretta. Sento che qualcuno o
qualcosa sta avendo la meglio su me, mi sta dominando, mi ha messo in una
situazione che non appartiene alla vita che conosco, ed esito. Non sapere, non
capire, non ricordare fa montare una frustrazione furibonda. Chi è il nemico? Impazzisco.
Forse devo uccidere tre donne e tre bambini e raccoglierne il sangue? Forse
questa azione è decisiva per un corso positivo degli eventi? Eventi che non
conosco. Come posso decidere senza sapere? Mi prende il terrore perché so con
certezza di non essere io la persona che pensa una cosa tanto assurda,
riconosco il corpo, le mani, mi guardo riflessa in uno specchio. Sono io e
ricordo che io non avrei avuto dubbi, appena visto il rasoio lo avrei impugnato
con fermezza contro l’ordine assurdo, invece per alcuni interminabili secondi
un’altra me ha preso in considerazione di poter uccidere innocenti per salvare
altri innocenti. Cosa accade nel cervello quando si è soggiogati? Quando si
perde ogni punto di riferimento. Quando ci vengono iniettati diffidenza, paura,
senso di colpa. Quando ci viene sottratta la possibilità di sopravvivenza. Cosa
accade? Di cosa siamo capaci quando le nostre pulsioni peggiori hanno il
beneplacito da parte dell’ordine costituito, in qualunque forma esso si manifesti? Quando ormai abbiamo assimilato un linguaggio stuprato.
Mi accuccio appoggiando il catino a terra, le donne si avvicinano a
cerchio, e ne rivelo il contenuto. Retrocedono di un passo, mi guardano
incredule, poi si accucciano anche loro. E aspettiamo.
Mi sveglio e rimango con un dolore in corpo.
giovedì 4 agosto 2016
ALTRI LIBRI 2
Questa volta non si tratta della pila di turno di libri da spolverare ma dei pochi libri che sono riuscita a leggere negli ultimi mesi. Tutti buoni libri, sono stata fortunata.
Telmo Pievani e Valerio Calzolaio - Libertà di migrare
Davide Pinardi - Narrare. Dall'odissea al mondo Ikea
Roberto Negro - Sinfonia per un delitto
Domenico Quirico - Esodo
Pietro Carlini - Spiriti mali
Stefano Liberti - Land grabbing
Evgenij Zamjatin - Noi
Rivka Galchen - Innovazioni americane
Bruno Arpaia - Qualcosa, là fuori
Nicola Lagioia - La ferocia
Telmo Pievani e Valerio Calzolaio - Libertà di migrare
Davide Pinardi - Narrare. Dall'odissea al mondo Ikea
Roberto Negro - Sinfonia per un delitto
Domenico Quirico - Esodo
Pietro Carlini - Spiriti mali
Stefano Liberti - Land grabbing
Evgenij Zamjatin - Noi
Rivka Galchen - Innovazioni americane
Bruno Arpaia - Qualcosa, là fuori
Nicola Lagioia - La ferocia
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mercoledì 3 agosto 2016
ATTACCO
A casa di mia madre.
Servizio del Tg5 del 2 agosto.
Attacco dei cinghiali. Difendersi dall'attacco dei cinghiali che oltre a invadere le nostre città determinano nelle campagne danni ingenti all'agricoltura, costringendo alla chiusura molte piccole aziende. Animali selvatici in sovrannumero che ci assediano. Non possiamo vivere blindati in casa.
La Coldiretti in piazza Duomo a Firenze, portando striscioni con scritto "riprendiamoci il territorio" porta una coppia di cinghiali invitando a immaginare un futuro in cui orde di ungulati scorrazzassero per le vie cittadine. Mi viene in mente quando nel 1926, un gran numero di antenati di questi malvisti quadrupedi furono portati allo Stadium di Torino per una spettacolare caccia in costume regionale. Aneddoti.
Mi trattengo dall'entrare nel merito della questione, anche perché, mentre inizio a scrivere, gioco con il telecomando della televisione e i pensieri mutano direzione. Pubblicità e altre notizie vengono sciorinate con estrema disinvoltura nella scelta dei termini: attacco dei mercati, attacco dei batteri, eliminazione degli odori, golpe sui rifiuti, assedio del caldo, confini del benessere, guerra delle tariffe, divisione degli spazi...
Normalmente rifiuto l'estrapolazione di una frase o di una locuzione dal contesto in cui è inserita ma so anche che esistono diversi tipi e diversi livelli di linguaggio e relativa comunicazione e, non so perché, ormai da parecchio tempo a questa parte ho come sviluppato un sensore nuovo, non so in quale organo situato, forse negli orecchi, che fa sì che dal fiume di parole che sento, alcune mi giungano evidenziate e si uniscano in un ipertesto sul quale l'unico dubbio è in che misura sia dettato da mie convinzioni e in che misura sia ciò che il committente intende far narrare e di cui intende convincere.
2 agosto 2016
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IL SALMO DI WISLAWA SZYMBORSKA
Spero di non contravvenire alle regole sui diritti d'autore riportando dalla mia copia Adelphi di tutte le poesie di Wislawa Szymborska una delle sue più note composizioni.
SALMO
Oh, come sono permeabili le frontiere umane!
quante nuvole vi scorrono sopra impunemente,
quanta sabbia del deserto passa da un paese all’altro,
quanti ciottoli di montagna rotolano su terre altrui
con provocanti saltelli!
quante nuvole vi scorrono sopra impunemente,
quanta sabbia del deserto passa da un paese all’altro,
quanti ciottoli di montagna rotolano su terre altrui
con provocanti saltelli!
Devo menzionare qui uno a uno gli uccelli che trasvolano
che si posano sulla sbarra abbassata?
Foss’anche un passero-la sua coda è già all’estero,
benché il becco sia ancora in patria. E per giunta, quanto si agita!
che si posano sulla sbarra abbassata?
Foss’anche un passero-la sua coda è già all’estero,
benché il becco sia ancora in patria. E per giunta, quanto si agita!
Tra gli innumerevoli insetti mi limiterò alla formica,
che tra la scarpa sinistra e la destra del doganiere
non si sente tenuta a rispondere alle domande “ Da dove? ” e “ Dove? ”
che tra la scarpa sinistra e la destra del doganiere
non si sente tenuta a rispondere alle domande “ Da dove? ” e “ Dove? ”
Oh , afferrare con un solo sguardo tutta questa confusione,
su tutti i continenti!
Non è forse il ligustro che dalla sponda opposta
contrabbanda attraverso il fiume la sua centomillesima foglia?
E chi se non la piovra, con le lunghe braccia sfrontate,
viola i sacri limiti delle acque territoriali?
su tutti i continenti!
Non è forse il ligustro che dalla sponda opposta
contrabbanda attraverso il fiume la sua centomillesima foglia?
E chi se non la piovra, con le lunghe braccia sfrontate,
viola i sacri limiti delle acque territoriali?
Come si può parlare di un qualche ordine,
se non è nemmeno possibile scostare le stelle
e sapere per chi brilla ciascuna?
se non è nemmeno possibile scostare le stelle
e sapere per chi brilla ciascuna?
E poi questo riprovevole diffondersi della nebbia!
E la polvere che si posa su tutta la steppa,
come se non fosse affatto divisa a metà!
E il risuonare delle voci sulle servizievoli onde dell’aria:
quei pigolii seducenti e gorgoglii allusivi!
E la polvere che si posa su tutta la steppa,
come se non fosse affatto divisa a metà!
E il risuonare delle voci sulle servizievoli onde dell’aria:
quei pigolii seducenti e gorgoglii allusivi!
Solo ciò che è umano può essere davvero straniero.
Il resto è bosco misto, lavorio di talpa e vento.
Il resto è bosco misto, lavorio di talpa e vento.
Wislawa Szymborska
giovedì 28 luglio 2016
GABBIANI AL PARASIO
Sui tetti che vedo
dall’appartamento in cui abito, ogni anno ho modo di assistere al rito del
primo volo di una nuova generazione di gabbiani. La paura del primo lancio, lo
sbattere inesperto delle ali, gli atterraggi rovinosi. Lo strillo sgraziato e ripetuto a oltranza
che suggerisce acquisti di fionde. Già grossi ma ancora grigi pennuti che
mendicano dal becco di genitori di eguale misura bocconi di cibo rigurgitato. E
quegli stessi che sventrano i sacchi di spazzatura, attaccano i piccioni,
portano via carogne di gatti morti, eccoli a esaudire le richieste di una prole
già ben in carne con devozione genitoriale.
Johnny, il gabbiano gigante che
bazzica i dintorni con fare spavaldo, sta rivelando un’indole gentile che non
avrei sospettato.
martedì 26 luglio 2016
UCCISIONE A SAINT-ETIENNE
Mi ammazzo di ore di pulizie. Sono stanca.
Non ce la faccio. A star dietro.
Immagino il sorriso sarcastico di Oriana da dove sta. Ho odiato quel suo libro. Dopo averli amati più o meno tutti. E voglio continuare a odiarlo.
Poi le mie considerazioni di fondo restano le stesse. Già scritte, in modi diversi, ormai parecchie volte.
Stasera ha la meglio il bisogno di silenzio. Solo i rumori che arrivano da fuori le finestre.
Si insinua il senso di colpa per essere viva. E poterci ragionare su.
Non ammazzata, non torturata, non esiliata, non stuprata, non incarcerata, non imbavagliata, non schiavizzata, non annegata, non saltata in aria, non sgozzata, non defraudata.
STRAGE A MONACO DI BAVIERA
Che fastidio.
Sono davanti a RaiNews24 e stanno
parlando da ore dell’attentato a Monaco di Baviera. Non fanno che ripetere che
non sanno se è un attentato islamico o di estrema destra. Ripropongono senza sosta le medesime immagini. Il cadavere di uno che faceva jogging, i
piedi di un altro divaricati che sbucano da sotto un lenzuolo. Forse
l’attentatore, dicono. Però forse sono
tre. Uomini non meglio identificati sul tetto del centro commerciale.
Rifletto che sull'onda dei fatti
recenti, per non dire da dopo il 2001, la tentazione al sensazionalismo è
forte. Ciò che in passato sarebbe
rientrato nella categoria dei gravi fatti di cronaca, oggi diventa un assai
probabile attacco alla democrazia occidentale da parte del mondo musulmano.
Probabilmente verrà rivendicato, visto che ora l'Is viaggia in franchising, ma il punto non cambia.
Monaco è blindata. Le anteprime
delle prime pagine dei quotidiani titolano Guerra civile, Guerra tra religioni,
Attacco alla Merkel, Daesh colpisce ancora, Monaco sotto attacco,…
La Germania chiude i confini.
Fuori dalla finestra scoppiano i
fuochi d’artificio.
Imperia 22 luglio 2016
lunedì 25 luglio 2016
GOLPE MILITARE IN TURCHIA
Scrivo a caldo mentre seguo
in notturna le vicende del colpo di
stato in Turchia. Seguo ciò che accade con i pensieri ancora su Nizza. Spero ci
riescano, che il colpo di stato vada a buon fine. Che Erdogan e i suoi accoliti
vengano tolti di mezzo. Non so perché. Istinto.
So che se anche Erdogan favorisce i movimenti dell’Is, elimina gli oppositori al suo regime, imbavaglia l’informazione, arresta chi non gli va, un governo militare pur di matrice laica, non sarebbe quella gran cosa. Però se falliscono si mette male. Erdogan si ritroverebbe tra le mani l’alibi perfetto per portare al limite estremo l’eliminazione degli oppositori al suo regime. Secondo me non gli sembra vero. Sempre che… Avete presente la domanda che bisogna sempre porsi: cui prodest? Comunque sia, se non ce la faranno, sarà un bagno di sangue.
So che se anche Erdogan favorisce i movimenti dell’Is, elimina gli oppositori al suo regime, imbavaglia l’informazione, arresta chi non gli va, un governo militare pur di matrice laica, non sarebbe quella gran cosa. Però se falliscono si mette male. Erdogan si ritroverebbe tra le mani l’alibi perfetto per portare al limite estremo l’eliminazione degli oppositori al suo regime. Secondo me non gli sembra vero. Sempre che… Avete presente la domanda che bisogna sempre porsi: cui prodest? Comunque sia, se non ce la faranno, sarà un bagno di sangue.
È strano però che dopo ore nessun
capo di Stato si sia fatto vivo. Me li immagino tutti a stringere i braccioli
delle poltrone, protesi in avanti verso gli schermi televisivi, con i cellulari
in piena attività e l’aria sempre più imbarazzata man mano che scorrono i
minuti. Levarselo di torno senza muovere un dito sarebbe bello, ma vedi
mai che invece il golpe fallisce e non abbiamo comunicato subito il nostro
sostegno contro questo attacco alla democrazia…
Non riesco a richiamare le
informazioni depositate da qualche parte nel mio cervello per fare un’analisi
critica della situazione fino a fornire motivazioni il più possibile obiettive
e ragionate a supporto del mio propendere per un esito o il suo opposto.
Predomina l’istinto. Incrocio le dita. Fa’ che non riesca più a tornare. Fa’
che non torni al potere. Altrimenti farà fuori, in un modo o nell'altro un sacco di gente.
L’istinto, mentre guardo e
ascolto, però continua a ripetermi che dal potere probabilmente non si è mai
allontanato e lo detiene saldamente mentre se la svolazza sui cieli d’Europa.
15 luglio 2016
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STRAGE DI NIZZA
Non voglio nemmeno cercare di
capire come sia stato possibile che un tir sia potuto entrare in una zona
pedonalizzata e controllata dalle forze dell’ordine. Mi limito a sperare che
sia un pazzo. Qualcuno frustrato uscito di testa. Uno di quelli che un giorno si sveglia, si
procura un’arma e fa una strage. Semplicemente perché ha perso il lavoro o
perché la moglie lo ha tradito. Spero sia così. Che non ci sia una
rivendicazione di stampo islamico né altro.
Il dolore per le vittime è
congelato. Sovrastato da un dolore più grande, un dolore in anticipo. Per tutti
i morti a venire. Che saranno milioni. Vittime della paura e della non
comprensione che si faranno chiusura, muro, rifiuto, odio. Sete di sangue.
Se ci sarà una rivendicazione l'impegno sarà reso vano, i morti fino a oggi saranno resi vani, e l’impresa delle persone di buona volontà sarà ancora più ardua. Le parole che
dicono accoglienza, integrazione, umanità, incontreranno interlocutori sordi e
ciechi, e solo urlanti. Continueranno a morire innocenti.
15 luglio 2016
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BREXIT 2 - appunti al volo
Avrei voluto scrivere un pezzo sull'esito del referendum britannico ma sto facendo la stagione con orari assurdi, per cui soprassiedo. Riporto qua sotto gli appunti su cui avrei lavorato. meglio che niente.
Utopia retrograda
Classe operaia + popolazione
borghese piccoli centri
Mondo senza più fissità e
certezze
Persone smarrite e arrabbiate che
cercano qualcuno cui dare la colpa
Prima si stava meglio
La paura del futuro (economico) induce alla colpevolizzazione dei lavoratori immigrati (dinamica nota e ricorrente nella storia) anziché rivolgersi alle cause reali.
Prima si stava meglio
La paura del futuro (economico) induce alla colpevolizzazione dei lavoratori immigrati (dinamica nota e ricorrente nella storia) anziché rivolgersi alle cause reali.
E se non fosse così grave il
risultato del referendum britannico?
Magari dà il la a una seria
riflessione sull'Unione europea.
Il problema del rispetto della
democrazia nell'esaudire la richiesta di rifare la votazione.
Non è detto che ciò che decide la
maggioranza sia democratico. Abbiamo rappresentanti politici di un’ignoranza abissale
( discorso buona e malafede a parte), l’uomo
comune spesso lo è di meno ma a sentire certi commenti per strada, le ragioni
che vengono fuori sono ben lungi da quello che dovrebbero essere.
Rivoltare e demolire? A volte lo
si può fare senza salire sulle barricate. Ma non c’è aria di rivoluzione.
Rivoluzione umana. Solo una fottuta paura di perdere sicurezza materiale. Costi
quel che costi.
Per principio va difeso l’esito
del referendum. Per lungimiranza e senno, no. Anche se comprendo la voglia di disfare tutto e vedere se almeno così succede qualcosa (di buono).
26 giugno 2016
sabato 23 luglio 2016
CASSANDRA
L’altra sera si parlava di lavoro
con un’amica. Anni di precarietà a far le pulizie, si presenta l’occasione di
vendere impianti a led. A buttarcisi dieci ore al giorno c’è da tirare su uno
stipendio degno. Perché non lo fai? è la domanda della mia amica. Mentre le
rispondo man mano metto a fuoco qualcosa che ho sempre saputo.
Non sono una venditrice.
Non mi interessa un lavoro che occupi tutto il mio tempo vitale.
Non mi interessa fare carriera. Non mi è mai interessato.
Ora meno che mai.
Siamo a un punto della storia in cui a breve verremo chiamati a schierarci e tutto ciò che fa parte della nostra quotidianità sarà da perdere. Da una parte i valori e i principi di umanità per cui è lecito dire no. Anzi è imperativo morale fare obiezione di coscienza. Dall'altra il mondo di chi vuole solo stare tranquillo.
Ci sarà un dentro e un fuori.
Ci sarà un gran bisogno di persone che riescano mantenere aperte le falle di un sistema che altrimenti dividerà l’umanità in due gruppi: pochi privilegiati dentro e tutti gli altri a scannarsi vicendevolmente non riuscendo ad accedere ai luoghi di un dignitoso vivere.
Non mi interessa un lavoro che occupi tutto il mio tempo vitale.
Non mi interessa fare carriera. Non mi è mai interessato.
Ora meno che mai.
Siamo a un punto della storia in cui a breve verremo chiamati a schierarci e tutto ciò che fa parte della nostra quotidianità sarà da perdere. Da una parte i valori e i principi di umanità per cui è lecito dire no. Anzi è imperativo morale fare obiezione di coscienza. Dall'altra il mondo di chi vuole solo stare tranquillo.
Ci sarà un dentro e un fuori.
Ci sarà un gran bisogno di persone che riescano mantenere aperte le falle di un sistema che altrimenti dividerà l’umanità in due gruppi: pochi privilegiati dentro e tutti gli altri a scannarsi vicendevolmente non riuscendo ad accedere ai luoghi di un dignitoso vivere.
Non intendo andare per il mondo a
fare rivoluzioni ma so che se domani per strada vedrò un’ingiustizia lampante e
mi sarà chiesto di far finta di niente o, peggio, di essere complice, accetterò
prigionia o morte come occasione di rivendicare con forza i valori senza i
quali non possiamo chiamarci uomini.
Ho citato Cassandra nel titolo,
richiamandomi ai sogni che facevo da bambina, di cui ho già scritto, e che definivo
sogni di resistenza. I tempi sono più che maturi. Oggi e qui i miei timori di
allora si sono fatti sostanza e non posso voltarmi altrove.
2 luglio 2016
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LA STORIA DELL'UMANITÁ
Donne, giovani, meno giovani, rassegnate
alla solitudine, alziamo lo sguardo da terra e volgiamolo attorno a noi. Quanti
uomini, giovani, meno giovani, semplici, istruiti, molto istruiti che sia, da
ogni parte del mondo stanno giungendo? Alcuni con famiglia, altri separati da
essa, molti però soli, con il desiderio di costruirsi una vita migliore, di
conoscere, di dare, di incontrare.
Gioiamo di questa inattesa
possibilità.
E accogliamo e amiamo, noi donne
sterili, senza utero, donne cui non è capitata l’occasione o l’incontro per
procreare, donne che abbiamo avuto paura quando era l’età giusta, donne che
abbiamo curato genitori e parenti ritrovandoci ormai troppo vecchie, qualunque
sia la nostra storia, accogliamo e amiamo questa moltitudine di bambini che
arrivano ritrovandosi da soli.
Uniamoci, mescoliamoci.
Questa è la storia dell’umanità.
BREXIT - Opinioni sentite per strada
-
Figuriamoci se fanno la Brexit. Non conviene a
nessuno uscire dall’Europa.
-
Non è uscita la Grecia…
-
Ma i greci non è che volessero proprio uscire… i
britannici sì
-
Tanto l’Europa non esiste. Dobbiamo uscire tutti
-
Le regole dovrebbero essere uguai per tutti in
Europa ma non è così. Guarda l’Iva, i passaggi di proprietà, gli stipendi dei
ministri, i bolli, le tasse, i salari
-
Ma se noi italiani nel Parlamento europeo
dislochiamo quelli che non sappiamo dove mettere…, li mandiamo in vacanza
-
Essere parlamentari delll’Unione dovrebbe essere
un traguardo politico di prestigio e responsabilità molto ambito
-
Tanto è l’Unione europea delle banche, i
cittadini non contano
-
Del buono però c’è, non si può mica buttare
tutto all’aria
-
Bisogna uscire per fargliela capire
-
Non escono perché se no salta il TTIP. Il Regno
Unito è la testa di ponte in Europa
-
Se escono mi trasferisco su
-
Se escono mio figlio può continuare a lavorare a
Londra?
20 giugno 2016
PASSEGGIATA A VENTIMIGLIA
Passeggiavo sul lungomare di Ventimiglia oggi pomeriggio per
raggiungere il luogo di un appuntamento. Pochi passi davanti a me due giovani
uomini italiani, massimo trentenni, si lamentavano della situazione generale.
“ A me mi girano i coglioni lavorare per mille euro. Come cazzo si fa
a vivere con mille euro?”
“ Io se non avessi i miei che mi hanno dato l’appartamento e si pagano
pure tutte le spese…”
“E questi cazzo di neri che arrivano e ci fottono il lavoro… fanno
bene dove mettono il filo spinato.”
“Non basta il filo spinato…”
“Meno male che ogni tanto annegano… (fa il gesto con il pollice in
giù)”
“Bisognerebbe fare qualcosa così tutti capiscono che ce li dobbiamo
levare di torno una volta per tutte!”
“Ma cosa? Che se t’incazzi con quelli non sei politicamente corretto.”
“Guarda tutta ‘sta gente alla spiaggia… Con i loro bei lettini, gli
ombrelloni, le ferie. Non gliene fotte niente. Si lamentano ma poi non fanno
nulla, non si fanno sentire.”
“Sono zombie. Non sanno neanche da che parte stanno girati.”
“Gente così, se vivono o muoiono non fa differenza…”
“Cosa vuoi dire?”
“Che bisognerebbe farli saltare in aria, spararli tutti. Lì, così, in
mezzo ala spiaggia, alla sera quando vanno a prendersi il gelatino… seminare il
terrore (risata)”
“E poi? Cosa risolvi?”
“Poi si dà la colpa ai neri, a questi cazzo di terroristi islamici di
merda, così li rispediscono tutti a calci in culo da dove sono venuti”
“Sarebbe da fare veramente.”
“Non è così difficile, sai quanto ce n’è come noi che non vedono
l’ora?”
Sarei dovuta intervenire. Avrei dovuto chiamare le forze dell’ordine.
Fargli una foto a questi due. Qualcosa insomma. Invece ho continuato a
camminare con un unico pensiero: ci siamo, il nemico è dentro di noi.
Ci vuole una grande forza interiore, una grande volontà di capire, di
non accontentarsi di ciò che appare, la determinazione di andare a vedere come
stanno realmente le cose ma ciò è un lusso, ormai divenuti appendici dei nostri
devices, privi di una cultura degna di tal nome, privati del tempo e dell’opportunità di poter essere uomini.
6 luglio 2016
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