giovedì 8 dicembre 2016

AFRICA AL PARASIO

Sono rimasta incantata nel vedere in via Vianelli, al Parasio, due donne africane camminare ognuna con una scatola sulla testa. La prima con una confezione intera di latte in tetrapak, l’altra con pacchi presumo di riso, farina, legumi.
Non so ancora dove abitano. Dove sono stati alloggiati.  Da dove vengono soprattutto. Li ho visti a due, tre alla volta e dalle fisionomie direi che saranno dieci, dodici tra uomini, donne e bambini.
Vederle procedere a quel modo, lente, ritte e fiere, ho pensato a quanto deve sembrare strano loro tutto quanto. Anche solo gli spazi, la luce, la temperatura. Gli orari, i modi, le abitudini di noi che siamo qui. I nostri problemi. Altrove, in giro per l’Italia e in giro per l’Europa, avrebbero sentito altri odori, incontrato altri sguardi, visto altri panorami. Ma tutto ugualmente bizzarro e incomprensibile per persone tanto lontane da casa.
Vivo in un posto bellissimo ma se penso alla bellezza dell’Africa, agli orizzonti aperti e profondi,  mi sembra impossibile che chi vi è nato non provi comunque una nostalgia infinita. Il comunque sta per tutti i vergognosi motivi che rendono quelle terre sempre più inospitali e mortifere.

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