giovedì 13 ottobre 2016

IL MINISTERO DELLA FELICITÁ ASSOLUTA

Ho letto dell’uscita, la prossima estate, del secondo romanzo di Arundhati Roy. S’intitola "Il Ministero della felicità assoluta" e vedrà la luce vent'anni dopo "Il dio delle piccole cose", il suo esordio narrativo che le è valso il Premio Booker nel 1997.  Vent'anni durante i quali si è dedicata con fervore all'informazione di alto livello attraverso inchieste e saggi. Attenta alla realtà sociale e politica del proprio Paese, l’India, e partendo da essa, con forte e contagioso trasporto, ha scritto e scrive di chi siamo tutti noi su questo pianeta e quali sono le dinamiche che decidono le umane sorti, mettendoci di fronte all'imperativo categorico di un’assunzione di responsabilità individuale e quindi collettiva. Leggere i suoi libri, forti di un’estrema chiarezza espositiva unita a una profonda capacità di trovare il filo rosso che unisce gli eventi, è un’esperienza formativa, culturale, e filosofica. Fa bene all'anima sentire quanta energia trasuda dalle sue parole e viene una gran voglia di esserne contagiati al punto da riuscire a fare altrettanto. Almeno per me è così.
Quindi, pur prediligendo la Roy giornalista, non vedo l’ora di poter leggere il suo nuovo romanzo, a proposito del cui titolo vorrei raccontare un aneddoto. Cercando su internet per quale casa editrice italiana uscirà "Il Ministero della suprema felicità", mi sono imbattuta in un altro libro: "Il Ministero della felicità". Chiaramente incuriosita sono andata a vedere. L’autore Sabino Acquaviva, sociologo, docente all'Università di Padova e di Trento, prolifico autore di pubblicazioni scientifiche, ha pubblicato nel 2011 per Cairo Editore questo romanzo di fantascienza ambientato in Italia. Ne ho letto la trama, dopo aver scorso i titoli delle sue varie pubblicazioni e il risultato è che mi è venuta voglia di leggerlo. Apprezzo quando capitano queste cose.

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