Sui tetti che vedo
dall’appartamento in cui abito, ogni anno ho modo di assistere al rito del
primo volo di una nuova generazione di gabbiani. La paura del primo lancio, lo
sbattere inesperto delle ali, gli atterraggi rovinosi. Lo strillo sgraziato e ripetuto a oltranza
che suggerisce acquisti di fionde. Già grossi ma ancora grigi pennuti che
mendicano dal becco di genitori di eguale misura bocconi di cibo rigurgitato. E
quegli stessi che sventrano i sacchi di spazzatura, attaccano i piccioni,
portano via carogne di gatti morti, eccoli a esaudire le richieste di una prole
già ben in carne con devozione genitoriale.
Johnny, il gabbiano gigante che
bazzica i dintorni con fare spavaldo, sta rivelando un’indole gentile che non
avrei sospettato.
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