«Credi nell'anima?»
«Ci credo scientificamente, nel senso che non me la sento di escluderne a priori l'esistenza.» rispondo d’istinto.
In epoche passate alcune mie spiegazioni mi avrebbero fatto rientrare tra
gli animisti, tra i panteisti poi. Forme di immanentismo. Quello è.
Da un lato lo spettacolare meraviglioso incastro di atomi che è l’Universo
in ogni sua minima manifestazione.
Dall'altro il pensiero che tutto è traducibile in onde e le onde si
propagano ma non terminano, affievoliscono, semplicemente si smorzano fino a
essere impercettibili. Ma nel loro percorso hanno incontrato altre onde e il
reciproco influsso è la trasformazione che determina il moto perpetuo dell’essere,
per cui nulla, alla resa dei conti, termina.
Poi ancora la consapevolezza che la morte è solo un brutto abito che
abbiamo messo a una componente essenziale della vita perché abbiamo qualche
difficoltà ad accettarla.
Infine i limiti del nostro intelletto.
Quante volte ci siamo dovuti ricredere?
Esistono realtà a prescindere dalla nostra capacità di vederle,
misurarle, provarle. Un vero scienziato deve sempre ricercare la verità e non
può procedere per dogmi ma deve avere l’umiltà di non escludere ciò che non può
(ancora) capire.
Quella cosa che chiamiamo anima è probabile esista. Liquidare la
faccenda come roba da bigotti è una presunzione.
Che poi ci sia capitato di credere erroneamente di coglierla nel
profondo dello sguardo di qualcuno, questa è materia da trattarsi altrimenti.
Nessun commento:
Posta un commento