giovedì 25 agosto 2016

SUL MOLO

Uno braghette gialle, fisìco spesso
l'altro magro tatuato
entrambi cinquanta suonati
una donna inerte
di poco più giovane
una biondina
sotto i trenta
il figlio bambino del tipo tatuato

Man bassa di ricci. Almeno li mangiano. A decine, con ostentazione. Noi sì che siamo uomini veri che sanno sopravvivere nella natura.
Fanno man bassa anche del molo. Il tipo in braghette ha un tono che manco Mussolini.
Dice che nell'entroterra i paesi son tutti Cottolenghi. Si incociano tra loro, dice, basta vedere sull'elenco del telefono. Gli stessi cognomi. Han facce strette e brutte, dice.
Arriva sulla riva una famiglia con sedie pieghevoli e armamentario completo da ricreare un salotto.
Guarda che spastici, dice.
Arriva un'indiano che vende cocco. Non è simpatico e il cocco lo mette a due euro al pezzo.
Il tatuato, dammi quattro pezzi, dice. Sarebbero otto euro. L'indiano gliene chiede sei e aggiunge un secondo pezzo in omaggio per il bambino che si sta divorando il primo.
Il tatuato gli allunga tre euro e, in soldoni, gli intima di camminare. Al venditore non sta bene e chiede il dovuto. Gli viene risposto che deve ringraziare di prenderne tre. Allora l'indiano si riprende dal bambino il pezzo dato in omaggio.
Il tatuato gli urla ladro, lo minaccia, ti getto in mare, e gli va contro con fare aggressivo. Quello retrocede. Se lo spinge si fracassa sugli scogli.
Il molo è affollato. Nessuno interviene, tanto meno io. Per incredulità. Per stanchezza.
Me ne vergogno.
L'indiano se ne va. Una signora lo trattiene e gli dà due euro come mia nonna mi infilava complice qualche moneta in tasca per i dolciumi.
Bella figura di merda, esordisco.
Il tatuato si volta con l'espressione di chi ha trovato sostegno. Lo deludo. Non alludevo all'indiano.
Spero che almeno gli venga un solenne mal di pancia con tutti quei ricci.

Una mezz'ora dopo, una donna sui quaranta e un bambino sui sette, otto anni, arrivano in cima al molo. Sono tedeschi. Il figlio trova una bottiglia di plastica tra gli scogli e la getta in mare.
La madre lo riprende e gli intima di recuperarla, al punto da calarlo in mare. Il bambino frigna, allora lei lo tira fuori e con un legno, recuperato anch'esso tra gli scogli, riesce ad avvicinare la bottiglia e prenderla.
Si sa, i tedeschi sono avanti in queste cose, penso. Solo che la donna getta la bottiglia esattamente nel punto in cui il figlio l'aveva trovata.
Mi alzo con flemma ieratica, passo sui piedi alla donna, mi chino, allungo il braccio, raccolgo la bottiglia, la accartoccio, torno al mio posto e la infilo nella borsa. Senza una parola.
Ma come stai girata? Cosa ti dice il cervello? La capisci la gravità, le capisci le implicazioni di questo tuo apparentemente banale e insulso gesto del cazzo?

Considerato che non ho il potere di farli sparire, l'unica opzione che resta è che dobbiamo schiattare. Tutti. Con buona pace delle anime pure.

E no, non sono tollerante.


21.08.2016

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