Scrivevo quanto segue circa una settimana fa.
L’obiettivo della #COP21 preannunciano sarà universale e vincolante.
Molto bene. Però a partire eventualmente dal 2020. Perché? Dal momento
che si concorda sulla necessità di raggiungere la neutralità carbonica entro la
fine del secolo sennò fine del film, perché non da domani?
Le grandi aziende iniziano a dichiarare pubblicamente ciò che sanno da
un pezzo: il cambiamento climatico in atto potrebbe compromettere i loro affari
(il fenomeno del Land grabbing insegna). E le assicurazioni chiedono che i 100
miliardi all’anno, da dedicare a progetti finalizzati alla trasformazione dei
metodi di approvvigionamento energetico, vadano in buona parte a finanziare
l’istallazione di stazioni meteo, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, in
modo da permettere di creare modelli precisi di previsione e poter così
determinare al meglio polizze e premi, in particolare laddove c’è ancora
terreno vergine. Rischi calcolati significano guadagni. Si temono inoltre
disinvestimenti azionari nei confronti di aziende che sfruttano o producano
combustibili fossili. Insomma
l’incognita del cambiamento climatico deve smettere di essere tale perché una
volta sotto controllo, nel senso di
prevedibile a prescindere dagli scenari, può far guadagnare! Quindi almeno sul
fatto che il problema esista, forse, finalmente non si deve più discutere.
Inoltre sappiamo che i migranti e gli sfollati per cause ambientali
sono stati ben più di 150 milioni negli ultimi sei anni. Quelli generati dalle
guerre, sono tre volte di meno. Peccato che le stesse (deliri di onnipotenza a
parte) siano tristi conseguenze di conflitti legati agli stravolgimenti
ambientali, alla corsa all’accaparramento delle risorse da parte di chi può
farlo, e alla diaspora di disperati. Quindi la cifra sale e le cause sono le stesse.
Pensiamo alla siccità che ha colpito la Siria nei quattro anni fino al 2010
rendendola deserta al 60%: un po’ di peso la cosa l’avrà avuto. Ai contenziosi legati ai
fiumi e all’erezione di dighe (Nilo, Eufrate, Mekong, …). Al conflitto
israelo-palestinese. Insomma una marea di Paesi crollerà in ginocchio e altri
ne approfitteranno. Per quanto a lungo dipenderà dalla latitudine.
Eppure a questi profughi la Convenzione di Ginevra non riconosce lo
stato di rifugiati. O scappano da una guerra o sono persone che migrano
volontariamente per fini economici. Non sono contemplate altre opzioni. Si nega l’evidenza, anzi
l’esistenza stessa di un’intera categoria umana. In pratica, un genocidio. Solo
perpetrato non da un dittatore folle ma da un élite finanziaria e politica, anzi da una congrega, sostenuta da una moltitudine di accoliti, per lo più tanto avidi
quanto ignoranti.
In un contagio progressivo che arriva fino a ognuno di noi.
Eppure c'è ancora chi taccia di frivolezza coloro che si preoccupano dei problemi ambientali, come se fosse o una moda da intellettuali o una fissazione di persone rese paranoiche da una cattiva informazione, insomma una preoccupazione marginale rispetto ai problemi veri.
In un contagio progressivo che arriva fino a ognuno di noi.
Eppure c'è ancora chi taccia di frivolezza coloro che si preoccupano dei problemi ambientali, come se fosse o una moda da intellettuali o una fissazione di persone rese paranoiche da una cattiva informazione, insomma una preoccupazione marginale rispetto ai problemi veri.
9 dicembre 2015
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