Sto pensando a quanti restano nella propria intransigenza
nei confronti dei musulmani.
Perché se è vero, dicono, che i terroristi sono
una minoranza esigua e, a quanto pare, cresciuta nel mondo occidentale, perché i
musulmani buoni con coraggio non li denunciano? Non si dissociano e li isolano?
Il riconoscimento, la denuncia, la vergogna.
Questi tre punti.
Che, umanamente, riguardano ognuno di noi.
Quanto è difficile riconoscere il “peccatore” (intendendo colui che
procura male)?
Quasi sempre egli simula così bene da non suscitare sospetto. E
quando anche qualche segno ci metta in allarme, quanto è arduo ammettere che
nostro padre, nostro figlio, nostra sorella possano essere dei mostri? Le
violenze domestiche, la pedofilia, e altre analoghe nefandezze, insegnano.
E quando capiamo, quando
scopriamo, quante volte tratteniamo in noi e taciamo? Prima non vogliamo
credere, poi dubitiamo di aver esagerato e preferiamo convincere noi stessi che
forse non è così grave come sembra. Se, invece, non possiamo negare l’evidenza,
abbiamo paura che si venga a sapere, temiamo il giudizio, ci vergogniamo, ci
chiediamo ossessivamente quali potrebbero essere le ripercussioni sociali e
quasi sempre optiamo per il silenzio. Talvolta lo imponiamo anche a chi ci è
vicino costringendolo a una complicità involontaria. E non stiamo bene. proprio per niente.
Chi, onestamente, può affermare
di non aver vissuto qualcosa di simile, o di non conoscere nessuno che l’abbia
vissuto? Un’omertà non necessariamente mafiosa, generata dal timore e dalla
sensazione di isolamento e impotenza.
La gravità resta ma cerchiamo di
comprendere le difficoltà umane e reagiamo con l’aiuto e non con la condanna.
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Nel 2015 c’è stata una media di due attentati all'ora,
di cui più dell’80% nel Sud del mondo. E la gran parte contro etnie musulmane.
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