martedì 11 febbraio 2014

FISCO E EUROPA

Una famiglia tedesca di mia conoscenza è in causa da un bel pezzo con il fisco italiano. Vivono in Italia da una trentina d’anni. Hanno sempre lavorato per i servizi sociali tedeschi e hanno percepito le proprie retribuzioni dalla Germania. Hanno sempre pagato le tasse dovute, di reddito, sanitarie e quant’altro al loro Paese. L’attività però è stata svolta all’interno della propria abitazione in Italia. Hanno pagato il dovuto allo Stato italiano per quanto concerne casa, utenze e servizi. Per le prestazioni sanitarie di cui hanno usufruito qui, hanno sempre pagato ricevendo poi un parziale rimborso dalla sanità tedesca. Un bel giorno il fisco italiano gli ha fatto pervenire una cartella di parecchie decine di migliaia di euro per le tasse sul reddito e i contributi dovuti relativi alla loro attività, perché svolta su territorio italiano. Certo, i figli sono andati a scuola in Italia e quindi hanno usufruito di un servizio ma per il resto nulla. I genitori ricevono la pensione tedesca e non godono di alcunché da parte dello Stato italiano. 
Fermo restando che non conosco le leggi e quindi non so immaginare a chi la Cassazione darà ragione, ritengo che non si possa parlare di colpa o di frode e che tutta la faccenda sia assurda. 
Un cittadino le tasse deve pagarle allo Stato per cui lavora e che lo retribuisce o a quello in cui vive? 
Basta che si chiariscano le idee tra loro, si mettano d’accordo e ci facciano sapere. Siamo o no in Europa? Non fanno che ripeterlo e sottolinearne l’importanza. Oltre alle parole che ci si metta un po' di intelligenza e onesta volontà di far funzionare le cose.
Che ci pensino dunque le amministrazioni degli Stati a mettere in piedi un sistema fiscale equo, congruo e soprattutto interconnesso. E' fondamentale, altrimenti è la solita aria fritta.
Che le tasse girino e girino e vadano dove devono andare, ma certo è che non le si possono pagare due volte.

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