giovedì 22 maggio 2014

BUONA FORTUNA ANNISA

È stata lei a rivolgermi la parola mostrandomi il biglietto del treno. 
“Dove trovo il numero della carrozza disegnato sul treno?” 
Italiano impreciso, sorridendo, lo sguardo dritto negli occhi. 
Io sul muretto lei sulla panchina. 
“In genere è indicato in un riquadro bianco fissato al vetro delle porte.” rispondo. 
“Grazie mille.” 
Una breve pausa e poi: “Perché non ti siedi qui con me?” mi chiede. 
Già, perché no? E mi avvicino e mi siedo accanto a lei sulla panchina. 
Trascorriamo insieme una decina di minuti. Scambio di domande semplici e dirette. Ci raccontiamo un po’ le nostre vite. Lei è da un mese in Italia. Dall’Albania, prima a Treviso, poi a Milano e a Pavia, quindi qui a Imperia, in visita presso parenti sparsi qua e là per l’Italia e ora verso Bologna, da sua sorella, sperando di trovare un lavoro prima che il permesso di soggiorno turistico scada. 
Mi dice: “Sono brava in pittura. Molto brava. Mi piace se trovo lavoro con pittura ma è difficile. A Treviso ho fatto la baby sitter e va bene. Va bene tutto. Non ho paura di lavoro.” 
Quindi si gira ad aprire la cerniera del borsone e io, corrotta fin nel midollo, penso, ecco ora tira fuori un disegno da vendere. Invece mi mostra un foglio da disegno un po’ sgualcito con il ritratto di una ragazza, incorniciato da una specie di sipario stretto lungo i bordi del foglio. Ha colorato quello di un arancione vivace, le labbra di rosa e gli orecchini di giallo e azzurro. Il volto invece è un’unica linea semplice a matita nera, senza ombre o tratteggi. 
“Sei tu.” le dico e lei stupita guarda nel foglio come in uno specchio, poi si volta verso di me. 
“Un po’, è vero. – e aggiunge – Come ti chiami?” 
“Hai ragione: non ci siamo presentate. Barbara, e tu?” 
“Annisa.” 
Ha ventidue anni. Capelli castani e occhi scuri che scrutano e indagano, ma lo sguardo è limpido e aperto.
“Hai fede in deo?” mi chiede. 
Subito non capisco: “Cosa?” 
“Deo, diòs.” e indica con l’indice in su. 
“Fede si – rispondo – ma non propriamente in Dio.” 
“Io sì. Musulmana. Non vado però dove dite voi chiesa. Prego io sola. – fa una breve pausa e prosegue - Tu assomigli a una donna che ho molto cara e sei bella come lei.” 
Arriva il suo treno. Ci alziamo entrambe. Ci guardiamo e ci abbracciamo forte, scambiandoci baci sulle guance. 
“Io prego mio Dio per te Barbara. – mi saluta – Tu prega quello che credi per me.” 
“Lo farò Annisa, certo, lo faccio.” 
E sul punto di salire sul treno, si gira, sorride e dice: “ Siamo amiche. Si può diventare amici in un minuto e per sempre, anche se non vediamo noi mai più.”


19 maggio 2014 stazione di Imperia Porto Maurizio


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