lunedì 3 marzo 2014

IN TRENO VERSO MONZA INSIEME A MIA NONNA

Ho accompagnato mia nonna novantunenne in treno fino a Monza a trovare sua sorella che non vedeva da quasi settant’anni, da quando stavano a Venaria Reale, vicino a Torino, e mia nonna lavorava alla Snia Viscosa. Siamo partite da Albenga verso Milano centrale e da lì abbiamo preso una coincidenza per Monza. 

“ Ma guarda quanti palazzi in Lombardia, che palazzoni che fanno qui.” 
“ Nonna, non è solo la Lombardia, è così dappertutto nelle periferie delle grandi città, anzi in tutte le periferie urbane ormai.” 
“ Ma guarda tutti quei palazzi senza balconi, come fanno senza balconi?” 
“ Ma no, nonna, ci sono palazzi senza balconi e palazzi che ce li hanno.” 
“ Ma guarda che piccoli che sono, non ci si può mica vivere e cosa vedono? Altri palazzi. Ma quanti appartamenti ci sono dentro? Ma sono troppi! Li vedo in televisione i palazzi ma vederli così dal vero fa impressione… e guarda che finestre piccole. Hanno poca luce, poverini. La luce è importante, se no si diventa tristi.” 
“ Sì, nonna, poca luce e poco spazio.” 
“ E poi sono tutti attaccati, non c’è più terra, non c’è più vista, allora aveva proprio ragione quello là…” 
“ Chi nonna? Calvino?” 
“ No, quello della canzone… Celentano. I soldi gli hanno dato alla testa agli uomini, ma sai cosa penso? Che non sono mica ricchi quelli che vivono lì dentro, quelli sono le api operaie. Quelli ricchi mica ci stanno in un posto così. Ma quanto cemento, quanto cemento… ma è tutto così in Italia?” 
“ Sì, nonna, purtroppo sì. Gli hanno anche dato un nome a questa cosa: si chiama consumo del territorio. Costruiscono anche dove non serve, costruiscono per costruire, perché a costruire qualcuno che guadagna c’è sempre, anche se poi le case restano vuote.” 
“ Ma perché non aggiustano quelle vecchie che sono molto più belle? Ma no, lo vedo che non lo fanno. Vicino a me c’era una bella casetta di due piani che aveva più di cento anni con un bel pezzo di giardino intorno, era da aggiustare e quando hanno iniziato i lavori ho pensato, che bravi, era ora, ma sai cosa hanno fatto? Hanno usato tutto la spazio e hanno tirato su un condominio di tre piani con otto bilocali che sono lì da vendere da più di tre anni. Che tristezza, fa proprio una brutta impressione vedere com’è cambiato tutto. Quando sono venuta l’ultima volta era tutto diverso” 
“ E quando sei venuta l’ultima volta da queste parti?” 
“ Nel ’47, in viaggio di nozze, a vedere Milano, abbiamo fatto una notte in albergo.”
“ Sono sessantasette anni fa… è normale che sia tutto diverso, che sia cambiato…”
“ Non sono mica stupida, lo so che in tanti anni così le cose cambiano, ma cambiare non vuol dire peggiorare, io ho fatto la fame e mi aspettavo che con il benessere ci sarebbe stato un miglioramento. Però io qui non vedo bellezza, non vedo grazia, non vedo intelligenza. Nei secoli passati tutte queste cose c’erano e infatti si vedono ancora. Era meglio se non lo facevo questo viaggio… Che delusione e che tristezza!” 


1 marzo 2014

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