lunedì 24 novembre 2014

INAUGURAZIONE DI BORGO FOCE

Questa sera sono scesa a Borgo Foce per un aperitivo con mia madre: è il suo compleanno e ha poche occasioni di distrazione.
C’erano molte persone, avventori, autorità locali e regionali, e rappresentanti dell’Imperia bene. Non ricordavo dell’inaugurazione del borgo rimesso a nuovo e reso zona pedonale: vista l’occasione avrei scelto un altro posto, più tranquillo e intimo.
A parte considerazioni sul risultato dei lavori compiuti, che evoca l’omologazione mentale con cui le amministrazioni si approcciano ai cosiddetti lavori di “restyling”, piazzette alla fine tutte uguali con uguali materiali ovunque, e quindi inesorabilmente prive di un legame con l’anima, la memoria storica, e il carattere dei luoghi, una persona con il benché minimo amore per il giornalismo, quale io dichiaro di essere, non si sarebbe lasciata sfuggire l’occasione e avrebbe penetrato la folla. Avrebbe interloquito, si sarebbe confrontata e relazionata e, una volta a casa, avrebbe scritto un pezzo. Invece, dopo che mia madre se n’è andata, ho attraversato il borgo in silenzio, aliena, guardandomi intorno: capannelli di persone qua e là, il muretto occupato, calici pieni, pacche di confidenza e intesa, saluti, strette di mano, commenti. Ho proseguito e ho raggiunto la base del molo. Ho guardato a lungo le onde oltrepassare il frangiflutti. Poi sono tornata indietro restando comunque ai margini dell’assembramento. Mi sono seduta sul bordo di un’aiuola e sono rimasta incantata a osservare il percorso di un piccolo coleottero sul selciato.


8 luglio 2014


(tutti i diritti riservati)

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