venerdì 4 aprile 2014

QUELLO CHE VIENE DOPO

Più cerco di capire la società in cui sono immersa, più mi convinco di essere nel mezzo di una profonda trasformazione, di cui la maggior parte di noi non è consapevole. Ho sempre ritenuto che le cause di questa estraneità fossero la non attenzione, la superficialità o, peggio, il disinteresse,  ma la mia idea di trasformazioni sociali è sempre stata quella dedotta dai libri di storia, quelli classici di scuola, con un prima e un dopo definiti e netti. Ma tra il prima e il dopo c’è un lasso di tempo che raramente questi libri contemplano. Trovarsi lì, immersi nel flusso e riflusso confuso di idee che sottendono i grandi mutamenti, non è facile. Vedere con chiarezza richiede un grande sforzo intellettivo che non è comunque garanzia di comprensione. Badare al linguaggio, a come si trasforma, aiuta, perché fa intravvedere, e inquieta, perché arduo riconoscerne la reale portata. Le nuove parole, i nuovi abbinamenti di termini, penetrano nei nostri cervelli e ci cambiano in modo apparentemente indolore. Nei fatti vediamo che alcune faccende non vanno, e che altre vanno proprio male, ma non riusciamo a capire come ci siamo arrivati a un certo stato di cose. Il fermento è ovunque e non sappiamo dove ci porterà. 
Vorrei poter arrivare a vivere quel momento che viene dopo, in cui ci si può volgere indietro e vedere ciò che è stato. Guardare a tutta la fatica e i conflitti che hanno condotto a una nuova era come a qualcosa di superato.

Tutti i diritti riservati

Nessun commento: