domenica 23 novembre 2014

AMBIZIONI DA PREMIO NOBEL

Ho ambizioni da Premio Nobel. 
Come Saramago, lui però riluttante, vorrei pubblicare i miei post su carta, nella speranza che li leggano in tanti. 
Non perché ritenga di dire qualcosa di nuovo o illuminante. Si tratta della mera ripetizione di concetti e principi mille volte e meglio raccontati, condivisi, perorati. Ma aggiungere una voce, anche la più piccola, ha permesso a tali concetti e principi di percorrere i secoli e sopravvivere a essi. 
Per questo. Per aggiungere intanto la mia, di voce. 
Non per protagonismo. Con riluttanza ho esposto il mio nome. Ma per coerenza con ciò che sovente affermo, che ogni individuo deve mettersi in gioco, nome e cognome, in prima persona per ciò in cui crede, a prescindere da una guida, a prescindere da un leader. Non più delegare. 

Però questa storia del blog non la so gestire.  Sembrano inutili messaggi in bottiglia. E non voglio passare il mio tempo sulle piattaforme sociali. Preferisco passarlo per strada. Mi spiazza la faccenda del ritmo. Si leggono, in genere, solo le ultime cose. E tutto il resto? Forse, prima c’è qualcosa in più, forse prima c’è qualcosa di meglio. Forse una contraddizione, un ripensamento. Ecco, non si può perdere la visione d’insieme. Per questo vorrei raccogliere tutto in un libro. Perché il discorso sia completo e tutto sotto mano. Perché non ci siano equivoci. Perché non ci si debba anche mettere a cercar di decifrare. 
Perché emerga un filo rosso. 

Quando guardo la provenienza di chi visualizza i miei post, trovo, oltre a quelli europei, Paesi come Lituania, Singapore, Bosnia, Federazione Russa, Marocco, Algeria, Ucraina,… Scrivo solo in italiano, mi chiedo, ci finiranno per caso? Si tratta di italiani all’estero? Quanti dei 10 visitatori medi giornalieri leggeranno? 

E’ utile insomma quello che sto facendo?


2 giugno

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