giovedì 15 maggio 2014

LA FORZA DEL PENSIERO

Usare le parole per dare corpo ai pensieri. Al pensiero. A quel flusso invisibile e continuo che ci determina. Ho scritto tempo fa del senso di inutilità che provo nell’affidare alla rete o altrimenti ciò che vedo, percepisco, e rielaboro in forma di frasi. Della frustrazione nel sapere che serve a poco o a nulla. Ma il punto è proprio qui: riuscire ad affrancarsi dall’idea che ci debba per forza essere un legame tra chi concepisce il pensiero e il pensiero stesso. Aspettarsi un riscontro che non arriva può portare al silenzio. Se questo fosse stato lo spirito di chi nella storia dell’uomo ha osservato, analizzato, cercato di capire, denunciato, trasmesso, il silenzio regnerebbe da tempo. Ma ai grandi pensatori, o semplicemente agli spiriti liberi non importa di essere ascoltati e compresi dai propri contemporanei, e non gli importa perché sanno una cosa fondamentale: il pensiero non è solo riportare quanto la mente vede e rielabora, non è solo una riproduzione di ciò che esiste ma ha una potenzialità che travalica la transitorietà delle epoche, l’indifferenza e il rifiuto. Il pensiero forte è ambizioso e guarda oltre se stesso. A ciò che uno vede, spera, sa, a ciò che coglie e comprende e gli pare non venga visto, sperato, colto, e compreso dai più, deve essere data la possibilità di propagarsi comunque e di essere riconosciuto se non ora poi. Perché il pensiero vive e pulsa e se noi moriamo, il pensiero sopravvive. Qualcuno un giorno, non sapremo mai né chi né quando, lo raccoglierà, lo comprenderà, lo farà proprio, e lo trasmetterà. È già accaduto e accadrà sicuramente ancora.


gennaio 2014

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