giovedì 28 febbraio 2013

TRANSUMANESIMO

Mi piace guardare le persone. Tutte le persone. Mi è impossibile andare per le strade senza osservare i miei simili. Senza guardarli in volto. Serve a riconoscere se stessi e a riconoscersi tra noi appunto in quanto simili, per quanto ciò possa apparire bizzarro, considerate le diversità a volte sorprendenti tra individui della stessa specie. Eppure ci riconosciamo: si chiama empatia.

Poi penso a Blade Runner, alla possibilità di trovarmi di fronte invece un essere ibrido, uomo macchina, senziente e forse capace di provare emozioni, e mi dico che non potrei non considerarlo un individuo. Altrove ho scritto sulle implicazioni etiche che il progresso scientifico tecnologico comporta e non voglio qui ripetermi, solo torno sulla conclusione: un tale individuo ha dei diritti che vanno tutelati esattamente come quelli di un paraplegico che si esprima con l’ausilio di un computer o, comunque, di un diversamente abile. Ora, se consideriamo diverse aree scientifiche e cioè gli studi sull’Intelligenza Artificiale, le nanotecnologie, l’ingegneria genetica, la neurologia, le biotecnologie applicate, la criogenizzazione, è evidente che ci troviamo nel bel mezzo di una rivoluzione profonda che ci costringe fin d’ora a rivedere e confermare o meno i principi e i valori sui quali abbiamo fondato, o cercato di fondare, la storia umana.

I nostri nipoti dovranno fare i conti con una società molto diversa da quella attuale e noi abbiamo la responsabilità di assumere una posizione in merito.

Anche termini quali eugenetica liberale, transumanesimo, individui postumani, devono entrate nelle nostre teste. Dobbiamo sforzarci di comprenderli, con onestà e coerenza, senza schierarci per forza pro o contro, ma provando a trovare il giusto equilibrio tra ciò che è sacrosanto e ciò che è comunque legittimo. C’è un’immensa zona grigia ed è proprio lì che bisogna lavorare.

Dobbiamo confrontarci con un movimento culturale, intellettuale e scientifico che afferma “il dovere morale di migliorare le capacità fisiche e cognitive della specie umana e di applicare le nuove tecnologie all’uomo, affinché si possano eliminare aspetti non desiderati come la sofferenza, la malattia, l’invecchiamento, e, persino, la morte.” E ancora, sarà individuo qualunque entità, umana, animale*, extraterrestre, cyborg, in possesso di ratio. E qui arrivano le prime domande: cosa significa migliorare? Su cosa si baserà il criterio di normalità? Esisteranno dei limiti alla ri-progettazione umana che, attraverso l’individuo transumano, porterà a quello postumano? E chi apparterrà ancora alla cerchia degli umani, come verrà considerato? Un Pc con “cervello umano” sarà persona? Si tratterebbe certo di un riduzionismo funzionalista, persona solo in quanto ente razionale, ma seconde me si considera la questione dalla prospettiva sbagliata. Non si vuole concedere lo status di persona a una macchina senziente perché non s’intende considerare la razionalità come parametro determinante, in quanto ciò comporterebbe il considerare i disabili mentali non persone. Ebbene i disabili mentali sono persone, con tanto di diritti, (esistono molti modi per sentire ed esprimere il proprio io), ma perché vogliamo discriminare un cyborg se comprende e magari sarà in grado di auto evolversi sino a compiere scelte autonome? Non sarebbe né giusto né coerente. E accadrà: non è fantascienza, è solo questione di tempo e di interessi.. Il problema lo vedrei più sul fronte del controllo. Chi gestirà, come, e con che fine. Per il resto questo processo è già in corso e non si arresterà: fa parte della nostra natura andare avanti, di confine in confine. Cerchiamo di gestire la cosa al meglio. E teniamo a mente che nessuna conquista tecnico-scientifica può trasformare la società se non è accompagnata da una rivoluzione culturale, sociale e politica. Ci si deve poter riconoscere in un obiettivo per rivendicare o accettare la messa in atto di tutte le misure atte a conseguirlo. Di questo dobbiamo essere consapevoli. I transumanisti lo sono, tant’è che parlano esplicitamente di un lungo e complesso lavoro di persuasione, per far sì che l’accettazione delle varie fasi di trasformazione vengano accolte dalle persone senza ostacoli e traumi.

Ma, al dunque, oltre all’invito ad approfondire l’argomento, io che da bambina volevo fare l’astronauta e che divoro letteratura scientifica, mi chiedo, proprio in nome di ciò, anziché migliorare l’essere umano, non sarebbe già una gran cosa dargli una vita migliore? E poi, non saranno proprio la nostra fragilità e caducità, la nostra limitatezza nel tempo ad essere cifra della nostra grandezza?


MTI – Movimento Italiano Transumanista

WTA – World Transhumanist Association


*Molto interessante approfondire le posizioni di Roberto Marchesini, fondatore della zoo antropologia, sostenitore del Movimento Italiano Transumanista, e autore di testi interessanti, uno tra tutti, “La fabbrica delle chimere”. La zooantropologia (argomento trattato però in altri saggi), in breve, ritiene l’eterospecifico ( in questo caso l’animale) come soggetto, un’entità in grado di dialogare con l’uomo e di contaminarlo, ed è necessario salvaguardare l’eterospecifico con i suoi caratteri di soggettività, di diversità dall’uomo, di peculiarità, e cioè non reificare, non antropomorfizzare, non considerarlo come cifra. Arrivare a considerare la relazione uomo-animale, e la referenza che ne consegue, un contributo insostituibile. A diminuire la distanza che separa la nostra specie dalle altre. Se la biologia evoluzionista ha creato un legame di tipi filogenetico, la zoo antropologia ne crea uno di tipo ontogenetico. L’eterospecifico viene ad assumere un ruolo specifico nell’ontologia umana.

Tra l’altro, avendo letto il saggio di cui sopra, mi domando quale sia stata la chiave di volta che lo ha spinto a sostenere il transumanesimo: se, per certi versi, lo comprendo, per altri no, e non mi dispiacerebbe un confronto sulla questione.

2011


AGGIORNAMENTO

BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA:

- Post-Human di Roberto Marchesini

- Essere una macchina di Mark O’Connell

- Beyond Boundaries di Miguel Nicolelis

- Il cervello universale di Miguel Nicolelis

- Postumanesimo e filosofia di Claudio Bonito

- Il gene del diavolo di B.M. Assael

- La vita segreta di Andrew O’Hagan

- Le identità in Myazaki di Matteo Quinto

- Estetica postumanista di Roberto Marchesini




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martedì 26 febbraio 2013

LA NUVOLA

Tutto il bello di stare a casa, cita una recente pubblicità di Sky. E, in effetti, in quest’epoca di austerity mondiale, ridurre spostamenti e godere del mondo, conoscendo persone e scoprendo luoghi e realtà, restandosene in casa, pare una grande conquista. Ridurre l’impronta ecologica personale un ottimo obiettivo da raggiungere. E non solo intrattenimento, ma anche socialità e lavoro. Piattaforme sociali e piattaforme aziendali. 
Puoi lavorare dove vuoi, pensare solo al tuo businnes, trasferire server e dati nella nuvola e alleggerire la tua azienda dal peso dell’IT (Information Technology). Clicca per partecipare. Tutto può stare nella nuvola. 

In Italia la Telecom ci propone la Nuvola Italiana, una piattaforma evoluta che consente alle aziende di trasferire server e dati godendo di tutta una serie di servizi. 
Ma dove stanno le nuvole? Stanno nei Data Center. 

Nel mondo ce ne sono circa tre milioni, che lavorano 24 ore su 24 al massimo della potenza. La maggior parte dell’elettricità consumata (quasi il 90%) serve per scongiurare il rischio di crash e per mantenere i server in stand by in attesa di essere utilizzati. Ettari di terreno ricoperti da capannoni refrigerati e circondati da generatori a gasolio, per essere proprio sicuri di non restare senza corrente. 
La realtà, insomma, è ben lontana da quella suggerita dalla nuvola. L’immagine di efficienza e rispetto dell’ambiente che viene proiettata non corrisponde al vero. Per quanto i processori siano sempre più efficienti e i supporti sempre più piccoli, la produzione di informazioni è in crescita esponenziale. 
Il problema siamo noi. Crediamo che i dati siano, come dire, eterei e non occupino spazio o, comunque, inezie. Così tanta roba può stare in una chiavetta. E allora conserviamo, immettiamo in rete e trasmettiamo di tutto. Non cancelliamo mai. Perché nella rete ci siamo noi, ormai gli abbiamo affidato la nostra memoria, le nostre emozioni, i nostri legami sociali. E poi vogliamo risposte immediate quando cerchiamo qualcosa e dall’altra parte le aziende hanno una bella premura di risponderci. E siamo miliardi. E tutto questo giro di dati, ogni clic, ogni download, ogni filmato delle vacanze condiviso divora energia e inquina. 
Peccato.

 novembre 2011


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BE GREEN

 

Mi capita sempre più spesso di veder reclamizzati eco-oggetti, manufatti con materiali riciclati e certificazioni d’ordinanza. Ben vengano se pur una moda, eppure in molti casi resto perplessa. L’oggetto di oggi è “Batteryhause”, un porta batterie esauste in legno certificato e da riforestazione.

Riciclare le batterie e combattere la deforestazione: questi sono i due messaggi che passano.

Io le batterie scariche le metto in una ciotola da latte sbreccata.

Soffochiamo le nostre vite per produrre denaro utile a soddisfare bisogni indotti e non necessari che dovrebbero procurarci felicità oltreché rate. E per tacitare le nostre coscienze, bollini verdi a profusione.



novembre 2011


domenica 24 febbraio 2013

ORDINANZE INTELLIGENTI

Oggi pomeriggio mi sono recata in in un supermercato a Imperia Oneglia per fare un po' di spesa; una confezione da 3 scatole di pelati, yogurth, una confezione di stracchino, una confezione di fette biscottate, un paio di chili di patate, uno spazzolino da denti, una confezione con 3 lattine di birra, 1 cartoccio di succo di frutta.
Avevo notato che l'accesso ad alcuni scaffali era interdetto da delle strisce di naylon ma pensavo fosse perché stavano risistemando la disposizione della merce. Infatti, come altre persone, ho oltrepassato con la dovuta cautela l'ostacolo per prendere succo e birre. Giunta alla cassa, mi è stato detto che, per un'ordinanza del Comune, oggi, nell'area prossima allo stadio era vietata la vendita di alcolici e, in generale, di bibite in qualsivoglia confezione. 
Motivo?
Per evitare incidenti durante lo svolgimento della partita Imperia Chieri (risultato 2-4, per chi fosse intreressato).
Alla mia obiezione: capisco l'alcol, ma anche il succo di frutta?
Eh, sì per il tappo..., per evitare lanci di oggetti contundenti in campo...
Il tappo di plastica?
Eh, sì, c'è scritto così, per noi è un bel danno

Ma stiamo scherzando?
Mettiamo anche, e non lo so perché non seguo il calcio locale, si sia trattato di un incontro "caldo", ma, a parte i doverosi controlli all'ingresso, per rientrare nella logica di chi ha concepito l'ordinanza, avrebbero dovuto impedirmi di acquistare anche i pelati e le patate...
Ho verificato negli altri due supermercati aperti nelle vicinanze: idem. I bar nei dintorni erano chiusi e non avevo tempo di fare un controllo a tappeto, comunque, visto che chi volesse contundere troverebbe mille soluzioni per riuscirci, mi pare evidente tanto l'inutilità di tale iniziativa quanto il disservizio e il danno economico che ha procurato.

Mi riservo di procurarmi e leggere l'ordinanza in questione e rettificare eventuali inesattezze.


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sabato 23 febbraio 2013

Molte persone si stanno informando per la pratica di restituzione dell'IMU


venerdì 22 febbraio 2013

EROI

Prego per il dottor Denis Mukwege e per il giovane Akilimali Saleh. 
Perché mantengano forza e determinazione. 
Perché non dubitino mai del valore di quello che fanno. 

Che io muoia domani non importa, il mio spirito è nella direzione del terzo millennio. 
Anche senza vederne gli esiti, anche se ci vorrà un secolo, o forse due o tre, tutto il tempo che ci vorrà. Anche invano, maledizione, anche invano. 
Perché è questa la direzione. 
Intelligenza e umanità. 

Il futuro si sta avverando. Possiamo andare a picco ma non è detto. 
Chi è d’esempio ci riempie l’anima. Impariamo ad essere noi d’esempio. 
Un meraviglioso contagio. 

Il dottor Mukwege è un ginecologo che esercita nella Repubblica Democratica del Congo. 
In 15 anni ha operato decine di migliaia di donne e bambine vittime di stupro etnico, mettendo a rischio la propria incolumità.
Ha cercato e ottenuto l’attenzione della comunità internazionale, sono stati pubblicati dei dossier, ha ricevuto premi e riconoscimenti, ma quell’ondata di indignazione che avrebbe dovuto fermare il massacro non c’è stata e lui non se ne capacita. 

(una cifra nell’ordine di 500.000 donne violentate in 16 anni ) 

Vagine con dentro pezzi di legno e vetri 
Vagine lacerate dai rasoi e dalle baionette 
Vagine corrose dalla soda caustica 
Vagine date alle fiamme 

Madri rese schiave e nutrite con la carne dei propri figli 
Bambine che non potranno più essere né donne né madri. 

Akilimali Saleh è un liceale di 15 anni. Conduce a Goma un programma radiofonico sui diritti dell’infanzia. 
A 15 anni. Un uomo. 
Che ha avuto la fortuna e la forza di non essere trasformato in un bambino soldato e la volontà di non soccombere all’orrore del luogo in cui vive ma di lottare perché l’orrore finisca. 

Fonti: Human Rights Watch “La guerre dans la guerre” 
Internazionale n.984 2013 
Radio3 

febbraio 2013 


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giovedì 21 febbraio 2013

SIAMO TUTTI RIVOLUZIONARI

Siamo tutti rivoluzionari, noi che sappiamo guardare con occhio e mente allenati, noi che sappiamo leggere tra le righe, noi che non ci fregano con le versioni ufficiali. Noi che vogliamo salvare il mondo. Rivoluzionari dell’ultima ora. Schizofrenici individui con un piede nell’utopia, l’altro nel compromesso. Cerchiamo di credere che le cose non vadano così male. Nel mondo ci sono aree depresse, governi sbagliati, risorse distribuite in modo non uniforme, ma, tutto sommato, questo nostro grande pianeta, questa nostra umanità possono ancora avere un buon futuro. Non è necessario rivedere del tutto il proprio stile di vita, alcuni aggiustamenti dovrebbero essere sufficienti, poi se le cose non andranno come dovrebbero andare, se la giustizia non sarà per tutti, se il cibo non sarà per tutti, se le cure non saranno per tutti, se la terra non sarà per tutti, noi avremo comunque fatto del nostro meglio. Sì, certo, fare un poco è meglio che non fare niente, ma non basta.

Siamo addolorati per il karma surreale del popolo giapponese, siamo giustamente preoccupati per le agitazioni del nord Africa, siamo indignati per le speculazioni finanziarie che reggono le sorti del mondo, siamo scandalizzati per la corruzione politica e il degrado della morale. Ma non basta.

Dovremmo fare un salto di qualità per far sì che le cose cambino sul serio ma non ne siamo capaci.

Perché non c’è rivoluzionario che non desideri una sacrosanta vacanza, capi d’abbigliamento nuovi, un minimo di tecnologia, un paio di mezzi di locomozione e che non voglia essere proprietario della casa in cui vive, che non si getti a capofitto nella rete dei mutui trentennali, che non vincoli scelte e legami alla scadenza di rate.

Abbiamo creato una sincope tra il concetto di eternità e quello dell’inferno. Il possesso come autodeterminazione, il possesso come giogo. Tutto si contrae nella stipula di un mutuo bancario. Sono le banche ora che amministrano la metafisica, sono esse la guida delle nostre anime. Sono a tutti gli effetti delle entità. Cui abbiamo offerto in sacrificio la nostra dignità e il nostro futuro.

Volesse il cielo che la nube raggiungesse ognuno di noi. La nube radioattiva dal sol levante. Non metafora ma concreta rappresentazione di ciò che siamo. Cioè di ciò che abbiamo fatto finora.



11 marzo 2011 


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UNA PROPOSTA INDECENTE

Parafrasando Swift, ecco una proposta per supplire all’inefficacia delle moratorie a salvaguardia dei cetacei, promosse dall’IWC (International Whaling Commission), inefficacia dovuta non solo all’inosservanza criminale delle moratorie stesse da parte di alcuni Paesi, ma soprattutto all’inadeguatezza del sistema interno di voto, che permette, attraverso modalità di veto che disimpegnano agevolmente chi non voglia adeguarsi, di potersi sottrarre legalmente alle decisioni prese. Senza contare che gli Stati non membri della Commissione. non sono in alcun modo vincolati.

Mi rivolgo pertanto a Greenpeace, alla Sea Sheperd e a tutte le altre associazioni che si battono per la tutela delle balene e propongo una soluzione che potrebbe apparire estrema ma che sortirebbe il primo risultato veramente utile dai tempi d’oro di Paul Watson and company. 

Si potrebbe selezionare una decina di esemplari all’anno (anche se dubito che sarebbe necessario ripetere l’operazione e ciò giustificherebbe maggiormente la validità della proposta, grazie all’ottenimento del massimo risultato con il minimo sforzo/sacrificio) e imbottirli di esplosivo, con un sistema di detonazione che si attiverebbe solo ed esclusivamente, in un qualche modo da definire, una volta tirato il corpo a bordo per la lavorazione. Chiaramente l’iniziativa dovrebbe essere diffusa dai mezzi d’informazione. Semplice ed efficace. Anzi, forse, ancora più semplice, sarebbe diffondere la notizia senza realmente trafficare con l’esplosivo. Nel dubbio, molti lascerebbero perdere. 

Indecente, forse, ma più ragionevole senz’altro della famosa idea di Bush di segare i boschi per proteggerli dagli incendi! 

novembre 2003



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PULCINELLA E I SUOI SEGRETI

E se ce l'avessero messo a bella posta il signor Assange? Per illuderci che un nobile paladino stia combattendo per la democrazia e la libertà? Il signor Julian Assange e i suoi collaboratori hanno in effetti realizzato un progetto più che degno, qualcosa in cui ho sempre creduto: sfidare lo status quo e portare alla luce ciò che va portato alla luce, risvegliare le coscienze e tentare di rendere questo mondo un posto migliore. E i sassi che scaglia, inevitabilmente e per fortuna, stanno creando piccole onde prima di affondare. Dibattiti, analisi, indignazione. Persone prima ignare porteranno ora avanti il testimone. Sarà abbastanza? Il potere sta nel controllo dell'informazione e della comunicazione ed è necessario difendere un'iniziativa come Wikileaks;0000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000 è necessario che lo facciano in prima linea 000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000sopratutto i giornalisti, quelli cui il bavaglio è ancora allentato, perché potrebbe non rimanere tale per molto. Ma la posta è alta e i governi debbono e intendono mantenere il controllo a ogni costo.

Per un rapporto consensuale e una divergenza di vedute sull'uso del preservativo trasformati, secondo il codice penale svedese, in stupro, è intervenuta addirittura l'Interpol con un mandato di cattura europeo e si teme l'estradizione negli Stati Uniti, dove al Robin Hood dell'informazione, considerato da repubblicani e democratici un “terrorista hi-tech” paragonabile ai terroristi telebani, si farebbe capire in modo inequivocabile che certe alzate di testa sono pericolose e minano pace e sicurezza. I governi devono poter mantenere un buon margine di segretezza per agire a livello internazionale e mantenere equilibri già tanto precari. Non tutto può essere reso pubblico, perlomeno non subito. E i Pentagon Papers* , tanto per fare un esempio tra i più noti, insegnano.

Eppure, nonostante la persecuzione, qualcosa non mi convince, manca il pathos, non lo sento. Non era così che mi ero immaginata l'eroe, quello che avrebbe dato una sferzata al corso degli eventi. Manca la passione. Che sia disincanto? A queste genti che non s'indignano per nulla, do le mie perle perché in questo credo e questo ho deciso di fare, ne facciano l'uso che credono. Ai posteri l'ardua sentenza? Soddisfatto l'ego, contenti tutti? Qualcosa non mi persuade. Che ce l'abbiano messo a bella posta questo Pulcinella che ci sgranella segreti?

E di cui non ne giunge già nulla più che un’eco?

*Nel 1967, il Segretario della Difesa, Robert McNamara, ordinò uno studio confidenziale sulla guerra del Vietnam.; lo studio rimase segreto fino alla sua pubblicazione nel 1971. Daniel Ellsberg e un altro ricercatore copiarono i documenti con l'intenzione di renderli pubblici e li consegnarono al New York Times che cominciò la pubblicazione a partire dal giugno dello stesso anno per un totale di 134 documenti. I Pentagon Papers denunciarono le menzogne e gli omicidi di massa compiuti dagli Stati Uniti nel Sud-est asiatico nei 23 anni presi in considerazione dallo studio (1945-1967).

                                                                                                                                            Gennaio 2011

p.s. Ho poi letto il libro di Stefania Maurizi “Il potere segreto”. So che l’autrice viene spesso denigrata ma consiglio comunque la lettura di questo suo libro.


 


Un pensiero a Bradley/Chelsea Manning e a Edward Snowden


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mercoledì 20 febbraio 2013

IL DUBBIO

Quale arroganza. Ostinati ad aver ragione. Rinnegando il principio fondamentale del metodo scientifico, il dubbio* Se non si dubita delle proprie convinzioni è improbabile che si facciano grandi scoperte, che ci sia un progresso sociale, civile, umano.

L’immobilismo mentale.

Il vero scienziato, e ogni individuo dovrebbe similmente approcciare la vita, non esclude nulla a priori e riconosce la limitatezza delle proprie capacità percettive e intellettive al cospetto della realtà. La fisica dovrebbe illuminarci in tal senso… Eppure ce ne stiamo abbarbicati e intransigenti, e anche un poco tronfi, facendo no con il braccio parato in avanti verso quanto ci mette in discussione. Come se fossimo il centro dell’universo. Eppure, per usare metafora sintetica e chiara, seghiamo il ramo su cui siamo seduti e se qualcuno ci dà una voce per farcelo notare, la prendiamo come affronto personale e ci mettiamo a segare con maggior lena per dimostrare il torto di chi ci mette in guardia.


Gennaio 2009


* senza voler dibattere nel merito la questione, discorso troppo lungo e complesso, vien in mente il Covid.


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lunedì 18 febbraio 2013

FRATELLO

Ha 46 anni, ma ne dimostra almeno 45. È nato in Bangladesh. Ed è un uomo fortunato: vive e lavora in una città di riviera. Clima mite, turismo, macchia mediterranea. Per tutta la stagione estiva cammina lungo il litorale per vendere monili, bandane, e poco altro. D’inverno son rose, scimmiette dagli occhi lampeggianti di rosso, accendini. Quando arriva alla nostra spiaggia di pietre sotto Capoberta, fa una pausa, siede con noi, gli offriamo una sigaretta, parliamo. Comunichiamo, perché parlare risulta difficile. Niente italiano, se non cinque parole in croce, e quanto all’inglese arriviamo a dieci. Ha portato una maglietta e un pareo per fare il bagno con noi. Li ha infilati per l’evenienza in un tubo che sbuca dal muraglione di pietra, da non doverseli portare avanti e indietro. Senso pratico e capacità di vedere le cose per quello che potrebbero essere oltre che per quello che sono. Uno di noi lo ha chiamato fratello, come si chiamano tra loro i maschi amici di questa compagnia, e questo è diventato il suo nome. Condivide una camera con dei connazionali, ha il permesso di soggiorno, la licenza di ambulante e paga le tasse sul misero guadagno che a stento lo fa sopravvivere. Son tra anni che non vede moglie e figli e ne passeranno ancora parecchi prima che possa permettersi un volo di rientro. Se mai accadrà. Ma è un uomo fortunato. Negli emirati arabi gli operai del Bangladesh, insieme a cingalesi, indiani, birmani, thailandesi, cioè l’80% della popolazione e il 95% della forza lavoro, invece si suicidano. Paghe misere, un massimo di 300 dollari al mese, che spesso non vengono neanche saldate, condizioni di lavoro con orari disumani, e la totale assenza di condizioni di sicurezza. Passaporti requisiti dai datori di lavoro e contratti scritti in arabo in cui si accettano salari di molto inferiori al pattuito fatti firmare a forza. Inoltre con la recessione, molti cantieri vengono fermati, anche la grande Dubai ne patisce gli effetti. Non è più come negli anni ’60 e ’70. E questi lavoratori che hanno raggiunto gli Emirati contraendo debiti per pagarsi il viaggio, si ritrovano senza lavoro, senza la paga promessa, senza soldi per mangiare, nell’impossibilità assoluta di saldare i debiti contratti. E, soprattutto con la certezza, nel caso di riuscire miracolosamente a rientrare nel proprio paese, di rischiare la vita e farla rischiare ai propri famigliari. Per molti di loro l’unica via d’uscita è la morte.

Sì, Fratello è un uomo molto fortunato.


estate 2012 

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domenica 17 febbraio 2013

ALCUNI LIBRI

Nel piccolo appartamento in cui vivo non c’è posto per una libreria. In equilibrio contro le pareti, pile di libri. Al giro tolgo la polvere. Quelli che seguono sono i titoli della pila di turno e li ho trascritti.
Suggerimenti di lettura. Tutti ottimi libri.

“Una società alla deriva” Cornelius Castoriadis
“Foreste” Robert Harrison
“Il rapporto Lugano” Susan George
“Imperatrice nuda” Hans Ruesch
“La battaglia delle farfalle” Peter Laufer
“Buonanotte signor Lenin” Tiziano Terzani
“Le ombre bianche” Ennio Flaiano
“Scritti corsari” Pier Paolo Pasolini
“Il sangue della Cina” Pierre Haski
“Egemonia americana e stati fuorilegge” Noam Chomsky
“La saggezza di madama Wu” Pearl S. Buck
“La creazione” Edward O. Wilson
“Guerra è pace” Arundhati Roy
"Trilogia della fondazione” Isaac Asimov
“Al di là del bene e del male” Friedrich Nietzsche
“Il prete bello” Goffredo Parise
“Ecocidio” Jeremy Rifkin
“La globalizzazione e i suoi oppositori” Joseph E. Stiglitz
“Le balene lo sanno” Pino Cacucci
“Operette morali” Giacomo Leopardi
“Il vangelo secondo Gesù” Josè Saramago
“Raccontare, resistere” Luis Sepulveda – Bruno Arpaia
“La fabbrica delle chimere” Roberto Marchesini
“Fame” Knut Hamsun
“Dagherrotipi” Karen Blixen
“Il concerto dei pesci” Halldor Laxness

2007


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INVENTARIO ITALIANO

 - attacco al senato, chiuso il portone, lode al questore, sdegno della classe politica, “sosteniamo il governo per non tradire l’impegno preso con gli elettori”, Bertone Tarcisio comunica supporto morale ed economico da parte del Vaticano al pdl, compravendita ministri, si chiudono le camere (!), Lele Mora cacciato da Cortina, golpe morale, causa allo stato, violazione della privacy, ricorso alla corte di Strasburgo, i diritti dell’uomo, manomissione uffici del tribunale, il più grande perseguitato dopo Cristo, scollamento tra politica e potere, manomissione delle parole, le prime tredici pagine dedicate al signore e alle sue cortigiane, tante donne per le strade con la sciarpetta bianca, emergenza rifugiati nord Africa, colpo di stato della magistratura, …esima edizione del Festival di Sanremo, crescita produzione industriale Italia 2010 +5,3%, 150° anniversario Unità Nazionale, Anonymus si presenta e rivendica attacchi informatici, riforma della giustizia, Mani Pulite non ci sarebbe mai stata, la prescrizione breve e le Br in procura, sentenza Thyssen, una Commissione per verificare l’idoneità dei testi scolastici, un passo indietro sul nucleare, la proposta di Asor Rosa, lo sbarco a Pantelleria, Schengen sì, Schengen no, morte di un volontario, lo scippo dei referendum …


E poi ci si stanca. Si lascia che le settimane trascorrano senza passare in edicola, senza radio, né altro. Finché la coscienza rimorde e si ricomincia daccapo.

A prendere atto.




gennaio 2011


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