Una buona notizia: la Shell, dopo alcuni mesi di
esplorazioni, ha rinunciato alle perforazioni nel mare Artico, al largo
dell’Alaska. Non tanto per le protratte e forti opposizioni ambientaliste,
quanto perché affermano non ci siano sufficiente petrolio e gas per
giustificare l’investimento, soprattutto a fronte del crollo del prezzo del
petrolio. La quantità di petrolio in Alaska ammonterebbe a circa il 10% delle
riserve statunitensi.
1 ottobre 2015
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