Nigeria, Niger, Ciad, Yemen, Eritrea, Sudan, Etiopia, Burkina
Faso, Messico, Afghanistan, Libia, Siria, Ucraina, Birmania, Bangladesh… in
ordine sparso i primi Paesi che mi vengono in mente dove, per un motivo o per
l’altro, se non si muore, si vive di merda.
Umanità a parte.
Cosa c’entrano i nostri Paesi, i
nostri governi, le nostre democrazie, le nostre imprese con i flussi migratori?
Questa è la domanda.
Rendetevi conto.
Sono saltati l’equilibrio ambientale, l’equilibrio socio politico mondiale.
I muri verranno scavalcati.
Grandi riforme istituzionali
internazionali sono necessarie.
Non si può impedire a esseri
viventi che, per qualsiasi motivo, temono per la propria vita di trasferirsi in cerca di salvezza.
Gli Stati di Polonia, Slovacchia,
Repubblica ceca, Ungheria, uniti nel no.
Non costa fatica dire no. Il sì
comporta impegno, partecipazione, sacrificio, comprensione.
L’esercito ungherese schierato
alle frontiere (04/09)
La Danimarca sospende
collegamenti stradali e ferroviari con la Germania (09/09)
La versione online di uno dei
giornali più letti in Russia, Komsomlskaya Pravda, ospita un blog in cui si
asserisce che i migranti africani sono volutamente importanti dall'omodittatura
europea, perché, si sa, ai gay piacciono i neri!
La “giungla” di Calais.
Mattarella ha detto che l’Europa
può assorbire senza traumi il flusso di profughi e che è necessario risolvere i
problemi nei paesi di provenienza visto che il fenomeno è solo destinato ad
aumentare e considerarlo un fenomeno d’emergenza transitorio è da stolti.
A Ventimiglia hanno sradicato
l’accampamento sulla scogliera.
Chilometri e chilometri di filo
spinato e barriere.
Eccetera, eccetera, eccetera…
Certo, le migrazioni comportano
contrasti culturali sgraditi e talvolta minacce come il fondamentalismo
islamico ma è decisamente improbabile che coloro che fuggono la guerra e la
barbarie siano rappresentanti di tale fondamentalismo, della Jihad globale.
Certo, sarà difficile entrare nel nuovo millennio in così tanti con tutti i
problemi che ci sono e che in gran parte non si vuole vengano risolti benché
soluzioni esistano. Certo, non sarà facile ripensare la società globale per
trasformarla in una società multietnica equa e rispettosa dei diritti di tutti
ma questo è il compito, l’imperativo cui non ci si può sottrarre. Non farlo
corrisponde a mettere la testa sotto la sabbia e la polvere sotto al tappeto. Da
questo grande, prodigioso, evoluto Uomo ci si deve aspettare qualcosina in
più, non credete?
Altrimenti alla domanda se questi
altri, come li si chiama, sono meno umani di noi, dobbiamo metterci la faccia e rispondere di no.
Settembre 2015
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