martedì 5 marzo 2013

RIVOLUZIONE

I profitti della classe finanziaria sono generati per lo più da attività che è doveroso definire antiproduttive, nel senso che i costi reali di produzione soverchiano il guadagno, ad esempio con la compromissione irreversibile dell’ecosistema, o derivano da attività esecrabili, quali la guerra.
Tali profitti sono in crescita. Per contro, sono in calo esponenziale l’occupazione, i salari, i consumi, le speranze, la fiducia, l’integrità psichica.
Incentivi alla produzione e quindi al consumo? C’è un esubero di produzione e gli attivi delle imprese vengono infatti calcolati sulla base di esternalizzazioni, delocalizzazioni, ristrutturazioni, joint ventures. Inoltre si sostengono finanziariamente, con denaro pubblico, imprenditori che producono beni che nessuno vuole o può più comprare o beni obsoleti e inquinanti, una tra tutte l’automobile, che nessuno dovrebbe più comprare, e la cui produzione annua internazionale supera di gran lunga la domanda e la capacità di assorbimento sul pianeta.
Gli stessi denari potrebbero essere meglio impiegati. Invece si persevera nel supportare un sistema di produzione anacronistico e dannoso a spese della società. Siamo in un’importante fase di passaggio, alle soglie di una nuova era: questo è il momento di tirare fuori energia e intelligenza e capovolgere la situazione. Usare tutta la ricchezza e le conoscenze di cui disponiamo per trasformare la società e renderla libera da un sistema ossessionato dal mito della crescita e della produzione a oltranza.
Usare questa crisi, apparentemente senza soluzione, per dimostrare una buona volta che la soluzione c’è. E i mezzi anche. Non farlo comprometterà irreversibilmente non solo le condizioni del pianeta ma la nostra stessa civiltà, il reale progresso individuale e sociale, i principi e i valori messi a fondamento dell’umanità. Eppure noi, così laici, tanto razionalisti e progressisti, cediamo al fideismo, ai dogmi della crescita competitiva e alla convinzione che di fronte ai poteri forti nulla si possa. E dimostriamo questo neo nichilismo quand’anche ci arrabbiamo e manifestiamo il nostro scontento. Sempre e comunque incasellati e incapaci di trasformarlo in idea concreta e azione. In immaginazione e solidarietà. 

2012

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