domenica 3 marzo 2013

LA SIGNORA DELLE PIANTE

A un centinaio di metri da dove ora abito c’è un ritaglio di città che amo. 

Non filtra luce al di là del vetro smerigliato. Busso una seconda volta e attendo. La porta si socchiude e il volto della donna mi scruta diffidente. Le dico il mio nome e che abito da circa un anno al Parasio e che vorrei chiederle qualcosa a proposito delle sue piante. Allora apre ma resta sull’uscio. Vorrei intervistarla, le spiego, per dei pezzi che sto scrivendo su Imperia. Mi ha sempre incuriosito quel piccolo angolo di città così curato che è l’entrata di casa sua. Risponde che è convalescente da un’influenza e mi dice di ripassare la settimana seguente, di provare nel pomeriggio, verso le quattro, che in genere a quell’ora lei è in casa. La ascolto e penso che per quello che ne so, lei è quasi sempre in casa e che non filtra quasi mai luce. Le piacerà vivere in penombra. La ringrazio e le dico, D’accordo, allora provo la prossima settimana. Ci salutiamo e la donna richiude la porta con la stessa diffidenza con cui, poco prima, l’ha aperta. 

A oggi, non sono ancora tornata a cercarla, nonostante io abiti a soli duecento metri e passi sovente davanti a casa sua. Temo di disturbarla. Mi limito a osservare quei pochi metri quadrati di grazia. Quell’appropriarsi dello spazio comune per dar vita a un giardino di cui possano godere tutti. Non l’ho mai vista annaffiare, potare, pulire queste sue piante, lo farà in orari diversi da quelli del mio passare, per quanto questi siano variabili. Mi domando se, come me, ami in particolare le piante grasse, che predominano, per il loro aspetto compiuto, autonomo ed elegante o perché semplicemente hanno bisogno di poca cura. 
 
Arrivando dalla via Domenico Acquarone, che si allarga con i suoi due prestigiosi ingressi ai numeri civici 21 e 34 al di sotto di Palazzo Pagliari, in direzione di quello che era il cuore della città antica, le decine di vasi e di piante di vario tipo, disposte a riempire l’angolo formato dal carrugio ciottolato verso il Garbasso e, dall’altra parte, dal passeggio rialzato parallelo a via San Leonardo, in via Salita della Chiesavecchia, fanno una bella impressione e dispongono l’animo al benessere. Non pensiamo per ora allo scempio di uno, dei tre nuovi ascensori in programma, che dovrà passare proprio lì accanto. Speriamo che i soldi se li mangino prima. Prima di iniziare i lavori. Ma no, il paradosso è che per mangiarci su, i lavori devono iniziare. Riqualificazione del territorio per la zona depressa del Parasio. 

Poco distante qualcun altro ha rimesso in sesto con un po’ di boiacca, i sampietrini sconnessi di alcuni scalini e ha piantato una bouganvillea in un’aiuola di venti centimetri quadrati alla base del muro di basamento della Chiesavecchia. Qualcun altro ha seguito l’esempio e ha messo a dimora altre piante. 
Dovremmo tutti occupare un piccolo pezzo di città e renderlo più bello. Sentirlo nostro e averne cura sapendo che appartiene alla comunità. 

luglio 2011 

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