sabato 30 marzo 2013

DICHIARAZIONE DI GUERRA

Cercare le parole. Non c’è bisogno di cercare le parole. Trovare la forma. Ma quale forma può essere adatta? Una puntuale e compita esposizione dei fatti? Un feroce j’accuse? Un’invettiva acuta e sagace ma moderata nei toni? Ad uso e consumo della variegata gamma di sensibilità? 
Ore a scrivere e cancellare. Ma meritano tanta premura? Io so solo che auguro i peggiori tormenti a coloro che offendono l’umanità, a coloro che la torturano, la rapiscono, la annientano, la stuprano, la vendono, la comprano, la sfruttano, la massacrano, la disprezzano. 
Coloro che straziano e avvelenano la terra. Quella stessa terra che poi rubano perché ce n’è sempre di meno. Coloro che non hanno rispetto per la vita e schiacciano e squartano con indifferenza. Coloro che rubano ai propri figli un futuro e lo fanno scientemente. Coloro che infrangono lo spirito delle leggi riuscendo a restare nella legalità, perché essi stessi inventano e scrivono nuove leggi. Coloro che sommano utili e dividendi in poltrona incuranti della loro provenienza o, peggio, conoscendola. Individui dai nomi non noti, anonimi criminali che siedono in consigli di amministrazione, falchi, loschi faccendieri e lobbisti, tiranni, assassini, torturatori, per interposta persona. 

A cercare ricchezze setacciando la terra immersi nel fango. 
Nei veleni che sigillano la pelle e i polmoni. 
Nei miasmi cancerogeni. 
A ritmo serrato, senza pausa né luce. 
A pisciarsi addosso e puzzare 
Dal fosforo bianco scarnificati 
Li condanno 

Per quel bambino morto in fondo a una miniera e per il suo compagno che domani ci dovrà tornare, per quella donna vittima di stupro etnico e per sua figlia stuprata di fianco, per quel ragazzo assassinato in uno snuff movie e per quell’altro che lo ha assassinato, per quel contadino che si è suicidato e per quella donna che è sopravvissuta al dolore stringendo nel pugno dei semi, per quella bambina usata come contenitore d’organi e per chi l’ha messa al mondo e l’ha perduta, per quel desaparecido e per sua madre che continua a cercarlo, per quel soldato con l’uranio che lo mangia, per quel civile ucciso da una bomba intelligente. Per quelli che ancora seguiranno un identico misero destino. Per ognuno di loro singolarmente.
Che ognuna delle loro anime abbia forza e peso e popoli il sonno malato di chi è colpevole. 

E i peggiori tormenti auguro a colui che sogna di battere all’asta, tenendolo ben alto in vista con il braccio disteso, l’ultimo secchio di greggio. 

giugno 2012


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