venerdì 27 novembre 2015
giovedì 26 novembre 2015
lunedì 23 novembre 2015
UNA RIFLESSIONE DI STEFAN ZWEIG
"(...)
Come sono insensati, ci ripetevamo l'un l'altro, questi confini, ora che un velivolo li può sorvolare tanto facilmente! Come sembrano artificiose queste dogane e queste guardie di frontiera, quanto sono in contraddizione con lo spirito dei tempi che anzi aspira inewuivocabilmente all'unione e alla fraternità universale!
(...)
Può anche essere che allora, con l'ingratitudine tipica del genere umano, noi non realizzammo quanto questa grande ondata ci sorreggesse con forza e sicurezza, ma soltanto chi ha vissuto in quest'epoca della fiducia universale sa che tutto ciò che è venuto in seguito è stato solo decadenza e oscuramento."
Stefan Zweig - Il mondo di ieri. Ricordi di un europeo -1941
Come sono insensati, ci ripetevamo l'un l'altro, questi confini, ora che un velivolo li può sorvolare tanto facilmente! Come sembrano artificiose queste dogane e queste guardie di frontiera, quanto sono in contraddizione con lo spirito dei tempi che anzi aspira inewuivocabilmente all'unione e alla fraternità universale!
(...)
Può anche essere che allora, con l'ingratitudine tipica del genere umano, noi non realizzammo quanto questa grande ondata ci sorreggesse con forza e sicurezza, ma soltanto chi ha vissuto in quest'epoca della fiducia universale sa che tutto ciò che è venuto in seguito è stato solo decadenza e oscuramento."
Stefan Zweig - Il mondo di ieri. Ricordi di un europeo -1941
LA MATTANZA DELLE FAR OER
Finalmente un bel servizio su una tragedia quotidiana tenuta sotto silenzio e che da anni stringe il mio cuore.
http://www.iene.mediaset.it/puntate/2015/11/16/casciari-l%E2%80%99europa-che-uccide-delfini-e-balene_9783.shtml
http://www.iene.mediaset.it/puntate/2015/11/16/casciari-l%E2%80%99europa-che-uccide-delfini-e-balene_9783.shtml
LETTERA A LILIANE
Ho deciso di rendere pubblica una lettera privata che ho scritto un paio di giorni fa a un'amica in Francia. Una meravigliosa donna di settant'anni che vive con il marito in campagna.
Ho deciso perché questo momento storico mi ricorda che esiste un dovere etico di manifestazione del pensiero quando esso è rivolto a un fine di comprensione reciproca e di contrasto ai conflitti in qualsiasi forma si manifestino. Una sola parola, una frase minima sono, saranno testimonianza anch'esse di chi dice sì alla comune appartenenza umana opponendosi a quanti e a quanto intendono e provano a schiacciarla.
La rabbia l'ho voluta, per coerenza, tacere.
Chère Liliane,
ta lettre du 11 Novembre m'a fait grand
plaisir: elle était lumineuse. Je les
imagine sans difficulté mes deux «garçons» au galop avec les crinieres et les
queues dans le vent, je sent l'odeur de
la maison et du jardin, et j’ai à l'esprit la lumière qui accueille dans
l'après-midi lorsque on revient à la maison. Sensations si vives que, en
souriant, je me deplace. Je pense à
votre maison comme à une des mes maison (même si en réalité j'en n'ai aucune), car elle est une maison pour mon esprit. Et je
pense que tout le monde puisse et doive en avoir beaucoup de cettes maisons. En
effet chaque endroit devrait l'être pour nous, tous les êtres vivants,
qui partageons cette boule de terre merveilleuse lancée dans l'espace.
Dans ces jours- là, j’etais très occupée et je
renvoyé la réponse. Ici aussi, ils étaient beaux et chauds jours, si bien que
je fait plusieurs baignades (on dit
pareil?).
Après la tragedie de Paris est arrivé.
Une grande tristesse m’a enveloppé, je
passé quelques jours dans un silence absolu, tournée à l'intérieur de moi-même.
Pendant toute ma vie j’ai eu dans mon cœur le sort du monde et voir, toujours
et encore, l'incapacité de l'homme de
trouver une solution et, plus grave, la volonté de nombreaux de ne pas le
faire, a confirmé mes préoccupations pour ce qui se passera sur la planète dans
les décennies à venir. L'histoire de mon amie musulmane qui a été attaqué à
Turin va me dire une seule chose: que l'ignorance dans laquelle on veut nous
garder nous mènera à une douleur immense, tous ensemble sans discrimination.
La seule chance sera donné par la
capacité et la force individuelles que nous aurons de maintenir intacte notre
humanité.
Je t’embrasse et j’embrasse Marc.
Essayons de vivre avec sérénité.
Dis bonjour aux «garçons» de ma part.
20 novembre 2015
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DUE FUTURI POSSIBILI
A fine estate avevo scritto la seguente riflessione. La feci leggere a un paio di amici che mi dissero che ero paranoica, che oggi nessuno avrebbe permesso di scivolare in una catastrofe e che la diplomazia avrebbe in un modo o nell'altro sempre fornito una soluzione.
Considerata la situazione
geopolitica mondiale, considerati gli interessi economici internazionali,
considerato il fenomeno dei flussi migratori, in tutte le diverse espressioni e
modalità in cui si manifesta, consideratene le cause e le implicazioni, ritengo
che si prospettino due scenari possibili.
Il primo: un’illuminazione
collettiva che porti a un’assunzione di responsabilità sia individuale sia
degli stati sovrani verso un’intelligente, umana, equa e lungimirante
risoluzione del problema (tutto ciò che ci preoccupa, ci indigna, ci spaventa rappresenta aspetti diversi di un unico problema).
Il secondo: lasciare campo libero
agli estremismi e permettere a essi di portare sempre più vicino paura e
terrore, in modo che tutti vorranno una soluzione qualunque essa sia pur di
sentirsi protetti e al sicuro. Con buona pace di giustizia, intelligenza,
onestà.
Quando le persone sono frustrate,
arrabbiate, impaurite, vogliono soluzioni rapide e, visto che chi ci governa*
quando non è in malafede o controllato, è inetto ( terze opzioni non sono date), meglio di
così cosa ci potrebbe essere? Se il terrorismo arriverà a casa nostra sarà una
manna. Sarà sufficiente abolire Schengen, innalzare barriere dove ancora non ci
sono, alimentare i nazionalismi.
Donald Trump insegna.
*Quando mi
riferisco a chi governa intendo sempre a livello internazionale. Diversamente
lo specifico.
2 settembre
2015
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sabato 21 novembre 2015
MESSINA SENZA ACQUA
Sono bastati 6 giorni senz'acqua
a Messina, a causa di una frana, per far affiorare sui volti dei messinesi
sdegno, rabbia e una buona dose di incredulità.
Se gli uomini, per lo più in
preda all'ira, hanno tirato in ballo ora questo ora quel colpevole, le donne,
oltre al resto, responsabili di figli, casa, bucato, pasti, quindi della
gestione quotidiana e concreta della famiglia, hanno denunciato a gran voce, esterrefatte
e indignate, come non sia possibile nell'anno del Signore 2015 non avere l’acqua.
A queste donne io chiedo, a tutte le donne lo chiedo, di
pensare a quelle centinaia di milioni di persone nel mondo che non hanno da
sempre accesso ad essa o lo stanno perdendo per giochi di potere, per guerre,
per la siccità che avanza, e chiedo loro di sostenerle. Di immedesimarsi e
comprendere che le porte vanno aperte e che la rabbia forte e giustissima va
diretta contro chi nel mondo determina o permette un siffatto stato di cose.
27 ottobre 2015
VODAFONE E BAMBINI
L’ultima pubblicità della Vodafone, quella con i bambini, è
raccapricciante.
Si commenta da sola.
Se non riuscite a vedere vuol dire che gli occhi non sono più collegati al cervello.
GLI ATTENTATI DEL TERRORISMO ISLAMICO
http://www.la7.it/otto-e-mezzo/video/il-terrorismo-global-17-11-2015-167791
Finché il dramma non tocca noi lo ignoriamo.
Ringrazio Paolo Pagliaro per questo breve ma chiaro video.
Finché il dramma non tocca noi lo ignoriamo.
Ringrazio Paolo Pagliaro per questo breve ma chiaro video.
venerdì 13 novembre 2015
#TTIP e #OMC
Ci dicono che il TTIP serve. Che
serve un accordo sovranazionale per la gestione degli scambi commerciali. Per
equiparare le regole ed eliminare le disparità economiche tra gli stati.
Pienamente d’accordo. Ma questa cosa non è il TTIP. Il TTIP non esaudisce
questi propositi. L’unica evidente funzione è tutelare gli investitori*.
Inoltre esiste già un’istituzione
preposta a tal fine, l’OMC. Si tratta di migliorarla, e molto, ma c’è. Perché
dunque creare un’altra organizzazione simile? Un doppione? Forse perché appunto
d’altro si tratta.
Leggevo le dichiarazioni di un
esportatore tedesco di macchinari industriali: esportare in Asia, spiegava, non
è un problema perché in molti settori gli asiatici si adeguano agli standard
tedeschi ma con gli Stati Uniti è più complicato, perché loro misurano in
pollici e non in centimetri e ciò comporta maggior lavoro per gli ingegneri e
quindi maggiori spese.
Stiamo scherzando? Ci serve il
TTIP per risolvere la faccenda dei pollici/centimetri? Attaccarsi a certe
motivazioni è un’offesa per l’intelligenza.
Poi, aggiunge, in molti stati i
macchinari vengono sottoposti a costosi test per verificare sicurezza e
conformità ai requisiti di legge. E dunque? Non va bene?
Certo, ci vorrebbero standard di
sicurezza e regole uguali in tutto il pianeta, ma non al ribasso. Perché è al
ribasso che qui si sta puntando. L’affermazione qui sopra del nostro
esportatore è un’ammissione bell’e buona del fatto che il TTIP serve a
eliminare gli ostacoli che comportano spese o diminuzione di guadagno per
l’investitore azienda. Come si augurano i sostenitori del trattato, se il TTIP passerà, questi inconvenienti saranno
eliminati. Dove per inconvenienti bisogna leggere, normative, leggi
nazionali, sicurezza, diritti.
Almeno il buon gusto di non farci
passare per scemi continuando a proclamare la necessità di un qualcosa
adducendo finalità che potrebbero essere perseguite benissimo da organismi già
esistenti.
*nel momento in cui un governo
che avesse sottoscritto il TTIP dovesse adottare una legge o una normativa per
la tutela di lavoratori, consumatori, ambiente, o quello che è, si esporrebbe alla
molto probabile denuncia da parte dell’investitore privato che, ritenendosi
danneggiato nei propri interessi, porterebbe la vertenza davanti all’Icsid
(International center for settlement of investiment disputes), un tribunale
arbitrale che avrebbe il potere, attraverso un’élite di avvocati, di
controllare, oltre a tutte le altre, le legislazioni statunitense ed europea.
Il numero di cause nel mondo in cui stati sovrani devono rispondere dei mancati
guadagni di multinazionali è in aumento costante, laddove esistono trattati
analoghi a quello che s’intende concludere entro fine 2016, al termine di una
decina di round negoziali.
Si prevede l’istituzione di un
consiglio formato da rappresentanti dei governi americano ed europei (e
conosciamo il potere delle lobbies) e si parla di “cooperazione nella
regolamentazione” come di un amichevole e bonario discutere insieme tra le
parti. In realtà, prima di essere messo
ai voti dei parlamenti nazionali qualsiasi provvedimento legislativo interno a
uno stato dovrà essere sottoposto al nulla osta del suddetto consiglio che ne
valuterà preventivamente la conformità al TTIP.
LA TURCHIA E LE NUOVE CITTÀ
La Turchia
dichiara di voler costruire nuove città per i rifugiati. Dotate di scuole,
ospedali, e fabbriche. Verrebbero introdotte delle forme di autogoverno in un
progetto a lungo termine. Se anche la guerra finisse domani occorreranno anni
prima che i siriani possano tornare in Siria, si preoccupano i turchi, e a oggi i profughi sono più di 2 milioni, un
numero destinato a crescere. Al momento vivono in accampamenti sparsi lungo il
confine turco-siriano e molti si disperdono nelle grandi città. Questo non va
bene, non è gestibile.
Il
governo turco dice che la Turchia non diventerà un immenso campo di
concentramento a cielo aperto, né tollererà
una diffusione capillare e incontrollabile sul proprio territorio,
quindi riserve. Di quello si tratta. Rivisitati bantustan di sudafricana
memoria che non porteranno a niente di buono. Perché è scontato che non sarà
rispettata la libertà di movimento ed è assai probabile che tutti i
migranti saranno invitati con
sollecitudine ad andare e rimanere in queste nuove città fino a nuovo ordine.
Con un
capo di stato, recentemente rieletto, che con una mano prenderà dall'Europa una
barcata di denaro, 3 miliardi di euro, per gestire l’emergenza profughi e con l’altra
fa fuori i curdi, definiti a qualunque fazione appartengano, terroristi al pari
dei militanti Isis, che la maggior parte dei curdi invece contrastano e
combattono.
Novembre 2015
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giovedì 12 novembre 2015
LE NUOVE CITTÀ
Stanno sorgendo ovunque, sono
solo le prime ma diventeranno tantissime.
Prima le chiamavamo bidonvilles
se erano lontane, periferie degradate se erano nostrane, e in entrambi i casi
le relegavamo alla sfera del purtroppo ci sono anche i reietti, purtroppo c’è
anche una parte di esseri umani che soffre povertà e malattia ma pian piano
rimedieremo. Ora invece si tratta di
nuovi agglomerati che sorgono nei Paesi sviluppati, accampamenti, zone nate di
transito, dove il flusso crescente di persone fa sì che molte di esse diventino
stanziali. Perché necessariamente all’interno di tali comunità deve aumentare
l’organizzazione sociale e pratica, e qualcuno che la gestisca deve esserci.
Tanti troveranno un ruolo e uno spazio e lo faranno proprio.
Quante realtà disperate e
inizialmente provvisorie ci sono ormai in ogni parte del mondo? E con
caratteristiche tanto lontane dal nostro immaginario quotidiano quanto vicine a
certa cinematografia apocalittica. Basta pensare ai bambini tubo di Ulan Bator.
La “Giungla” di Calais è l’embrione
di una di queste nuove città. Come a Ceuta e a Melilla. Città che cresceranno.
Non più nelle periferie urbane, attorno a nuclei custodi di cibo e opportunità,
ma a ridosso di confini, di reti, di muri, di fossi, di mari. Di qualsivoglia
barriera che separi da una condizione di vita considerata migliore.
mercoledì 11 novembre 2015
WILL HUTTON E IL TERZO ATTO DELLA CRISI DEL DEBITO
“La
crisi dei profughi sembra la dimostrazione che l’ordine politico mondiale sta
crollando. Ma per quanto sia meno evidente, il crollo dell’ordine economico è
ancora più preoccupante: centinaia di miliardi di dollari stanno abbandonando
le economie emergenti, dal Brasile alla Cina. La fuga di capitali e
l’esposizione delle banche sono i segni di squilibri dell’economia globale che
minacciano le nostre società democratiche almeno quanto alcune reazioni
all'immigrazione. Il Fondo monetario internazionale è molto preoccupato.
All'incontro annuale del 7 ottobre si è parlato di tremila miliardi di dollari
di credito in eccesso a livello globale e della flessione della crescita
economica mondiale. Il Fondo sa che serve una risposta internazionale
coordinata, ma è probabile che non ci sarà niente di simile. L’influenza che il
pensiero liberista e antistatale ha ancora negli Stati Uniti e nel Regno Unito
rende un simile intervento altrettanto improbabile della pace in Medio Oriente.
Il sistema finanziario globale è ormai fuori controllo. Oggi le grandi banche
realizzano gran parte dei profitti facendo affari tra loro, e il risultato è
che la loro capacità di creare denaro dal nulla ha raggiunto livelli mai visti.
Il fatto che le banche creino liquidità con i prestiti non è una novità, ma con
l’emergere di un sistema bancario globale, le banche centrali hanno molte più
difficoltà a controllare la situazione. E dato che ormai ci sono pochi limiti
alla circolazione dei capitali, questo denaro può essere dato in prestito in
paesi dove le prospettive economiche sono apparentemente buone. Le bolle
speculative che ne conseguono sembrano giustificare i prestiti. Il prezzo degli
immobili sale. Le aziende e le famiglie diventano eccessivamente ottimiste e si
indebitano sempre di più. I tassi di crescita aumentano vertiginosamente e
tutto sembra andare bene finché qualcosa, come un crollo dei prezzi degli
immobili o delle materie prime, manda tutto a rotoli e il denaro se ne va con
la stessa facilità con cui era arrivato. Secondo Andy Haldane, economista capo
della Banca d’Inghilterra, quella che stiamo vivendo è una crisi in tre atti.
Il primo ha avuto luogo negli Stati Uniti e nel Regno Unito tra il 2007 e il
2008. Dopo l’entusiasmo del decennio precedente, in cui un esagerato afflusso
di credito aveva generato boom illusori, i due paesi si sono accorti
all'improvviso che le loro banche avevano concesso troppi prestiti. Le garanzie
a fronte dei nuovi prodotti derivati non avevano alcun valore. Il denaro ha
cominciato a scorrere via, il sistema bancario britannico si è trovato in
bancarotta e per salvarlo ci sono voluti più di mille miliardi di sterline di
denaro pubblico. Il secondo atto si è svolto in Europa tra il 2011 e il 2012,
quando ci si è resi conto che le banche avevano prestato soldi basandosi
sull'errata supposizione che tutti i paesi dell'eurozona fossero uguali. Ancora
una volta il credito si è spostato altrove e l’Europa è stata salvata solo
grazie all'emissione straordinaria di denaro da parte della Banca centrale europea
(guidata da Mario Draghi) e all'austerità nei paesi più indebitati come il
Portogallo, la Grecia e l’Irlanda. Il terzo atto sta cominciando ora, e
stavolta il fenomeno interessa paesi che non hanno gli strumenti per fermare il
contagio finanziario e le cui banche sono meno solide. Dopo gli Stati Uniti e
l’Europa la finanza globale ha inondato di denaro le cosiddette economie
emergenti, come Turchia, Brasile, Malesia e Cina: tutti paesi che
approfittavano dell’impennata dei prezzi delle materie prime dovuta al boom
cinese, a sua volta sostenuto da prestiti incontrollati. La Cina ha prodotto
più cemento tra il 2010 e il 2013 che gli Stati Uniti in tutto il novecento.
Non poteva durare, e oggi ne abbiamo la prova. Le banche cinesi sono di fatto
insolventi: solo una piccola parte degli enormi prestiti che hanno erogato
potrà mai essere rimborsata. Per questo non possono prestare denaro al tasso
che sarebbe necessario per sostenere la crescita del paese. Oggi il tasso di
crescita reale della Cina è inferiore a quello degli anni di Mao, e i prezzi
delle materie prime sono già crollati. Il denaro scorre via dalle economie
emergenti, lasciandosi alle spalle aziende e famiglie indebitate e banche al
collasso. Questi paesi non hanno istituzioni come la Federal Reserve o la Banca
centrale europea che possano intervenire con misure di salvataggio, ma
rappresentano ormai più di metà del pil globale. Non stupisce che il Fondo
monetario internazionale sia preoccupato. Il mondo ha bisogno di risposte
creative, di un Fmi allargato che rifletta i nuovi equilibri mondiali e aiuti
le economie emergenti, e di un adeguato controllo della finanza globale. Ha
bisogno che i governi occidentali lancino importanti piani di rilancio
economico, basati su investimenti infrastrutturali. Ha bisogno di politiche
monetarie intelligenti che permettano tassi d’interesse negativi. Niente di
tutto ciò è all'orizzonte: la destra si oppone a queste misure e la sinistra
non le sostiene abbastanza. Se la volontà politica di trovare un accordo collettivo
sulla crisi dei profughi è insufficiente, quella di riordinare l’economia
globale lo è ancora di più”
(Will
Hutton, da Il terzo atto della crisi del debito,
Internazionale n. 1124 del 16 ott. 2015).
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#NUTELLA
Sull'etichetta della Nutella il buongiorno in tutti i
dialetti.
Proprio noi, nella quotidianità così intolleranti.
SEI SICURO DI NON VOLERLO COMPRARE?
I banner a lato dell’account di posta
o dei social che utilizziamo: Ibs, Homelidays, Lighinthebox, o qualunque altro
collegamento a siti commerciali da noi recentemente visitati o su cui siamo
finiti per errore. Caso mai ci fossimo dimenticati di comprare qualcosa e
soprattutto nel caso in cui, dopo lunga e appagante navigazione a riempire carrelli
che poi resteranno pieni e dimenticati, volessimo ripensarci.
Quei riquadri pulsanti ci dicono:
ma dai… proprio sicura che non vuoi comprare quel bel vestitino? O i 26 dvd che
hai messo nel carrello in preda a una frenesia da cinefila incallita? Sarà mica
il week end romantico per due in una spa ricavata in un’antica fortezza a picco
sul mare, alla tariffa scontatissima offerta da Groupon, a mandarti in rovina?
E io a parlare con il computer:
ne ho una marea di vestitini, il lettore dvd non funziona dall'anno scorso, e
non ho nessuno con cui andare alla fottutissima spa. Ma non è questo il punto.
Mi sento assediata. Mi sento soffocare. Tutto ritorna e lo spazio si fa sempre
più stretto. Ogni cosa che incontro durante le mie navigazioni, mi torna
indietro per analogia, richiamo, affinità. Come in una bolla.
Settembre 2015
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ADOZIONI DI CANI E BAMBINI
Un’amica ha salvato un #Galgo,
uno di quei levrieri che in Spagna,
quando smettono di correre o non sono buoni per farlo, nel senso che non
portano a casa il risultato, muoiono di morte lenta. Molto lenta. Andate su
Google a prendervene una vista, se siete di stomaco robusto.
La decisione della mia amica ha
fatto nascere una piccola polemica sul fatto che canili e gattili qui in Italia rigurgitino esseri
altrettanto bisognosi di cure ma, alla fine, ciò che conta è salvare una vita.
Ogni vita conta.
Analogamente, ho notato recentemente che alle
note immagini di bambini africani da adottare a distanza, si affiancano quelle
di bambini bianchi e si diffonde il concetto di “adozioni in vicinanza”
(Mission bambini” aiutare davvero ogni
giorno, questo lo slogan, con 15 euro al mese), per aiutare il milione di
bambini che versano in Italia in condizioni di indigenza. Più che legittimo. Si
vuole salvare il mondo e poi ci si dimentica del dirimpettaio...
Però in quest’epoca di migrazioni
e barriere suona demagogico l’improvviso interesse per i poveri di qui. Ci sono
sempre state organizzazioni attente al problema ma il fatto che oggi ad esse
venga fornito uno spazio mediatico che fino a ieri non avevano, mi lascia un
po’ interdetta.
Lo stesso stato d’animo che provo
quando una pubblicità mi dice che con 9 euro al mese posso aiutare a risolvere
il problema della cecità nei Paesi in via di sviluppo. Ben venga, ma sapere che si fa leva per lo più sul senso di colpa mi indispone.
Perché in conclusione deve essere l’uomo comune, con tutto il senso di
impotenza che ha già in collo, a dover rimediare alle carenze delle
istituzioni? Dovrebbe esserci una sinergia da entrambe le parti, un impegno dal basso e dall'alto, però la verità resta che nel
mondo si spendono 3 milioni di dollari al minuto in spese militari e poi si
vengono a chiedere a me 9 euro. Volendo anche credere che vadano a buon fine, resta
valida anche se non pronunciata la considerazione scurrile e spontanea che andrebbe rivolta tout court ai governanti
(politici e non!) del pianeta.
Settembre 2015
CARAMELLE E MENDICANTI
Stamane sono andata a pagare le
bollette in tabaccheria. Ho comprato anche due pacchetti di cartine per il
tabacco. Mentre aspettavo che il
terminale prendesse il pagamento ho curiosato sul bancone. Premesso che non
mangio caramelle, mi sono trovata davanti a una serie di confezioni di una nota
marca di caramelle gommose agli agrumi: sacchetti confezionati in modo
invitante. Al momento del conto, ne ho afferrata una al prezzo di euro 1,50.
Totale: 141,50. Alle banconote ho aggiunto gli spiccioli.
Uscendo ne ho subito infilata una
in bocca mentre sistemavo le ricevute in borsa. Rivoltante. Perché cavolo le ho
comprate? mi sono chiesta. Almeno mi piacessero le caramelle…
Perché le ho comprate? Per
sentirmi una merda dopo una decina di minuti quando a un questuante ho dovuto
rispondere non ho spiccioli.
Quanti soldi sprechiamo?
ottobre 2015
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