Che senso ha la recente diatriba
sugli ogm (organismo geneticamente modificato), con le aziende che premono
affinché le nuove varietà vegetali ottenute
modificando il dna senza introduzione di materiale esterno non vengano definite
appunto ogm? In molti Paesi infatti, in assenza di tale introduzione, si
commercializzano senza problemi nuove varietà a prescindere dalle tecniche con
cui sono state ottenute, mentre in Europa viene definito ogm ogni organismo le
cui modificazioni non sono spontanee e dovute alle ricombinazioni che avvengono
in natura ma appunto indotte dall’intervento umano sul dna. Io credo che le
parole abbiano un significato e che una modifica sul dna anche senza l’introduzione
di materiale genetico esterno determini la nascita di un organismo
geneticamente modificato, quindi come tale deve essere definito. Perché abbiamo
paura di chiamare le cose con il loro nome? Nel caso specifico sicuramente
perché la dicitura ogm vale un marchio di infamia e comprometterebbe l’accettazione
sociale e quindi commerciale, ma questo è.
Altro è entrare nel merito della
questione ed essere favorevoli o meno a tali procedure. Certamente le nuove
tecniche, non più da film dell’orrore come agli esordi, devono ricondurre alla
riflessione tutti quanti e, a parte le modifiche a favore di una crescente
resistenza a pesticidi e anticrittogamici*, la maggior parte delle altre, vista
la condizione generale del pianeta, ad esempio i problemi idrici, sono da
valutarsi con estremo interesse studiandoci sopra.
*una caratteristica, questa della
resistenza alle sostanze chimiche che si vuole approvata e adeguatamente
finanziata non solo per poter vendere maggiori quantità di veleni, come di
fatto accade in barba alle promesse, ma anche perché potrebbe risultare molto utile in relazione all’aumento di
tossicità degli habitat. Terre, acque di superficie, falde, pioggia, a tal
misura infetti da poter a breve, se non vi sarà una reale rivoluzione mentale,
mettere a rischio prima l’agricoltura intensiva poi anche quella tradizionale sostenibile che non farà in tempo a riprendere lo spazio che le è stato in tanti casi vilmente e
violentemente sottratto.
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