Ho letto il pezzo di Marco Filoni
sul lavoro di Bert Kaplan, la cui storia di aspirante archiviatore di sogni è
raccontata nel libro di Rebecca Lemov “Database of dreams” (University Press).
Al suo buon articolo vorrei
aggiungere che sarebbe però bellissimo poter realmente registrare su supporto i propri
sogni. Con una pendrive da infilare da qualche parte sulla fronte come la bella
Stefania Rocca in Nirvana. Dico sempre che quello sì che sarebbe un device che
pagherei qualsiasi cifra, certa che sbancherei i botteghini proiettando sul
grande schermo le mie avventure oniriche. Ritorno economico a parte, è un vero peccato che di questa realtà così intensa, profonda, odorosa, e variopinta, che è parte integrante della nostra vita, possiamo conservare solo brandelli.
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