mercoledì 30 marzo 2016

NAIROBI CENTRO (da "Foto non fatte" ed. Philobiblon 2004)

In realtà è una foto non fatta più di dieci anni fa, ma è così vivida nella memoria che vale la pena tentare di disegnare con parole quello che ho visto.
Sono scesa dal pulmino che dall'aeroporto mi ha condotto nel cuore di Nairobi, in Moi avenue. Sono scesa nel caldo avvolgente e secco e sono rimasta ferma. Per capacitarmi di quanto avevo già intravisto dai finestrini. Un fiume di gente. Un fiume in piena. Per me che ero al mio primo vero viaggio era sorprendente. Moi* avenue è una via larga e trafficata. Auto di tutti i tipi, taxi, matatu**, camioncini, veicoli che da noi sarebbero buoni per lo sfasciacarrozze, lamiere ammaccate con sotto le ruote e un motore che gira. E gente. Su entrambi i marciapiedi. Che va scorrendo in direzioni opposte con lentezza e senza una meta evidente o apparente. Crocicchi, chioschi, cassette, venditrici di frutti impilati a piramide al suolo, storpi, impiegati, disoccupati vestiti da impiegati, ragazzini, gruppi di Masai scalzi, donne fiere vestite di colorati drappi modellati sul corpo con maestria, venditori, gente, gente, così tanta gente da togliere il fiato.
Sono anch'io sul marciapiedi e avanzo con gli occhi storditi da tanti corpi e le narici pregne. 
Una via dopo l'altra, Nairobi è facile, nel senso che in un paio di giorni il centro lo impari e ci giri. Cammino. Dapprima lentamente, poi accelero l'andatura quel tanto per amalgamami al flusso e diventarne parte. Ora la mia retina percepisce forme e colori, istantanee che scorrono lateralmente a me in un impasto di strisce variopinte: non ci sono volti, occhi sguardi bocche espressioni, solo figure, parti di figure che vanno, brandelli di vocaboli lasciati alle mie orecchie da discorsi ormai oltre. 
Gambe passi braccia gesti mani borse giornali turisti radioline a terra mendicanti offerte insistenti di stanze e safari a te ma se continui a camminare offerte a chi è dopo di te se ha la pelle del tuo stesso colore. Fosforescente.
Scatto continuo. Funzione di scatto continuo. Immagini da proporre in sequenza, fotogrammi rapidi come un film ma senza movimento, passaggi fermati fissati da rivedere in successione, attimi bloccati di umanità che scorre. Scattare a caso velocemente in continuazione per ritrovare anzi per trovare, ché senza la fissità di una foto li avremmo persi, il riso della donna che scherza con l'amica, lo sguardo di quell'uomo che cerca qualcuno allungando il collo, il tipo perso nei propri pensieri il cui braccio nudo finisce dalla mia prospettiva sul giallo fiorito dell'abito di una ragazza di spalle con altre ragazze che guardano jeans su un banchetto dell'usato, le borse che pendono kikoy kyondo*** esposte in vendita, uomini seduti indolenti. Accanto il muro esterno di una macelleria muro insegna disegno naïf dalla vacca al piatto ogni fase in dettaglio variopinto ed esplicito, barberie con sul muro identico sistema pubblicitario teste foggiate tagli di capelli cartelli interdetto l'ingresso ai bianchi birra Tusker coca cola cestini ambulanti pastiglie antimalariche a basso costo acconciature elaborate schiene dritte donne visi fieri africaan cafè vetrine ricoperte di foto di sederi crema antiemorroidi banconibar con inferriate vuoti a rendere la via degli stereo predicatore con chitarra elettrica acqua minerale bottiglie di plastica a scaffali pieni pasta barilla formaggio mono qualità grattacielo hotel Ambassador occhiate torve curiose speranzose decise cordialità movimento continuo aria tersa e asciutta rarefatta sole battente muri mercati coperti commercio commercio commercio vicoli in ombra odorosi spezie spazzatura bambini che frugano quartieriuffici banche souvenir da bancarella boutiques per souvenirs di lusso giraffe zebre etnici soprammobili alberi segati in forma di posate zoomorfe stoffe dipinte da incorniciare o indossare in spiagge nostrane sono stata in africa o riposte dopo l'africa nel cassetto dei ricordi, strade da attraversare poliziotti di quartiere**** professore universitario seduto in un'aiuola spiega il kenya così turistico raccomandabile rassicurante proposta di tour operator che pensano che l’africa dura e pericolosa sia altrove è una bomba a orologeria oppressione censura armamenti accordi con multinazionali extranazionali fame bande controllo svalutazione cento per cento annua e sorride neanche lontanamente crede che la soluzione sia fuori da lui fuori da Nairobi fuori dal Kenya fuori dall'Africa, pensioni a tre stelle due stelle una stella senza stelle corrente elettrica a singhiozzo andirivieni incessante bouganvillee polvere piedi che camminano ovunque da una parte all'altra della città dentro alla città attorno alla città fuori dalla città via dalla città e camminano camminano e tornano da dove sono venuti per ritornare domani, qualcuno in matatu, le code sono strane, file indiane che seguono il percorso delle vie angoli e tutto e la prima volta non capisci queste file ferme e pazienti di persone che serpeggiano di via in via angolo dopo angolo fino alla stazione dei matatu che non è una stazione ma un punto dove il matatu in genere si ferma e un tipo grida nomi in successione e se li capisci e riconosci il nome del posto dove vuoi andare, allora è il tuo matatu e il posto più o meno c’è sempre sono da quindici posti ma in trenta e qualcuno ancora ci si può stare dentro e poi sopra qualcuno si aggiunge, altri che abitano proprio lontano se ne vanno in treno, treno che ferma nel nulla apparente savana piatta e vuota da qualunque lato del treno guardi solo savana qualcuno scende e s'incammina distanze improbabili per standard occidentali treno linea unica Nairobi Mombasa linea coloniale treno coloniale opaca argenteria e sdrucite livree coloniali velocità da paura e se fai tutto il viaggio fino a Mombasa e devi passare la notte in treno uomini con uomini donne con donne se sei turista chiudono un occhio ma devi affittare scompartimento intero quattro posti prima classe. 
Nairobi si svuota la sera prende la densità umana consueta di città del primo mondo, almeno il centro, fuori c'è Korogocho*****, il cuore della città sta attorno alla città, baracche infinite pulsanti mentre il centro là dove ci può scappare un’opportunità di guadagno il giorno ora si riposa ora che viene la notte. Il fiume di gente è defluito restano ancora persone che vagano ma non così tante, almeno non più così visibili, una prostituta da strada si avvicina e sconsiglia di passare da una certa via un po’ buia gentile si avvicina poi si affretta verso un probabile cliente autista di furgone notturno finestrino giù gomito fuori sta alla provocazione lei lo sollecita con movenze frenetiche dei fianchi così eccessive da essere ridicole, più in là troneggia luminosa l’insegna dell’hard rock cafè. Mai stata. Una birra fresca ci sta. Dentro cravatte anelli bracciali d’oro adipe prostitute d’alto bordo champagne scintillio di denti labbra grosse mani che afferrano e prendono bicchieri come ogni cosa nella vita  senso del possesso del potere ostentazione di sorrisi da fottuti pezzi di merda bianchi neri insieme orgia di ricchezza senza effetto sgocciolamento. Niente birra. Non ci sta proprio.


febbraio 1994

Note aggiornate alla data di pubblicazione (2004)

14 – NAIROBI CENTRO
* Daniel arap Moi, presidente del Kenia dal 1978 a fine 2002.

** Matatu, mezzo di trasporto pubblico, furgoncino da dieci, dodici posti su cui vengono imbarcate anche trenta persone con bagagli a mano. Normalmente in pessime condizioni, colpisce l’assonanza del nome con la parola swahili matata che significa problema, confusione, complicazione.

***kikoy kyondo, borsa a cesto rotondo capiente sostenuta da ampio drappo variopinto da portare a tracolla.

**** Poliziotti di quartiere - Il movimento Mungiki, setta neo tradizionalista composta in massima parte dai discendenti dei combattenti Mau Mau massacrati dai colonizzatori britannici, rappresentano un vero e proprio esercito segreto, una delle milizie più potenti tra quelle che controllano la vita quotidiana informale delle 143 bidonvilles che avvolgono in un anello la capitale keniota. In queste zone in cui si concentra il 60% della popolazione urbana, il Mungiki ha privatizzato la legge. Mentre le compagnie di sicurezza del settore commerciale ufficiale si occupano dei quartieri " buoni " della città, il movimento assicura la giustizia di strada sostituendosi alla sicurezza pubblica in disarmo. I membri di questa milizia sono perlopiù diseredati ai quali è stato rifiutato tutto: sono stati respinti dalle scuole e non hanno trovato lavoro e tutto ciò per l'unico motivo che appartengono all'etnia kikuyu. Il governo di Nairobi ha periodicamente vessato i membri del Mungiki  e li ha arrestati e detenuti in carcere. Dal 1991 al 1994, i massacri per motivi etnici perpetrati dal regime del presidente Daniel Arap Moi hanno preso di mira soprattutto i kikuyu, contribuendo a procurare maggior seguito al movimento. Il Mungiki ha iniziato a diffondere un messaggio di speranza, annunciando la Parusia, ovvero la seconda venuta del Cristo in tutta la sua gloria. Il movimento diviene portavoce di un'intera generazione, fa leva sulle rivendicazioni etniche e sociali che lo avvicinano ad altri movimenti che pure si battono contro l'autocratico Moi. Il Mungiki risponde inoltre al mercato della violenza che ha preso possesso dei quartieri irregolari della città e vi si inserisce, intervenendo negli scontri violenti della " guerra degli affitti ", assicurando protezione forzata ai quartieri dove la polizia non mette mai piede, imponendo il racket ad alcune linee di trasporto pubblico, i matatu, che riportano i loro clienti dal centro città verso le bidonvilles. Il Mungiki costituisce una microsocietà di parecchie centinaia di migliaia di membri, con somme considerevoli a disposizione ed è stato, nel 2002, uno dei protagonisti nella battaglia per il potere tra Uhuru Kenyatta e Mwai Kibaki, attuale presidente. Decine di gruppi di vigilanti che controllano i quartieri della capitale keniota si mobilitarono infatti in occasione dello scrutinio presidenziale. Centinaia di giovani alla ricerca di qualsiasi mezzo di sussistenza si uniscono alle gangs al soldo dei politici. Oltre al Mungiki, le milizie più famose sono i Baghdad Boys, gli Jezi La Embakasi e i Vigilantes Luo.

***** La baraccopoli di Korogocho si trova nei pressi di una delle principali discariche di Nairobi (3 milioni di abitanti), la capitale del Kenya. Korogocho si estende per un 1 km e mezzo di lunghezza e per 1 km di larghezza. Korogocho e' uno degli insediamenti informali che si estendono a Nairobi ( 143 bidonvilles a Nairobi). Ci vive una popolazione stimata in almeno centomila persone. Abusivi, che occupano “illegalmente” terreni sia privati che demaniali. La maggioranza dei residenti e' arrivata a Korogocho dopo essere stata cacciata da qualche altro posto della citta'. In quanto “abusivi”, senza alcun titolo di possesso sulla terra che occupano, molti in Korogocho si sentono precari. Non vedono lo “slum” come la loro casa o un posto dove fermarsi per un lungo periodo. In termini pratici, essi sono dei rifugiati nel loro stesso paese. I problemi di Korogocho sono vari e numerosi. A cominciare dall’assenza di servizi igienici, fognature, approvvigionamento d’acqua e corrente elettrica. A Korogocho non esistono strutture amministrative se non ai livelli minimi. E i residenti, in assenza di un governo riconoscibile e autorevole, vivono in balia di ufficiali del governo corrotti e bande di criminali.


brano tratto da "Foto non fatte" edizioni Philobiblon 2004

(tutti i diritti riservati)

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