In
realtà è una foto non fatta più di dieci anni fa, ma è così vivida nella
memoria che vale la pena tentare di disegnare con parole quello che ho visto.
Sono
scesa dal pulmino che dall'aeroporto mi ha condotto nel cuore di Nairobi, in
Moi avenue. Sono scesa nel caldo avvolgente e secco e sono rimasta ferma. Per
capacitarmi di quanto avevo già intravisto dai finestrini. Un fiume di gente.
Un fiume in piena. Per me che ero al mio primo vero viaggio era sorprendente.
Moi* avenue è una via larga e trafficata. Auto di tutti i tipi, taxi, matatu**,
camioncini, veicoli che da noi sarebbero buoni per lo sfasciacarrozze, lamiere
ammaccate con sotto le ruote e un motore che gira. E gente. Su entrambi i
marciapiedi. Che va scorrendo in direzioni opposte con lentezza e senza una meta
evidente o apparente. Crocicchi, chioschi, cassette, venditrici di frutti
impilati a piramide al suolo, storpi, impiegati, disoccupati vestiti da impiegati,
ragazzini, gruppi di Masai scalzi, donne fiere vestite di colorati drappi
modellati sul corpo con maestria, venditori, gente, gente, così tanta gente da
togliere il fiato.
Sono
anch'io sul marciapiedi e avanzo con gli occhi storditi da tanti corpi e le
narici pregne.
Una via dopo l'altra, Nairobi è facile, nel senso che in un paio
di giorni il centro lo impari e ci giri. Cammino. Dapprima lentamente, poi
accelero l'andatura quel tanto per amalgamami al flusso e diventarne parte. Ora
la mia retina percepisce forme e colori, istantanee che scorrono lateralmente a
me in un impasto di strisce variopinte: non ci sono volti, occhi sguardi bocche espressioni, solo figure, parti di figure che vanno, brandelli di vocaboli
lasciati alle mie orecchie da discorsi ormai oltre.
Gambe passi braccia gesti
mani borse giornali turisti radioline a terra mendicanti offerte insistenti di
stanze e safari a te ma se continui a camminare offerte a chi è dopo di te se
ha la pelle del tuo stesso colore. Fosforescente.
Scatto
continuo. Funzione di scatto continuo. Immagini da proporre in sequenza, fotogrammi
rapidi come un film ma senza movimento, passaggi fermati fissati da rivedere in
successione, attimi bloccati di umanità che scorre. Scattare a caso velocemente
in continuazione per ritrovare anzi per trovare, ché senza la fissità di una
foto li avremmo persi, il riso della donna che scherza con l'amica, lo sguardo
di quell'uomo che cerca qualcuno allungando il collo, il tipo perso nei propri
pensieri il cui braccio nudo finisce dalla mia prospettiva sul giallo fiorito dell'abito di una ragazza di spalle
con altre ragazze che guardano jeans su
un banchetto dell'usato, le borse che pendono kikoy kyondo*** esposte in
vendita, uomini seduti indolenti. Accanto
il muro esterno di una macelleria muro insegna disegno naïf dalla vacca al
piatto ogni fase in dettaglio variopinto ed esplicito, barberie con sul muro
identico sistema pubblicitario teste foggiate tagli di capelli cartelli
interdetto l'ingresso ai bianchi birra Tusker coca cola cestini ambulanti
pastiglie antimalariche a basso costo acconciature elaborate schiene dritte
donne visi fieri africaan cafè vetrine ricoperte di foto di sederi crema
antiemorroidi banconibar con inferriate vuoti a rendere la via degli stereo predicatore con chitarra elettrica acqua minerale bottiglie di plastica a scaffali pieni pasta barilla formaggio
mono qualità grattacielo hotel Ambassador occhiate torve curiose speranzose
decise cordialità movimento continuo aria tersa e asciutta rarefatta sole
battente muri mercati coperti commercio commercio commercio vicoli in ombra odorosi spezie spazzatura bambini che frugano
quartieriuffici banche souvenir da bancarella boutiques per souvenirs di lusso
giraffe zebre etnici soprammobili alberi segati in forma di posate zoomorfe
stoffe dipinte da incorniciare o indossare in spiagge nostrane sono stata in africa o riposte dopo l'africa nel cassetto dei ricordi, strade da attraversare
poliziotti di quartiere**** professore universitario seduto in un'aiuola spiega
il kenya così turistico raccomandabile rassicurante proposta di tour operator
che pensano che l’africa dura e pericolosa sia altrove è una bomba a orologeria
oppressione censura armamenti accordi con multinazionali extranazionali fame
bande controllo svalutazione cento per cento annua e sorride neanche
lontanamente crede che la soluzione sia fuori da lui fuori da Nairobi fuori dal
Kenya fuori dall'Africa, pensioni a tre stelle due stelle una stella senza
stelle corrente elettrica a singhiozzo andirivieni incessante bouganvillee
polvere piedi che camminano ovunque da una parte all'altra della città dentro
alla città attorno alla città fuori
dalla città via dalla città e camminano camminano e tornano da dove sono
venuti per ritornare domani, qualcuno in
matatu, le code sono strane, file indiane che seguono il percorso delle vie angoli
e tutto e la prima volta non capisci queste file ferme e pazienti di persone
che serpeggiano di via in via angolo dopo angolo fino alla stazione dei matatu
che non è una stazione ma un punto dove il matatu in genere si ferma e un tipo
grida nomi in successione e se li capisci e riconosci il nome del posto dove
vuoi andare, allora è il tuo matatu e il posto più o meno c’è sempre sono da
quindici posti ma in trenta e qualcuno ancora ci si può stare dentro e poi
sopra qualcuno si aggiunge, altri che abitano proprio lontano se ne vanno in
treno, treno che ferma nel nulla apparente savana piatta e vuota da qualunque
lato del treno guardi solo savana qualcuno scende e s'incammina distanze
improbabili per standard occidentali treno linea unica Nairobi Mombasa linea
coloniale treno coloniale opaca argenteria e sdrucite livree coloniali velocità
da paura e se fai tutto il viaggio fino a Mombasa e devi passare la notte in
treno uomini con uomini donne con donne se sei turista chiudono un occhio ma
devi affittare scompartimento intero quattro posti prima classe.
Nairobi si
svuota la sera prende la densità umana consueta di città del primo mondo,
almeno il centro, fuori c'è Korogocho*****, il cuore della città sta attorno
alla città, baracche infinite pulsanti mentre il centro là dove ci può scappare
un’opportunità di guadagno il giorno ora si riposa ora che viene la notte. Il fiume di gente
è defluito restano ancora persone che vagano ma non così tante, almeno non più
così visibili, una prostituta da strada si avvicina e sconsiglia di passare da
una certa via un po’ buia gentile si avvicina poi si affretta verso un
probabile cliente autista di furgone notturno finestrino giù gomito fuori sta
alla provocazione lei lo sollecita con movenze frenetiche dei fianchi così eccessive
da essere ridicole, più in là troneggia luminosa l’insegna dell’hard rock cafè.
Mai stata. Una
birra fresca ci sta. Dentro cravatte anelli bracciali d’oro adipe prostitute d’alto bordo champagne scintillio di
denti labbra grosse mani che afferrano e
prendono bicchieri come ogni cosa nella vita
senso del possesso del potere ostentazione di sorrisi da fottuti pezzi
di merda bianchi neri insieme orgia di ricchezza senza effetto sgocciolamento.
Niente birra. Non ci sta proprio.
febbraio 1994
Note aggiornate alla data di pubblicazione (2004)
14 – NAIROBI CENTRO
*
Daniel arap Moi, presidente del Kenia dal 1978 a fine 2002.
**
Matatu, mezzo di trasporto pubblico, furgoncino da dieci, dodici posti su cui
vengono imbarcate anche trenta persone con bagagli a mano. Normalmente in
pessime condizioni, colpisce l’assonanza del nome con la parola swahili matata che significa problema,
confusione, complicazione.
***kikoy
kyondo, borsa a cesto rotondo capiente sostenuta da ampio drappo variopinto da
portare a tracolla.
****
Poliziotti di quartiere - Il movimento Mungiki, setta neo tradizionalista
composta in massima parte dai discendenti dei combattenti Mau Mau massacrati
dai colonizzatori britannici, rappresentano un vero e proprio esercito segreto,
una delle milizie più potenti tra quelle che controllano la vita quotidiana
informale delle 143 bidonvilles che avvolgono in un anello la capitale keniota.
In queste zone in cui si concentra il 60% della popolazione urbana, il Mungiki
ha privatizzato la
legge. Mentre le compagnie di sicurezza del settore
commerciale ufficiale si occupano dei quartieri " buoni " della
città, il movimento assicura la giustizia di strada sostituendosi alla
sicurezza pubblica in disarmo. I membri di questa milizia sono perlopiù
diseredati ai quali è stato rifiutato tutto: sono stati respinti dalle scuole e
non hanno trovato lavoro e tutto ciò per l'unico motivo che appartengono
all'etnia kikuyu. Il governo di Nairobi ha periodicamente vessato i membri del
Mungiki e li ha arrestati e detenuti in
carcere. Dal 1991 al 1994, i massacri per motivi etnici perpetrati dal regime
del presidente Daniel Arap Moi hanno preso di mira soprattutto i kikuyu,
contribuendo a procurare maggior seguito al movimento. Il Mungiki ha iniziato a
diffondere un messaggio di speranza, annunciando la Parusia ,
ovvero la seconda venuta del Cristo in tutta la sua gloria. Il movimento
diviene portavoce di un'intera generazione, fa leva sulle rivendicazioni
etniche e sociali che lo avvicinano ad altri movimenti che pure si battono
contro l'autocratico Moi. Il Mungiki risponde inoltre al mercato della violenza
che ha preso possesso dei quartieri irregolari della città e vi si inserisce,
intervenendo negli scontri violenti della " guerra degli affitti ",
assicurando protezione forzata ai quartieri dove la polizia non mette mai
piede, imponendo il racket ad alcune linee di trasporto pubblico, i matatu, che
riportano i loro clienti dal centro città verso le bidonvilles. Il Mungiki
costituisce una microsocietà di parecchie centinaia di migliaia di membri, con
somme considerevoli a disposizione ed è stato, nel 2002, uno dei protagonisti
nella battaglia per il potere tra Uhuru Kenyatta e Mwai Kibaki, attuale
presidente. Decine di gruppi di vigilanti che controllano i quartieri della
capitale keniota si mobilitarono infatti in occasione dello scrutinio
presidenziale. Centinaia di giovani alla ricerca di qualsiasi mezzo di
sussistenza si uniscono alle gangs al soldo dei politici. Oltre al Mungiki, le
milizie più famose sono i Baghdad Boys, gli Jezi La Embakasi e i Vigilantes
Luo.
*****
La baraccopoli di Korogocho si trova nei pressi di una delle principali
discariche di Nairobi (3 milioni di abitanti), la capitale del Kenya. Korogocho
si estende per un 1 km
e mezzo di lunghezza e per 1 km
di larghezza. Korogocho e' uno degli insediamenti informali che si estendono a
Nairobi ( 143 bidonvilles a Nairobi). Ci vive una popolazione stimata in almeno
centomila persone. Abusivi, che occupano “illegalmente” terreni sia privati che
demaniali. La maggioranza dei residenti e' arrivata a Korogocho dopo essere
stata cacciata da qualche altro posto della citta'. In quanto “abusivi”, senza
alcun titolo di possesso sulla terra che occupano, molti in Korogocho si
sentono precari. Non vedono lo “slum” come la loro casa o un posto dove
fermarsi per un lungo periodo. In termini pratici, essi sono dei rifugiati nel
loro stesso paese. I problemi di Korogocho sono vari e numerosi. A cominciare
dall’assenza di servizi igienici, fognature, approvvigionamento d’acqua e
corrente elettrica. A Korogocho non esistono strutture amministrative se non ai
livelli minimi. E i residenti, in assenza di un governo riconoscibile e
autorevole, vivono in balia di ufficiali del governo corrotti e bande di
criminali.
brano tratto da "Foto non fatte" edizioni Philobiblon 2004
(tutti i diritti riservati)
Nessun commento:
Posta un commento