Gli attentati ad Ankara, la
recrudescenza dell’Intifada e la decisione di blindare Gerusalemme est da parte
del governo israeliano, le bombe americane su Kunduz, quelle di Putin in Siria,
e, infine, la scoperta dell’acqua su Marte.
Non ho ben chiaro quale di queste
notizie, con le considerazioni cui mi ha indotto, mi abbia fornito la
determinazione a, finalmente, mettere in pratica una decisione presa da tempo.
Forse è l’insieme. Forse si tratta della compulsività con cui i fatti entrano
nella vita, senza dar tempo di assimilarli, comprenderli, ricordarli. Stragi,
ingiustizie, morti, si sovrappongono e quasi si annullano. Da non saper dire a
distanza di dieci giorni cosa è successo e dove, figuriamoci il perché. Non c’è
tempo di arrivare a un perché. Si cerca di trattenere il filo rosso, l’unico
che permette di non affogare, di individuare al di là dei fatti il reiterarsi
di dinamiche note se pur sempre più complesse.
In questi due anni ho condiviso
pensieri, riflessioni ed emozioni, a volte di getto, altre approfondendo prima
di scrivere, e vorrei continuare a farlo. Più che altro per gratitudine. Perché
devo la vita alle parole. Letteralmente, ma questa è un’altra storia. E perché
a esse devo chi sono. Perché oggi non avrei nulla da dare né sarei in grado di
ricevere. Tanto meno di vedere. E sono convinta che se anche una sola mia frase,
che sia stato qui nel blog, o tra le poesie e i racconti che ho scritto, è
arrivata al cuore e alla mente di un’unica persona, allora avrò fatto bene.
So anche che ci sono molte
persone che fanno ciò molto meglio di me, con maggiore preparazione e capacità,
e, nonostante questo, non avviene quella rivoluzione personale interiore oggi
necessaria. Cosa c’è ancora bisogno di dire, cosa ancora scrivere che non sia
stato detto o scritto? Cosa ci serve ancora?
Così ho deciso di prendermi una
pausa dal blog e dedicarmi a un paio di progetti da troppi anni messi da parte. Entrambi molto ambiziosi e non è detto che ne
sarò all'altezza. Uno di essi ha sempre a che fare con le parole e so che pretenderà
tutta la mia dedizione. Voglio lasciarmene coinvolgere totalmente nonostante la mia precarietà economica e le bollette arretrate. Mettermi in gioco
senza riserve, come ho fatto nelle relazioni umane. Vorrei riuscire a dare la
forma migliore possibile al magma che sta dentro e che deve uscire. Lo posso
fare, e lo voglio fare, sia vivendo seguendo i principi in cui credo sia usando
lo strumento con cui ho maggiore dimestichezza, le parole.
A voi che mi leggete, per
amicizia o per caso, e che trovate un po’ di senso in ciò che scrivo, vorrei
chiedere un sostegno concreto, una sorta di impegno. Vorrei che continuaste a
frequentare il blog, leggendo magari dall'inizio cosa non avete letto e
invitando altri a farlo, a commentare, ad aggiungere. Direttamente sul blog,
non altrove dove vi può arrivare un post condiviso. Tenerlo vivo insomma. È una
creatura cui tengo e devo assentarmi per un bel po’. E poi le idee, le domande, i pensieri non è
che diventano vecchi, anzi prendono linfa dal diffondersi, per questo soprattutto
vi chiedo se avete voglia di contribuire.
E mi piacerebbe ricevere delle
conferme in calce a questo post per non sentirmi troppo in colpa per il mio
allontanamento, anche se, ovvio, in ciò che farò il filo rosso sarà ben
presente.
Vi ringrazio.
Ottobre 2015
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