domenica 27 marzo 2016

ACCORDO MERKEL-DAVUTOGLU SUI PROFUGHI

Ma cosa vuol dire “un siriano accolto per ogni siriano espulso”?

L’accordo della Merkel  e Davutoglu, il primo ministro turco, si basa su questo principio.
Ma è un principio che, innanzitutto, va contro il diritto di richiesta d’asilo su base individuale, perché implica il respingimento in massa dei profughi arrivati in Grecia. Devono tornare in Turchia, primo paese raggiunto uscendo dalla Siria. Sa quasi di deportazione. Ed è probabile che lo diventi.

Un principio che lede il diritto di un individuo di allontanarsi da un luogo se reputa che non gli offra soluzioni o addirittura che possa rivelarsi pericoloso. Insomma lede quel diritto che riteniamo sacrosanto per noi stessi di salvaguardare la nostra incolumità e cercare di stare il meno peggio possibile, spostandoci liberamente in caso di pericolo o di bisogno. Un diritto che riterremmo blasfemo mettere in discussione. Ma non riguarda noi. Così come non è la nostra famiglia a essere smembrata, non sono nostro marito, nostra moglie, nostra figlia, nostro nonno a essere tenuti lontani migliaia di chilometri, o di qui o di là poco importa.

Poi, per ogni profugo ripreso dalla Turchia, l’Europa prenderà in carico una domanda d’asilo.  Questo è quanto. Il tutto a fronte di un tre miliardi di euro concessi dall’Europa, più altri tre richiesti in seconda battuta, e la pretesa da parte del governo turco di sopprimere l’obbligo di visto per entrare in Europa per un ottantina di milioni turchi (i profughi siriani non raggiungono la quindicina di milioni)!

Ma poi proprio in Turchia li dobbiamo mandare?

Il ritiro di Putin dalla Siria, l’intesa con Obama, il consolidamento di Assad, considerazioni di valore a parte, e poi la morsa dell’IS che ogni tanto si allenta perché non ce la fanno a pagare gli stipendi come prima, oggi fanno della Siria una nazione non più pericolosa di quello che potrebbe essere la Turchia a breve, tra attentati di varia matrice, ricondotti quasi tutti metodicamente al partito dei lavoratori del Kurdistan, un governo dittatoriale che calpesta senza pudore i diritti civili, e un’economia non più promettente come fino a pochi anni fa.
Ma la Turchia è attaccata alla Siria ed è grande. È un luogo ideale per creare delle zone di stoccaggio. Che poi non abbia esperienza nelle politiche d’asilo, che oggi la situazione interna sia assai preoccupante, e che sia grande il rischio di creare delle regioni lager, sono aspetti che, eventualmente e come sempre, si considereranno dopo.

Ma io vi chiedo, se vi avanza un’ora prima o poi, dedicatela a cercare più immagini possibili di quest’umanità in cammino, di tutta quest’umanità in cammino, non solo dalla Siria ma da ogni parte del mondo dove si muore. Queste anime arrampicate, impigliate, lacere e sporche, queste anime stanche ma determinate a offrire a se stesse e ai propri cari una possibilità di esistenza.

Guardate chi sono, che età hanno, cosa si portano appresso. Guardate i loro volti, guardate nei loro occhi, osservate le loro mani. Dopo, ma solo dopo, decidete qual è la cosa giusta da fare per potersi definire uomini degni di essere apparsi alla vita.



(tutti i diritti riservati)


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