Ma cosa vuol dire “un siriano accolto per ogni siriano espulso”?
L’accordo della Merkel
e Davutoglu, il primo ministro turco, si basa su questo principio.
Ma è un principio che,
innanzitutto, va contro il diritto di
richiesta d’asilo su base individuale, perché implica il respingimento in massa
dei profughi arrivati in Grecia. Devono tornare in Turchia, primo paese
raggiunto uscendo dalla Siria. Sa quasi di deportazione. Ed è probabile che lo
diventi.
Un principio che lede il diritto
di un individuo di allontanarsi da un luogo se reputa che non gli offra
soluzioni o addirittura che possa rivelarsi pericoloso. Insomma lede quel diritto
che riteniamo sacrosanto per noi stessi di salvaguardare la nostra incolumità e
cercare di stare il meno peggio possibile, spostandoci liberamente in caso di
pericolo o di bisogno. Un diritto che riterremmo blasfemo mettere in
discussione. Ma non riguarda noi. Così come non è la nostra famiglia a essere
smembrata, non sono nostro marito, nostra moglie, nostra figlia, nostro nonno a
essere tenuti lontani migliaia di chilometri, o di qui o di là poco importa.
Poi, per ogni profugo ripreso
dalla Turchia, l’Europa prenderà in
carico una domanda d’asilo. Questo è
quanto. Il tutto a fronte di un tre miliardi di euro concessi dall’Europa, più
altri tre richiesti in seconda battuta, e la pretesa da parte del governo
turco di sopprimere l’obbligo di visto per entrare in Europa per un ottantina
di milioni turchi (i profughi siriani non raggiungono la quindicina di milioni)!
Ma poi proprio in Turchia li
dobbiamo mandare?
Il ritiro di Putin dalla Siria, l’intesa
con Obama, il consolidamento di Assad, considerazioni di valore a parte, e poi la
morsa dell’IS che ogni tanto si allenta perché non ce la fanno a pagare gli
stipendi come prima, oggi fanno della Siria una nazione non più pericolosa di
quello che potrebbe essere la Turchia a breve, tra attentati di varia matrice,
ricondotti quasi tutti metodicamente al partito dei lavoratori del Kurdistan,
un governo dittatoriale che calpesta senza pudore i diritti civili, e un’economia
non più promettente come fino a pochi anni fa.
Ma la Turchia è attaccata alla
Siria ed è grande. È un luogo ideale per creare delle zone di stoccaggio. Che
poi non abbia esperienza nelle politiche d’asilo, che oggi la situazione
interna sia assai preoccupante, e che sia grande il rischio di creare delle
regioni lager, sono aspetti che, eventualmente e come sempre, si considereranno dopo.
Ma io vi chiedo, se vi avanza un’ora
prima o poi, dedicatela a cercare più immagini possibili di quest’umanità in
cammino, di tutta quest’umanità in cammino, non solo dalla Siria ma da ogni
parte del mondo dove si muore. Queste anime arrampicate, impigliate, lacere e
sporche, queste anime stanche ma determinate a offrire a se stesse e ai propri cari una possibilità di
esistenza.
Guardate chi sono, che età hanno,
cosa si portano appresso. Guardate i loro volti, guardate nei loro occhi,
osservate le loro mani. Dopo, ma solo dopo, decidete qual è la cosa giusta da
fare per potersi definire uomini degni di essere apparsi alla vita.
(tutti i diritti riservati)
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