sabato 5 marzo 2016

APPLE VERSUS FBI


Stavo riflettendo sulla controversia tra la Apple e il governo statunitense, FBI per la precisione. Quest’ultimo vuole avere accesso ai dati del telefono iPhone di uno dei responsabili della strage di san Bernardino, e la Apple, nella persona del suo amministratore delegato, Tim Cook, non cede perché per farlo dovrebbe creare un software apposta che permetterebbe l’accesso a qualsiasi dispositivo analogo. Infatti il sistema di protezione dati della Apple è tale che senza conoscere la password, l’apparecchio si blocca in modo irreversibile al decimo tentativo. Personalmente fatico a credere che tale software non esista già ma non è questo il punto. Il punto è se è giusto pretendere dalla Apple di dare il proprio contributo per combattere il crimine, come ogni onesto cittadino dovrebbe fare, o, in nome della libertà individuale e del diritto alla privacy, appoggiare l’azienda che se ne fa così ardente paladina.
Questi che seguono sono i miei pensieri, uno in fila all'altro come li ho avuti.
Nonostante la mia gratitudine nei riguardi di individui come Daniel Ellsberg, Julian Assange, Edward Snowden, e di tutti gli altri, meno noti, se non anonimi, paladini della trasparenza, ritengo, lasciando fuori ogni considerazione tanto sulla giustizia quanto sul caso particolare, che sia doveroso da parte di chiunque contribuire al trionfo del bene smascherando il male, per cui, per logica conseguente, la Apple dovrebbe fornire all'FBI non dico la tecnologia per tirare fuori i dati dal telefono ma almeno i dati stessi. Ciò creerebbe però un precedente facilmente impugnabile per ottenere dati sensibili ogni volta si tirasse in ballo la sicurezza (e in tal senso direi che quanto ad abusi siamo già a posto, grazie). Quindi sostegno alla Apple. Senonché, in termini di principio almeno, i governi dovrebbero poter essere controllabili da chi li elegge, quindi una possibilità reale di chiedere conto esiste ancora, mentre per le aziende questo non vale. E lasciare che sia un’azienda ad avere l’esclusiva sui nostri dati non è una cosa buona. Perché saremo noi i primi a perdere l’accesso ad essi. In un mondo in cui aziende e potere politico vanno sempre più a coincidere, anche un surrogato di democrazia può concederci dei margini di azione superiori al monopolio assoluto. In conclusione che gli diano questi dati, perché questa faccenda della libertà individuale e del diritto alla privacy è uno specchietto per le allodole. Si tratta di una banale lotta per il potere. L’unico vantaggio che ci viene dal conflitto è che da una delle due parti per un po' possiamo ancora ottenere qualcosa.


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