La scorsa domenica sono andata a
leggere sul mare in una spiaggia libera sassosa. Tre, quattro persone, era
nuvoloso. Dopo un paio d’ore di lettura ho tirato fuori dalla borsa due sacchi neri condominiali ed ho iniziato a raccogliere la plastica. Da grossi oggetti a
piccole scaglie. A malapena due sacchi sono stati sufficienti per ripulire il tratto
che mi ero prefissata, un centinaio di metri di litorale. C’era anche un
gabbiano morto da cui sbucava una bussola giocattolo di plastica blu. Nel
prenderla ho osservato il gabbiano. Dall'aspetto doveva averlo portato il mare
sulla riva. Non puzzava. Il mare disinfetta.
Quando i sacchi sono stati pieni,
due ragazzi passando si sono offerti di portarli fino al bidone sulla strada.
Li ho ringraziati e sono tornata verso il mio asciugamano. Camminando una macchia scura ha
attirato la mia attenzione. Una suola. Una delle migliaia di ciabatte da mare
smarrite. Invece no. Chinandomi per estrarla di tra le pietre capisco cos'è. Un
pezzo di copertone ritagliato a forma di suola. Come un cadavere.
Quante suole come questa
troveremo lungo la battigia?
14 giugno 2016
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