Un po’ d’indulgenza, suvvia, per quest’umanità latente.
Troppo impegnata a cercare di stare al mondo.
Dove il tempo? Dove l’energia per capirlo e amarlo il mondo?
E poi è sufficiente che qualcuno a noi vicino non ci comprenda, ci deluda, ci ferisca, o esca, in un modo o nell’altro, dalla nostra vita, che qualcosa non vada come avremmo voluto, che eccoci prostrati.
Ci sentiamo smarriti, insicuri, soli. Noi al centro dell’universo, e dell’universo ci dimentichiamo. Improvvisamente i problemi degli altri vengono sbattuti malamente in un angolo anche da chi li ha sempre avuti a cuore. Cediamo all’oblio e all’incoscienza, pur di non essere sopraffatti dal disincanto. Ci procuriamo diversivi e distrazioni. O cediamo al cinismo, ci abbarbichiamo su esso, conficcando le unghie nella pietra.
Ma qualunque scelta compiamo sbagliamo, ci allontaniamo sempre più dalla persona che credevamo di essere, e che potremmo forse ancora essere, tragicamente persuasi dell’inutilità di tutto. Ma la ripetizione può diventare una buona zattera.
Accanirsi dunque con dei naufraghi?
Che altro siamo?
Un po’ d’indulgenza…
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