martedì 25 giugno 2013

L'ASSENZA

L’assenza da queste pagine procura un senso di colpa. In questo tempo in cui chi prima fa arrivare un messaggio ha più possibilità di raggiungere l’obiettivo che si è prefisso, quello della riflessione diventa un limite. E se poi dobbiamo, nella vita, correre per riuscire a pagare l’affitto e tirare a campare dignitosamente, s’impone nelle mezz’ore sottratte alla frenesia e all’ansia, una scelta difficile. Buttarsi nella mischia del web senza stare troppo a pensarci o fermarsi, abbandonarsi al flusso dei pensieri e cercare di fare il punto? 
Potrei mettermi a scrivere di ogni fatto che va a mettere in movimento mente e spirito ma la sostanza resta la stessa, le considerazioni di base identiche. E poi, troppe le vicende, ogni giorno. 
E serve questo fiume di parole? Servono anche le mie? 
E ancora, evitare l’assenza da una coscienza virtuale, coscienza che dovrebbe servire a migliorare le vicende di quest’umanità smarrita sul proprio pianeta, ne determina un’altra di assenza, più grave, più profonda. Tra scontrini, bollette, e digitali finestre sul mondo, si resta fuori dalla vita. E non va bene.


E poi succedono cose come questa, che apri la posta e trovi una mail che ti dice che hai un nuovo follower su twitter, il nono. Twitter su cui giri i post del tuo blog. E leggi un nome e quel nome è Luis Sepulveda. E ti prende un’emozione profonda che piangi. E speri che legga ogni cosa che hai scritto. Che ci trovi l’ennesima conferma che nessuna parola è vana, nessun’azione lo è. Lo dico a me stessa.
La conferma che qualcuno che trova e raccoglie il testimone c’è sempre. Anche se non lo sai.

10 giugno


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