lunedì 27 maggio 2019

ABITUARSI


Mi sto abituando al passeggio tra svolazzi di plastica, volantini promozionali, pattume di sorta. Lungo le strada, sui marciapiedi, cresce, prolifera, attecchisce. Scoraggia e dissuade dal gesto virtuoso. Avvilisce. Funziona così. Un giorno via l'altro diventa paesaggio consueto.
All'uscita dal seggio elettorale mi fermo nella piazza dei giochi e siedo a godere dell'atteso tepore. Guardo i bambini. Due piccoletti sfrecciano in bici a rotelle ignari di ciò che li aspetta. Un'esistenza misera, mefitica, malata. E sopra ogni cosa ingiusta.
Il danno maggiore sarà che nel male che proveranno non troveranno elementi da cui partire per tentare un riscatto. Perché essi non avranno più idea di un mondo diverso, né che possa esistere qualcosa di meglio. Non ne avranno memoria. Si saranno abituati pian piano a quello che crederanno sia sempre stato. Nati immersi nella distanza, ecco, li vedo, si stanno abituando fin d'ora.

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