Stavo pensando a
quanto ho scritto alcuni giorni fa sulle parole, il linguaggio, la
comunicazione, e anche su quanto ho scritto in passato sull'argomento e mi è
venuta in mente una cosa. Probabilmente l'abbandonarsi acritico da parte di
molti ad argomenti futili, al rimbalzare di pettegolezzi e vicende quotidiane e
personali, alla ricerca di leggerezza, trascorrendo quindi la maggior parte del
tempo in una sorta di ottusa e quieta inconsapevolezza, temendo ed evitando
l'ascolto o la lettura di quanto metterebbe in discussione convinzioni e stili
di vita, dev'essere un fenomeno istintivo legato alla sopravvivenza della
specie. Una sorta di grooming sociale che permette l'aggregazione, presupposto
fondamentale per un ritmo riproduttivo soddisfacente e facilitazioni nel
gestire la vita quotidiana, obiettivi difficili da raggiungere in una
condizione di isolamento.
Interessarsi
e mantenere desto l'interesse su argomenti apparentemente astratti e complessi,
in cui è assente la narrazione di avvenimenti e vicende in modo tradizionale e
facilmente riconducibile alle esperienze di ognuno, comporta uno sforzo e una
dedizione non comuni. Implica una crescente difficoltà di comunicazione e
comprensione con i propri simili, quindi un crescente isolamento che, appunto,
non è funzionale alla sopravvivenza della specie. È comprensibile che la
maggioranza delle persone segua la predisposizione a mantenere il linguaggio a
un livello che consenta essenzialmente lo scambio di informazioni in funzione
di un riconoscimento sociale e di accudimento reciproco, lasciando fuori
dalla porta tutto il resto. Inoltre troppa consapevolezza può condurre alla
paralisi, all'inazione, addirittura a diventare metaforicamente autistici.
Credo
però sempre nella forza degli spiriti liberi. Credo che, in altro modo, essi
siano un ingrediente indispensabile alla sopravvivenza della specie, e confido
nella loro assunzione di responsabilità tanto quanto nella loro capacità di
reggere sia il peso di questa sia quello di non essere spesso compresi, se non
quando equivocati.
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