Per un ambizioso progetto letterario ho letto alcuni saggi storici e,
tra questi, uno che tratta dell’industria meccanica italiana, nello specifico
torinese, dal primo conflitto mondiale al secondo. La guerra ha fornito, con
tutte le discriminanti del caso, un grande impulso alla produzione, diversificandola
e specializzandola. La classica gallina dalle uova d’oro. Ora che siamo, a
livello mondiale, in ristrettezze, o in
austerity se preferite, una parte dei tagli è andata a colpire, specialmente in
Europa, anche i settori militari e di conseguenza tutti i produttori di armi di
ogni foggia e misura. Aziende divenute nei decenni troppo grandi per fallire. E che non intendono
fallire, tanto meno ne corrono il rischio, a dispetto di qualsiasi pressione
popolare ed eventuale decisione governativa.
Infatti nell'ultimo periodo c’è stata un’inversione di tendenza e
diversi Paesi dell’Unione europea hanno riaperto i cordoni della borsa e
generosamente. Complice la diffusione crescente di paura e preoccupazione per la
propria sicurezza da parte del popolo che si adegua ai tagli dello stato
sociale e accetta come magnanimità, cura e attenzione l’implemento di fondi in
ambito difensivo. Per alcuni i migranti sono una vera manna.
Soluzioni intelligenti, lungimiranti, e ambiziose, convoglierebbero il
denaro diversamente.
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