Stavo immaginando di potermi
permettere un bel viaggio. Ho fantasticato sui luoghi e le culture che vorrei
conoscere, e, al termine del mio peregrinare lungo le pagine dell’atlante, sono
giunta alla conclusione che l’unico altro impedimento, oltre a quello
economico, sarebbe il non poter volare per motivi di salute.
Tutto qui. E una domanda sorge
spontanea. Perché io potrei andare ovunque e qualcun altro no? Quali meriti
particolari ho per godere di questo privilegio? Sono precaria e mi dicono, ma
prendi dai, vai all'estero, cerca delle opportunità altrove. E pare un
consiglio normale, ovvio, scontato. Ma perché io potrei e qualcun altro no? Che
cos'ha in meno un altro essere umano rispetto a me per vedersi precluso tale
diritto? Perché sono nata a Torino invece che altrove? Il colore del mio
passaporto? Mi pare arbitrario che i diritti delle persone siano determinati
dal luogo di nascita. Mi sento stupida a sottolinearlo, ma dal momento che
quanto accade nel mondo dice chiaramente che non si tratta di un’ovvietà, non
abbiamo forse tutti naso, orecchi, occhi, mente e cuore? Non ci nutriamo tutti
di cibo e acqua? Non respiriamo allo stesso modo? Non amiamo e soffriamo tutti
quanti? E quindi su che basi possiamo continuare ad accettare che delle linee
tracciate sulla carta determinino la sorte di qualcuno?
Qualcuno mi dica perché ho più
diritti di qualcun altro.
Vengono a rubarci il lavoro? E cosa
è stato rubato loro? Cosa stiamo continuando oggi a rubare, e su scala sempre
maggiore?
Il punto però è cosa è stato rubato a
tutti noi. Cosa ci è stato sottratto tanto da renderci incapaci di empatia e
riconoscimento di noi stessi nell'altro. Questa è l'unica domanda che ha senso.
Tutto il resto è demagogia per alimentare diffidenza, paura, egoismo. Un
eccellente specchietto per le allodole.
I confini, i chilometri di muri
che già esistono e quelli in costruzione, il cemento, il filo spinato, i
fossati, la sabbia, e le pietre, non sono altro che una convenzione umana. E le
convenzioni quando sono errate vanno cambiate, trasformate, eliminate se è il
caso. Siamo su una palla lanciata nello spazio, e le palle sono rotonde e hanno
una superficie finita, superficie al di sopra e al disotto della quale vi sono
risorse anch'esse finite. Quindi possiamo prenderne atto e comprendere che ciò
che ci spaventa potrebbe, stupendoci, arricchirci o rinunciare una volta per
tutto a quell'humanitas di cui andiamo tanto fieri e aggrapparci al nostro
stile di vita non negoziabile mandando a farsi fottere tutti quanti gli altri.
giugno 2015
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