Oggi ho ucciso una gatta.
Tornavo in scooter dal pulire una
casa. Non andavo veloce ma tenevo la destra, un metro dal bordo strada, in quel
tratto un basso cordolo di cemento a confinare l’erba alta. È saltata fuori con un balzo gettandosi sotto
la ruota. Avessi avuto almeno qualche metro di reazione mi sarei buttata di
lato, sarei caduta, non importa. Invece ho sentito il suo corpo sotto il mio peso.
Mi sono fermata, l’ho raccolta e l’ho tenuta in braccio accarezzandola e
parlandole finché è morta, pochi minuti dopo. Sono accorse dai palazzi lì
accanto alcune persone che badano a una colonia di gatti e siamo stati insieme
fino alla fine. Ho pensato di chiamare il soccorso veterinario ma era evidente
che non sarebbe sopravvissuta al tempo della telefonata. Si è gonfiata subito
nel basso addome di emorragia interna e gengive e lingua in pochi istanti sono
sbiancati, e ha perso urina e feci, l’intestino spaccato.
Hanno portato un sacco nero per
portarla via. Solo per il trasporto, ha detto un uomo, poi la mettiamo nella
terra. Nella terra senza plastica, stia tranquilla, l’importante è che non si
sia fatta male lei. Sto bene, grazie, io sto bene, sto bene.
Solo qualcosa all'anima, che in
quel momento avrebbe fatto a cambio senza esitazione, la mia vita per la sua.
Solo qualcosa all'anima.
4 Aprile 2015
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