L'articolo 10
della Costituzione italiana recita: “… Lo straniero,
al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà
democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel
territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.
…”
E
qui si va oltre le libertà democratiche: si tratta di vita o di morte.
Quello
che sta accadendo in molte parti del mondo è assimilabile a un’enorme casa in
fiamme. Chi avrebbe il cuore di intimare ad armi spiegate a chi ne fugge di non
uscire all'esterno per salvarsi la vita?
…
Eppure.
La proposta
di bloccare il flusso di migranti dalle coste libiche (o quelle di volta in
volta ritenute da arginarsi) determinerebbe solo un cambiamento di rotte e
diverse dinamiche di traffici di esseri umani ma non eliminerebbe questi viaggi
disperati, solo li renderebbe più lunghi, complessi, e pericolosi.
Idem
per l'accanimento contro i cosiddetti scafisti. L'ultimo gradino in basso di una
scala. Su di esso si accalcano uomini miserabili e disgraziati. Spregiudicati
senz'altro e ormai privi di scrupoli. Ma nulla di più. E, di certo, per ognuno
che se ne arresti, molti altri sono già pronti prendere posto.
Esistono
solo due soluzioni.
La
prima è mandare al diavolo ogni paranoia, prendere atto di una realtà per ovvi
motivi irreversibile e destinata a consolidarsi, riconoscere di esserci tutti
su un medesimo barcone, e decidere i modi migliori per un’integrazione tanto inevitabile
quanto, a questo punto della nostra storia umana, auspicabile.
La
seconda è fottersene. Sarebbe la scelta più onesta. Più coerente con l'unica
cosa che al dunque concretamente facciamo. Tante tante parole.
Tanto 'sti 900 da qui a un mese ce li saremo scordati esattamente come tutti gli altri.
Sono soltanto fottuti numeri.
E
se un giorno ci potremo camminare sopra, ci faremo su una bella colata d'asfalto.
20 aprile 2015
(tutti i
diritti riservati)
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