mercoledì 22 aprile 2015

AFFONDA BARCONE DI MIGRANTI AL LARGO DELLA LIBIA: SI TEMONO 900 MORTI

L'articolo 10 della Costituzione italiana recita: “… Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge. …”
E qui si va oltre le libertà democratiche: si tratta di vita o di morte.

Quello che sta accadendo in molte parti del mondo è assimilabile a un’enorme casa in fiamme. Chi avrebbe il cuore di intimare ad armi spiegate a chi ne fugge di non uscire all'esterno per salvarsi la vita?
Eppure.

La proposta di bloccare il flusso di migranti dalle coste libiche (o quelle di volta in volta ritenute da arginarsi) determinerebbe solo un cambiamento di rotte e diverse dinamiche di traffici di esseri umani ma non eliminerebbe questi viaggi disperati, solo li renderebbe più lunghi, complessi, e pericolosi.
Idem per l'accanimento contro i cosiddetti scafisti. L'ultimo gradino in basso di una scala. Su di esso si accalcano uomini miserabili e disgraziati. Spregiudicati senz'altro e ormai privi di scrupoli. Ma nulla di più. E, di certo, per ognuno che se ne arresti, molti altri sono già pronti prendere posto.

Esistono solo due soluzioni.
La prima è mandare al diavolo ogni paranoia, prendere atto di una realtà per ovvi motivi irreversibile e destinata a consolidarsi, riconoscere di esserci tutti su un medesimo barcone, e decidere i modi migliori per un’integrazione tanto inevitabile quanto, a questo punto della nostra storia umana, auspicabile.
La seconda è fottersene. Sarebbe la scelta più onesta. Più coerente con l'unica cosa che al dunque concretamente facciamo. Tante tante parole.
Tanto 'sti 900 da qui a un mese ce li saremo scordati esattamente come tutti gli altri. Sono soltanto fottuti numeri.
E se un giorno ci potremo camminare sopra, ci faremo su una bella colata d'asfalto.

20 aprile 2015


(tutti i diritti riservati)

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