sabato 25 maggio 2013

BEPPE GRILLO A IMPERIA

Siamo sotto la pioggia in piazza Dante a Imperia. Beppe Grillo sbraita. Giungendo dai portici di via Bonfante con un quarto d’ora di ritardo, l’acustica non permette di distinguere le parole. Solo il timbro. Gridato e bellicoso. E, a intervalli regolari, per quanto contenuta un’ovazione. Sensazione sgradevole. 
In realtà i sostenitori, assembrati sotto al palco, sono relativamente pochi, molti i curiosi al riparo dei portici, diversi i denigratori compiaciuti del maltempo e della conseguente scarsa affluenza.
Non credo sia stata la pioggia. Forse, se l’appuntamento fosse caduto prima delle elezioni del Presidente della Repubblica, la piazza sarebbe stata gremita. 
Inveisce per un venti minuti. I contenuti, validi, sono sviliti dalla forma. Perdono di vigore. Di credibilità. Il solito refrain sulle rinnovabili e sugli sprechi ripetuto alla nausea nei tanti comizi non arriva. Non più. Ma com’è che si dice? Segui la legge, non il maestro. Ma significa non delegare e per questo dubito che saremo mai maturi.
Poi l’autopresentazione dei candidati locali. Brave persone. Ma non basta. Non arriva entusiasmo. Non c’è coinvolgimento. Il tutto si risolve in una quarantina di minuti, la piazza si svuota rapidamente. Resta una musica inidonea e a volume alto a inondare l’asfalto bagnato. Nessuno ha posto domande, nessuno è intervenuto. Però, alla fine, lungo le transenne del breve tragitto tra il palco e il camper di Grillo, tutti si sono accalcati, telefonino alla mano, per immortalare la star. 
Siamo un popolo malato. Con tutto quello che sta accadendo, a noi ci prende inesorabilmente la sindrome da red carpet. 


 18 maggio 2013 


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