sabato 11 maggio 2013

1° MAGGIO - 2

In questa parte di Liguria dove vivo, la comunità turca è quella più presente. 
L’abitudine perduta di abitare la sera piazze e carruggi del nostro entroterra, è stata ripresa da questo popolo ancora legato a un’idea di socialità apparentemente arcaica. Le ragazze turche a scuola sono in gamba. Hanno compreso in fretta che una buona istruzione può affrancare da un futuro scritto. Gli uomini hanno iniziato, anni fa, a tirar su muri nelle campagne, rapidi e non di fino ma a buon prezzo, e, alla fine, la comunità si è radicata sul territorio. In città stanno in mezzo al marciapiedi ma per i fatti loro. Hanno trovato una strategica via per integrarsi: starsene in disparte. 
Negli ultimi tempi però hanno iniziato ad andarsene. Si percepisce dal numero di bambini e ragazzi ritirati dalle scuole. Le famiglie tornano in Turchia. Un paese in crescita. Che intende entrare in Europa. E con un Pil da fare invidia. Al momento a casa propria vedono più opportunità che a restarsene in questa Italia malconcia. 
Il Pil, però, faceva invidia forse fino all’altro ieri, visto che dal 2012 ha iniziato a rallentare. La disoccupazione a gennaio 2013 era sul 15%, un milione in più dell’anno scorso; il lavoro nero ha superato il 40% della forza lavoro, con un picco dell’85% nel settore agricolo; il lavoro minorile è diffuso e difficile da scardinare. Inoltre a un aumento seppur ridotto degli stipendi di operai e lavoratori non qualificati, fanno da contraltare l’aumento del costo della vita nelle città e un'inflazione all'8,9%. Commercianti e piccoli imprenditori se la passano meglio ma per la maggioranza della popolazione la situazione è tutt’altro che rosea. E l’altro giorno, in occasione di un 1° maggio che torna dopo trent’anni, gli scontri sono stati violenti.
O stanno tornando a casa ignari di come stanno realmente le cose, vittime anch’essi di propaganda. 
O ci vedono messi peggio. 

3 maggio 2013


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