giovedì 23 gennaio 2020

L'IMPRONTA DEGLI ELEFANTI

Un elefante adulto consuma 250 chili al giorno tra erba, semi, rami, e cortecce, e beve circa 150 litri d'acqua. In Botswana, una nazione grande pressapoco come la Francia, il territorio consente, senza che vengano compromessi gli equilibri dello stesso e quelli d'interazione con la comunità umana, la sopravvivenza per un 50 mila esemplari contro i circa 130 mila presenti. L'eccessiva "impronta" di questi pachidermi ha portato il presidente Mokweetsi Masisi a decidere, forse a malincuore, per un abbattimento selettivo di 400 individui all'anno, in contrasto con la politica del suo predecessore Iam Khama che aveva trasformato il Botswana in un oasi veramente felice per gli elefanti che negli Stati limitrofi non vanno a causa di caccia e bracconaggio.

Perché noi no? Perché non procedere anche per noi a un abbattimento "selettivo"? Non tanto in termini numerici, visto che ad un certo punto l'incremento demografico raggiunto un apice, probabilmente attorno ai dieci miliardi, si arresterà e stabilizzerà, come già lasciano supporre i progressivi se pur lievi decrementi nelle percentuali, ancora certamente alte, di figli pro capite anche nei Paesi in via di sviluppo, ma in termini di criminalità. Quella peggiore, pianificata, spesso occulta e mafiosa, praticata da chi per cupidigia non esita a lasciare che pianeta e società vadano a puttane. Anzi con metodo fa in modo che ciò accada.

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